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Autore: lucabovo78    19/06/2014    2 recensioni
« La magia è dentro di noi, fa parte della nostra natura. Dobbiamo solo trovare il modo giusto per usarla. »
Se la magia fosse una cosa naturale come respirare, tutti sarebbero in grado di usarla. Invece, questo "privilegio" è affidato a pochi individui, dotati di grande potere e chiamati Stregoni.
Questa è la storia di un giovane stregone e del prezzo che dovrà pagare per questo potere.
« Non è bene sottovalutare le trame del destino, potrebbe rivoltarsi contro di noi. »
Copyright © 2013 Luca Bovo, tutti i diritti riservati
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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30.  Un Nuovo Compagno

 

Lind, seduto a terra, guardava Sephyr: la ragazza gli dava le spalle e continuava a singhiozzare. Era parecchio confuso, sapeva che era successo di nuovo, che si era trasformato e aveva sconfitto l’orda di non morti, ma non ricordava nulla dal momento in cui le loro mani si erano divise.

   «Ho cercato di farle del male?»

La domanda era rivolta allo strano personaggio che diceva di chiamarsi Boid, l’arma che impugnava aveva qualcosa di familiare e, molto probabilmente, era anche lui uno stregone. Per il momento però la cosa non aveva molta importanza, era più preoccupato per la ragazza. Apparentemente a livello fisico sembrava stare bene, ma era turbato per il suo stato d’animo, non avrebbe mai creduto di vederla in quelle condizioni, sembrava davvero sconvolta. Fino allora aveva dimostrato un carattere di ferro, cosa poteva averla scossa a tal punto? Aveva paura della risposta. Boid gli mise una mano sulla spalla e parlò a voce bassa, con tono rassicurante. 

   «Non potresti mai torcerle un capello, neanche in quella forma, stai tranquillo. Penso siano solo lacrime di sollievo.»

   Lo guardò stupito.

«Quindi tu sai cosa mi succede, in quei momenti?»

  Boid tolse la mano dalla sua spalla e assunse un’espressione seria.

«Il mio compito è di spiegarti ciò che non sai e soprattutto di insegnarti come evitare quello che è appena successo.»

  Sephyr drizzò la testa a quelle parole, si passò la manica della camicia sugli occhi per asciugare le lacrime e si voltò con espressione forzatamente seria e impassibile.

   «Tu sei come lui, giusto? Però riesci a mantenere il controllo quando sei in quello stato, quindi potrebbe farlo anche lui quando si trasforma in quel…modo?»

   Evitò di dire la parola “mostro” per non turbare ulteriormente il ragazzo. In fondo aveva capito che non le avrebbe mai fatto del male, nonostante l’aspetto che aveva assunto, però non era “lui”, era qualcos’altro e non le piaceva per niente. Non voleva vederlo di nuovo in quello stato. Non voleva più sentirsi in quel modo. In quei momenti si era ulteriormente resa conto che era diventato molto importante per lei e l’idea di perderlo, di non averlo più accanto a sé come lo aveva conosciuto, con la sua goffaggine e la sua dolcezza, la uccideva. Boid la guardò sorridendole quasi in modo paterno, avvertiva l’inquietudine della ragazza e sembrava conoscere bene quello stato d’animo.

   «Sono qui per questo, ma finché non sarà in grado di farlo da solo, la cosa fondamentale è che tu resti al suo fianco.»

   Sephyr distolse lo sguardo e incrociò le braccia.

«Quindi è vero. E’ stata colpa mia. E’ successo quando l’ho lasciato solo, vero? Finché lo tenevo per mano, sembrava poter controllare la cosa…»

   L’uomo le si avvicinò e mise le mani sulle sue spalle.

«Non potevi saperlo, non è stata colpa tua.Ci sono cose che ancora non conoscete. Ora non preoccuparti, dopotutto non è successo nulla di grave, per fortuna. Quel ragazzo sta bene».

   Quel ragazzo…Alden! Dov’era finito? Si guardarono intorno e non ne videro traccia. Lind si alzò da terra.

