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Autore: Nanek    20/06/2014    29 recensioni
Tratto dalla storia:
«Dovrei farti arrabbiare più spesso se il risultato finale è fare l’amore con te» le sussurra, facendola arrossire come non mai, mentre le bacia ancora le labbra, avvicinandosi a lei, avvolgendola in un abbraccio.
«Pensi davvero quello che hai detto?» le chiede ancora, alludendo a quella confessione: lei farebbe davvero l’impossibile per lui? Lei… vorrebbe davvero una famiglia? Con lui?
«Non mi piace dare aria alla bocca Cal, quello che dico lo penso davvero» dice decisa, baciandogli il petto.
«Pensi anche che io sia un cretino?» ridacchia lui, accarezzandole la schiena.
«Sì, a volte sì» confessa lei, stringendolo a sé «Soprattutto quando flirti con quelle tutte “tette e culo” e zero cervello» lui alza gli occhi al cielo.
~
*Questo è il sequel di “So Out Of Reach”, suggerisco la lettura di questa storia per poter capire i vari intrecci ;) La trovate nel mio profilo ;) Buona lettura ;) *
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=CZSa3Vz4yGg :)
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14

Save you tonight 
 
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Change
No reason
Some say it's better to fall asleep and disappear
It's time we finally open up our eyes
 
 
 
L’ultima cosa che vuole è avere lo stomaco che la tortura in seguito all’ennesima discussione con suo padre.
Lune siede sul divanetto della discoteca, sta seduta da ormai venti minuti e fissa il vuoto, il rumore assordante le entra nelle orecchie ma, quello che dà più fastidio, è il rumore di quella discussione, la voce di suo padre che si alza contro di lei, quegli occhi azzurri che la guardano severi e pieni di delusione: hanno entrambi raggiunto il limite della sopportazione.
E Lune si perde nei suoi pensieri, ritorna con la mente a poche ore prima.
 
*
 
Il suo cellulare lampeggia l’arrivo di un messaggio, un messaggio di una persona che non è lui, un messaggio dalla persona più inaspettata in quel momento: un suo ex corteggiatore, l’ultima persona baciata prima di sprofondare nella sua cotta per Calum, niente meno che David si fa risentire dopo tutto quel tempo ma, nel suo messaggio, ogni sua domanda trova risposta.

“Vedo sempre Breanne e le altre, tu non ci sei mai: mi sto preoccupando Lune ;)”
E lei dà, mentalmente, del cretino a quello lì, dato che lei è l’ombra di Breanne.
“Occhiali nuovi non ti farebbero male, David. Sono sempre con loro”
“Sarò sincero: non sapevo come iniziare questa conversazione”

E Lune ride di lui, come si può arrivare a questi livelli? È uno scemo, un autentico idiota.
“Arriva al sodo allora, che vuoi? Non hai avuto problemi a sostituirmi con Holly quella volta, me l’hai detto chiaro e tondo di non volermi più, e ora sei titubante?”
Quel ragazzo le fa salire il nervoso, che diamine vuole da lei? Dopo tutto questo tempo? L’ultima volta che si sono visti è stato troppo tempo prima, non capisce perché ora si fa vivo, non ha il suo giro di donne lui?
“Sapevo che mi avresti attaccato così, il passato ti fa ancora male, Lune?”
E lei ride isterica: crede davvero che a lei importi di lui? La sua autostima non è cambiata di una virgola.
“Per niente, soprattutto se si parla di te”
“Non volevo iniziare una discussione con te, volevo solo chiederti se… ti va una festa? Dai, piccola, non essere così acida con me, ti ho voluto molto bene”

