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Autore: dreamyD    20/06/2014    7 recensioni
Sequel di "Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il sole esiste per tutti".
Continuano le avventure dei Malandrini e Sunshine, avete voglia di seguirli?
Siate buoni e recensite!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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Tieni gli occhi bene aperti

 

 

Era un Febbraio nevoso quello di quell'anno. Il primo giorno del mese era sorto con una tempesta di neve che aveva costretto ad annullare gli allenamenti di Quidditch e le lezioni di Erbologia e aveva costretto Hagrid a chiudersi in casa con una scorta extra di legna per scaldarsi e di cibo, viste le difficoltà di attraversare il prato per arrivare a scuola.

La tempesta di neve era continuata per due giorni e qualcuno aveva scherzato sulla possibilità che non smettesse più, ricoprendo l'intero castello con la sua bianca coltre e seppellendoli lì per sempre (quando ci si metteva Sirius sapeva essere parecchio catastrofico).

Poi però era finita e un pallido sole, incapace di sciogliere quella coperta bianca, aveva fatto capolino tra le nuvole.

Due settimane dopo, precisamente il 14 Febbraio, Hagrid si era avventurato nella Foresta Proibita per controllare come stessero i Centauri e per vedere che danni avesse fatto la neve, mentre il castello si svegliava in un'atmosfera stranamente elettrica. Era una tensione nell'aria che proveniva da chissà dove e portava a cose altrettanto sconosciute, ma si propagava attraverso le risate nervose delle ragazze e nelle occhiate stranite dei ragazzi, nei rimproveri secchi dei professori e nell'espressione corrucciata di Silente.

Remus si era alzato prima del solito, prima anche di Frank, che ancora dormiva profondamente e si era avventurato, ancora a piedi scalzi e in pigiama, nella Sala Comune deserta, illuminata dalla prima luce dell'alba, amplificata dal biancore della neve.

Il pavimento era gelido e il freddo si trasmetteva dalle palme dei piedi per tutto il corpo, ma era tutto così tranquillo, come sospeso, che Remus voleva goderselo ancora un po', prima di affrontare la giornata.

Un giornale, abbandonato su una poltrona, aveva attirato la sua attenzione con il suo titolo preoccupante.

DONNA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA RITROVATA MORTA DA UN BABBANO

Remus lo aveva preso in mano e aveva dato una letta veloce all'articolo. Una giornalista era scomparsa più di una settimana prima ed era stata trovata morta da un postino babbano, abbandonata in un angolo di una sudicia strada, senza apparenti segni di violenza.

Remus aveva rabbrividito: cose del genere gridavano magia oscura da ogni parola, ma nessuno aveva il coraggio di dire “Mangiamorte”.

Nessuno ne sapeva molto, erano solo sussurri e mezze frasi captate da genitori e insegnanti, ma si facevano più rumorose ad ogni articolo del genere, ancora piuttosto radi, per fortuna.

Uno scricchiolio aveva attirato l'attenzione di Remus, ma non aveva visto nessuno. Questo però gli aveva dato la forza di alzarsi dalla poltrona e tornare in camera, trovando il bagno occupato da Frank e Sirius che si rigirava pigramente nel letto, svegliandosi lentamente, alzando un mugugno confuso che forse era un buongiorno, quando si accorse che anche Remus era sveglio.

«'Giorno.» salutò Remus con uno sbadiglio. Forse alzarsi così presto non era stata la migliore idea del mondo, soprattutto dopo la passeggiata della sera prima fino a Mielandia e poi in giro per Hogsmeade, profondamente addormentata, ma ormai era fatta. Non era poi così strano dormire meno ore di quelle di cui avrebbero avuto bisogno per loro.

Sirius si stiracchiò, poi lanciò un cuscino a James, tanto per svegliarlo con dolcezza, ridendo del suo mezzo strillo.

Peter si svegliò di soprassalto al rumore improvviso, esclamando qualcosa di indistinto.

Frank sentì Remus sospirare e poi ridere, ma lui aveva altro a cui pensare. Era San Valentino e tutto doveva essere perfetto. Alice se lo meritava.

A colazione mazzi di rose venivano recapitati alle fortunate fanciulle da ragazzi imbarazzati, mentre le altre guardavano invidiose o, in qualche caso, divertite.

Lily ricevette un piccolo bouquet di rose rosa e bianche da Aaron, Mary ricevette diversi mazzi di rose e altri fiori, mentre Frank, arrossendo fino alla punta delle orecchie, porse ad Alice rose rosse e cioccolatini, mentre Marlene rideva, divertita dall'imbarazzo delle amiche.

Charlotte arrossì e abbassò la testa, evitando le domande delle amiche, quando un gufo lasciò cadere un unica rosa rossa dal lungo gambo senza spine di fianco al suo piatto, mentre James, dall'altra parte della Sala Grande, sorrideva soddisfatto tra sé, senza che i suoi amici riuscissero a capire che cosa diavolo gli prendesse.

Le lezioni vennero spesso interrotte dai rimproveri dei professori, irritati dal chiacchiericcio delle ragazze e dall'arrivo di bigliettini, che planavano di fronte al destinatario emozionato.

Quando scese la sera ormai la gran parte della popolazione di Hogwarts si era stancata di fiori, cioccolatini, poesie, canzoni, regalini e smancerie e ringraziavano che finalmente quel giorno stesse giungendo al termine, mentre qualcun'altro, soprattutto ragazze, esprimevano silenziosi desideri perchè quella giornata non finisse mai, per gustarsi quell'atmosfera più a lungo o forse sperando in qualche regalo che ancora non era arrivato.

Remus cercò di convincere gli altri a saltare la cena e di farla dopo nelle cucine, per evitare di trovarsi ancora una volta in una stanza piena di persone che manifestavano il loro amore, ma Sirius disse che a San Valentino era dieci volte più facile avvicinare le ragazze sole e deluse, convincendo anche Peter a stare dalla sua parte.

James, da parte sua, non sembrava toccato da niente di tutto ciò e aspettava semplicemente che scendesse la notte e tutti si addormentassero per poter incontrare Charlotte.

