Help the Snape
h 12.30
“Caro Draco
Ti scrivo per comunicarti degli avvenimenti
a cui tu, quale mio legittimo ed unico erede, andrai incontri prossimamente.
So che avevi espresso il desiderio di finire gli studi prima di ricevere il
dono del marchio, ma oramai non c’è più tempo. Il bene della nostra causa viene prima di ogni qualsiasi sogno, e tu, anche se giovane, riesci a capire benissimo
questo. Ti avviso dunque che, una di queste notti, verrai smaterializzato con
tutta la tua stanza qui, a Riddle Castel. In quello stesso momento scompariranno con te tutti gli altri futuri seguaci
del grande Signore Oscuro, e la Scuola verrà attaccata. Non abbiamo grandi speranze di riuscire a entrarvi, ovviamente, ma sarà un diversivo per distrarre gli insegnanti –
e soprattutto Silente – dalla vostra sparizione.
Ora ti lascio, figlio
mio. Tra breve ci sarà il nostro incontro, che attendo con ansia. E’ da più di
cinque mesi che non ti vedo, visti gli impegni che mi hanno tenuto lontano da
te durante l’estate, e dunque è grande in me la voglia di avere davanti il
pupillo che offrirò a Lord Voldemort.
So che, dopo aver
letto questo, sarai molto impaziente. Ma non preoccuparti, come ti ho già detto,
non dovrai attendere molto. Cerca un modo per goderti
gli ultimi giorni che passerai in quella scuola, indegna di te, piena di esseri inferiori a noi veri possessori della sacra dote della magia: sarà
difficile, ma ad un Malfoy nulla è
impossibile.
Tuo padre,
Lucius Malfoy”
Silente, nonostante
le sue plausibili argomentazioni e l’insistenza in esse posta, le aveva negato
l’interruzione della punizione, e così lei, più furiosa che mai, era corsa in
camera sua, ben sapendo di non trovarci nessuno perché, a quell’ora, Malfoy era
a pranzo, e Gazza vegliava l’andare degli studenti per i corridoi.
Era così arrabbiata
col bianfuretto per averla coinvolta in quella disastrosa situazione, che
quando arrivò quella splendida aquila portante un messaggio per lui, non ci
pensò due volte a prenderlo e a leggerlo lei per prima.
Il contenuto di
quella lettera aveva completamente svuotato il suo turbolento spirito da
qualsivoglia sentimento.
Era rimasta
semplicemente basita, leggendo e rileggendo, pensando e ripensando a quelle
parole.
Dopo quasi mezz’ora
di completa trans, i pensieri avevano iniziato a esploderle, letteralmente, in
testa. Quando oramai, poco dopo, era sopraggiunta l’ora delle lezioni serali,
una sola conclusione scintillava limpida nella sua testa, infiammando il suo
cuore da grifone: doveva aiutare Malfoy.
Era più che mai
certa che quel ragazzo non volesse diventare un DeathEater: non era cattivo, lo
sapeva, lo sentiva… aveva le sue idee
sulla razza pura, che senza dubbio andavano a combaciare con quelle di quella
setta oscura, ma questo non faceva di lui un mostro senz’anima e senza cuore.
Perché Draco aveva
un’anima e un cuore, e perfino molto sensibili… più di quanto lui volesse far
credere con la sua apparente indifferenza e alterigia.
Senza contare che,
la volta che gli aveva dato del mangiamorte, si era infuriato come non mai.
Sì, doveva aiutarlo…
e doveva farlo senza che lui ne sapesse niente, altrimenti le avrebbe messo i bastoni
fra le ruote: era difficile convincere un demonio permaloso come lui di essere
in verità un angelo.
Avrebbe custodito
con attenzione quella lettera, quella sera stessa sarebbe andata dal preside a
fargliela vedere, e insieme a lui avrebbe organizzato, oltre che la difesa
della scuola, anche un piano sicuro per proteggere il biondastro da Voldemort.
Senza contare che,
con quella missiva, Lucius Malfoy si era incastrato da solo: ora niente
l’avrebbe potuto salvare dall’accusa di militante Deatheater… niente l’avrebbe potuto salvare da Azkaban.
h 18,30
“Lo avete sentito?!”
“Certo! C’è qualcuno che ancora non lo sa, per caso?!”
“Credo proprio di no!”
“Ho sentito che questa sera i professori si riuniranno per parlarne!”
“Sicuramente la espelleranno!”
