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Autore: sof_chan    20/06/2014    8 recensioni
SPOILER PROSSIMI CAPITOLI: "Cominciai a cambiare. Anzi, di sicuro cominciai a tingermi dei colori di Zoro. Il cielo, che sembrava non cambiare mai, mi appariva completamente diverso. Per il semplice fatto che lo stavamo ammirando insieme, era infinitamente più bello. Sai Zoro... anche se non sei più accanto a me, continuo lo stesso ad amare il cielo."
Nami sembra una normalissima studentessa delle superiori, ma la sua esistenza è calpestata e devastata da un passato fatto di violenze e abbandoni. Zoro è, all'apparenza, il classico compagno di classe solitario e evanescente, ma si rivela anche un ragazzo forte e generoso, con una colpa da scontare con se stesso. Nami, che pensava non sarebbe mai cambiata, tanto meno per amore, comincia a "tingersi dei colori di Zoro" e, senza neanche rendersene conto, finirà per innamorarsi completamente di lui. Questo amore impetuoso, che scorre sempre in avanti con la forza e la decisione dell'oceano, riempirà le loro vite, unendoli in un legame profondissimo
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Ricominciare a mio modo


Ho cambiato città

e ho capito a metà

di esser solo tra la gente

che cammina con me

quando tu sei distante...”



Un lieve tepore mi accarezza la guancia esposta, cullando ancora di più l'unico momento del mio sonno senza incubi...

Il venticello che muove maliziosamente la tenda color mandarino si addentra, malandrino, tra le mie narici, facendomi assaporare la brezza dei primi giorni autunnali.

Settembre era già inoltrato, e aveva portato con se tantissime novità.

A cominciare dal mio trasferimento a Tokyo, città ancora del tutto sconosciuta.

Erano stati il suono dei clacson, le corse frenetiche, il cinguettio dei passeri allegro e spensierato che continuamente tempestavano il mio timpano a farmi compagnia in quei primi giorni solitari nel mio nuovo appartamento.

Ebbene si! Erano ormai tre giorni che me ne stavo ben bene rintanata tra le mura domestiche

Ma la fortuna questa volta era dalla mia parte ed aveva un nome: Take Away da Nippo, appena a due passi dal portone di casa.

No, non sono affetta da sindrome Hikikomohori come potrebbe sembrare.

Sono semplicemente un'amante della solitudine, e preferisco mille volte i rumori, gli schiamazzi e le grida dei bambini ai dialoghi poco fecondi...


Ma torniamo a noi.

Oggi sarebbe stato un giorno importante.

Avrei varcato i cancelli della mia nuova scuola, fortunatamente per l'ultimo anno!


Eccolo il suono forte e deciso della mia sveglia: “Nothing else Matter”dei Metallica.

Tengo a precisare che è solo grazie alla modalità “Personalizza tono” se non si è ancora ritrovata all'altro mondo, scaraventata per terra dal mio famoso gancio destro da prima mattina.


Bene, è ora.

Mi alzo a fatica dal letto, stiracchiandomi ben benino, e corro verso il bagno.

Doccia lunga e fredda, l'ideale per eliminare i brutti pensieri e rigenerarmi.

Mi dirigo verso l'armadio, cercando di scansare a fatica scatole e scatoloni che ancora albergano nella mia stanza, ma lo trovo completamente vuoto e impolverato.

Mmm...direi che è arrivato il momento di dare una ripulita qua!” penso agguantando i primi vestiti ancora buttati alla meglio nella valigia.

Un paio di leggins neri e una larga maglia a maniche corte dello stesso colore, eccezione fatta per la piccola stampa sulla schiena: un grosso e, all'apparenza, gustoso mandarino.

Perfetto per non attirare alcun tipo di attenzione.

Chignon alto per fermare quella tempesta arancio che mi ritrovo al posto dei capelli, un ultima occhiata allo specchio e le classiche parole di auto-convincimento:

Yuppi-oh! Oggi sarà una giornata fantastica!” grido in maniera sarcastica, con un mezzo sorriso accennato,occhi perplessi e pugno alto sulla testa.


Lo sguardo è catturato dalla sveglia che segna quasi le otto.

Maledizione, sono terribilmente in ritardo.

Fanculo! Nemmeno il tempo del caffè. Odio già da adesso tutto questo!”


Con mia grande sorpresa arrivo all'istituto Thousand Sunny appena una manciata di minuti prima del suono perentorio della campanella.

Momento perfetto per assaporare l'intenso sapore della mia compagna preferita: una Lucky Strike.

E mentre rilasso i muscoli e mi preparo ad indossare la mia solita maschera di freddezza e indolenza, nella mia testa, già drasticamente provata dalla mancanza di caffeina, rimbombano brusii, risate femminili isteriche, tipiche adolescenziali e nauseanti frasi frivole provenienti da ormoni maschili ai primi subbugli.

Oh ma guarda! I miei nuovi compagni! Ossia una massa di carne stereotipata che cammina in branco, capitanata dall'unico scimmione divenuto capo esclusivamente per grazia di quei quattro peli pubici che, per magia, sono spuntati fuori dal nulla! Io ribadisco: odio tutto questo!”


Mi incammino per i corridoi alla ricerca della mia nuova prigione formato 4x4.

L'odore che si respira è quasi come quello dell'ospedale, un profumo sterilizzato, neutro.

Credo di amarlo.

Ancora così perfettamente puro...

Incontaminato.