Quando finalmente raggiunsero insieme la porta della “loro” aula, la baciò con dolcezza e le propose una passeggiata per i corridoi deserti, portandola fino in cima alla Torre di Astronomia.

«Hai freddo?» domandò, vedendola rabbrividire.

Se ne stavano seduti sul davanzale, lui tenendola ben stretta per le spalle con il timore che scivolasse e cadesse, a guardare la neve che copriva ogni cosa e le stelle che cercavano timidamente di farsi strada tra le nuvole. Si congelava e la pietra su cui erano seduti non aiutava di certo a stare più caldi, ma la vista era stupenda e poi James poteva sempre usare la cosa come scusa per tenere la ragazza più stretta.

«No, James, sto morendo di caldo.» rispose sarcastica Charlotte, le guance solitamente pallide arrossate dal freddo.

«Non essere sarcastica con me, Rosier.» le soffiò James, baciandola poi sotto all'orecchio, facendola rabbrividire ancora, se per il freddo o per qualcos'altro non lo sapeva.

«Domani vi allenerete anche con questo freddo?» cambiò discorso la ragazza, incrociando le braccia per stare più calda (e per impedirsi di allungare le mani verso James).

«Ovviamente. Nessun tempo può fermare Corinne.» rispose divertito il Grifondoro.

«Non dirlo come se tu non fossi esattamente uguale.» lo riprese con una mezza risata Charlotte, girandosi per strofinargli il naso congelato sul collo, facendolo sobbalzare.

«Questi sono dettagli assolutamente irrilevanti.» ribatté James, con aria superiore, prima di ridere anche lui.

Era così facile stare con Charlotte in quel modo, da soli, nascosti al mondo. Perchè però allo stesso tempo stare con lei doveva portare anche a tanti problemi? Sarebbe stato bello poter pranzare insieme, andare a prenderla a lezione, parlare di lei con i Malandrini, senza dover temere le reazioni degli altri. Non che a lui importasse, non gli era mai importato di che cosa pensasse il resto del mondo, gli bastava essere felice, ma Charlotte era stata piuttosto categorica. James sapeva che in realtà temeva la reazione di suo fratello e anche quella di suo padre, anche se non l'aveva detto, quindi rispettava la sua richiesta. Non per molto comunque, prima o poi l'avrebbe convinta a non avere più paura.

«A cosa stai pensando?» domandò Charlotte, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

«A quanto sarebbe bello andare a bere qualcosa di caldo ora.» rispose con scioltezza James, abbassando lo sguardo verso di lei, che teneva la testa appoggiata alla sua spalla, ma che la sollevò immediatamente, spalancando gli occhi.

«Andiamo?» chiese subito la Serpeverde, con un entusiasmo che fece sorridere James.

«Non ti piace proprio qui, eh?» la prese in giro, aiutandola però a scendere dal davanzale, per poi seguirla con un salto.

«Non è colpa mia. Se fossi rimasta ancora un po' ferma lì mi sarei trasformata in una statua di ghiaccio!» protestò Charlotte, abbassando la voce quando aprirono la porta della torre per scendere le scale.

«E quale sarebbe stata la differenza dal solito?» chiese James, rispondendo alla sua occhiataccia con un sorriso.

«Taci Potter, non vorrai che Gazza ci senta. Gli potrei dire che mi hai rapita.» scherzò Charlotte.

«Non ci crederebbe nemmeno uno come Gazza. Piuttosto saresti tu ad aver rapito un povero ragazzo indifeso come me!» replicò James, prendendola a braccetto e trascinandola verso una scorciatoia.

Quasi un'ora dopo, James e Charlotte stavano di fronte all'entrata nascosta della Sala Comune dei Serpeverde, dopo aver gustato una cioccolata, aver fatto una passeggiata e aver riso fino alle lacrime.

James guardò la ragazza negli occhi: erano sempre così luminosi e privi di nuvole quando rideva così!

Si sporse in avanti e le rubò un bacio, interrompendola a metà di una frase e facendola imbronciare.

«Non ti interessa proprio quello che stavo dicendo, eh.» si lamentò la Serpeverde, alzando gli occhi al cielo.

«Assolutamente no.» rispose imperturbabile James, baciandola ancora, questa volta con più calma.

«Buonanotte, James, ci vediamo domani.» salutò Charlotte, staccandosi e girandosi per sparire. James però la prese per un polso, la fece girare e la attirò di nuovo a sé, baciandola ancora.

«Buonanotte.» sorrise sornione, lasciandola andare e osservando le sue guance rosse e i suoi occhi spalancati.

«Prepotente.» sbuffò lei, ma poi sorrise anche lei, mormorò la parola d'ordine e se ne andò, silenziosa come un soffio di vento.

James se ne tornò con calma in camera, trattenendo il desiderio di fischiettare, sereno.

Si infilò a letto e, pensando ancora a Charlotte, si addormentò in pochi istanti, senza notare che non tutti i respiri della stanza erano quelli lenti e quieti di chi dorme.

Remus giaceva infatti con gli occhi spalancati, chiedendosi dove fosse stato James senza di lui. All'inizio aveva pensato che fosse in giro con Sirius, ma poi l'altro era tornato da solo (o meglio, accompagnato da una ragazza che ridacchiava e gli arpionava un braccio, spettinata e scomposta) quando tutti erano (o sembravano) addormentati e James non si era fatto vedere.

Che cosa stava combinando?

Tormentato da quei pensieri si alzò per bere un po' d'acqua, dirigendosi verso la finestra sul cui davanzale era posata la brocca, ma quando passò di fianco al letto di Sirius, si sentì afferrare improvvisamente il polso.

Anche Sirius era sveglio e lo guardava con gli occhi spalancati, facendogli segno di stare in silenzio.

Remus gli fece segno di alzarsi e con un sospiro l'altro obbedì, seguendolo in Sala Comune.

«Che succede?» chiese Sirius, lasciandosi cadere su una poltrona e raccogliendo le ginocchia al petto per stare più caldo.

«Speravo che tu avessi la risposta, a dire il vero.» rispose Remus, buttandosi sulla poltrona di fronte alla sua, ma Sirius scosse la testa.

