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Autore: Stay away_00    19/06/2014    2 recensioni
Katherine Pierce è tornata in vita. Come? E sopratutto perché?
Non ricorderà niente di se e si getterà fra le braccia del lupo. Cosa accadrà alla ragazza?
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Katherine, Pierce, Klaus, Mikael, Rebekah, Mikaelson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza era visibilmente confusa, anche se cercava di non darlo a vedere, anche se aveva la schiena dritta e la mascella serrata, Klaus scorgeva quella confusione nei suoi occhi, come se si rendesse conto che qualcosa nel suo racconto non andava.
‹‹Vampiri?›› Chiese in un sussurro appena accennato, cercando di ricongiungere i pezzi, poi assottigliò lo sguardo e puntò gli occhi da cerbiatta in quelli di Klaus, aspettando che gli dicesse altro, aspettando che parlasse ma l’originale scosse il capo, fingendo un’aria rammaricata e andando a sedersi accanto a lei.
In quel momento si chiedeva come facesse a nascondere tutto l’odio che provava nei confronti della fanciulla, si chiedeva come faceva a non avventarsi sul suo collo e a staccarle la testa. Aveva aspettato tanto quel momento, ma non poteva toccarla, poteva solo giocare con la sua mente e ammetteva che la cosa non gli dispiaceva affatto.
‹‹Vampiri.›› Confermò, le aveva raccontato tutto. Streghe, licantropi, ci era voluto un po’ di tempo prima che accettasse seriamente la situazione e le  aveva già dato una dimostrazione di quello che diceva, ferendosi con i denti e lasciando che lei vedesse la ferita rimarginarsi, così rimase in attesa che la ragazza riordinasse le cose nella propria testa.
‹‹Noi eravamo… promessi, nel.. nel… quattrocento, poi… sono morta, un incidente, mi hai detto. E adesso sono tornata in vita, qualcuno mi ha riportata qui. Ne tu ne io sappiamo il perché.›› Mormorò tenendo lo sguardo basso e le labbra serrate, sul viso un’espressione innocente, un’espressione che Katherine non si permetteva ormai da troppo tempo. Era triste, confusa, spaesata. Non sapeva da dove veniva e dove doveva andare, era bloccata in quel posto, con quelle persone che dicevano di conoscerla, con quell’uomo che le aveva detto che un tempo erano innamorati e che lei se ne era andata poco prima del loro matrimonio.  Le aveva anche detto che prima lei aveva avuto una figlia da un altro uomo, ma su quel campo non aveva voluto approfondire e lei non gli aveva chiesto nulla. Ma c’era qualcosa di strano in quei ricordi, qualcosa che non c’entrava, ne era sicura. Non riusciva a fidarsi eppure il suo il nome che era comparso nella sua testa appena aveva riaperto gli occhi, non poteva essere una coincidenza. E doveva ammettere che nelle tre settimane precedenti aveva fantasticato molto su quel suo immaginario “Niklaus”, e quasi tutte le sue aspettative erano state realizzate, le aveva dato delle risposte, per quanto assurde, erano delle risposte.
Con la coda dell’occhio vide l’uomo sedersi più vicino a lei, facendo sfiorare le loro spalle, a quel lieve contatto la ragazza si irrigidì mentre le sue gote si coloravano di un rosso appena accennato mentre Klaus le spostava lentamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio e gli accarezzava una tempia con il pollice.
‹‹Non preoccuparti Katerina, dopo tutto questo tempo, non ti lascerò andare nuovamente.›› Mormorò in tono serio e mentre sulle labbra della ragazza sbocciava un sorrisetto timido qualcosa dentro di lei si metteva in allerta; la chiamava, le diceva di scappare, di alzarsi e correre lontano, lontano da quell’uomo, da quella città. Di scappare.
Lei, per la prima volta, decise di ignorare la sua vocina interiore.

 […]

 ‹‹Sul serio, Niklaus?›› Chiese Elijah a denti stretti mentre era  in piedi davanti a suo fratello, che sembrava divertito dalla situazione e non stava ad ascoltare la sua predica.
‹‹Sul serio.›› Confermò in tono beffardo mentre si andava a sedere a gambe accavallate sul letto ed inclinava appena il capo di lato, mentre un sorrisetto innocente andava a formarsi sulle sue labbra.
Elijah avrebbe dovuto sospettare che Klaus si sarebbe preso gioco sia dei sentimenti che dei ricordi della ragazza, sapeva che avrebbe manipolato il tutto rendendolo non solo vantaggioso, ma anche divertente. Anche se in quella situazione, di divertente non ci vedeva un bel niente. Era sicuro di aver tolto un’arma dalle mani di Marcel per metterla in quelle di suo fratello. In quel momento si rendeva conto che forse la sua era stata una mossa azzardata. Avrebbe prima dovuto valutare la situazione, poi esporla a Niklaus.
‹‹Sei geloso, fratello? Pensavo che la tua piccola cotta per Katerina fosse storia passata e che avessi ripiegato su altre.››
Quelle parole lo allontanarono dai suoi pensieri e serrò la mascella, alzando di poco il mento mentre assumeva un’aria severa e osservava suo fratello dall’alto in basso, poi scosse il capo, sospirando mentre si passava una mano sulla fronte.
‹‹Comunque, ho intenzione di portarla a visitare la città, questa sera e lei ne è stata entusiasta.›› Aggiunse, senza aspettare la risposta di Elijah mentre giocherellava con un pennello, rigirandoselo tra le mani, o facendolo roteare tra l’indice e il pollice.
‹‹Non capisco perché tu debba rendere le cose così complicate.››
‹‹Non le rendo complicate, le rendo piacevoli. Preferisci che indaghi sulla situazione in camera sua?›› Chiese Niklaus mentre sulle sue labbra andava a disegnarsi un sorrisetto malizioso. Elijah, a quelle parole, scosse il capo e uscì dalla stanza, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.

