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Autore: Dk86    16/08/2008    9 recensioni
Avventura! Azione! Romanticismo! Nuovi incredibili personaggi! Palesi violazioni di copyright!
E da oggi, con ancora più massi rotolanti!
(avvertenza: non adatto ad un pubblico maturo)
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO – I GUAI ARRIVANO SEMPRE IN GRUPPI DA TRE



“Buongiorno, miei carissimi studenti!”, esclamò Silente, ritrovando gli alunni di Hogwarts per la colazione del giorno successivo.
“Ehi, ma perché tutti i capitoli di questa fanfiction devono iniziare con un discorso del preside, si può sapere?”, domandò Harry, vestito in vestaglia e pantofole, seduto al tavolo dei Grifondoro e piuttosto pimpante nonostante avesse subito un’operazione di appendicectomia solo poche ore prima.
“Perché l’autore mi ha autorizzato a fare il riassunto delle puntate precedenti, ecco perché”, spiegò il professore, sorridendo in modo amabile. “Ora, tutti voi presenti in sala, prestate attenzione allo schermo alle mie spalle”, e l’anziano uomo indicò un enorme telone bianco simile a quelli usati nei cinema Babbani. Le tende alle finestre si tirarono automaticamente, e nella Sala Grande scese il buio. “Grazie ad una nuova tecnologia, chiamata 'diapositive', potremo vedere che cos'è successo nello scorso capitolo".
Sullo schermo iniziarono ad apparire delle immagini, per la precisione un alquanto datato conto alla rovescia in bianco e nero. "Ecco che arriva il due!", annunciò Silente. La prima diapositiva era costituita da una foto di gruppo: per la precisione, mostrava le tre nuove arrivate ad Hogwarts, ovvero Mary, Angela e la gemella di Harry Potter (nonché, ricordiamo, anche zia di Draco Malfoy), in posa insieme al corpo docente della scuola di magia. L'unico a sorridere, oltre alle tre - o meglio, a due di loro. Quello di Angela al massimo si poteva considerare un ghigno piuttosto ambiguo - era Silente; Piton aveva la sua solita aria schifata dal mondo, Vitious pareva in preda ad un acuto attacco di vertigini, e la McGranitt sembrava avere appena scoperto che qualcuno aveva vomitato nel suo cappello. E Mary le stava facendo le corna.
"A proposito, si può sapere dove sono finite quelle tre tizie?", domandò Justin Finch-Fletchley.
"Beh, com'era ovvio le abbiamo assegnate alla loro casa di appartenenza creata per l'occasione, ovvero Drago BiondoPlatino. Il che vuol dire che potranno dormire nel letto di chi vorranno per tutto il tempo che vorranno".
Nella semi oscurità, si sentì un rumore metallico come di una daikatana vorpal +3 che veniva sguainata dalle parti dell'insegnante di Trasfigurazione.
"Eddai, Minerva, scherzavo...", borbottò il preside. "Possibile che nessuno qui capisca gli scherzi? Mah... Comunque, forse è meglio se ripartiamo da poco più indietro nel tempo, così da permettere anche ai lettori meno attenti di non perdersi nemmeno un passaggio. Filius, cambia diapositiva!".
La seconda fotografia mostrava un neonato dai capelli arruffati, completamente nudo.
"Questo è Harry, all'età di tre giorni", spiegò Silente. "Notate le dimensioni pressoché infime dei suoi... uhm, gioielli di famiglia".
"Ehi, si era detto niente battute volgari o sbaglio?", Harry, avvolto in una vestaglia rossa, si alzò in piedi e batté scandalizzato un pugno sul tavolo. "E poi vorrei proprio vedere quanto era lungo il suo, a tre giorni!".
Gli occhi del preside scintillarono nella penombra. "Non sfidare la fortuna, giovane Potter", mormorò, in una discreta imitazione del tono dell'Imperatore Palpatine.
"Certo che Harry si è rimesso davvero in fretta, eh?", disse Hermione a Ron.
"Piuttosto, non siamo andati un po' troppo indietro?", osservò Ginny.
"Oh, signorina Weasley, non mi dica che non è contenta di vedere almeno una volta l'affarino del suo fidanzato!", la rimbeccò Silente.
"Mi sembra ovvio che non l'ha visto, questa è una serie di libri per tutti, non possono esserci cose come scene erotiche oppure personaggi sessualmente diversi", disse Harry, annuendo con aria saccente.