E la voglia di mandarlo a quel paese è tanta, la voglia di lanciare dall’altra parte della casa il telefono è tanta, ma l’idea della festa non è male: alcol, musica, gente, perché non accettare? Così magari non si sintonizza di nuovo sul canale “Calum Hood”.
“Ti aspetto alle otto” digita velocemente.
Non fa in tempo a leggere la risposta, perché June fa il suo ingresso, un sorriso dolce che Lune ricambia appena.
«Sta sera non mangio a casa, esco alle otto» dice con tono acido e quasi cattivo, mentre il sorriso di June sparisce solo un po’.
«Posso sapere dove vai?» chiede incerta, mentre la figlia fa spallucce «David passa a prendermi, c’è una festa, ci vado» non chiede neanche il permesso, come se fosse tutto scontato, come se lei non avesse bisogno di informare i propri genitori.
«Lune…» si siede accanto a lei June, accarezzandole appena il braccio «Ti prego non fare tardi… ti sto pregando di non farlo» dice con quel tono da persona triste e stanca di quella situazione, mentre la ragazza fissa un punto indefinito, non si muove neanche, lascia uscire quelle parole «Non garantisco niente» che feriscono ancora di più June.
«Ma… David… quel David?» domanda in seguito, come se avesse realizzato solo in quel momento le sue parole, Lune annuisce.
«Da quando tu e lui…» le sue parole vengono bloccate subito «Non è nulla, è solo per sta sera, lui è il passato» chiarisce, mentre June tira un lieve sospiro di sollievo: quel David non le è mai piaciuto così tanto e, grazie al cielo, Luke non l’ha mai visto con sua figlia.
«Stai attenta, piccola mia» sussurra quelle parole che fanno irrigidire Lune, che la fanno ribattere con quella frase da copione «Non sono piccola, mamma, so badare a me stessa, dannazione!» alza la voce, pentendosi subito di essersi rivolta a lei con quel tono, a lei, l’unica persona che l’ha sempre protetta.
June sospira appena, sente il bisogno di lasciar scivolare quelle parole.
«Un punto per te» sorride, continuando a sfiorare la sua pelle, fissandola intensamente, fino ad avere i loro occhi blu specchiati gli uni negli altri «So a cosa stai passando, Lune, te lo giuro» esordisce, facendo inarcare il sopracciglio alla figlia.
«Non è bello essere divisi da chi si ama, non è bello avere la propria famiglia contro, non è bello sentire quella sensazione di vuoto sul petto» la voce di June è sincera, è dolce, sembra intenzionata a dire qualcosa di strano, di diverso dai soliti discorsi che Lune sente, il che la sorprende, la lascia senza parole davvero.
«Ma tuo padre sta solo cercando di… non so cosa stia cercando di fare, ma è scosso, Lune, e non ti nascondo di esserlo anche io» sorride benevola, mentre la giovane abbassa lo sguardo, si sente pugnalata da quelle parole «Noi ti vogliamo bene, Lune, ricordatelo questo» le bacia la fronte June, per poi allontanarsi, lasciandola sola con i suoi pensieri, lasciandola sola con il suo animo tormentato: sua madre l’ha capita senza che lei parlasse, sua madre ha capito quanto in pena lei stia per Calum, sua madre, solo guardandola negli occhi, è riuscita a capire quello che la tormenta e non la lascia vivere serena.
 «Ti voglio bene anche io, mamma» dice sincera, ricevendo in cambio un sorriso che le mette un po’ di pace, un sorriso semplice ma che vale più delle parole.
 


