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Autore: violadelpensiero    20/06/2014    2 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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POV GINNY

La cosa che meno piaceva a Ginny del dormitorio degli Slytherin era la costante penombra, per il resto trovava assolutamente fantastici la parete a vetrata sul lago e il vedere le spire di luce che danzavano nell’acqua verde, affatto melmosa come credeva. Inoltre là era sempre tutto così tranquillo, diversamente dal chiassoso e caotico dormitorio Grifondoro nel quale si faceva ogni cosa: dai compiti e le normali attività al giocare a Quidditch (stare in una torre poteva essere vantaggioso alle volte). L’arredamento era uguale –poltroncine, camino, divani, tavoli-, solo in verde mentre l’atmosfera festosa, l’odore di legno e miele caldo e la Signora Grassa mancavano completamente, facendola sentire un’estranea. Aveva iniziato a capire che non tutti gli Slytherin erano freddi, crudeli, insensibili e che quelli che presentavano le caratteristiche che aveva sempre associato alla Casa Serpeverde probabilmente venivano da situazioni familiari disastrate e infanzie infelici. Ciò nonostante, Ginny non poteva dire che Astoria Greengrass e Pansy Parkinson le stessero simpatiche, ma che Theodore e Blaise erano diventati amici sinceri sì. Da quando le avevano raccontato alcuni episodi delle loro famiglie, ma anche da quando aveva conosciuto Draco era diventata molto più cauta nel giudicare e meno frettolosa nel sentenziare. Aveva capito che la smania di cercare costantemente rapporti da una notte e un rifugio nell’alcool di Blaise provenivano dalla mancanza di una figura di riferimento e dal disgusto di avere una matrigna della sua stessa età, che il terrore di Draco di mostrarsi debole e abbassare le sue difese era collegato all’insegnamento autoritario e spesso crudele di Lucius. Theo, sebbene non fosse più ostile nei suoi confronti, anzi si comportava come un fratello maggiore, non si era ancora aperto con lei e questo le faceva capire che il segreto che lo opprimeva era ancora più grande e lo tormentava ancora. Non era la prima volta che sgattaiolava per entrare nel dormitorio Slytherin di sera: bastava tenere un profilo basso e coprire i capelli con un mantello di Draco. Non avevano parola d’ordine e nemmeno indovinelli o scioglilingua da ripetere, bastava toccare due pietre nel muro che si distinguevano dalle altre per due piccole lettere nere “S.S.”. Di solito preferiva stare con Draco nella Stanza delle Necessità, ma quando doveva parlare sia con Theo che con Blaise era meglio ritrovarsi nella loro camera con un buon incantesimo per insonorizzarla.

-Ginny, bellezza, vuoi sederti, per favore? Mi stai facendo venire il mal di testa- Blaise la rimproverò dal letto su cui era sdraiato, portandosi teatralmente una mano al capo con aria sofferente. Ginny camminava avanti ed indietro per la stanza con piccoli passi nervosi: Draco stava finendo il turno di perlustrazione del castello in quanto Prefetto, poi sarebbe ritornato al dormitorio. In realtà si dovevano vedere tutti lì per parlare del “piano”, ma lui si era dimenticato della ronda ed era dovuto scappare.

-Infatti è sicuramente colpa sua e non del brandy…- ironizzò Theo, sfilandogli il bicchiere colmo di liquido ramato dalle mani –E’ possibile che non riesci mai a controllarti?-

Blaise riprese lamentosamente, ma con la tristezza negli occhi: -Non è colpa mia se sono un ragazzo cattivo…La luce mi dà fastidio. Vi prego, spegnetela. Forse un abbraccio potrebbe migliorare le cose, non è vero, Gin?-