«Io non ne so niente. Oggi non avevamo in programma nessuna..passeggiata.» Sirius sbadigliò, strofinandosi gli occhi.

Se Remus sperava che James gli avesse detto qualcosa a proposito delle sue uscite solitarie (non era la prima volta che le notavano, checché ne pensasse l'interessato) era rimasto deluso: lui non ne aveva la minima idea.

«Quindi che facciamo? Lasciamo che passeggi in solitaria, se lo è davvero, solo intendo, o indaghiamo?» chiese dopo un po' Sirius, gli occhi fissi sulle braci che andavano raffreddandosi nel caminetto.

«Sai cosa potremmo fare? Prendere due piccioni con una fava e usare la Mappa. Così possiamo scoprire come mai non dice sempre la verità e anche magari vedere dove va a cacciarsi James a queste ore della notte.» propose Remus, dopo averci riflettuto.

Sirius approvò con entusiasmo, per quanto potesse essere entusiasta a quell'ora tarda, e i due si fecero forza per tornare a letto.

James e Sunshine dormivano nei loro letti, ignari di quanto i segreti delle loro relazioni fossero improvvisamente in pericolo.

 

**

 

«Ciao.» Jared si voltò, un sorriso già stampato in volto, incontrando gli occhi blu di Sunshine.

«Ciao.» rispose, mentre Sunshine lo abbracciava e gli posava un lieve bacio sulla guancia, prima di sedersi accanto a lui.

Non serviva parlare: si guardarono, controllarono che l'altro sembrasse ok e poi si misero tranquillamente a fare i compiti. Avevano trovato quella stanza per caso. Un giorno cercavano un posto dove poter stare tranquilli senza il timore che qualcuno li vedesse e avevano trovato quella stanza. Sapevano che ci doveva essere di mezzo qualche incantesimo (erano più che sicuri che non ci potesse essere un salotto così e che nessuno ne approfittasse), ma non se ne lamentavano.

C'erano delle morbide poltrone, un divanetto, il camino, una finestra e tavolo con qualche sedia. Era piccolo, ma confortevole e ci passavano volentieri il tempo.

Dopo circa mezz'ora, Jared posò il libro di Incantesimi con uno sbuffo e si girò verso Sunshine, immersa nella lettura di un sottile libretto dalla copertina verde, con una ciocca di lunghi capelli biondi avvolta attorno all'indice e il mento posato sulle ginocchia raccolte al petto. Passò qualche istante, la ragazza girò una pagina, il Serpeverde continuò a guardarla, l'orologio sulla parete ticchettava.

«Avanti, che c'è?» sospirò alla fine Sunshine, alzando lo sguardo e puntandolo con un mezzo sorriso negli occhi di Jared.

«Niente. Mi annoiavo e tu sei interessante.» rispose placido quello, senza muoversi.

«Interessante? Ma se stavo leggendo!» rise Sunshine, arrossendo come se lui la stesse prendendo in giro.

«Saresti interessante anche se stessi immobile con un'espressione vuota, Sun.» sbuffò Jared, alzando gli occhi al cielo, sorridendo al rossore sulle guance dell'altra, per poi aggiungere «Comunque pensavo...»

«Oh Godric...» esclamò Sunshine con aria orripilata, facendolo sbuffare di nuovo.

«Oh, zitta! Comunque pensavo...non è che domani vorresti passare la sera con me? Ultimamente stiamo insieme solo poche ore e studiamo sempre..» suggerì Jared, spalancando gli occhi, assumendo quell'espressione che costringeva Sunshine a concedergli ogni cosa chiedesse.

«Non c'è alcun problema. Cosa vuoi fare?» rispose infatti la ragazza, chiudendo il libro e guardandolo con aspettativa.

«A dire il vero ci devo ancora pensare.» ammise Jared, facendola ridere.

«Ok, hai un intero giorno per pensarci! Ora devo andare, ci vediamo domani.» Sunshine raccolse la sua borsa, lo baciò velocemente su una guancia, sorrise ancora e poi corse via, in ritardo per l'appuntamento che aveva con Mary per studiare.

Quando finalmente arrivò in biblioteca la trovò intenta a chiacchierare con Marlene, che sembrava parecchio stressata.

«Ciao, scusa, sono in ritardo.» salutò Sunshine, sedendosi accanto alle amiche.

«Non preoccuparti.» rispose Mary con un cenno della mano, come a voler scacciare via le sue scuse, senza distrarsi da ciò che le stava dicendo Marlene.

«....quindi mancano ancora mesi ai G.U.F.O. ma per la quantità di lavoro che ci danno tutti quanti sembra siano domani! Io non ce la faccio più!» concluse Marlene, abbandonandosi con la testa appoggiata alle braccia, incrociate sul tavolo.

«Ehi, Marlene, sai cosa potremmo fare per distrarti un po'?» propose Mary, cercando di tirare su l'amica, che sollevò la testa incuriosita.

«Farmi ubriacare?» domandò la ragazza.

«No, fare una bella sera solo per noi. Ci dipingiamo le unghie, facciamo i test del Settimanale delle Streghe, ascoltiamo la radio e prendiamo in giro Alice parlando di Frank. Mangiamo cioccolata e, se vuoi, corrompiamo Black e Potter perchè ci procurino Burrobirra.» disse con entusiasmo Mary, felice di vedere come l'amica si illuminava a quella proposta.

«E firewhisky.» insistette però l'altra, impuntandosi.

«E firewhisky, se ce la fanno.» concesse Mary.

«Ti adoro!» esclamò Marlene, attirandosi l'occhiata di rimprovero di Madama Pince, abbracciando di slancio l'amica.

«Lo so, lo so. Lo diremo anche alle altre dopo. Tu ci sarai, vero Sun? Domani è venerdì, potremo stare alzate fino a tardissimo senza che nessuno muoia poi a lezione il giorno dopo! E Emmeline, se non vuole assistere, può andare nel tuo dormitorio o anche dalle sue amiche Tassorosso.» quello che però disse dopo, non arrivò nemmeno alle orecchie di Sunshine.