Fino a quel momento, nulla è andato per il verso sbagliato, nulla è ancora andato a sprofondare in quella discussione, che non ha cominciato lei.
«Ti devo parlare, Luke» la voce di June: Lune la sente mentre scende le scale, si ferma, come in attesa, spia per l’ennesima volta una conversazione a lei nascosta.
«Che c’è, amore?» la voce di suo padre, quella voce così in pace con il mondo, quella voce che lei odia, perché non si rivolge mai a lei con quel tono, perché lei sembra meritevole solo di grida e di parole amare.
«Credo dovremmo parlare» continua June «Di Lune, di quello che sta succedendo qui dentro, di quello che sta succedendo a te» e la figlia non ha mai sentito June rivolgersi con così tanta decisione verso Luke: da quando si schiera dalla sua parte? Da quando la sua neutralità in quel discorso è andata a farsi fottere? Da quando June decide di prendere una posizione?
«Io… mi dispiace Luke, io non voglio più starvi a guardare: tu e Calum non vi parlate da mesi, tu e Lune non fate altro che litigare. Io odio tutto questo, questo non è quello che abbiamo deciso di vivere insieme» la voce di sua mamma sembra implorare suo padre, che non osa rispondere a quelle provocazioni, facendo sospirare Lune, facendola sentire nuovamente la causa di tutto questo casino: per colpa sua, sua madre sta litigando con suo padre.
«Lui le vuole bene, lei ci tiene, possibile che non possiamo trovare una soluzione?» una fitta al cuore per Lune.
«Non voglio continuare così, Luke, mi sento la causa della sua infelicità, mi sento come quella volta all’aeroporto, mi sento… male» getta fuori quelle ultime parole, ricevendo come risposta, parole fredde e amare.
«Dimmi che stai scherzando, June» la voce di Luke si fa sentire «Dimmi che non hai appena ammesso di volere Calum e nostra figlia insieme» sta per esplodere.
«Io voglio che mia figlia sia felice, non mi importa con chi è felice, può essere chiunque» ribatte lei, mentre Lune trattiene il fiato.
«Dimmi che stai scherzando, cazzo!» ecco che alza la voce, ecco che Lune può quasi immaginare l’espressione sconvolta di suo padre al sentire quelle parole, parole che gli vanno contro, parole dette dalla sua June.
«Dimmi cosa ti prende Luke, perché io non ti riconosco più: hai dato del puttaniere al tuo migliore amico, lo hai allontanato, hai vietato a tua figlia di essere felice, lo hai fatto tu, dopo tutto quello che abbiamo passato noi; perché lo fai, Luke?» e non fa in tempo a finire.
«Come puoi davvero dirmi questo, June? Possibile che tu non capisca? Lune è nostra figlia, è la nostra bambina e quello lì… quello lì se l’è scopata, dannazione! Perché fingi di non capirmi?» si sente battere la mano sul tavolo: Luke lo fa troppo spesso quando si arrabbia.
«Quello lì è il tuo migliore amico, cazzo! Credi davvero che l’abbia “scopata” come dici tu per farti un torto? Credi davvero che Calum sia così coglione?! Cazzo, Luke, perché ti ostini a non vedere che sono innamorati? Lune sa quello che fa, non ha più due anni» e Lune sorride, sorride perché mai avrebbe creduto possibile una cosa simile.
«Mi aspettavo più cervello da parte tua, June» il tono arrogante di Luke si fa sentire ancora.
«L’unico a cui manca il cervello sei proprio tu. Hai tanto criticato tua madre per quello che ci ha fatto, quando tu sei esattamente la sua copia, uguali, sciocchi, inconsapevoli di quello che fate: ti diverti a vederla soffrire? Devo giungere a questa conclusione?» non l’avesse mai detto.
«Come puoi pensare questo di me? Come puoi pensare una cosa del genere?» la voce di Luke trema, si sente ferito dalla persona che più ama a questo mondo, si sente ferito nell’animo da June, la sua June.
E Lune non riesce a nascondere le lacrime, non riesce a credere di essere la causa di tutto questo, tanto che esce allo scoperto, si dirige velocemente verso la porta, ma suo padre la vede, le sue urla la bloccano «E tu dove vai?!»
«Fuori da questa cazzo di casa» risponde secca, facendo diventare Luke rosso come non mai, Lune non si è mai rivolta a lui in quel modo.
«Tu da questa casa non esci» le dice freddamente, ma la figlia non lo ascolta, tanto che ha già aperto la porta.
«Lune! Dove stai andando?!» urla ancora Luke, sentendo solo la voce della figlia da lontano «In discoteca, lontana da te», la figlia che corre lontana verso una macchina scura, dove appoggiata sul cruscotto c’è un’ombra, illuminata appena dal lampione, un ragazzo con una sigaretta in bocca che l’accoglie in un abbraccio, per poi farla salire in macchina, portandola via da quel posto.

*

 
Lune si perde così, la fine di quella discussione, si perde gli abbracci tra Luke e June, si perde le loro labbra che si baciano piano, si perde il sorriso di June nel ricevere quel messaggio “Calum sta venendo lì, non lasciarli soli, si ammazzano. Ash”, si perde il ritorno di Luke e della sua amicizia con Calum, si perde quei “Mi dispiace” che fanno trattenere le lacrime per miracolo.
 