"Beh, a questo rimediano le fanfiction, di solito", aggiunse Ron. "Vi ricordate quella volta che Piton è rimasto incinto?".
"Grazie, Weasley, mi hai rovinato i mesi di terapia per cercare di dimenticare l'esperienza", una voce lugubre si levò dal tavolo degli insegnanti.
"Suvvia, Severus, non credo che l'abbia fatto apposta", fece il preside, giulivo. "A proposito, come sta Severus jr?".
"Bene, grazie", rispose Piton, sfoggiando un insolito istinto paterno (o forse era più appropriato dire “materno”). "Gli stanno spuntando i capelli; dovrebbe vedere come sono carini, tutti belli unti...".
"Non sarebbe il caso di tornare alle diapositive?", esclamò Hermione, accigliandosi (anche se nell'oscurità non la vide nessuno).
"Sì, signorina Granger, ha ragione come al solito", disse Silente. "Filius, per favore, salta alla trentotto".
Dopo un paio di ticchettii, apparve la foto di un tramonto girata al contrario. E mossa. E con almeno tre dita davanti all’obiettivo. E in bianco e nero, anche se le altre diapositive erano a colori.
"No, non è questa, qui era quando provavo a vedere cosa succedeva se davo la macchina in mano ad Hagrid".
La foto successiva rappresentava Voldemort, con indosso un accappatoio verde e una cuffia da bagno sulla testa; teneva una papera di gomma in mano e con l'altra fingeva di parlare al telefono reggendo una banana.
"E questa quando è stata scattata?", domandò la McGranitt.
"Ma dai che c'eri anche tu, Minerva!", rispose Silente, tutto giulivo. "E' stata quella festa qualche anno fa, quando Pomona aveva appena raccolto l'erbetta speciale della serra Sei... Non te lo ricordi Lucius che imitava Celestina Warbeck con il boa di struzzo e l'abito di paillettes?".
"Questa è diffamazione!", gridò Draco dal tavolo dei Serpeverde. "Mio padre non farebbe mai una cosa del genere!".
"Perché, secondo te Severus da chi è stato messo incinto?", disse il Preside.
"Albus, la prego...", si lamentò Piton.
"Comunque", riprese Silente. "Questo è il nemico che Harry deve affrontare. Vi assicuro che senza paperella è molto più temibile".
"E tutto questo che c'entra con le tre nuove arrivate?", domandò una delle gemelle Patil. Non si sa quale delle due, anche perché a nessuno fregava comunque di distinguerle.
Silente riaccese le luci con un gesto della mano e la fissò. "Assolutamente niente", rispose in tono basito. "Non è che devono per forza essere collegate, siamo in una mediocre fanfiction demenziale, mica in un romanzo di Agatha Christie".
Ron, al sentire quel nome, alzò la mano sventolandola selvaggiamente. "Lo so io, lo so io! Il colpevole è il professor Plum nella serra con la chiave inglese!".
Hermione gli diede uno scappellotto. "Scemo, quello è Cluedo!".
"Ahia, ma sei cretina?", replicò lui. "Guarda che se continui a comportarti così non troverai nessun uomo che ti sposi!".
"Veramente l'ho già trovato!", rispose lei, incrociando le braccia.
Ron arrossì selvaggiamente, gli occhi larghi come piattini da caffé. "E chi sarebbe?", ringhiò.
Harry gli sventolò sotto il naso una copia de "I doni della morte". "Scusa, ma questo tu non l'hai letto? Sei tu, idiota!".
Lui fissò i due amici, prima uno e poi l'altra. "Davvero?", borbottò infine.


Il livello di odio di Hermione per le tre nuove arrivate raggiunse durante le lezioni di quella mattina livelli mai registrati prima (perlomeno secondo l'Odiometro di Silente, sistemato nel suo ufficio fra il Pessimebattutemetro e l'Apparecchio Conta-scaccolamenti, quest’ultimo di solito tenuto sempre disattivato perché molto sensibile).
E in effetti Mary, Angela e la gemella di Harry si dimostrarono senz'ombra di dubbio fra le migliori studentesse che la scuola avesse mai visto, se non le più brave.