La rossa si voltò e si morse un labbro tremante: era preoccupata, stanchissima per le diverse notti insonni, confusa da mille pensieri che non le davano pace. Da quando aveva saputo che Draco non solo aveva l’Iniziazione a maggio ma che era anche promesso ad una sconosciuta, non era più riuscita a stare tranquilla; lui l’aveva notato sia nell’aria sempre un po’ assente, nelle occhiaie livide sotto gli occhi, nel tremolio ansioso delle mani, però non per questo si era allontanato, anzi le stava ancora più vicino e allora Ginny si tranquillizzava. Cercavano di passare più tempo possibile insieme, sapendo che il Destino avrebbe potuto dividerli da un momento all’altro. Con sua sorpresa, fu Theo quella sera a passarle un bicchiere di liquore con la consapevolezza negli occhi mentre Blaise protestava sonoramente dal letto (-Perché lei si ed io no? Eh, Thed, perchè?!): -Bevine un sorso. Non ci so fare con le parole quindi è il massimo di cura omeopatica che posso darti- Il che, per Theodore,  la persona con più doti oratorie che conosceva, era un paradosso, ma non fece storie e bevve tutto d’un fiato il bicchiere che le porgeva, sentendo il liquido bruciante nella gola.

-Avevo detto un sorso… E’ roba forte questa- disse vedendola stringere gli occhi. Ginny si sentì quasi subito intorpidita; i suoi pensieri brulicanti come uno sciame d’api finalmente si erano calmati, limitandosi ad un ronzio di sottofondo e tutto questo era così confortante dopo tanto tempo che quasi si mise a piangere. Probabilmente anche Theodore lo percepì perché la abbracciò, sussurrandole all’orecchio: -Oh, Gin. Ti prometto che andrà tutto bene. Draco si prenderà cura di te e anche io-

-Shi shi anche io, Sghinny davvero…- Blaise affermò il suo contributo in modo convinto prima di attaccarsi a collo ad una bottiglia di rhum. Ginny sorrise tra le lacrime, ricambiando l’abbraccio di Theo come avrebbe fatto con Charlie o con Bill. Poi, con la testa pesante e il corpo che sembrava muoversi a rallentatore, cercò di andare verso il letto di Draco senza successo, così si sentì sollevare e trasportare. La cosa la fece inspiegabilmente ridacchiare.

-Ecco, anche questa è andata- esclamò Theodore scuotendo la testa, suo malgrado divertito e più sereno. Ginny si accoccolò fra le coperte e in poco tempo si addormentò, avvolta nel profumo di Draco.

                                                                                                 

Forse furono le voci disperate che bisbigliavano a svegliarla o forse il non essere nel letto in cui dormiva di solito o forse il mal di testa, fatto sta che Ginny aprì prima un occhio e poi l’altro e vide due figure parlare animatamente sulle poltrone davanti al camino ormai spento. Si alzò silenziosamente e camminò con lo sguardo fisso su un tizzone rosso-fuoco ricoperto di cenere d’argento, pensando che era dello stesso colore delle iridi di Draco. I ragazzi smisero immediatamente di parlare, anche quando lei si sedette, o meglio si stravaccò su una poltroncina, sbattendo gli occhi e chiedendo affatto intontita: -Beh? Di cosa parlavate?-

La faccia di Theodore era indecisa tra lo sbalordimento e l’ammirazione: -Ti sei fatta fuori un intero bicchiere di whisky e sei già in piedi?-

Ginny lo guardò sinceramente interessata: -Ah, era whisky?- Draco soffocò una risata e si scostò per farle posto così che ci stessero entrambi sul divano. Dopo che si fu posizionata con la testa appoggiata alla sua spalla, la rossa continuò: -Bene, adesso ditemi che cosa avete pensato. Aspettate, non dobbiamo svegliare Blase?- diede un’occhiata perplessa al moro, steso a stella marina nel letto con la bocca un po’ aperta           -Ehm, direi di no, glielo riferirete voi….-