 […]

 ‹‹E’ stata una bella serata.››
Mormorò Katherine, mentre con le mani incrociate dietro la schiena camminava per la via di ritorno a casa. Dal canto suo Klaus l’ascoltava poco o niente, anche se doveva ammettere che all’inizio della serata era rimasto piacevolmente sorpreso dalla vista della donna, aveva indossato degli abiti di Rebekah; un vestito nero che le fasciava i fianchi, mettendo in evidenza e sue curve, lasciando poi i capelli liberi di ricadere sulle spalle, eppure gli ricordava la Katherine che aveva conosciuto secoli fa, quella dolce fanciulla che sperava ancora nell’amore e non la donna che era diventata con il passare dei secoli, aveva un espressione differente. Ingenua ma al tempo stesso vigile, era evidente che non si fidava di lui, ma che desiderava con tutto il cuore lasciarsi andare. Klaus era curioso di vedere quelli sarebbero state le sue scelte, quali decisioni avrebbe preso la ragazza senza ricordi che in quel momento camminava accanto a lui.
La donna gli aveva anche confessato che a volte aveva degli spezzoni di ricordi e che in quei momenti veniva colpita da emicranie terribili.
Erano qualcosa che non riusciva a controllare, diceva.
‹‹Concordo.›› Rispose lui mentre le posava una mano alla base della schiena e schioccava la lingua contro il palato.
Rimasero in silenzio per il resto del tragitto mentre Katherine si guardava intorno affascinata da tutto ciò che vedeva, come se fosse la prima volta e infondo lo era.  Lei era convinta di essere morta da secoli e non di certo da pochi mesi, era convinta che quelle meraviglie per lei fossero una cosa nuova, quando invece era stata a New Orleans molte volte prima di allora.
Arrivarono a casa in silenzio e l’uomo la scortò fino alla sua camera.
‹‹Buonanotte.››
La salutò dandole un leggero bacio sulla guancia, poi senza aspettare che lei dicesse qualcosa, si allontanò velocemente, diretto alle sue stanze.
La ragazza rimase per qualche altro secondo sulla porta, poi si decise ad entrare in camera, ma quando entrò si ritrovò in un luogo completamente diverso.
Era un salotto c’era un camino ed un divano e… c’era lei. Era lei.
Era seduta su una poltrona, con le gambe accavallate. Indossava un paio di jeans scuri che le fasciavano le gambe, una maglietta grigia e un paio di tacchi su cui dubitava che in quel momento sarebbe riuscita a camminare. Era appoggiata allo schienale della poltrona, aveva un’aria nervosa, impaziente mentre si guardava intorno, come se stesse cercando qualcuno, poi il suo sguardo andava a posarsi su una donna che si trovava di fronte a lei.
‹‹Non ho tempo da perdere, Katherine. Dimmi dov’è.››
Disse la donna in tono gelido con la stessa aria nervosa che aveva lei, ma al contrario la ragazza sulla poltrona sorrise e si leccò lentamente le labbra con la punta della lingua.
‹‹Bene. Neanch’io ho tempo da perdere, ora sei disposta a prendere in considerazione la mia proposta?››
Chiese la ragazza, in tono beffardo, chinandosi leggermente in avanti e puntando gli occhi in quelli della donna che le stava di fronte.
Katerina sbatté un paio di volte le palpebre, rendendosi conto che era “tornata” nella propria camera. C’era il letto, l’armadio. I dieci vestiti che aveva provato prima di trovare quello giusto, era tutto nella norma. Era tutto come l’aveva lasciato.
Ebbe a disposizione appena il tempo di realizzare quei particolari che il mal di testa la investì come un fiume in piena. Si portò le mani alle tempie, gemendo appena per il dolore e arretrò andandosi ad appoggiare alla porta della camera e lasciandosi scivolare contro di essa, mentre lasciava vagare lo sguardo per la camera.
Cos’aveva visto? Era un ricordo? Una visione? Cosa?
Era sola, spaventata, il suo cuore non la smetteva di battere ad un ritmo più veloce del normale.

 

 

 

 

   
 
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