“Come minimo!”
“Ma sapete chi sia il padre?”
“Proprio no! E sicuramente non salterà neanche fuori! Chi vorrebbe
prendersi la responsabilità di un figlio con quella pazza?!”
Hermione, seduta in biblioteca col suo solito mucchio
di libri a circondarla, aveva ascoltato allibita la conversazione che le
quattro pettegole sedute davanti a lei stavano facendo.
A parte l’evidente cattiveria dietro le parole delle
compagne, che ovviamente riteneva riprovevole, non poteva tuttavia fare a meno
di pensare che la ragazza di cui parlavano doveva essere completamente stupida,
oltre che pazza: come ci si poteva comportare con tanta leggerezza, rovinandosi
in tal modo il proprio futuro accademico?
Sospirò e constatò quanto quella giornata fosse ricca
di sorpresa.
Prima la lettera del diavolo fatto a persona, poi la
scoperta che una compagna era rimasta incinta.
Chissà chi era… sicuramente una tipa che non godeva
addirittura della stima delle Tassorosso, visto che l’avevano apertamente
insultata, arrivando addirittura ad ipotizzare che il padre del bimbo che
portava in grembo non si sarebbe mai fatto vivo. Chi poteva essere la sciocca
disgraziata in questione?
La sua intrinseca domanda ebbe ben presto risposta.
Improvvisamente, mentre rimuginava sulla situazione
nascosta dietro i suoi libri, si accorse che stranamente il silenzio era calato
intorno a se. Ipotizzò che, probabilmente, era arrivata Miss Pince, la
bibliotecaria, fino ad allora assente. Ma quando alzò lo sguardo per
accertarsene, non la vide.
Vide invece una ragazzina minuta, quasi incolore
talmente la sua pelle e i suoi capelli erano chiari, avanzare con innata
tranquillità nell’inospitale silenzio che le si era creato attorno, i occhi
grandi azzurri che sembravan persi a guardare un mondo che non era quello
conosciuto da tutti.
Luna Lovegood.
La creatura più delicata, dolce e strana che Hogwarts
avesse mai visto.
Hermione sbarrò gli occhi, mentre compassione e rabbia
irrompevano nel suo torrido cuore: chiunque avesse approfittato dell’ingenua innocenza
di quella creatura era davvero un mostro.
h 19.00
Camminava veloce per i corridoi, la mente confusa, il
cuore che batteva forte nel petto, come succedeva ogni qual volta sentiva che
qualche cosa di grande stava per sconvolgere la sua vita. Non poteva vantare i
poteri di preveggenza di suo nonno, e neanche quelli, ben inferiori, di sua
madre, tuttavia anche lei ogni tanto riusciva a vedere nel futuro attraverso
qualche piccola finestra che, sempre inaspettata, si apriva nella sua mente.
E adesso correva per parlare con l’unica persona che,
in tutta Hogwarts, sapeva capirla.
“Gin!” Gridò, quando finalmente la
trovò, seduta come suo solito nel parco davanti al Lago Nero.
La bella rossa, che si era subito volta al suo
richiamo, sbarrò gli occhi, andandole incontro e trascinandola letteralmente
dietro l’albero sotto cui prima era seduta.
“Herm! Ma che succede?! Stai prendendo fuoco!” Disse
preoccupata, osservando la corta chioma rossastra dell’amica ed i suoi occhi
innaturalmente dorati.
“Oh, è il minimo, visto tutto quello che sta
succedendo!” Replicò ‘Mione, ancora più isterica per quella notizia,
togliendosi il maglione e legandoselo attorno ai capelli. Chi l’avrebbe vista
almeno si sarebbe limitato a darle della strana, al massimo della pazza… ma non
del mostro, come invece sarebbe sicuramente stato se avesse lasciato liberi i
suoi crini infiammati!
“Di cosa stai parlando?” Chiese ingenuamente Ginevra.
“Non hai visto Luna di recente?”
“In effetti è da un po’ che non ci sentiamo… la vedo
tuttavia sempre a lezione e in Sala Grande…”
“Si dice che sia incinta.”
“COSA?!”
“Esattamente. Vai a parlarle. Informati su chi sia il
padre, poi ci penso io ad ammazzarlo.”
“Pensavo non ti stesse tanto simpatica Luna…!”
Osservò, sorridendo dolcemente alla reazione dell’amica.
