Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Halloween_    20/06/2014    2 recensioni
Aysel non ha null'altro che un telo scuro nella testa: niente ricordi e per lei tutto parte dal momento in cui si sveglia in una strana stanza.
Ha paura, sì, ma è anche intenzionata a fare l'impossibile per riavere la sua memoria e, forse, la sua attrazione quasi maniacale per il cielo notturno significa qualcosa.
Il destino, però, le rema contro e tra tutte le sfortune è riuscita a stuzzicare anche la curiosità dell'Oracolo di Kou. La terrorizza, quel Judal, eppure la attira come un cielo stellato terribilmente oscuro e affascinante.
~.~.~.~.~.
{STORIA IN REVISIONE}
.~.~.~.~.~
Kuro❤︎
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo I

Amnesia.



Rimase a lungo sdraiata a piangere, finché anche le lacrime terminarono e rimasero solo dei lievi singhiozzi a scuoterla; ma alla fine si placarono lasciandola inerme e più confusa che mai.
Mettendosi a sedere lentamente sollevò gli occhi fino al soffitto semplice e bianco; una sensazione come di delusione le solleticò le viscere, durò comunque il tempo di un battito di ciglia e scomparve. Volse la testa a destra e sinistra, studiando con perizia l’ambiente circostante che non le richiamava nulla alla memoria –probabilmente, era la prima volta in vita sua che vedeva quella stanza.
Oppure no… Magari c’era già stata…
«Ah, basta! Se vado avanti così mi verrà solamente un gran mal di testa, senza aver concluso nulla, per giunta!» borbottò con le mani tra i capelli. Poi si tirò in piedi avanzando fino a un mobile di legno sormontato da uno specchio ovale.
Storse la bocca sporgendosi in avanti finché sfiorò con la punta del naso la superficie fredda dello specchio, al contatto si scostò sorpresa «È freddo.» affermò nel silenzio generale; si studiò alcuni minuti «Sono uguale al sogno… Oh, ho gli occhi blu… Carini.» sbatté le palpebre ammirando il colore dei suoi occhi, non dissimile da quello di un cielo rischiarato dalle stelle.
Con la mano spazzò la superficie legnosa del mobile completamente spoglia, si accomodò raccogliendo le ginocchia al petto e posandovi sopra il mento: da lì aveva un’ottima visione della stanza intera.
Le pareti rossicce parevano più intense illuminate dall’ultimo sole della giornata, così l’enorme letto a baldacchino posto alla sua destra risplendeva, ma forse il merito era delle coperte amarantine e dei cuscini dorati che lo coprivano nella quasi totalità, mentre le colonne sormontavano stoffe leggere del medesimo tono dei lenzuoli, dedite a celare quel soffice materasso.
«In tutti quei cuscini si potrebbe affogare qualcuno.»
Liberò le gambe lasciandole a penzolare placidamente qualche centimetro sopra il pavimento rivestito di tappeti elegantemente ricamati, anche se erano ruvidi a contatto con i nudi piedi.
Il sole morente passava attraverso due coppie di ampie finestre ai lati della porta d’ingresso –rigorosamente chiusa–, spargeva i caldi raggi carezzando anche la pelle nivea della ragazza che intanto si crogiolava nel loro calore.
Assottigliò gli occhi blu quando incontrò quel giaciglio di cuscini e stoffe che l’aveva accolta durante il sonno, a discapito dell’apparenza era una nicchia soffice e calda proprio a un passo dal baldacchino. Le venne spontaneo uno sbadiglio perché sentiva il sonno assalirla nuovamente. O forse era solo annoiata. Magari entrambe le cose… Oppure –quasi sicuramente– tentava di relegare i pensieri sulla “situazione” attuale in un angolino buio e dimenticato della mente sopita. Dormire appariva come un’ottima soluzione per non pensare a nulla; a patto che non avesse fatto altri sogni strani.
Oramai intravedeva il cielo bluastro della sera, il sole si era finalmente ritirato e avrebbe fatto nuovamente la sua comparsa solo alcune ore più tardi, però, in quel momento, toccava a sua sorella, l’argentea luna, sostituirlo nel prezioso compito di rischiarare la volta celeste.