Il giorno dopo. Come poteva dire di no alle sue amiche? Passavano così poco tempo insieme ultimamente! Però aveva già detto di sì a Jared e le dispiaceva non passare la sera con lui. Aveva ragione, dopotutto il tempo che passavano insieme lo spendevano per la maggior parte a studiare. Come avrebbe potuto rifiutare, il più gentilmente possibile, la richiesta di Mary senza insospettire nessuno?

«Ehi, Sun, ci sei?» la chiamò Mary, sventolandole una mano davanti agli occhi, riscuotendola dai suoi pensieri.

«Sì, sì, scusa. Cosa stavi dicendo?» rispose Sunshine, cercando di concentrarsi.

«Ti stavo chiedendo se allora ti andava di studiare Pozioni.» ripeté Mary, lanciandole un'occhiata strana che però l'altra preferì ignorare.

«Certo, sono qui per questo.» disse invece, aprendo il libro.

Fu quello a farle venire l'ispirazione. Certo, non aveva mai pensato di poter anche solo concepire una bugia del genere e di certo non le faceva piacere imbrogliare così le sue amiche, ma per non farle insospettire e passare tutta la sera con Jared...poteva farlo.

Doveva solo riuscire a trovare un modo per sembrare abbastanza malata da essere ricoverata in Infermeria.

Una volta avrebbe chiesto aiuto ai Malandrini, che di sicuro erano i migliori in quel campo, ma non riusciva neanche più a ricordare l'ultima vera conversazione che aveva avuto con i quattro e non le piaceva andare da loro, rischiando di suscitare chissà che tipo di domanda. Avrebbe dovuto arrangiarsi.

Poteva sempre fingere un forte mal di pancia, bere tutta la pozione al peperoncino che sapeva che Marlene nascondeva nel suo baule per fare dispetti a Alice e andare in Infermeria con la temperatura alle stelle, la gola in fiamme e gli occhi rossi e lacrimanti. Bastava che poi tutto passasse abbastanza da permetterle di uscire con Jared, ma non abbastanza da farla dimettere dall'Infermeria.

Oh insomma, si sarebbe ingegnata in qualche modo!

Passò il resto della sera a prestare ascolto alle amiche solo con un orecchio, impegnata nei suoi piani, ma nessuno sembrò accorgersi di niente. Sorrise, annuì, rispose quando le veniva fatta una domanda e rise quando le altre ridevano, ma se le avessero chiesto di che cosa avevano parlato non sarebbe riuscita a ricordare una sola parola.

Il giorno dopo mise in pratica il suo piano.

Nella pausa pranzo corse in camera di Marlene per prendere la sua boccetta di pozione al peperoncino e la bevve tutta quanta, per quanto bruciasse, alla fine dell'ultima ora di lezione, per poi farsi accompagnare in Infermeria dalle amiche, gli occhi che lacrimavano, il passo malfermo, un forte bruciore alla gola che le impediva di parlare e un mal di pancia tremendo. Ma per il piano, questo e altro.

Convinse le amiche a fare la loro serata anche senza di lei quando Madama Chips le disse che l'avrebbe tenuta in Infermeria in osservazione per gli strani sintomi del suo malessere e aspettò tranquillamente che la pozione che le aveva dato facesse il suo effetto.

Quella sera non mangiò, parlò appena con le amiche passate a salutare, adducendo come scusa il mal di gola, si mise a letto presto e chiuse le tende attorno, dicendo che la luce le dava fastidio. Madama Chips non replicò e non andò nemmeno a controllarla prima di chiudersi nel suo Ufficio, così che Sunshine poté rivestirsi e sgattaiolare via, un sorriso stampato in volto.

Il piano era riuscito.

«Ciao.» salutò la ragazza, abbracciando da dietro Jared che la aspettava, facendolo sobbalzare e ridendo per questo.

«Ciao. Non ero sicuro saresti venuta. Non eri in Infermeria?» chiese sorpreso il Serpeverde, girandosi per abbracciarla per bene.

Sunshine sorrise soddisfatta, lo prese a braccetto e lo baciò su una guancia.

«Devo raccontarti una cosa.» cominciò.

 

Nel frattempo, nel camera delle ragazze del quarto anno, Alice stava entrando con un sacco rosso tra le mani.

«Oh oh oh!» salutò, facendo la voce profonda, mentre le altre ridevano.

Accomodate a terra, al centro della stanza, c'erano Lily, Mary e Marlene, appoggiate su vari strati di cuscini e coperte piegate. Emmeline aveva preferito spostarsi nel letto lasciato libero da Marlene.

Alice appoggiò il sacco e cominciò ad estrarre teatralmente una cosa dopo l'altra, distribuendola al centro del cerchio approssimativo che si era formato.

«Allora qui abbiamo...smalto rosso, smalto verde, smalto azzurro, smalto cambiacolore e in generale una collezione di qualsiasi colore di smalto voi vogliate, gentilmente offerto da me.» le altre applaudirono per scherzo e Alice si inchinò esageratamente.

«Poi abbiamo un fantastico set di maschere di bellezza, offerte gentilmente da Mary.» continuò la ragazza, mentre questa volta fu l'altra a inchinarsi.

«Io quella roba verde non la metto in faccia.» avvisò Marlene.

«Zitta. Poi abbiamo circa una quindicina di numeri del Settimanale delle Streghe, qualcuno di Teenwitch e un paio di Magic!, raccolti con molto impegno da Mary e Lily, con la gentile collaborazione di altre ragazze.» proseguì Alice, distribuendo ordinatamente una ventina di riviste di fianco alle altre cose, per poi immergere di nuovo la mano nel sacco.

«E ci siamo dovute impegnare davvero!» intervenne Lily con aria teatralmente distrutta.

«Basta interrompere! Poi abbiamo il vero protagonista della serata! Il cibo!» dicendo questo, Alice estrasse dal sacco un cestino, contenente dolci e biscotti, un paio di confezioni di gelatine tutti i gusti +1 e una collezione di varie prelibatezze di Mielandia. «Il buffet della serata è stato organizzato solo grazie alla preziosa collaborazione dell'agenzia di catering Malandrini, con la sovrintendenza di Remus Lupin, ma soprattutto con le abilità di James Potter e Sirius Black (pagati profumatamente).»

