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Autore: kishal    16/08/2008    3 recensioni
Ogni notte, alle 11.31 precise, lei attraversava il ritratto che le consentiva di uscire indisturbata dalla scuola, e si dirigeva verso la Foresta Proibita. Lui, fedelmente dietro, sua occulta e docile ombra. Dopo un’estenuante corsa fra i pericoli della Foresta, a mezzanotte precisa arrivava lì, nel lago d’argento, il luogo dove si abbeveravano gli unicorni. Dalla sua lontana postazione, lui la guardava incantato liberarsi delle vesti, sciogliersi i capelli, ed entrare nelle acque cristalline vestita solo di un dolce sorriso. Poco dopo giungevano gli unicorni bianchi, che tranquilli si godevano la sua divina presenza, le sue carezze, le sue risa. E passava così la sua notte, a gioire della sua gioia, a godere dell’immagine del suo splendido corpo nudo, a credere di essere in un sogno. Quando poi la luna abbandonava lo specchio del lago, la ragazza usciva dalle acque, lentamente si rivestiva, e dopo aver salutato le creature, tornava nella sua dimora. Così il sogno finiva.
Genere: Romantico, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Help the Snape

 

h 12.30

 

Caro Draco

Ti scrivo per comunicarti degli avvenimenti a cui tu, quale mio legittimo ed unico erede, andrai incontri prossimamente.

So che avevi espresso il desiderio di finire gli studi prima di ricevere il dono del marchio, ma oramai non c’è più tempo. Il bene della nostra causa viene prima di ogni qualsiasi sogno, e tu, anche se giovane, riesci a capire benissimo questo. Ti avviso dunque che, una di queste notti, verrai smaterializzato con tutta la tua stanza qui, a Riddle Castel. In quello stesso momento scompariranno con te tutti gli altri futuri seguaci del grande Signore Oscuro, e la Scuola verrà attaccata. Non abbiamo grandi speranze di riuscire a entrarvi, ovviamente, ma sarà un diversivo per distrarre gli insegnanti – e soprattutto Silente – dalla vostra sparizione.

Ora ti lascio, figlio mio. Tra breve ci sarà il nostro incontro, che attendo con ansia. E’ da più di cinque mesi che non ti vedo, visti gli impegni che mi hanno tenuto lontano da te durante l’estate, e dunque è grande in me la voglia di avere davanti il pupillo che offrirò a Lord Voldemort.

So che, dopo aver letto questo, sarai molto impaziente. Ma non preoccuparti, come ti ho già detto, non dovrai attendere molto. Cerca un modo per goderti gli ultimi giorni che passerai in quella scuola, indegna di te, piena di esseri inferiori a noi veri possessori della sacra dote della magia: sarà difficile, ma ad un Malfoy nulla è impossibile.

 

Tuo padre,

Lucius Malfoy”

 

Silente, nonostante le sue plausibili argomentazioni e l’insistenza in esse posta, le aveva negato l’interruzione della punizione, e così lei, più furiosa che mai, era corsa in camera sua, ben sapendo di non trovarci nessuno perché, a quell’ora, Malfoy era a pranzo, e Gazza vegliava l’andare degli studenti per i corridoi.

Era così arrabbiata col bianfuretto per averla coinvolta in quella disastrosa situazione, che quando arrivò quella splendida aquila portante un messaggio per lui, non ci pensò due volte a prenderlo e a leggerlo lei per prima.

Il contenuto di quella lettera aveva completamente svuotato il suo turbolento spirito da qualsivoglia sentimento.

Era rimasta semplicemente basita, leggendo e rileggendo, pensando e ripensando a quelle parole.

Dopo quasi mezz’ora di completa trans, i pensieri avevano iniziato a esploderle, letteralmente, in testa. Quando oramai, poco dopo, era sopraggiunta l’ora delle lezioni serali, una sola conclusione scintillava limpida nella sua testa, infiammando il suo cuore da grifone: doveva aiutare Malfoy.

Era più che mai certa che quel ragazzo non volesse diventare un DeathEater: non era cattivo, lo sapeva, lo sentiva… aveva le sue idee sulla razza pura, che senza dubbio andavano a combaciare con quelle di quella setta oscura, ma questo non faceva di lui un mostro senz’anima e senza cuore.

Perché Draco aveva un’anima e un cuore, e perfino molto sensibili… più di quanto lui volesse far credere con la sua apparente indifferenza e alterigia.

Senza contare che, la volta che gli aveva dato del mangiamorte, si era infuriato come non mai.