“L’ho sempre considerata una pazza visionaria, ma
anche una brava persona. Una delle migliori che ci siano qui a scuola. E non si
merita una fine del genere.”
“Avere un bambino non è così tragico, Herm…”
“Lo diventa se, per questo, perdi la possibilità di
finire gli studi, crearti una carriera e realizzare tutti i tuoi sogni.”
La rossa sospirò, non potendo fare a meno che dare
ragione alla leonessa. “Va bene, le parlerò. C’è anche qualcos’altro?”
“Sì!” Esclamò con enfasi la ragazza di fuoco, mentre i
suoi occhi prendevano a luccicare di più. “Stamani…”
“Ginevra!”
A quel gioioso richiamo si voltarono entrambe, mentre
un sorridente Zabini, che evidentemente non si era accorto della presenza di
Hermione, si avvicinava alla rossa.
“… Blaise!!!!” Esclamò quella, voltandosi a fissarlo
con gli occhi sbarrati dalla paura: quando l’amica aveva preso a parlarle,
aveva completamente scordato l’appuntamento che aveva… normalmente non ci
sarebbero stati problemi, ma Hermione al momento non era in condizioni presentabili.
“Scusa il
ritardo, c’è stato un problema a Slytherin, un serpente ha…” Continuò
tranquillo lui, avanzando e fermandosi ad un passo dalla bella veela… fino a
quando non si accorse di una presenza al suo fianco, e si voltò, incontrando la
sagoma conosciuta della mora. “oh, ciao Hermi… ”
Iniziò cordiale… ma per la seconda volta non finì la
frase. Nel momento in cui suoi occhi incontrarono quelli di Hermione, capì
subito che qualcosa non andava in lei.
Quelle iridi… pareva bruciassero… due fosse in cui
l’oro fuso ribolliva maestoso e selvaggio.
I lineamenti del viso non erano mai stati così
perfetti e seducenti. Ed i capelli…
“Ouuchhhh!” Gridò, saltellando indietro insieme a
Ginevra, mentre i brandelli infuocati del maglione rosso che la leonessa portava
intorno alla testa saettavano tutt’intorno, rischiando di bruciarli.
“DANNAZIONE!” Gridò la ragazza stringendo le mani a
pugno, mentre, sotto gli occhi sbalorditi di Zabini, i suoi capelli danzavano
in aria come fiamme ardenti.
E, un attimo dopo, scomparve nel nulla.
“Spiegami una cosa…” Balbettò Blaise, fissando ancora
stupito il punto in cui, qualche minuto prima, aveva visto una bellissima
Hermione Granger, trasformata in dea del fuoco, scomparire nel nulla.
“Dimmi…” Mormorò la bella rossa al suo fianco, che
aveva passato tutto quel tempo a studiare, preoccupata, ogni suo più piccolo
movimento.
“Sono finito nel club delle amiche strane?!” Chiese, voltandosi a guardarla con un dolce
sorriso traumatizzato.
Gin ridacchiò, rilassandosi. “Qualcosa del genere…!”
“E’ una pirocineta?”
“No… il nonno è un genio del fuoco!”
“Un Efreet?! Mi stai dicendo che Hermione Granger è
una mezzo demone?!”
“Esattamente!”
“Ah… wow!… niente di meglio per scaldare
il sangue a quel ghiacciolo di Draco!” Ironizzò per tentare di risollevarsi
dalla nuova sconvolgente notizia, mentre, preso a bracetto con la ragazza dei
suoi sogni, si avviava a passo tranquillo verso la sua stanza, dove, come
oramai succedeva da un po’ di tempo, si rinchiudevano per studiare e
chiacchierare in pace, senza sguardi indiscreti puntati addosso.
h 19,35
Con i suoi poteri aveva sempre avuto un rapporto di
amore-odio: li odiava perché la rendevano diversa dal resto dei maghi, perché
il più delle volte non riusciva a controllarli e le creavano disagi… ma,
spesso, erano quegli stessi poteri che le consentivano di sfuggire a situazioni
spiacevoli, come quella in cui si era ritrovata pochi attimi prima. Grazie
infatti alla sua capacità di controllare l’elemento del fuoco, poteva
sfruttarne la potenza per teletrasportarsi da un luogo all’altro, senza bisogno
di formule magiche, cosicché, anche in zone in cui, come Hogwarts era
impossibile per i maghi la smaterializzazione, lei tuttavia poteva attuarla.