Lily sbuffò a quell'affermazione, ma otto bottiglie di Burrobirra che Alice estrasse poi, la zittirono prima ancora che potesse dire qualcosa.

«E, infine, premio speciale per la nostra ospite speciale, Marlene McKinnon, una gemma di inestimabile valore (che deve essere restituita piena a metà ai legittimi proprietari, sempre della ditta Malandrini): firewhisky!» Alice estrasse la bottiglia piena di liquido ambrato e la porse a Marlene, che la sollevò in aria come un trofeo.

La serata sembrava iniziata decisamente bene.

 

In quel momento, molti piani più in basso, Sunshine entrava nelle cucine, sorridendo dell'aria sorpresa di Jared.

«Tu...tu sai..sapevi dove sono le cucine?» balbettò il Serpeverde guardandosi attorno.

«Tu no?» ribatté con aria angelica Sunshine, salutando un paio di elfi domestici che risposero tutti entusiasti, chiedendo cosa potessero fare per loro.

«Tu che ne dici Jared? Io ho saltato la cena, ho una fame...potresti cucinarmi qualcosa!» propose Sunshine, sbattendo le ciglia e guardandolo supplicante e maliziosa insieme.

«Cucinare? Io non so cucinare!» replicò Jared, sorpreso da quella richiesta.

«Non sai cucinare? Niente di niente?» esclamò Sunshine, spalancando gli occhi, incredula.

«Ci sono gli elfi domestici per quello, no?» rispose Jared, come se fosse ovvio.

«Nemmeno un uovo in tegamino? Neanche scaldare il latte? L'acqua per il tè?» Jared scosse la testa a ogni domanda. «Oh Godric, dobbiamo rimediare!»

Sunshine si guardò attorno, fino ad individuare un elfo domestico che indossava un lindo asciugamano azzurro come gonnella e che se ne stava a lavorare all'uncinetto di fianco al fuoco, rammendando qualcosa.

«Ciao, Twinkle, posso chiederti una cosa?» domandò la ragazza, abbassandosi fino ad essere alla stessa altezza dell'altro.

«La signorina può chiedere qualsiasi cosa a Twinkle, signorina. Come può aiutare Twinkle la signorina?» fece servizievole l'elfo domestico, balzando subito in piedi.

«Volevo solo chiederti se fosse possibile lasciarmi un angolino, così che io possa insegnare a questo incapace a cucinare qualcosa. Sarebbe possibile?» Twinkle non sembrava convinto, ma dopo aver consultato qualche altro elfo domestico, annuì, accompagnandola fino ad un angolo fornito di lavandino, forno e fornello.

«Questa è la postazione di Twinkle, signorina. Twinkle cucina bene, dicono, signorina. Twinkle non è così bravo anche a pulire, ma Twinkle cucina. La signorina può usare queste cose e Twinke può dare a signorina tutto quello che serve, signorina. Twinkle è a disposizione.» Sunshine gli sorrise e lo ringraziò, facendolo quasi svenire per l'emozione, poi si voltò verso Jared che la guardava perplesso.

«Non capisco perchè vuoi fare questa cosa.» non sembrava molto entusiasta.

«Perchè sarà divertente, perchè sono affamata e perchè voglio vedere che cosa combinerai. Cominciamo?» al contrario, Sunshine sembrava eccitata e sorrideva da un orecchio all'altro. Le ricordava casa, quando si faceva aiutare da sua sorella Angela a fare la cena, le infilava il cappello da cuoco fatto con la carta e si faceva passare gli ingredienti, lasciandola mescolare.

«E se invece andassimo a fare una passeggiata?» tentò Jared, ma Sunshine scosse la testa con decisione.

«No, meglio di no. Altrimenti finiremo per consumare il castello! Cominciamo?» domandò di nuovo.

«Cominciamo.» si arrese Jared, mentre Sunshine cominciava a dirgli che cosa aveva intenzione di cucinare.

Non l'avrebbe mai ammesso, di certo non con qualcuno che non fosse la ragazza, ma lo incuriosiva quella nuova esperienza, facendolo sentire leggermente elettrizzato.

La serata sembrava iniziata decisamente bene.

 

«Lily, non posso credere che sei uscita per ben tre volte con quell'Aaron solo per fare dispetto a Potter e a Black!» esclamò Mary, con le lacrime agli occhi per il gran ridere, la seconda bottiglia di Burrobirra quasi finita in mano.

«Non solo per fare un dispetto a loro!» protestò Lily, appoggiata con la schiena al letto di Alice, impegnata a fare una treccia all'amica.

«Non mi dirai mica che è bello? O simpatico? Quel povero ragazzo è interessante come il sedere di un troll!» intervenne Marlene, che occhieggiava la bottiglia di firewhisky, ancora chiusa.

«Invece è...è...ok, va bene, lo faccio solo per fare dispetto a Potter e a Black! Contente?» cedette Lily, facendo ridere le amiche.

«Tesoro, non andare oltre il terzo appuntamento, o crederà di avere davvero una possibilità.» la avvertì Alice, finendo l'ultimo sorso della sua Burrobirra, per poi mettere la bottiglia insieme alle altre sei già vuote.

«E tu a quanti appuntamenti sei con il tuo Frankie, Ali?» le chiese Mary, aggiungendo anche lei la bottiglia vuota a quella di Alice.

«Non li ho contati.» ribatté la ragazza, orgogliosamente ostinata.

«Bugiarda! Scommetto che sapresti anche dirmi da quanto state insieme in giorni, ore, minuti e secondi!» rise Marlene.

«Tre settimane e quattro giorni, batuffolina, non ti so dire anche le ore e i minuti.» replicò Alice con una linguaccia, rimirandosi poi le unghie di un bell'azzurro cielo, coordinate con quelle dei piedi.

«Vi prego, se dobbiamo continuare a parlare della coppia felice, lasciatemi aprire il firewhisky.» supplicò Marlene, prendendo amorevolmente la bottiglia, quasi coccolandola.