A lezione di Erbologia, Mary non soltanto rinvasò alla perfezione la sua mandragola, ma le insegnò portamento, dizione, e le fece prendere una laurea in scienze della comunicazione senza ricorrere al Cepu. La professoressa Sprite applaudì, le lacrime agli occhi.
"Ma piuttosto, perché stiamo ancora facendo le mandragole se non siamo più al secondo anno?", domandò Neville, ma nessuno lo ascoltò. Soprattutto perché tutti indossavano i paraorecchie.
Nell'aula di Pozioni, Angela riuscì a creare un elisir in grado di garantire la pace nel mondo usando mezza lattina di Coca-Cola, due chiodi di garofano e delle forbici dalla punta arrotondata. Hermione, da sopra il suo calderone, fissava la rivale con aria di puro odio: a lei era servita una lattina intera.
Durante la lezione di Trasfigurazione, la gemella di Harry materializzò il Belgio.
“Non-è-possibile”, ringhiò l’ex-numero uno del suo anno una volta che fu tornata in Sala Comune in compagnia di Harry e Ron. Dalla sua testa venivano degli inquietanti rumori metallici e dalle orecchie le usciva un sottile filo di fumo. “E’-illogico-io-sono-la-migliore-krrt-krrt-krrt”. Improvvisamente, la testa le iniziò a tremare con violenza, gli occhi rovesciati all’indietro a mostrare il bianco e una minuscola scritta: “Garanzia valida fino al 2012”.
“Qualcuno ha una scopa, per caso?”, domandò Ron con aria rassegnata. Un primino gliene tese una. “Scusa, Herm, ma quando fai così è l’unica”, disse, calando la saggina con violenza sulla testa della ragazza. Dalla sua testa venne un ‘click’; smise di agitarsi come un’epilettica e le pupille riapparvero, anche se avevano un’espressione vacua e spenta; dopo qualche secondo, però, la vita ritornò sul suo volto, e la ragazza si girò verso gli amici ed esclamò in tono allegro: “Che stavamo dicendo, ragazzi?”.
“Stavamo parlando di quanto sono brave le nuove arrivate…”, iniziò a dire Harry, prima di beccarsi anche lui una scopettata.
“Ma sei scemo?”, lo rimbeccò Ron. “Guarda che poi questa ricomincia!”.
“Ricomincio a fare cosa?”, domandò la ragazza. Stava sorridendo, e il suo tono era normalissimo, ma sulla fronte le pulsava una vena enorme.
“Ehm, Hermione… La tua fronte…”, mormorò Harry, puntando un indice.
“Oh, no, le vanno di nuovo a fuoco i capelli”. Ron si diede una pacca sulla faccia, mentre dalla folta e disordinata chioma della ragazza iniziava a levarsi un odore di bruciato. “Ehi, tu, non è che hai un vaso di fiori a portata di mano?”, disse, rivolgendosi al primino di prima. Questi, un grosso gatto blu su due zampe con un enorme testa tonda senza orecchie visibili, spalancò il piccolo sportello che aveva sulla pancia e ne estrasse una grossa brocca di cristallo piena di giunchiglie. “Ecco qua”.
“Grazie, Doraemon”, disse Ron, rovesciando un paio di litri d’acqua addosso ad Hermione, senza che lei facesse una piega.
“Prego”, rispose lui. “Hai per caso visto Nobita, in giro?”.
“Chi, quel ragazzino che sembra Harry ma ancora più sfigato?”.
“Ehi, non è vero!”, protestò il felino azzurro. “Harry è molto più sfigato!”.
“Ma lo sai che hai ragione?”, esclamò Ron. “Ahahahahahahahahah!”.
“Ahahahahahahahah!”.
“Ahahahahahahahah!”.
“Ahahahahahahahah!”.
“Ahahahahahahahah!”.
“Aahahah… BOOM!”.
Le matte risate dei due vennero interrotte quando Doraemon esplose.
“Ahahahahah… eh?”, fece Ron, fissando perplesso il piccolo cratere fumante che il gatto robot aveva lasciato. “Che è successo?”.
“Eh, poverino, doveva essere difettoso…”, rispose Harry, rimettendosi la bacchetta magica in tasca. “Piuttosto, sarà un bel casino togliere tutti quegli ingranaggi piantati sul soffitto, eh?”.
“Download aggiornamento completato”, si intromise Hermione con voce metallica. Poi, con un tono molto più normale, aggiunse: “Bene, ho deciso che cosa posso fare per battere quelle tre fastidiose so-tutto-io!”.