Sì, doveva aiutarlo… e doveva farlo senza che lui ne sapesse niente, altrimenti le avrebbe messo i bastoni fra le ruote: era difficile convincere un demonio permaloso come lui di essere in verità un angelo.

Avrebbe custodito con attenzione quella lettera, quella sera stessa sarebbe andata dal preside a fargliela vedere, e insieme a lui avrebbe organizzato, oltre che la difesa della scuola, anche un piano sicuro per proteggere il biondastro da Voldemort.

Senza contare che, con quella missiva, Lucius Malfoy si era incastrato da solo: ora niente l’avrebbe potuto salvare dall’accusa di militante Deatheater… niente l’avrebbe potuto salvare da Azkaban.

 

            h 18,30

“Lo avete sentito?!”

“Certo! C’è qualcuno che ancora non lo sa, per caso?!”

“Credo proprio di no!”

“Ho sentito che questa sera i professori si riuniranno per parlarne!”

“Sicuramente la espelleranno!”

“Come minimo!”

“Ma sapete chi sia il padre?”

“Proprio no! E sicuramente non salterà neanche fuori! Chi vorrebbe prendersi la responsabilità di un figlio con quella pazza?!”

 

Hermione, seduta in biblioteca col suo solito mucchio di libri a circondarla, aveva ascoltato allibita la conversazione che le quattro pettegole sedute davanti a lei stavano facendo.

A parte l’evidente cattiveria dietro le parole delle compagne, che ovviamente riteneva riprovevole, non poteva tuttavia fare a meno di pensare che la ragazza di cui parlavano doveva essere completamente stupida, oltre che pazza: come ci si poteva comportare con tanta leggerezza, rovinandosi in tal modo il proprio futuro accademico?

Sospirò e constatò quanto quella giornata fosse ricca di sorpresa.

Prima la lettera del diavolo fatto a persona, poi la scoperta che una compagna era rimasta incinta.

Chissà chi era… sicuramente una tipa che non godeva addirittura della stima delle Tassorosso, visto che l’avevano apertamente insultata, arrivando addirittura ad ipotizzare che il padre del bimbo che portava in grembo non si sarebbe mai fatto vivo. Chi poteva essere la sciocca disgraziata in questione?

La sua intrinseca domanda ebbe ben presto risposta.

Improvvisamente, mentre rimuginava sulla situazione nascosta dietro i suoi libri, si accorse che stranamente il silenzio era calato intorno a se. Ipotizzò che, probabilmente, era arrivata Miss Pince, la bibliotecaria, fino ad allora assente. Ma quando alzò lo sguardo per accertarsene, non la vide.

Vide invece una ragazzina minuta, quasi incolore talmente la sua pelle e i suoi capelli erano chiari, avanzare con innata tranquillità nell’inospitale silenzio che le si era creato attorno, i occhi grandi azzurri che sembravan persi a guardare un mondo che non era quello conosciuto da tutti.

Luna Lovegood.

La creatura più delicata, dolce e strana che Hogwarts avesse mai visto.

Hermione sbarrò gli occhi, mentre compassione e rabbia irrompevano nel suo torrido cuore: chiunque avesse approfittato dell’ingenua innocenza di quella creatura era davvero un mostro.

 

            h 19.00

 

Camminava veloce per i corridoi, la mente confusa, il cuore che batteva forte nel petto, come succedeva ogni qual volta sentiva che qualche cosa di grande stava per sconvolgere la sua vita. Non poteva vantare i poteri di preveggenza di suo nonno, e neanche quelli, ben inferiori, di sua madre, tuttavia anche lei ogni tanto riusciva a vedere nel futuro attraverso qualche piccola finestra che, sempre inaspettata, si apriva nella sua mente.

E adesso correva per parlare con l’unica persona che, in tutta Hogwarts, sapeva capirla.

Gin!” Gridò, quando finalmente la trovò, seduta come suo solito nel parco davanti al Lago Nero.

La bella rossa, che si era subito volta al suo richiamo, sbarrò gli occhi, andandole incontro e trascinandola letteralmente dietro l’albero sotto cui prima era seduta.

“Herm! Ma che succede?! Stai prendendo fuoco!” Disse preoccupata, osservando la corta chioma rossastra dell’amica ed i suoi occhi innaturalmente dorati.

“Oh, è il minimo, visto tutto quello che sta succedendo!” Replicò ‘Mione, ancora più isterica per quella notizia, togliendosi il maglione e legandoselo attorno ai capelli. Chi l’avrebbe vista almeno si sarebbe limitato a darle della strana, al massimo della pazza… ma non del mostro, come invece sarebbe sicuramente stato se avesse lasciato liberi i suoi crini infiammati!