«Mi dici da quando sei un'alcolizzata?» la prese in giro Lily, ignorando il fatto che non solo le altre, ma anche lei, si erano scolate due bottiglie di Burrobirra a testa.

«Da quando l'ho provato alla festa di capodanno di mio cugino e ho scoperto che è fantasticamente sublime.» rispose candida Marlene, aprendo finalmente il tappo e prendendone un lungo sorso. «Forza, vi battezzo nel nome del firewhisky, del gin, dello scotch, della vodka e cincin!» proclamò la ragazza, passando la bottiglia a Mary, che ne prese un sorso con una smorfia.

«Brucia!» esclamò Alice, quasi sputandolo subito, ma riuscendo ad ingoiare.

«Non sono sicura che questa cosa sia permessa. Anzi, sono sicura che non lo è.» obbiettò Lily quando la bottiglia le arrivò in mano.

«Dovevi pensarci prima di prenderla, tesoro. Ora bevi!» la esortò Marlene.

Lily prese un sorso.

«Bleah, è la cosa più orribile che io abbia mai provato!» esclamò storcendo la bocca e rimandando la bottiglia a Marlene.

«Lo dici ora, dolcezza, lo dici ora.» Marlene prese un altro sorso e poi fece ripartire il giro.

Il secondo di molti.

 

«Non posso crederci di stare davvero facendo una cosa del genere!» ripeté per l'ennesima volta Jared.

«Zitto e mescola.» rise Sunshine, passandogli la farina perchè ne aggiungesse ancora un po'.

«Che poi non capisco perchè dobbiamo fare dei muffin ai mirtilli alle dieci di sera.» continuò a lagnarsi il ragazzo, facendo però come gli era stato detto.

«Perchè è divertente, perchè non l'hai mai fatto prima, perchè preparare i muffin fa bene all'animo, perchè sono buoni e perchè mi diverte vederti coperto di farina.» rispose con noncuranza la Grifondoro.

Jared si guardò perplesso, poi riportò lo sguardo sulla ragazza.

«Ma io non sono coperto di farina.» le fece notare, accorgendosi troppo tardi della scintilla malandrina nei suoi occhi.

«Per ora.» esclamò Sunshine, prima di afferrare una manciata di farina e gettargliela contro, ridendo dello strillo del ragazzo, mentre gli elfi domestici li osservavano perplessi e un po' preoccupati.

«Altro che Grifondoro! Sei una serpe velenosa!» sbottò Jared, prendendo un uovo e lanciandoglielo addosso, colpendola alla spalla.

«Ah! Ma guarda questo infame!» boccheggiò Sunshine, rispondendo al tiro, attenta anche a afferrare al volo la ciotola con l'impasto, lasciata pericolosamente in bilico, ma non riuscendo quindi a schivare il lancio successivo dell'amico.

«Sei fuori di testa.» sospirò circa dieci minuti dopo Jared, in piedi in mezzo a qualche metro quadrato di devastazione, sporco dalla testa ai piedi tanto quanto Sunshine.

«Grazie.» sorrise Sunshine, quasi quello fosse stato un complimento, aggiungendo come se niente fosse successo, i mirtilli all'impasto per poi suddividerlo negli stampi e infilare il tutto nel forno.

Solo quando ebbe finito osò guardarsi attorno, sorvolando con gli occhi il disastro di ingredienti sul pavimento e di cinque o sei pentole, cadute nella battagli, incontrando poi gli sguardi scioccati degli elfi domestici, che non osavano intervenire.

«Sei tremenda.» ribadì Jared, scuotendo la testa.

«Oh zitto. Ammettilo che ti sei divertito.» lo zittì Sunshine, ancora sorridendo.

«Io sì, loro un po' meno.» ridacchiò il Serpeverde, facendo un cenno con la testa verso i loro spettatori.

Per tutta risposta Sunshine fece qualche semplice incantesimo e pochi istanti dopo le pentole arano al loro posto e splendevano, il pavimento era lindo e pulito, così come anche i ragazzi.

«E questo dove lo hai imparato?» esclamò sorpreso Jared.

«Su alcuni libri. E dalla signora Potter.» spiegò Sunshine, girandosi poi di nuovo verso gli elfi domestici, in particolare verso Twinkle.

«Grazie per averci lasciato la tua postazione, Twinkle. Sei stato molto gentile.» ringraziò con un sorriso, riscuotendo dalla sua immobilità traumatizzata.

«Twinkle è felice di aver aiutato la signorina, signorina. I signorini desiderano qualcosa mentre aspettano loro muffin, signorina? Twinkle può offrire cioccolata calda e biscotti, come piace a signorina.» propose Twinkle, già pronto ad aiutare.

«Per me solo un tè, grazie Twinkle.» acconsentì la ragazza, imitata da Jared.

Si sedettero su un paio di sgabelli e aspettarono.

 

Marlene prese un altro sorso di firewhisky, poi Lily le rubò la bottiglia, ne prese uno anche lei e la chiuse, mandandola con un incantesimo dall'altra parte della stanza, lontano dalle mani di tutte loro.

«Nooo Lils, sei cattiva, perchè me l'hai portata viaaa?» si lagnò Marlene, mettendo il broncio.

«Perchè avevamo promesso che ne avremmo bevuta solo metà ed eravamo a metà. E poi sei ubriaca.» rispose con pazienza Lily, sentendosi leggera e allegra, leggermente brilla.

«Non shono ubriaca, Lils. Sono un po' alticcia. Niente di ingestibibile...ingestibile.» ribatté Marlene, incrociando le braccia, con aria lievemente offesa.

«Ragazze, vi voglio bene.» sospirò in quel momento Mary, sorridendo beata e provocando le risate incontrollate di Alice.

«Anche noi ti vogliamo bene, Mars.» rispose Alice, abbracciando l'amica.

«Ho voglia di cantare una canzone. Cantiamo una canzone? Ali, canti una canzone?» domandò improvvisamente Marlene, dimentica del broncio di qualche momento prima.

«Lily ha una voce più bella della mia.» replicò Alice, scuotendo la testa.

«Non è vero.» si schermì Lily, la bocca piena di cioccorana.

«Ti ho sentita cantare sotto la doccia, Ali ha ragione.» intervenne Mary.