“Senti chi parla…”, disse Ron a bassa voce.
Un braccio di Hermione scattò fulmineo, e una mano implacabile si strinse intorno alla gola del ragazzo, sollevandolo da terra di almeno venti centimetri. “STO PARLANDO IO, VA BENE?”, disse, con una voce tanto profonda da fare sembrare quella della Caverna delle Meraviglie di Aladdin un miagolio soffocato. Le sue iridi erano diventate gialle con screziature rosse, e le pupille erano verticali e sottili.
Ron rispose diventando viola.
La ragazza tornò di nuovo normale, anche se continuava a tenere sospeso Ron. “Che cosa stavo dicendo?”, chiese sorridendo ad Harry.
Quest’ultimo staccò a fatica gli occhi dal suo migliore amico che si agitava in preda a convulsioni, il volto ormai nero. “Ehm… che quelle tre sono delle so-tutto-io e che hai trovato il modo per batterle”.
“Ah, giusto!”, disse lei, schioccando le dita della mano libera. “Sarà sufficiente continuare a studiare anche di notte. Cosa volete che sia per una studentessa come me perdere sette o otto ore di sonno?”. Finalmente rimise a terra il sestogenito Weasley, che si accasciò sulla moquette bruciacchiata dalla deflagrazione di Doraemon. “Ron, ti vedo davvero molto sciupato… Forse dovresti mangiare un po’ più di verdura, eh?”, e dopo questo ultimo commento, Hermione si diresse verso l’ala femminile del dormitorio, canticchiando un motivetto le cui parole suonavano all’incirca come ‘Morte alle nuove arrivate’.
“Tutto a posto, laggiù?”, domandò Harry, abbassando lo sguardo sulla forma scomposta che era Ron.
“Sì, sì, tranquillo… Mia madre ogni tanto ci va giù molto più pesante, ci sono abituato”, gorgogliò l’altro, rialzandosi faticosamente in piedi.
“Ma si può sapere che le è preso?”.
“Sai, Hermione è così… Quando si sente in competizione dentro di lei scatta qualcosa…”.
“Più che scattare mi sembrava quasi un crash di sistema…”, osservò Harry, tirando un calcio ad uno dei rimasugli della divisa di Doraemon.
“Che hai detto?”.
“No, no, lascia perdere… Piuttosto, che cavolo ci faceva Doraemon fra i primini?”.
“E che ne so io?”, disse Ron, facendo spallucce. “Magari ce l’hanno affiancato gli sponsor come guest star; dato che è un personaggio molto amato dai bambini nella fascia compresa fra i sei e i dieci anni, avranno pensato che era una buona strategia per attirare un pubblico più giovane”.
“Ma questa fanfiction ha rating giallo, i bimbi così piccoli non possono leggerla!”, obiettò Harry. “E ora Doraemon è pure morto, come facciamo se c’erano dei seienni alla lettura? Rimarranno sconvolti a vita!”.
“Oh, ti stupiresti di quanto sono adulti i bambini di oggi!”, rispose Ron, annuendo con aria saccente. “Quanto al resto… Beh, questa è un’opera di fantasia, nessuno muore davvero… Guarda Sirius, dopo che nel quinto libro è uscito di scena ha trovato un ottimo lavoro come pianta da appartamento”, e detto questo accennò ad un angolo della Sala Comune.
Sirius stava in piedi in un grosso vaso, con la terra che gli arrivava agli stinchi e due rami spelacchiati di ficus nelle mani strette a pugno. Dato che ovviamente le piante non parlano si limitò ad alzare il pollice in direzione dei due.
“In effetti così si spiega perché Silente è ancora qui”, disse Harry convinto.


Nel frattempo, nei sotterranei del castello di Hogwarts, una terribile tragedia stava per consumarsi…
Beh, non proprio. Però detto così fa molto più figo.
“Professor Piton, avrei qualcosa da domandarle riguardo alla lezione di oggi…”, disse Mary nel tono di voce più suadente che le riuscì, entrando nell’ufficio del professore di Pozioni sito nei sotterranei.
“Mi domando cosa voglia sapere, visto che purtroppo nella sua pozione non c’era nemmeno un errore”, rispose lui nel suo consueto tono trasudante simpatia. Sollevò la testa dai compiti degli studenti contrassegnati tutti da delle “T” tracciate in grafia affilata e rimase per un attimo interdetto. “Signorina McMalahandersen, mi spiega che ci fa in giro per il castello con quella vestaglia succinta?”.