“Di cosa stai parlando?” Chiese ingenuamente Ginevra.

“Non hai visto Luna di recente?”

“In effetti è da un po’ che non ci sentiamo… la vedo tuttavia sempre a lezione e in Sala Grande…”

“Si dice che sia incinta.”

“COSA?!”

“Esattamente. Vai a parlarle. Informati su chi sia il padre, poi ci penso io ad ammazzarlo.”

“Pensavo non ti stesse tanto simpatica Luna…!” Osservò, sorridendo dolcemente alla reazione dell’amica.

“L’ho sempre considerata una pazza visionaria, ma anche una brava persona. Una delle migliori che ci siano qui a scuola. E non si merita una fine del genere.”

“Avere un bambino non è così tragico, Herm…”

“Lo diventa se, per questo, perdi la possibilità di finire gli studi, crearti una carriera e realizzare tutti i tuoi sogni.”

La rossa sospirò, non potendo fare a meno che dare ragione alla leonessa. “Va bene, le parlerò. C’è anche qualcos’altro?”

“Sì!” Esclamò con enfasi la ragazza di fuoco, mentre i suoi occhi prendevano a luccicare di più. “Stamani…”

 

Ginevra!”

 

A quel gioioso richiamo si voltarono entrambe, mentre un sorridente Zabini, che evidentemente non si era accorto della presenza di Hermione, si avvicinava alla rossa.

“… Blaise!!!!” Esclamò quella, voltandosi a fissarlo con gli occhi sbarrati dalla paura: quando l’amica aveva preso a parlarle, aveva completamente scordato l’appuntamento che aveva… normalmente non ci sarebbero stati problemi, ma Hermione al momento non era in condizioni presentabili.

 “Scusa il ritardo, c’è stato un problema a Slytherin, un serpente ha…” Continuò tranquillo lui, avanzando e fermandosi ad un passo dalla bella veela… fino a quando non si accorse di una presenza al suo fianco, e si voltò, incontrando la sagoma conosciuta della mora. “oh, ciao Hermi… ”

Iniziò cordiale… ma per la seconda volta non finì la frase. Nel momento in cui suoi occhi incontrarono quelli di Hermione, capì subito che qualcosa non andava in lei.

Quelle iridi… pareva bruciassero… due fosse in cui l’oro fuso ribolliva maestoso e selvaggio.

I lineamenti del viso non erano mai stati così perfetti e seducenti. Ed i capelli…

“Ouuchhhh!” Gridò, saltellando indietro insieme a Ginevra, mentre i brandelli infuocati del maglione rosso che la leonessa portava intorno alla testa saettavano tutt’intorno, rischiando di bruciarli.

“DANNAZIONE!” Gridò la ragazza stringendo le mani a pugno, mentre, sotto gli occhi sbalorditi di Zabini, i suoi capelli danzavano in aria come fiamme ardenti.

E, un attimo dopo, scomparve nel nulla.

 

 

“Spiegami una cosa…” Balbettò Blaise, fissando ancora stupito il punto in cui, qualche minuto prima, aveva visto una bellissima Hermione Granger, trasformata in dea del fuoco, scomparire nel nulla.

“Dimmi…” Mormorò la bella rossa al suo fianco, che aveva passato tutto quel tempo a studiare, preoccupata, ogni suo più piccolo movimento.

“Sono finito nel club delle amiche strane?!” Chiese, voltandosi a guardarla con un dolce sorriso traumatizzato.

Gin ridacchiò, rilassandosi. “Qualcosa del genere…!”

“E’ una pirocineta?”

“No… il nonno è un genio del fuoco!”

“Un Efreet?! Mi stai dicendo che Hermione Granger è una mezzo demone?!”

“Esattamente!”

“Ah… wow!… niente di meglio per scaldare il sangue a quel ghiacciolo di Draco!” Ironizzò per tentare di risollevarsi dalla nuova sconvolgente notizia, mentre, preso a bracetto con la ragazza dei suoi sogni, si avviava a passo tranquillo verso la sua stanza, dove, come oramai succedeva da un po’ di tempo, si rinchiudevano per studiare e chiacchierare in pace, senza sguardi indiscreti puntati addosso.