   «Che fine ha fatto quello stupido? Vorrei proprio sapere cosa ci faceva qui, anche se ho una mezza idea in proposito…»

   Lanciò un’occhiata di traverso alla ragazza, che lo ricambiò in modo severo.

   «Che cosa intendi dire?»

«Bhè, chiaramente non era qui perché era preoccupato per me, non credi?»

   «Cosa vuol dire? Sei geloso?»

«Io geloso di quel borioso attaccabrighe? Perché dovrei, giusto? Anche se, bisogna dirlo, non hai esitato un secondo per andarlo ad aiutare…»

   La ragazza scostò Boid bruscamente e gli si avvicinò minacciosa.

«Sei tu lo stupido! Stava per essere fatto a pezzi da quei mostri, cosa dovevo fare? Ci conosciamo da quando eravamo bambini, dovevo lasciarlo morire senza fare nulla?»

   Lind abbassò lo sguardo, aveva già capito perché era corsa ad aiutarlo e si era già pentito di quello che aveva appena detto, ma gli era uscito così, come sfogo. 

   «…no, penso di no…hai ragione».

Boid guardò improvvisamente in alto verso la vetrata del castello.

   «Scusate, ma continuerete dopo la vostra discussione, ora abbiamo problemi più urgenti.»

   I due ragazzi seguirono il suo sguardo e trasalirono alla vista di quello che stava succedendo. Dalle macerie, stava riemergendo la misteriosa figura che aveva risvegliato i cadaveri. Sephyr, che lo aveva visto cadere sotto le pietre del muro, esclamò spaventata:

   «Com’è possibile che sia ancora vivo?»

Boid, senza staccare lo sguardo da quell’apparizione, le rispose in tono tetro.

   «Semplice, non era vivo neanche prima».

Entrambi lo guardarono stupiti.

   «Quindi anche lui è una specie di zombie? »

«E'qualcosa di più, ed è molto più pericoloso di quei pupazzi di poco fa».

   Lind si chinò automaticamente per prendere in mano la spada, che era ancora a terra, ma un momento prima di afferrarla esitò. Per la prima volta, aveva paura di impugnarla. Sarebbe successo di nuovo? Boid percepì la sua esitazione e lo esortò.

   «Non avere paura! Devi essere in grado di controllarla, e non è esitando che ci riuscirai.»

    Il ragazzo lo guardò dubbioso, non capiva. Anche lui ne parlava come se fosse qualcosa di vivo e la cosa cominciava a non sembrargli più così assurda. Il “Simbiote”, come lo aveva definito l’uomo incappucciato, lo spaventava. Tuttavia, sentiva che non avrebbe potuto farne a meno. La sensazione di potere che aveva avvertito prima di perdere il controllo lo aveva inebriato, gli sembrava di sentire ancora quell’energia immensa scorrergli nelle vene, unita a una grande tranquillità mentale. La situazione era cambiata quando Sephyr aveva lasciato la sua mano. Ma qual era stata la vera causa di quel cambiamento? Il distacco fisico dalla ragazza o il sentimento di gelosia che aveva turbato il suo animo? Forse quell’uomo, Boid, poteva rispondere a queste domande. Qualcosa in lui gli ricordava la persona per la quale erano giunti fino a lì, il Maestro.

   Anche Sephyr si era accorta che c’era qualcosa che non andava in lui. Gli si avvicinò, raccolse la spada e gliela porse, guardandolo dritto negli occhi.

   «Poco fa, quando eri in quello stato, ho avuto paura. Paura di perderti, paura di non poter più fare questo… »

   Lo baciò dolcemente sulle labbra.

«…poi, quando ti ho abbracciato e sei tornato normale quella paura è svanita, perché ho capito che eri tornato da me. Forse è questo il significato delle parole di quella persona, quando mi ha definito “Sigillo” e anche se non abbiamo ancora capito quale sia il fine di tutto questo, di una cosa sono sicura: finché saremo insieme, non potrà succedere nulla d’irrimediabile. »

   Per l’ennesima volta, il potere di quello sguardo ebbe l’effetto dirompente di spazzare via qualsiasi indecisione.