Sospirò, appoggiata al muro di pietra di un corridoio
deserto vicino al luogo d’accesso alla presidenza.
Doveva calmarsi, lo sapeva. Doveva e voleva calmarsi.
Pazienza se Blaise ora sapeva cos’era… in fondo si
fidava di quel ragazzo, malgrado Slytherin era una brava persona, e Ginevra poi
gli avrebbe spiegato tutto.
Dunque, per quella faccenda non era il caso che si facesse
prendere dal nervoso.
Per il resto, invece… sentiva che stava per accadere
qualcosa di grosso, che il Fato incombeva funesto dietro l’angolo.
Sapeva di dover stare lucida per poter ragionare e
prendere le migliori decisioni… ma non ci riusciva, aveva i sensi in tilt.
L’unica soluzione, visto che lei non era in grado, suo
malgrado, di pensare con calma, era andare subito dal preside, come già aveva
deciso nei suoi piani originari.
Non ci sarebbero stati problemi, anche se si fosse
presentata a lui così, con il suo aspetto demoniaco: Silente aveva sempre
saputo cosa lei fosse, quale sangue scorresse nelle sue vene.
Ritrovata la forza nel suo animo di fuoco, Hermione
uscì dal suo nascondiglio, e si diresse con passo risoluto verso il gargoyle che controllava l’ingresso alla Presidenza..
“Devo parlare col preside. E’ una questione urgente.”
“Parola d’ordine?” Chiese il bestione di pietra, glaciale.
“Non la conosco. Ma è un’emerg…”
“Allora niente da fare.”
La ragazza di fuoco sbarrò gli occhi, mentre le fiamme
dei suoi capelli crepitavano più ardentemente. “Ho detto che è un’emergenza!”
“Ed io ho detto niente
da fare. No pass, no access!”
“Ma è una questione di vita o di morte!”
“Pfiu, avrai… quanti, dodici anni?! E vieni a parlare
a me di vita o di morte?! A me, che sto qui da più di due secoli?! Ridicolo!”
Commentò quello, voltando il viso e ignorandola deliberatamente. Fu la volta buona
che Hermione perse le staffe.
“…COSA?! MA TI SI E’ SBRICIOLATO IL CERVELLO, STUPIDO
BESTIONE POLVEROSO?!?!?!”
Il suddetto bestione di marmo la fissò, arrabbiato,
muovendo la sua prestante massa muscolare verso di lei, in un atteggiamento che
avrebbe fatto scappare via anche il più prode degli antichi guerrieri. “Con chi
credi di avere a che fare, ragazzina, per poter usare termini del genere?!”
Ma lei non arretrò. Il suo obiettivo era l’ufficio del
preside, e nessuno sarebbe riuscito ad impedirle di arrivarci. Troppe vite
dipendevano da quello che lei sapeva. Così, buttando definitivamente giù le
barriere che legavano il suo lato oscuro, lasciò che le fiamme l’avvolgessero
totalmente, trasformandola nella creatura semi-divina che era in verità.
h 19,45
Non sapeva neanche lui perché fosse andato proprio lì,
proprio in quel momento. Stava semplicemente facendosi una passeggiata, e poi
il suo istinto lo aveva condotto in quel posto.
Davanti al Gargoyle che serrava l’ingresso alla
Presidenza.
All’inizio non capì bene cosa stava succedendo. Aveva
semplicemente visto una fiamma rossa di grandezza spropositata vibrare ardente
di fronte alla statua animata, che la guardava sorpreso. Poi, quando sentì
quella voce minacciare il mostro di pietra di tramutarlo in sabbia, corrugò la
fronte.
“Granger?” La chiamò, cercando di capire dove fosse.
Al suo richiamo, la fiamma gigante smise improvvisamente
di crepitare, e parve quasi voltarsi nella sua direzione.
Draco la studiò con
attenzione, leggermente intimidito, riuscendo allora a distinguere, fra le
varie lingue di fuoco, dei lineamenti umani, che si fecero più nitidi man mano che
la vampata si spegneva.
Fu così che, ad un
certo punto, la riconobbe.
Era diversa, sì,
molto diversa.
La studiò
attentamente, mentre lei toccava terra e riprendeva il suo aspetto umano.
Era splendida.
Ammaliante. Divina nella sua oscura perfezione. Perché quel corpo invitante e
caldo, dalle curve sensuali, elastiche, profonde, non aveva niente di umano… e
niente di buono.