 

            h 19,35

 

Con i suoi poteri aveva sempre avuto un rapporto di amore-odio: li odiava perché la rendevano diversa dal resto dei maghi, perché il più delle volte non riusciva a controllarli e le creavano disagi… ma, spesso, erano quegli stessi poteri che le consentivano di sfuggire a situazioni spiacevoli, come quella in cui si era ritrovata pochi attimi prima. Grazie infatti alla sua capacità di controllare l’elemento del fuoco, poteva sfruttarne la potenza per teletrasportarsi da un luogo all’altro, senza bisogno di formule magiche, cosicché, anche in zone in cui, come Hogwarts era impossibile per i maghi la smaterializzazione, lei tuttavia poteva attuarla.

Sospirò, appoggiata al muro di pietra di un corridoio deserto vicino al luogo d’accesso alla presidenza.

Doveva calmarsi, lo sapeva. Doveva e voleva calmarsi.

Pazienza se Blaise ora sapeva cos’era… in fondo si fidava di quel ragazzo, malgrado Slytherin era una brava persona, e Ginevra poi gli avrebbe spiegato tutto.

Dunque, per quella faccenda non era il caso che si facesse prendere dal nervoso.

Per il resto, invece… sentiva che stava per accadere qualcosa di grosso, che il Fato incombeva funesto dietro l’angolo.

Sapeva di dover stare lucida per poter ragionare e prendere le migliori decisioni… ma non ci riusciva, aveva i sensi in tilt.

L’unica soluzione, visto che lei non era in grado, suo malgrado, di pensare con calma, era andare subito dal preside, come già aveva deciso nei suoi piani originari.

Non ci sarebbero stati problemi, anche se si fosse presentata a lui così, con il suo aspetto demoniaco: Silente aveva sempre saputo cosa lei fosse, quale sangue scorresse nelle sue vene.

 

Ritrovata la forza nel suo animo di fuoco, Hermione uscì dal suo nascondiglio, e si diresse con passo risoluto verso il gargoyle che controllava l’ingresso alla Presidenza..

“Devo parlare col preside. E’ una questione urgente.”

“Parola d’ordine?” Chiese il bestione di pietra, glaciale.

“Non la conosco. Ma è un’emerg…”

“Allora niente da fare.”

La ragazza di fuoco sbarrò gli occhi, mentre le fiamme dei suoi capelli crepitavano più ardentemente. “Ho detto che è un’emergenza!”

“Ed io ho detto niente da fare. No pass, no access!”

“Ma è una questione di vita o di morte!”

“Pfiu, avrai… quanti, dodici anni?! E vieni a parlare a me di vita o di morte?! A me, che sto qui da più di due secoli?! Ridicolo!” Commentò quello, voltando il viso e ignorandola deliberatamente. Fu la volta buona che Hermione perse le staffe.

“…COSA?! MA TI SI E’ SBRICIOLATO IL CERVELLO, STUPIDO BESTIONE POLVEROSO?!?!?!”

Il suddetto bestione di marmo la fissò, arrabbiato, muovendo la sua prestante massa muscolare verso di lei, in un atteggiamento che avrebbe fatto scappare via anche il più prode degli antichi guerrieri. “Con chi credi di avere a che fare, ragazzina, per poter usare termini del genere?!”

Ma lei non arretrò. Il suo obiettivo era l’ufficio del preside, e nessuno sarebbe riuscito ad impedirle di arrivarci. Troppe vite dipendevano da quello che lei sapeva. Così, buttando definitivamente giù le barriere che legavano il suo lato oscuro, lasciò che le fiamme l’avvolgessero totalmente, trasformandola nella creatura semi-divina che era in verità.

 

            h 19,45

 

Non sapeva neanche lui perché fosse andato proprio lì, proprio in quel momento. Stava semplicemente facendosi una passeggiata, e poi il suo istinto lo aveva condotto in quel posto.

Davanti al Gargoyle che serrava l’ingresso alla Presidenza.

All’inizio non capì bene cosa stava succedendo. Aveva semplicemente visto una fiamma rossa di grandezza spropositata vibrare ardente di fronte alla statua animata, che la guardava sorpreso. Poi, quando sentì quella voce minacciare il mostro di pietra di tramutarlo in sabbia, corrugò la fronte.

“Granger?” La chiamò, cercando di capire dove fosse.

 

Al suo richiamo, la fiamma gigante smise improvvisamente di crepitare, e parve quasi voltarsi nella sua direzione.

Draco la studiò con attenzione, leggermente intimidito, riuscendo allora a distinguere, fra le varie lingue di fuoco, dei lineamenti umani, che si fecero più nitidi man mano che la vampata si spegneva.

Fu così che, ad un certo punto, la riconobbe.

Era diversa, sì, molto diversa.