In effetti lo straccetto rosa che Piton aveva non proprio correttamente definito “vestaglia” non faceva molti sforzi per coprire la sua proprietaria. “Ecco… Il fatto è che non riuscivo a dormire…”, disse lei.
“Certo che non ci riusciva, sono le cinque del pomeriggio!”, gli rispose lui.
Mary sobbalzò, evidentemente presa in contropiede. Cavolo, è più furbo di quanto pensassi, si disse. Ma riuscirò nel mio intento, costi quel che costi! “Quello che intendevo dire è che… Beh, avevo piuttosto caldo, e…”.
“Sta di fatto che non è consentito agli studenti indossare qualcosa che non sia la divisa scolastica”, le rispose Piton. “Vuole che tolga dei punti alla sua casa?”.
“Ma questa è la mia divisa!”, protestò Mary in tono accorato.
Questa volta fu il turno del professore di sussultare. “Sul serio?”, domandò.
La ragazza lo fissò con aria ferita. “Vuol dire che non se n’è accorto, oggi a lezione?”, pigolò sull’orlo delle lacrime.
“E si può sapere piuttosto perché le viene permesso di vestire con abiti tanto vergognosamente succinti in una scuola dalla tradizione millenaria come la nostra?”.
“Beh, secondo il Regolamento di Hogwarts 4.0 appena aggiornato dal preside Silente, agli studenti della casa Drago BiondoPlatino è concesso indossare qualsiasi vestito essi vogliano. Inoltre la divisa di questa scuola non valorizza affatto i miei seni fermi e rotondi, non lo trova anche lei?”. E detto ciò la ragazza iniziò a palpeggiarsi il petto per dare una dimostrazione pratica.
“Sì, come le pare, come le pare”, borbottò Piton, cercando di nascondersi dietro un compito in classe. La pelle del suo viso aveva lo stesso colore di un foratino.
“Inoltre questo è un modello originale di Dolce e Babbana!”, spiegò Mary con orgoglio.
Il docente di Pozioni scoppiò improvvisamente a ridere: “Lo sa che mi è venuta in mente una cosa buffissima? Se prova a scrivere Babbano in Word il correttore automatico lo cambia in ‘Gabbano’!”.
“Già!”, rispose Mary. “E scrivendo ‘Rowling’ viene fuori Bowling!”.
“AHAHAHAHAHAHAHAH!”.
“AHAHAHAHAHAHAHAH!”.
“AHAHAHAHAHAHAHAH!”.
“AHAHAHAHAHAHAHAH!”.
“D’accordo, ora basta. Venti punti in meno a Drago BiondoPlatino per avermi fatto perdere inutilmente tempo”.
“Ma se ha cominciato lei!”. Mary si fregò gli avambracci nudi e rabbrividì. “Certo che fa freddo qui sotto”.
“Non aveva appena detto di avere caldo?”.
“Mentivo”.
“Ah”.
“E poi è umido!”.
“Già”.
“Ma gronda di umido!”.
“Ottimo per la muffa del gorgonzola”, rispose Piton accennando ad un vassoio posto sulla sua scrivania, dove fette di formaggio stagionato spandevano in giro per la stanza odori piuttosto diversi da quelli di un mazzo di fiori di campo. “Vuole favorire?”.
Mary aveva assunto una delicata tonalità verde vescica. “No, grazie, faccio volentieri a meno”.
“Io invece uno spuntino di metà pomeriggio lo farei volentieri…”, mormorò il professore. Si alzò in piedi e si avvicinò ad uno degli scaffali alle sue spalle, colmi di barattoli in cui galleggiavano in una soluzione giallognola degli esseri bianchicci dalla forma contorta.
Dopo attenta selezione ne prese uno e lo portò sulla cattedra.
No, non vorrà mica…, pensò Mary inorridita.
Piton si sedette ed estrasse dal cassetto un tagliere e un coltello. Poi aprì il barattolo canticchiando, ci tuffò la mano, prese il cadaverino pallido – alla ragazza sembrò che si agitasse ancora e la colazione di sei mesi prima venne a bussarle timidamente all’esofago – e lo posò sul tagliere. “E’ sicura di non volerne un po’?”.