«Tutti sono bravi a cantare sotto la doccia, Mars. Qualcuno vuole una cioccorana?» chiese Lily, cercando di cambiare discorso.

«Dai cantiamo una canzone! Nelle scintille dei miei incantesimi vedo i tuoi occhi...» cominciò Marlene, per poi bloccarsi «Non ricordo più come continua!» disse, cominciando a ridere, seguita ben presto anche da Mary e Alice.

«Marlene sei tremenda!» la prese in giro Lily, sorridendo.

«Ah! Stronza.» esclamò Marlene, lanciandole un cuscino.

«Ma guarda che bastarda....» boccheggiò Lily, afferrando un cuscino e tirandoglielo a sua volta, solo per colpire Mary, che si era sporta verso il centro del cerchio per prendere una cioccorana.

«Sei fortunata che ti voglia bene, cagna!» strillò Mary, rispondendo al colpo, mentre Marlene rideva soddisfatta.

«Non credere di essere in salvo, meretrice.» sibilò Lily, colpendola con una cuscinata.

«Non sfoderare così la tua cultura, sbruffona!» la rimproverò Alice, cercando di colpirla, ma sbagliando mira, prendendo di nuovo Mary.

«Oh, ma perchè ce l'avete con me?» si lagnò la ragazza, colpendo in un sol colpo sia Alice che Lily.

Ormai era impossibile fermare la guerra.

 

Era tardi quando Jared e Sunshine si trovarono di fronte alla porta dell'Infermeria, un cestino di muffin nelle mani della ragazza, un paio in un sacchetto in quelle del Serpeverde.

«Allora, ti sei divertita?» chiese Jared sorridendo.

«Assolutamente. E tu?» domandò di rimando la ragazza.

«Assolutamente.» si scambiarono un altro sorriso, poi Sunshine sbadigliò, coprendosi la bocca con una mano.

«Allora prima o poi lo faremo ancora, ma niente elfi traumatizzati questa volta.» Sunshine ridacchiò, scuotendo la testa a quelle parole.

«L'unico traumatizzato eri tu, ammettilo.» lo prese in giro, dandogli una spallata leggera.

«Certo, certo. Ora vai a dormire prima di continuare a straparlare.» ribatté lui con una smorfia.

«Antipatico.»

«Buonanotte, Sun.» mormorò Jared, baciandola su una guancia e stringendola brevemente con una mano sola.

«Buonanotte, Jared. Ci vediamo domani.» salutò Sunshine, poi aprì silenziosamente la porta dell'Infermeria e scivolò dentro, facendo il minimo rumore possibile.

Jared aspettò qualche istante per sentire un eventuale strillo di Madama Chips, ma non sentì altro che il silenzio.

Tornò in camera annusando il profumo dei muffin e cercando di soffocare le emozioni che sentiva.

 

In quel preciso istante, Lily sistemava la coperta addosso ad Alice, distesa di fianco a Mary e a Marlene che dormivano vicine, nei letti uniti di Lily e Alice.

Erano andate a letto qualche minuto prima e si erano subito addormentate, mentre Lily se la prendeva comoda in bagno e poi riordinava un po' la confusione che regnava sul pavimento della stanza.

Si sentiva stanca, ma felice. Era tanto tempo che non rideva così, che non si sentiva così leggera, così unita alle sue amiche. Peccato che Sunshine non ci fosse. Magari in quell'atmosfera sarebbe anche riuscita a farla parlare di Jared, ma questa volta non era stata colpa sua. Chissà come stava.

Lily quasi inciampò nella bottiglia di firewhisky, abbandonata mezza piena in un angolo della stanza. La sollevò e la osservò alla luce della luna, poi alzò le spalle, aprì il tappo e ne prese un altro sorso, assaporando il bruciore, il sapore un po' dolciastro, il calore che si lasciava dietro.

Riusciva a capire perchè fosse piaciuto tanto a Marlene: dopo il primo impatto non si poteva resistergli.

La ragazza richiuse la bottiglia e la appoggiò sopra la scrivania, infilandosi poi sotto le coperte di fianco a Marlene, che mugolò appena quando uno dei suoi piedi freddi le sfiorò la gamba.

Lily si addormentò sorridendo.

 

**

 

«Remus.» Remus alzò la testa, riscosso dalla sua lettura dalla voce di Sirius, un po' sorpreso dal tono basso e serio dell'amico.

Sirius se ne stava seduto sul suo letto, la Mappa aperta di fronte a lui, la bacchetta in mano e un paio di libri di fianco. Aveva le sopracciglia aggrottate e si passava pensieroso una mano tra i capelli, le labbra strette.

Remus si alzò e andò a sedersi di fianco a lui.

La camera era stranamente silenziosa. James era all'allenamento e Peter era in Sala Comune a finire i compiti, Frank era con Alice, come sempre ultimamente.

«Che succede?» domandò, allungandosi per osservare anche lui i nomi spostarsi per stanze e corridoi.

C'era qualcosa di profondamente affascinante nell'avere tutto il castello, tutte le persone che lo occupavano, tra le mani. Certo, non era ancora perfetta, mancavano i sotterranei e buona parte dei passaggi segreti che conoscevano, ma vedere ciò che erano riusciti a fare era già una grande soddisfazione, che riempiva sempre il cuore di Remus di orgoglio.

«Ho provato a rifare l'incantesimo, per vedere se cambiava qualcosa, se finalmente ci avrebbe mostrato la verità, ma non ci riesco.» si lamentò Sirius, passandosi una mano sugli occhi.

«Sai, ci ho pensato: forse è un incantesimo del castello, come quello che lo fa apparire come un rudere pericolante agli occhi dei babbani. Forse ci impedisce di farne una mappa completa e di averne sotto controllo tutti gli abitanti.» suggerì Remus, sfogliando distrattamente Storia di Hogwarts, senza sapere nemmeno lui cosa stava cercando.

«Può essere. Però c'è una cosa che non capisco...» disse ancora Sirius, gli occhi fissi su un punto preciso della Mappa.

«Cosa?» chiese Remus, cercando di capire che cosa ci fosse di strano. Ci arrivò nello stesso istante in cui glielo disse l'amico.