 
Si perde tutto questo perché lei è in quella discoteca, seduta su quel divanetto, da almeno venti minuti, gli occhi fissi nel vuoto, le labbra rivolte verso il basso, perché lei non sa niente di quello che è successo in casa sua.
«Hey, piccola» la richiama dai suoi pensieri David, porgendole un bicchiere «Bevi, sembri una mummia» la incita, mentre Lune beve un sorso, la bevanda le brucia la gola e «Che cazzo è questo schifo?» si lamenta, mentre il ragazzo si siede vicino a lei «Non ti facevo così raffinata, pensavo ti piacessero le cose forti» Lune si morde il labbro «Scusa, non volevo essere così… scusami» abbassa nuovamente lo sguardo.
«Ti va di uscire? Così parliamo un po’ e io mi fumo la mia sigaretta» il ragazzo beve ancora il suo drink, Lune annuisce, senza rendersi conto di come la stanno guardando gli occhi di quel ragazzo: quegli shorts sono davvero tanto corti, le sue gambe sono davvero troppo scoperte, non vede negli occhi di lui quella malizia a cui non è più abituata, non vede un possibile pericolo in lui.
 
«Che mi racconti, piccola? Sei così silenziosa, ti ricordavo come una grande chiacchierona» Lune appoggiata al cruscotto della macchina, David al suo fianco, rivolto verso di lei.
«Nulla, credo solo di essere stanca» taglia corto, mentre sente la mano di lui toccarle la gamba: lei sospira, prende la mano e gliela sposta, come se non fosse successo nulla.
«Sei diventata un po’ preziosa, o sono io che sbaglio?» accenna un sorriso beffardo.
«No, la verità è che l’ultima volta che siamo usciti mi piacevi, per questo potevi accarezzarmi, ora però non è esattamente così» risponde tranquillamente lei, come se continuasse a non rendersi conto delle cattive intenzioni di David, troppo sopraffatto dall’alcool per poter avere la mente lucida.
«Vorresti insinuare che sei uscita con me solo per fare qualcosa di diverso? Non ti credo molto, piccola, so che ci tieni ancora a me... a noi» ed ecco che la mano di David torna a toccarle la gamba, stringendo forte, facendo un po’ di male a Lune che, ostinata, continua a non capire «Dai, David, non fare il cretino» lo rimprovera, ma la sua presa stringe, il corpo di David si sporge su quello di Lune.
«David, smettila, non essere così…» le mani di Lune premono sul petto del ragazzo, vuole allontanarlo, ma lui non cede, le labbra di David baciano il collo di Lune con foga, lei continua a respingerlo, comincia a far sentire la sua voce più forte, comincia a urlare, urla di fermarsi, gli urla di essere un idiota, gli urla così tanto forte sull’orecchio che il ragazzo non riesce quasi a tenerla ferma, ma non si azzarda a mollare la presa.
E la paura comincia a farsi sentire su Lune, comincia a sentirsi indifesa e sola, comincia a gridare esasperata per quella situazione, situazione che non riesce a risolvere con le sue forte.
Il cuore le batte troppo forte, la paura la paralizza, gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime di disperazione, mentre le mani di David la toccano contro la sua volontà, ma la voce di Lune continua a farsi sentire, continua a gridare quel nome.
«Calum! Calum!» continua a chiamarlo come se lui potesse davvero arrivare a salvarla, continua a urlare quel nome perché non ci crede che David la stia davvero toccando in quel modo, grida come non mai perché questo incubo è reale e lei non ha via di scampo.
Ma non appena Lune chiude gli occhi, non appena sente quelle labbra che non le appartengono sul collo, il peso del corpo di David viene tolto dal suo: si sente l’aria fredda sul petto, si sente leggera senza di lui addosso, apre gli occhi e quasi non ci crede.
Gli occhi blu di Lune guardano sorpresi quelle due figure davanti a lei, guardano il corpo di David per terra, lui con la zip dei pantaloni abbassati, le mani portate sul viso che sanguina; la figura in piedi, vicino a lui, ha il viso in penombra, la luce del lampione non serve a molto, ma Lune riconoscerebbe quel corpo anche ad occhi chiusi: la mano ancora a mezz’aria, il pugno chiuso, quelle gambe avvolte nei soliti jeans troppo stretti, e quella voce.
«Azzardati a toccarla di nuovo in quel modo e giuro, non hai idea di quello che ti faccio» minaccia David, il quale non osa neanche rispondere, si copre il viso quasi con vergogna, mentre quella figura si avvicina a Lune, si avvicina e lei riconosce quegli occhi marroni, riconosce quelle mani gentili che le accarezzano il viso, riconosce quel profumo che tanto le manca.
«Lune, stai bene? Dio… mi dispiace Lune, mi dispiace davvero» e lei non lo sta neanche ad ascoltare, lo abbraccia stretto, avvolge il suo collo, stringe forte quella persona che ha chiamato fino allo stremo delle forze.
Sente le mani di Calum che le riallacciano la zip degli shorts, sente le sue dita che le sistemano la maglietta, sente quelle mani che si prendono nuovamente cura di lei con fare gentile, con quella delicatezza con cui nessuno si è mai rivolto a lei; sente poi le sue labbra che le baciano la guancia, baci lievi, baci che le sono mancati come non mai.
«Andiamo a casa» lo sente sussurrare, mentre lei stringe la presa su di lui, facendogli capire le sue intenzioni, tanto che le braccia di Calum vanno ad avvolgerla, fino a sollevarla da quel cofano: Calum si allontana con Lune in braccio, Lune che continua a tenere il viso sulla sua spalla, il naso di lei che sfiora il suo collo, le labbra di lei che sembrano baciarlo mentre sussurra quelle parole «Grazie» parole che fanno sorridere il moro, un sorriso felice ma ancora terrorizzato al pensiero di quello che è appena successo: se fosse arrivato un solo secondo più tardi, non vuole proprio pensare a cosa avrebbe fatto a quel coglione lì.
«Ti porto a casa, Lune, non avere paura» la rassicura, sentendola tramare appena.
«Io… io…» balbetta lei, ma lui la blocca «Non dire nulla, è tutto finito, ci sono io qui, te lo prometto» facendo comparire in quegli occhi blu delle lacrime di felicità.
 