Mary era bianca come una risma di foglio A4 della Fabriano. Si era perfino dimenticata di controllare l’odore corporeo e stava emettendo un raffinato bouquet di rombo e dentice. “N-no… Ho g-g-già mangiato…”, riuscì a mormorare.
Il professore mozzò un tentacolo o qualcosa di simile alla creatura, che emise una specie di singulto stridulo, e se lo infilò in bocca come se fosse un salatino. “Non faccia complimenti, eh. Tanto poi ricresce”.
Prima che Piton avesse avuto il tempo di terminare l’ultima parola, Mary era già corsa via, una mano sullo stomaco e una sulla bocca. Questa volta la mia missione è fallita, ma la prossima volta riuscirò nel mio intento!, pensò, mentre correva alla ricerca del bagno più vicino.
Il docente di Pozioni staccò un altro tentacolo o quello che era e se lo mangiò con gusto. Ributtò la creaturina nel liquido giallo e mise il barattolo al suo posto, quindi si avvicinò alla porta che dava sulla sua stanza personale e la aprì. “La presenza importuna se n’è andata”, disse.
In un angolo, accanto ad un lettino, una figura avvolta dalle ombre disse: “Bene. Il piccolo Severus dorme che è una meraviglia”.
“Grazie per l’aiuto che mi stai dando con lui, crescere un bambino da solo è così difficile…”, rispose Piton, sospirando. Il ruolo di padre single non gli si addiceva molto, soprattutto perché a conti fatti il bambino lo aveva… ehm, “partorito” lui, ma ci metteva del suo meglio.
“Non c’è problema. D’altronde, io sono il suo…”. La figura, mentre parlava, fece un passo in avanti. Prima di uscire dalle ombre, però, il tempo si congelò.


“Chi sarà il nuovo personaggio? E quale sarà il suo ruolo? Che cosa voleva ottenere Mary? Riuscirà Hermione a battere le nuove arrivate nello studio? E perché se Angela è la figlia segreta di Lord Voldemort tutti quanti lo sanno? Continuate a seguirci e lo scoprirete!”.
Davanti all'immagine del personaggio misterioso nella stanza di Piton era comparso Silente con in mano un microfono. All'improvviso Harry entrò in scena.
"Aspetti, non me lo dica", fece il ragazzo. "L'autore le ha anche dato il permesso per fare l'anticipazione delle puntate successive?".
"Mi sembra ovvio", rispose il preside, sfoderando un sorriso a ottantasette denti.
"Piuttosto, non vi sembra che la storia stia perdendo quel poco di senso che aveva nel primo capitolo?", domandò Hermione, raggiungendo i due insieme a Ron.
"Non mi sembra qualcosa di così sconvolgente", le disse lui. "Siamo in una fanfiction demenziale, è ovvio che il livello di stupidità cresca in maniera esponenziale...".
"Sarà, ma io non sono convinta", rispose lei.
"Ma tu non dovevi studiare per battere le tre nuove arrivate?", chiese Harry.
"Cavolo, è vero!", esclamò lei, prima di correre via.
"E io quando entro in scena?", domandò Voldemort in tono lagnoso, sbucando da destra. Indossava una vestaglia a colori vivaci e aveva in testa un parrucchino che gli conferiva un'aria sbarazzina. "Sono stufo di stare tutto il giorno chiuso nella mia roulotte!".
Silente sorrise di nuovo. "C'è ancora tempo, Tom... C'è ancora tempo...".










Ed eccoci alla fine del secondo capitolo! Le anticipazioni le ha già fatte Silente, quindi non è che a me rimanga chissà quale lavoro da fare...
Approfitto dello spazio per ringraziare Puccalove90, LysnadraBlack, Meme91, Mewlulu, Harrytat e Fede3333 per esservi sparate tutta questa sbobba e avere avuto anche la voglia di commentare. Dovrebbero darvi un premio, altro che agli atleti olimpici!
Per rispondere alla domanda di Meme: no, il nome Angela non è affatto casuale... L'ho scelto proprio per il motivo che citi tu. Infatti nella mia prima fanfiction pubblicata qui su EFP c'è la figlia segreta di Voldemort e si chiama proprio Ange, ehm... Dimentichiamo l'imbarazzante passato (non che il mio presente sia molto più brillante, visto che scrivo roba del genere, ma non importa!).
  
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