La studiò attentamente, mentre lei toccava terra e riprendeva il suo aspetto umano.

Era splendida. Ammaliante. Divina nella sua oscura perfezione. Perché quel corpo invitante e caldo, dalle curve sensuali, elastiche, profonde, non aveva niente di umano… e niente di buono.

Solo nel suo viso… bellissimo, dalla mascella forte, le labbra quasi sproporzionatamente grandi, che invitavano al peccato… solo nel suo viso brillava qualcosa che faceva capire che la creatura che stava in piedi, coperta solo dai lunghi capelli mesciati di fuoco, era umana.

Quei felini occhi d’oro colato, che lui sapeva esser in grado di brillare di forte determinazione e, anche, di innata dolcezza.

 

Era diversa, sì, molto diversa. Ma era lei.

Ghignò. Ora, finalmente, aveva un buon motivo per non chiamarla più mezzosangue.

“La prossima volta che organizzo un barbecue con i miei amici, ti faccio sapere: potresti essermi utile!”

 

A quella battuta, Hermione corrugò un attimo la fronte. Non si sarebbe mai aspettata che proprio lui prendesse con tanta tranquillità la verità sul suo essere: perfino Zabini ne era rimasto scioccato!

Lo fissò negli occhi, cercando di leggervi anche il minimo segno di vacillamento, di sorpresa, di orrore, di attrazione...qualsiasi cosa che le permettesse di capire che quella novità, in un modo o nell’altro, aveva cambiato il modo che lui aveva di vederla.

Ma non trovò nulla in quei serpentini occhi grigi.

Un sorriso le nacque spontaneo nel volto. Essere accettata da lui, sua nemesi e insieme suo alter ego, non per ciò che appariva, ma per ciò che era nel profondo, la riempiva di felicità.

Doveva ammettere che Draco, con lei, era sempre stato onesto. Magari crudele, questo è vero… ma non le aveva mai mentito. Nonostante tutto era una brava persona… anche se non con tutti. E si meritava pienamente il suo aiuto.

“Vuoi che bruci i tuoi amici, Malfoy?”

Lui ghignò, avvicinandosi, e chinandosi a parlarle all’orecchio. “Perché, preferisci la carne umana, demone?”

“Non l’ho mai assaggiata finora, potrebbe essere una novità interessante…!”

“A proposito di novità interessanti… hai intenzione di rimanere a lungo nuda davanti a me? Non so… potrei ritenerlo un invito a banchettare….”

Lei, che per via della consecutio dei fatti si era completamente scordata che i suoi abiti, quando si era tramutata in Efreet, erano andati a fuoco, e che ora era effettivamente del tutto nuda, mormorò un “ops!” sbadato, prima di far apparire dal nulla una grande coperta e ponendosela addosso.

Draco, con un lieve ghigno sul viso rilassato, era rimasto sorpreso dalla sua reazione. “Ti facevo molto più pudica, Granger.”

“Ed io ti facevo molto più schizzinoso, Malfoy.”

 

“Lo sono con i mezzosangue. Tu non sei una mezzosangue.”

“Ed io lo sono con gli altri. Tu non sei un altro.”

Si fissarono negli occhi, quelli ghiacciati di lui e quelli roventi di lei. Il ghigno nel volto del ragazzo si addolcì, scomparendo quasi sotto il peso di quelle importanti parole.

Importanti perché significative per il loro rapporto. Era stata lei a dirle, vero, ma valevano per entrambi.

Loro non erano due estranei. Forse, in un certo senso, non erano neanche due amici… ma li univa un legame troppo forte, che, prima o poi, avrebbe imparato a capire e nominare.

 

Un boato tremendo interruppe improvvisamente quello scambio di sguardi.

Draco sbarrò gli occhi, confuso, non riuscendo a capire cosa potesse essere successo.

Hermione invece si infiammò di nuovo, imprecando volgarmente.

“Dobbiamo andare, muoviti.” Disse poi, avvicinandosi a Draco e prendendogli una mano.

“Che diamine stai dicendo!? Cosa sta succedendo?!” Replicò quello, tirandosi indietro e guardandosi intorno, mentre urla disumane arrivavano ai suoi orecchi.

“L’Inferno in terra Malfoy. Non sei più al sicuro qui.” Spiegò lei, riuscendo a paralizzarlo con quelle semplici frasi, e approfittandone di ciò per afferrargli la mano. Stranamente, ragionò distrattamente il biondo, il suo fuoco non lo bruciava.

“Dove mi porti?”

“Al sicuro.”

E, un attimo dopo, scomparvero nel nulla.

 

   
 
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