«Anche se fosse un incantesimo stesso del castello, deve essere parecchio strano, o forse si blocca. Come mai altrimenti vedrei per la terza volta Sunshine insieme a Jared McCroy?»

Entrambi rimasero a guardare quei due punti, aspettandosi di vederli allontanarsi, di vederli sparire, di fare qualsiasi cosa che non fosse starsene in un aula vuota, uno di fianco all'altra.

«Sirius...» cominciò Remus, notando i pugni stretti dell'amico e la sua espressione non più perplessa, ma sospettosa.

«No, Remus. Non farò niente di stupido, se è questo che ti preoccupa.» sbuffò Sirius, chiudendo con un colpo della bacchetta la Mappa.

«Al dire il vero ti stavo per proporre di andare a vedere se possiamo scoprine di più, ma, se non ti va, evitiamo.» ribatté con aria fintamente indifferente Remus.

Sirius gli sorrise e gli diede un colpo con la spalla.

«Remus Lupin, dovremmo annoiarci insieme più spesso.» ghignò, raccogliendo la Mappa e alzandosi.

«Io non mi annoiavo!» puntualizzò Remus, seguendolo verso la porta.

«Balle.»

 

**

 

James si asciugava distrattamente i capelli con un asciugamano, massaggiandosi una gamba con la mano libera, sul punto in cui Thomas lo aveva accidentalmente colpito con la mazza da battitore (provocando l'ira non solo del possessore dell'arto offeso, ma anche di Corinne). Finì di vestirsi, prese la sua scopa e poi si diresse fuori, gli occhi rivolti al cielo per controllare che ancora non piovesse. Forse fu per quello che non si accorse di Charlotte, seduta sugli spalti, immersa in un libro. Non doveva essere lì da molto, di sicuro durante gli allenamenti non c'era, e sembrava avere quella naturale abilità di rendersi invisibile che la fecero sfuggire per un primo momento allo sguardo di James.

Solo quando anche lei lo notò e si alzò, James si accorse del suo movimento e quindi anche della ragazza.

«Ciao.» salutò Charlotte, avvicinandosi con un sorriso.

«Ciao. Sei venuta ad uccidermi?» domandò James, sporgendosi per baciarla, facendola arrossire.

«Mi hai scoperta. Vieni a farti uccidere in un posto meno aperto del campo da Quidditch?» suggerì la ragazza, rubandogli la sciarpa che si era appoggiato con noncuranza su una spalla e avvolgendosela attorno al collo.

«Non ti dona.» sei bellissima.

«Nemmeno a te.» non è vero.

«Dai forza, andiamo a uccidermi.» James sorrise ancora e la prese a braccetto, rubandole il libro e aprendolo a caso, chiacchierando, prendendola in giro, scherzando, tutto pur di farla sorridere sempre.

Proprio in quel momento, in un punto indefinito vicino al lago, dopo una lunga passeggiata, Sunshine, naso gelato e guance rosse, si stringeva al braccio di Jared, strofinandogli la punta del naso sulla guancia, facendolo ridere.

«Questo è per caso un modo sottile per farmi capire che hai freddo e vuoi andare dentro?» chiese il ragazzo, sciogliendosi intanto il nodo della sciarpa e avvolgendola al collo della Grifondoro, che aveva dimenticato la sua.

«No! Forse? Sì.» rise Sunshine, ringraziandolo e stringendo un po' più forte la sua mano.

Jared rise ancora e liberò la mano per avvolgerle le spalle con un braccio.

«Come vuoi.» acconsentì di buon grado, giocando con una ciocca dei suoi capelli.

Continuarono a camminare lentamente, deviando leggermente verso le serre per non dover attraversare il prato dove tutti potevano vederli senza nemmeno doverci pensare, tanto veniva ormai naturale nascondersi.

Fu qualche istante dopo che il fato, il destino o forse solo il caso fecero alzare gli occhi a Sunshine, facendole scorgere due figure che si allontanavano. Forse fu sempre il caso, o forse fu l'istinto, a farle aguzzare lo sguardo e farle riconoscere quei capelli spettinati e forse fu l'istinto, o la volontà?, a spostarsi per far girare Jared in modo che lui non potesse vedere i due, mentre lei poteva continuare a cercare di riconoscerli. E forse fu la volontà di scoprire chi fosse quella ragazza con James o forse fu solo un inaspettato aiuto della memoria a riportarle in mente la figura di Charlotte Rosier.

Che fosse stato il fato, il destino, il caso, l'istinto o la volontà, comunque ora Sunshine non poteva fare a meno di togliersi dalla mente l'immagine di James che baciava Charlotte Rosier, la quale portava al collo una sciarpa dai colori di Grifondoro.

 

-Fine Capitolo-

 

 

Fine Capitolo

Ehilà belle persone! Come state? Io sono immensamente felice di essere in vacanza, ma ho anche una brutta notizia: sabato prossimo partirò per il mare e, anche se cercherò di scrivere più o meno regolarmente, non so quando riuscirò ad acchiappare un po' di wifi per pubblicare. Quindi già vi avviso: se già normalmente pubblico sempre con un tremendo ritardo, ora potrebbe andare ancora peggio! Comunque, tornando al capitolo

  1. Ma quanto non sono carini James e Charlotte?? So che non piacciono a tutti, ma io li trovo così cutie *^* i miei bimbi belli <3

  2. Ok devo ammettere che mi sono divertita a scrivere del “pigiama party” delle ragazze e spero sia piaciuto anche a voi!

  3. Sirius e Remus passione spie di nuovo al lavoro! E questa volta sembrano fare scoperte davvero interessanti ;)

  4. Così come anche Sunshine! Pare che James e Charlotte siano stati scoperti! E ora che succederà?

  5. Un grazie a tutte le adorabili persone che recensiscono costantemente, ossia lily_livia, _tribute_, krys, Bluelectra, elly_everdeen e poi le mie cuccioline Bella_1D e marauder11: non so che farei senza di voi!

  6. Grazie anche alla mia AleJackson perchè sì <3

Baci

*dD*

  
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