Rimase incantata quando voltandosi incrociò il suo riflesso illuminato a malapena dalle prime stelle «La prima stella della sera… Venere…» mormorò assorta, nemmeno si accorse della porta aperta e la figura che entrò: almeno finché non fu rispecchiata nella superficie vetrosa.
Sorrideva divertita e quando la ragazza incrociò gli occhi cremisi del nuovo venuto sentì il cuore fermarsi per ripartire più rapido, credeva le sarebbe uscito dal petto; tentando d’indietreggiare perse la presa sul pezzo di mobilio e scivolò. Una scossa di dolore le invase la schiena in corrispondenza del bacino e risalì fino al collo «Che male.» mugugnò scostando le gambe rimaste distese lungo il mobile e si mise seduta massaggiandosi la zona dov’era atterrata di peso.
«Che stupida che sei.» la derise una voce maschile. Facendo perno scattò in piedi, la ragazza, ignorando il fastidio che le percorreva strisciante il bacino e puntò gli occhioni blu in quelli scarlatti di lui.
Erano magnetici, affasciante e inquietanti.
E lei ne era attratta come una falena sente il richiamo della luce.
«Sei tu ad avermi spaventato!» protestò incrociando le braccia al petto «Chi sei?» chiese. Sentiva una strana irritazione pizzicarle le viscere ma l’ignorò, probabilmente era dovuta al tono grondante arroganza del ragazzo. Pur avendo un vuoto totale in testa, era sicura di non aver mai incontrato un tizio così presuntuoso, dai modi infantili –perché darle della “stupida” era infantile eccome–, capace d’infastidirla nel tempo di una frase, ma affascinarla al primo sguardo: non era umanamente possibile!
Eppure, era accaduto per davvero… O, magari, stava sognando di nuovo. Per appurare o smentire quella possibilità e sfruttando il fatto di tenere ancora le braccia incrociate al petto, afferrò un pezzo di pelle, sopra il costato, e lo premette così forte tra le dita da lasciarsi sfuggire una smorfia contrariata.
No, non stava sognando e, ovviamente, il flebile mugolio di dolore che aveva esalato un istante prima al moro non era per niente sfuggito, tant’è che un sorriso obliquo incurvò le sue labbra sottili.
«Davvero?»
«Cosa?»
«Non sai chi sono?»
«No… Perché?» replicò confusa la ragazza inclinando appena il capo a destra e sollevando la mancina fino alle labbra, con fare pensoso.
Era piuttosto stupito perché solo un idiota –e forse nemmeno quello– poteva non conoscere il Magi dell’Impero Ko, «Sono il Magi Nero, Judal.» disse con un certo fastidio per essere stato costretto a presentarsi, «Adesso dovresti essere tu a presentarti, non credi piccola stupida?»
Sbatté un paio di volte le palpebre, basita dai modi di Judal, ma con un sonoro morso all’interno della guancia si trattenne dall’insultarlo «Ecco…» come si chiamava? Non rammentava nemmeno quello, diamine! Con un pesante sospiro chiuse gli occhi, escludendo l’irritante ragazzo dalla sua visuale, e si concentrò sull’enorme voragine nera che era la sua memoria; doveva avere per forza un nome, non poteva esserne priva, no?
Non seppe per quanto tempo rimase così, con gli occhi chiusi a setacciare il nulla, ma alla fine qualcosa riaffiorò. Era un piccolo brandello che si affrettò ad afferrare saldamente tra le dita nivee: cinque lettere. Un nome. Il suo nome.
«Mi chiamo Aysel.» affermò sicura che fosse corretto, soddisfatta che almeno adesso un piccolo puntino bianco rischiarasse quell’oblio; sollevò nuovamente le palpebre e fuori era buio completamente. Ebbe un forte impulso di scattare all’indietro nell’istante in cui si ritrovò il volto del moro a un soffio dal suo; si era dovuto piegare un po’, Judal, per raggiungere l’altezza della ragazza di almeno sei o sette centimetri più bassa.