   «Sephyr…grazie. Ero terrorizzato al pensiero di averti fatto del male senza saperlo, non avrei potuto sopportarlo. Questa…”cosa”, il Simbiote, mi fa paura. Ho paura che, prendendo il controllo del mio corpo, possa fare delle cose di cui mi pentirò. Al tempo stesso so che fa parte di me, in qualche modo, per cui dovrò trovare la forza di conviverci. Sapere che tu sei al mio fianco, che posso contare sul tuo aiuto, è tutto ciò che mi serve».

   Lind impugnò la spada e si rialzò con atteggiamento baldanzoso, gonfiando il petto e tenendo la testa alta. Sephyr trattenne una risata, decisamente non era il tipo da atteggiarsi in quel modo, risultava quasi ridicolo, ma era felice di averlo rincuorato. Boid guardò la ragazza con un mezzo sorriso. “Niente male! Bisogna dire che sa come farsi ascoltare, e ha già capito molte cose da sola…”

   «Bene, se ora permettete, il nostro amico ci sta invitando a raggiungerlo. Non possiamo essere scortesi, no? Andiamo».

   La figura misteriosa si era rialzata e dopo aver fatto cenno di seguirlo, era scomparsa all’interno del castello. Boid si avviò verso la scalinata che portava al portone d’ingresso, senza aspettare che i compagni lo seguissero.

“In questo è uguale al Maestro…” Pensò Lind.

   «E se invece ce ne andassimo, lasciandolo aspettare? Sinceramente non è che m’importi molto di essere educato con un morto vivente…»

   Disse sgonfiandosi come un palloncino.

La ragazza gli diede un pugno sulle reni, da dietro.

   «Ahia!…ma perché?»  

«E io che ti ho appena detto quelle cose per farti coraggio! Dov’è finito l’atteggiamento impavido di poco fa? Ti sei dimenticato che siamo venuti fin qui per ritrovare il Maestro? Non sappiamo ancora se è tenuto prigioniero all’interno di questo posto, e tu te ne vuoi andare? Fa come vuoi...»

    Dopodiché, gli diede le spalle e seguì Boid su per le scale.

Il ragazzo li seguì, massaggiandosi il fianco e sorridendo.

   «Ok, ok…stavo scherzando, era solo per sdrammatizzare un po’...che male...»

   L’interno del castello era immerso nel buio, il sole era definitivamente tramontato e, ovviamente, nessuna delle torce appese ai muri era stata accesa.

   «Non si vede un accidente qua dentro, come si fa?»

Boid guardò il ragazzo, che nel frattempo li aveva raggiunti, un po’ sorpreso.

   «Ma sei sicuro di essere uno stregone?»

«Se stai cercando di essermi antipatico, ci stai riuscendo»

   A Sephyr scappò una risata.

«Ogni tanto me lo domando anch’io…»

   «Simpatici…»

«Che disastro…va bene, vediamo se riesci a fare come me. Non devi fare altro che concentrare l'energia nella mano, come per un incantesimo di fuoco, ma senza focalizzare un bersaglio e controllandone l'intensità»

   Detto questo, alzò la mano sinistra, prese un leggero respiro e immediatamente la sua mano cominciò a brillare di una luce arancione, simile a quella che emana una fiaccola.  La stanza fu rischiarata da quella luce, mostrando un grande atrio, dominato da una imponente scalinata. A destra e a sinistra si aprivano due corridoi, che portavano alle due ali del palazzo. 

   «Utile questa cosa...vediamo se ci riesco...»

Lind tentò di ripetere i gesti di Boid, inizialmente con scarso successo, riuscendo solo a creare degli sbuffi di vapore luminoso, poi anche la sua mano s’illuminò. Il ragazzo sorrise di soddisfazione, lanciando un’occhiata alla ragazza, che ricambiò il sorriso.

   «Niente male... Ora saliamo nella stanza del trono, è li che ci sta aspettando. Statemi vicini».

I tre cominciarono a salire le scale che portavano al piano superiore. Nicodhem, o quello che era diventato, li stava aspettando impassibile.

  
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