 





Note di Nanek

*rullo di tamburi*
CALPAL IS BACK!!!!!
Tipo che questo Calum che salva Lune è meraviglioso :D
Ve lo immaginate con la divisa da CalPal vivamente verde e gialla, i guanti da lavapiatti, il cappellino giallo che io voglio e quegli occhiali che solo lui può? :D tipo che se fossi Lune lo prenderei per pazzo da rinchiudere XD
Ma Cal qui ha quasi 40 anni, quel costume lo avrà gettato chissà dove :D e salva la sua donzella <3 awwww :3
Spero anche che il flashback sulla discussione June/Luke vi sia piaciuto ;) i nostri due amorini che litiganoooooooooooooo, cioè pazzesco, loro due si amano! E litigano di brutto, ma noi sappiamo bene che è successo dopo U.U ma Lune no U.U
Bene, io… sono di fretta: che novità! XD ma sono in partenza per il mare finalmente!!
Diamine, tra me e Michael facciamo una coppia che brilla di luce propria da quanto siamo pallidi O.O quindi, meglio andare a prendere un po’ (quasi nulla) di sole.
In questa fretta tralascio la mia tristezza e disperazione dato che questo è il penultimo capitolo T.T quindi non soffermiamoci.
Io… vi ringrazio, dalla prima all’ultima che ha messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite, ringrazio le 31 recensioni che mi hanno fatto venire un colpo O.O siete matte c’è poco da fare!! I Cake vi hanno commosso eh? ;) chissà come reagirete al finale che, vi avviso, lo sto scrivendo, sono a 2700 parole e NON è ANCORA FINITO!!! Aspettatevi un papiro ;)
Per l’aggiornamento, io spero… ripeto SPERO, di riuscire ad aggiornare il 28, nonostante molte di voi saranno a Milano a scrogiolarsi dall’emozione :D ma le alternative sono poche: o il 28 (sempre se ce la faccio), il 29 sarà il mio turno per morire davanti ai 5sos che cantano quindi non posso aggiornare, potrei tentare il 27 (questo giorno lo passerò a mangiarmi le mani perché non posso andare a prenderli a sprangate) oppure, se proprio proprio non ce la faccio, il 30 verso sera, dato che inizio lo stage che mi porta via tutto il giorno =( sono piena di impegni, da quando la mia vita sociale è a questi livelli? Mah.
Bene, io scappo allora =)
Ci sentiamo prestissimo <3 ve lo prometto <3
Grazie di cuore <3
Nanek
  
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