Si scrutarono, ognuno in attesa che l’altro facesse qualcosa –qualsiasi cosa– ma non accadde nulla, almeno finché il Magi non tornò eretto allontanandosi di un paio di passi «Puoi anche respirare adesso, stai diventando blu.» fece divertito, mentre Aysel cacciava fuori l’ossigeno che nemmeno aveva percepito di star trattenendo nei suoi poveri polmoni.
«Sei irritante.»
«E tu stupida, hai impiegato almeno cinque minuti a dire il tuo nome!» scosse la testa facendo ondeggiare la lunga treccia, «Cos’è, per sapere da dove vieni aspetterò un mese?» scoccò un’occhiata di pura arroganza all’argentea: si aspettava di vederla riflettere ancora con l’intenzione di sbattergli in faccia l’informazione. Magari, pensò il moro, avrebbe potuto aggiungerlo –qualsiasi luogo fosse– ai potenziali obiettivi di Al Sarmen. Così, giusto per avere la soddisfazione di vedere la disperazione sul visetto di quella ragazzina impertinente e assaporare un po’ di devastazione.
Ma la ragazza, invece, avanzò sollevando il viso contratto in un’espressione d’ira mista a disperazione e picchiettò insistente il petto solido di Judal, «Che colpa ho io, se non ricordo nulla?!» abbaiò prima di chiudere la mano a pugno e sostituirla al dito: assestò un solo, debole, colpo.
Rimase interdetto per alcuni istanti il giovane, non si aspettava una rivelazione del genere… Sorrise, pregustava già il divertimento che avrebbe tratto dal tormentare quella ragazzina stupida e, a quanto diceva, senza memoria.
«Amnesia? Sei tu a non ricordare, quindi è ovvio che la colpa sia tua, Aysel~.» strascicò il nome e si allontanò lasciando la suddetta ragazza immobile e basita; Judal, invece, lasciò andare il suo corpo a peso morto e sprofondò nel letto. Per il momento aveva perso interesse ad ascoltarla lamentarsi, quindi il modo migliore per ignorarla era farsi una bella dormita.
«Ma che-?!» sbottò Aysel, «Idiota di un essere senza utilità!» urlò contro il Magi che dormiva beato circondato da stoffe e cuscini, in cui sperò vivamente annegasse senza possibilità di salvarsi. Irritata percorse ad ampie falcate la distanza che la separava dalla porta e l’aprì.
O almeno provò.
Un brivido gelido minacciò di mutare il suo cuore in un blocco di ghiaccio e sentì che batteva più rapido; staccò la mano dalla fenditura che serviva per aprire la porta e mosse un paio di passi all’indietro. Osservò la mano arrossata e umidiccia, dove piccole schegge ghiacciate stavano fondendo per il calore del suo corpo.
«Quindi, io sarei rinchiusa qui…» borbottò Aysel «MI STAI PRENDENDO IN GIRO?!» sbraitò così forte che probabilmente tutto il palazzo l’aveva sentita. In cuor suo, alla fine decretò che peggio di così non poteva proprio andarle.
















{Angolo di una Festa}
Primo capitolo, yuppi! ~
Il prologo non ha avuto molto successo, povera me... Però ringrazio la carissima Lula per la recensione, mi ha tirata su di morale! ❤︎
Un grazie di cuore anche a chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite: spero cresciate sempre più! c":
E finalmente entra in scena il personaggio più atteso... Judal! Le cose non iniziano bene, ma, diciamocelo, è davvero irritante se ci si mette e la cara Aysel non ha proprio un carattere mite e sottomesso, ahaha.
Sono di fretta, motivo per cui ho aggiornato a quest'ora, perché devo uscire e tornerò solo domani. Mi aspetto tante recensioni *occhioni da cucciolo*. No, beh, mi farebbero piacere però... Si vedrà. Spero vi piaccia la storia, come inizio è un po' lento però le cose dovrebbero movimentarsi un po' andando avanti; nemmeno io so ancora bene cosa accadrà, dipenderà tutto dal momento in cui scriverò.
Per qualsiasi errore fatemelo pure notare, anche le critiche sono ben accette purché costruttive e fondate.
Alla prossima settimana ❤


Kuro
   
 
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