Solo nel suo viso…
bellissimo, dalla mascella forte, le labbra quasi sproporzionatamente grandi,
che invitavano al peccato… solo nel suo viso brillava qualcosa che faceva
capire che la creatura che stava in piedi, coperta solo dai lunghi capelli
mesciati di fuoco, era umana.
Quei felini occhi
d’oro colato, che lui sapeva esser in grado di brillare di forte determinazione
e, anche, di innata dolcezza.
Era diversa, sì,
molto diversa. Ma era lei.
Ghignò. Ora,
finalmente, aveva un buon motivo per non chiamarla più mezzosangue.
“La prossima volta
che organizzo un barbecue con i miei amici, ti faccio sapere: potresti essermi
utile!”
A quella battuta,
Hermione corrugò un attimo la fronte. Non si sarebbe mai aspettata che proprio
lui prendesse con tanta tranquillità la verità sul suo essere: perfino Zabini
ne era rimasto scioccato!
Lo fissò negli
occhi, cercando di leggervi anche il minimo segno di vacillamento, di sorpresa,
di orrore, di attrazione...qualsiasi cosa che le permettesse di capire che
quella novità, in un modo o nell’altro, aveva cambiato il modo che lui aveva di
vederla.
Ma non trovò nulla
in quei serpentini occhi grigi.
Un sorriso le nacque
spontaneo nel volto. Essere accettata da lui, sua nemesi e insieme suo alter
ego, non per ciò che appariva, ma per ciò che era nel profondo, la riempiva di
felicità.
Doveva ammettere che
Draco, con lei, era sempre stato onesto. Magari crudele, questo è vero… ma non
le aveva mai mentito. Nonostante tutto era una brava persona… anche se non con
tutti. E si meritava pienamente il suo aiuto.
“Vuoi che bruci i
tuoi amici, Malfoy?”
Lui ghignò,
avvicinandosi, e chinandosi a parlarle all’orecchio. “Perché, preferisci la
carne umana, demone?”
“Non l’ho mai
assaggiata finora, potrebbe essere una novità interessante…!”
“A proposito di
novità interessanti… hai intenzione di rimanere a lungo nuda davanti a me? Non
so… potrei ritenerlo un invito a banchettare….”
Lei, che per via
della consecutio dei fatti si era completamente scordata che i suoi abiti,
quando si era tramutata in Efreet, erano andati a fuoco, e che ora era
effettivamente del tutto nuda, mormorò un “ops!” sbadato, prima di far apparire
dal nulla una grande coperta e ponendosela addosso.
Draco, con un lieve
ghigno sul viso rilassato, era rimasto sorpreso dalla sua reazione. “Ti facevo
molto più pudica, Granger.”
“Ed io ti facevo
molto più schizzinoso, Malfoy.”
“Lo sono con i
mezzosangue. Tu non sei una mezzosangue.”
“Ed io lo sono con
gli altri. Tu non sei un altro.”
Si fissarono negli
occhi, quelli ghiacciati di lui e quelli roventi di lei. Il ghigno nel volto
del ragazzo si addolcì, scomparendo quasi sotto il peso di quelle importanti
parole.
Importanti perché significative
per il loro rapporto. Era stata lei a dirle, vero, ma valevano per entrambi.
Loro non erano due
estranei. Forse, in un certo senso, non erano neanche due amici… ma li univa un
legame troppo forte, che, prima o poi, avrebbe imparato a capire e nominare.
Un boato tremendo
interruppe improvvisamente quello scambio di sguardi.
Draco sbarrò gli
occhi, confuso, non riuscendo a capire cosa potesse essere successo.
Hermione invece si
infiammò di nuovo, imprecando volgarmente.
“Dobbiamo andare,
muoviti.” Disse poi, avvicinandosi a Draco e prendendogli una mano.
“Che diamine stai
dicendo!? Cosa sta succedendo?!” Replicò quello, tirandosi indietro e guardandosi
intorno, mentre urla disumane arrivavano ai suoi orecchi.
“L’Inferno in terra
Malfoy. Non sei più al sicuro qui.” Spiegò lei, riuscendo a paralizzarlo con
quelle semplici frasi, e approfittandone di ciò per afferrargli la mano.
Stranamente, ragionò distrattamente il biondo, il suo fuoco non lo bruciava.
“Dove mi porti?”
“Al sicuro.”
E, un attimo dopo,
scomparvero nel nulla.