Così differente da me.

Mmm, buono. Mi piace assai” mi ritrovo a pensare mentre sorridendo urto alcune matricole.

Sono così allegre, appaiono piccole e indifese.

Aspetto grazioso, amicizie fedeli e magari chissà... Animate da quella grande voglia di incontrare il “Principe azzurro”.

Ecco il mondo che scovo riflesso nei loro occhi candidi.

In fondo non sono mica così insensibile!

Semplicemente non immergo in sogni simili la mia anima.

Sta bene nel suo luogo chiuso e confortevole. Lontana da inutili perdite di tempo.

L'ho imparato ormai, a mie spese: nulla è per sempre!


Eccomi di fronte alla porta scorrevole.

Un profondo respiro e via!

L'immagine che mi si presenta davanti è ovviamente quella della tipica scenetta scolastica.

C'è la bellezza incompresa della classe, super truccatissima, col suo vestiario strano e i capelli rosa shock, unico mezzo per attirare l'attenzione, intenta a mettersi un rossetto troppo rosso per i miei gusti.

Accanto a lei il Giulietto biondo, con due occhi a cuoricino che schizzano dalle orbite ad ogni nuovo movimento ondulatorio del rossetto.

Scovata quella che dovrebbe essere la secchiona, primo banco, capelli neri, lunghi e lisci, e occhialetto tattico.

Eccolo poi avvistato lo stralunato, col suo sguardo sognante e stupido, accompagnato dalle perenni dita nel naso, attente a scovare chissà quali tesori nascosti.

Il burlone un po' scemo che, con una fionda improvvisata, lancia delle palline di carta su quello che, facendo un rapido calcolo, dovrebbe essere il cattivo e fuori dalle regole.

Ogni scuola che si rispetta ne ha almeno uno!

Il tipo in questione dorme profondamente, con quella sua zazzera verde depositata con urgenza sul banco.


Che palle!Tutto noiosamente ordinario” penso tra me e me prima che l'insegnante mi richiami alle dovute presentazioni.


Eccomi! Pronta a recitare la mia commedia umana.

Presentarmi come una persona diversa da quella che sono non sarebbe servito a niente.

Salve a tutti, il mio nome è Nami Cocoyashi, vengo da un paesino poco distante di nome Coconut Village.

Mio padre è morto sei anni fa per colpa di un infarto.

Mia madre è rinchiusa in un ospedale psichiatrico...

Depressione cronica post traumatica hanno detto, probabilmente dovuta alla morte del marito.

Fortunatamente non ho fratelli e sorelle e l'unico parente rimasto è uno zio non troppo gentile.

Per cui, da un po' di tempo, vivo da sola in questa città.

Questo è tutto quello che ho da dirvi, credo di aver risposto ad ogni vostra curiosità e spero vivamente che i dialoghi tra di noi si limitino al cordiale saluto.

Sapete, non ho una grande voglia di fare amicizia, e odio le perdite di tempo.

Bene. La mia presentazione finisce qui.”

L'atmosfera dopo le mie parole cambia sottilmente.

Il professore mi guarda con uno sguardo misto tra lo stupito e l'iracondo , la ragazza troppo truccata continua ad adoperare specchietto e rossetto, la secchiona si cala impercettibilmente gli occhiali sul naso, scrutandomi con fare caritatevole.

Il ragazzo stralunato mostra con orgoglio l'indice, unto di una strana e verdognola sostanza

Il tipo biondo mi sovrasta di cuoricini immaginari, mentre il cecchino nasone è intento a recuperare la pallottola caduta a terra.

All'improvviso però mi accorgo di un colore nuovo che mi sovrasta.

Sono gli occhi neri e profondi di mister zazzera verde.

Per la prima volta in tutta la mia folle vita non riesco a decifrare uno sguardo.

Mi sento terribilmente disorientata e impaurita....



Zoro mi ha sempre presa alla sprovvista. Mi ha sempre attratta nel suo vortice infinito come una calamita, lasciandomi spiazzata e con uno strano senso di confusione nel cuore.

Io davanti a lui ero inerme, non potevo far altro che lasciarmi andare alla corrente del suo mare...

Non era stato un colpo di fulmine o qualcosa del genere, ma in quel momento mi sembrò come se il cuore mi si spezzasse.

Fu esattamente quella sensazione di dolore.





Ho cambiato città,

e ho sfiorato l'idea

di esser solo tra la gente

che cammina con me

quando tu sei distante...”


Note dell'autrice: Salveeee! Eccomi di ritorno come vi avevo promesso.

Mamma come sta scorrendo la mia mano mentre scrivo questa storia. Molto felice io sisi ^^

Innanzitutto ringrazio chi ha recensito la mia prefazione, chi lo ha semplicemente letto, e chi l'ha segnato come seguito e/o preferito.

Mille volte grazie.

E pre-ringraziamenti a chi farà tutto questo con il secondo capitolo.

Ora delucidazioni: Il testo in neretto è una canzone di Daniele Grof intitolata “Ho cambiato città”

Mentre la Sindrome Hikikomohori significa letteralmente “stare in disparte, isolarsi”, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra questi, la particolarità del contesto familiare inGiappone, caratterizzato dalla mancanza di una figura paterna e da un'eccessiva protettività materna, la grande pressione della società giapponese verso autorealizzazione e successo personale, cui l'individuo viene sottoposto fin dall'adolescenza. Il termine hikikomori si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale.

   
 
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