-E ancora non l’hai sentito parlare nel sonno- sussurrò Draco al suo orecchio, provocando una serie di brividi sul suo collo. Possibile che ogni volta che lo vedeva le faceva lo stesso effetto? Si sentiva anche un po’ scema in realtà… Theodore si era alzato e aveva iniziato a spiegare con aria molto seria, così riportò tutta la sua attenzione su di lui, intrecciando le dita con quelle di Draco: -Come forse già sai, Ginevra, la guerra è alle porte. Voldemort vuole sconfiggere Harry Potter, che ahimè purtroppo ci serve, perché sarebbe impossibile uccidere il Signore Oscuro senza di lui. In qualche modo, è utile alla causa, anzi indispensabile visto che forse dovrà morire per essa- Ginny mantenne un’espressione impassibile nonostante fosse turbata; non sopportava Harry dall’ultimo spiacevole episodio, ma ciò non voleva dire che desiderasse la sua morte –Ora, si può agire in diversi modi: il primo è chiedere protezione all’Ordine della Fenice e al Preside Silente; questo significherebbe una serie di problemi e domande inevitabili e non escluderebbe l’ipotesi che Voldemort ci trovi e ci uccidi tutti.  Punto numero due: scappare e nascondersi tra i babbani, con la certezza di essere ricercati da un gruppo nutrito di Mangiamorte fra cui Lucius, mio padre e quello di Blase, che non smetteranno di cercare fino a quando non ci avranno trovato. Ah, e poi ci uccideranno in quanto traditori. Terza ipotesi- qui il suo sguardo fu penetrante e sottile, ma il tono era sconsolato, come se non riuscisse nemmeno a sopportare che cosa stava per dire, però fosse inevitabile –ognuno va avanti con la sua vita e gli obblighi richiesti, cercando di rimanere vivo-

-Io credo che non dovremmo nemmeno prendere in considerazione l’ultima idea- si girarono tutti di scatto all’affermazione di Blaise che, in piedi dietro di loro, li guardava con gli occhi blu scintillanti da sotto la frangia di riccioli scuri. Sembrava un dio greco, un Ares. Ginny arrossì anche perché, beh, era a torso nudo e portava solo i pantaloni del pigiama, così distolse lo sguardo, anche quando Blaise continuò: -Insomma, dopo quasi diciotto anni di vita passati fra i soprusi, le violenze, metodi educativi più simili a punizioni che a insegnamenti e con dei genitori ai quali non frega nulla di noi- perfino la sua postura divenne triste e abbattuta, come se il ragazzo fosse ritornato bambino, solo e spaventato –vogliamo davvero continuare ad essere delle marionette? A permettere di farci diventare degli assassini, dei criminali?! Io non voglio e non lo farò- Ogni traccia di mestizia era stata sostituita dalla rabbia, dal dolore, dall’orgoglio e da una buona dose di forza di volontà. Ginny pensò che non è vero che i Serpeverde sono sprovvisti di coraggio: spesso lo dimostrano solo quando ce n’è bisogno e questa non è una qualità meno importante dell’intraprendenza, no?

-Ah, Gin- aggiunse con il solito tono da casanova che trasudava ironia –Puoi guardarmi adesso, mi sono messo una maglia- La ragazza alzò gli occhi dalla spalla di Draco e vide il solito sorriso un po’ storto che aveva ripreso posto sul suo viso mentre il biondo sbuffava. Theodore non si era concesso nemmeno l’ombra di un sorriso, si potevano quasi percepire i meccanismi del pensiero girare nella sua testa e soppesare le parole che sembravano essersi fermate nell’aria, poco sopra la loro testa. Tutti lo guardavano, in attesa del suo responso come quello di un oracolo quindi per sdrammatizzare disse: -Ragazzi, lo so che contate su di me, ma siete assillanti. Lasciatemi pensare-

-Uhm, credo che andrò a prendermi un bicchierino- Blaise si sfregò una mano sulla fronte, le fece l’occhiolino e caracollò verso il minibar. Ginevra alzò gli occhi al cielo e fissò Draco che sedeva leggermente rigido accanto a lei. Strofinò il naso contro il suo collo, sperando di ottenere qualche reazione e Draco, sempre sovrappensiero, la abbracciò posando il mento sul suo capo. Lo sentiva così distante e vicino insieme: come lei soffriva l’incertezza dei tempi e l’inesorabilità della vita che gli provocavano insonnia, ansia e inquietudine, ma a differenza sua, non sembrava trovare giovamento da nessuna cosa ed era sempre più consumato, stanco.

Si alzò e lo prese per mano: -Andiamo a fare un giro, dai- Uscirono silenziosi dalla camera, sentendo solo il rumore dei passi e dei loro respiri. L’orologio sul camino nella Sala Comune che segnava le due di notte rintoccò proprio in quel momento, donando un’aurea surreale al momento. Il mondo intero dormiva intorno a loro. Ginny non si fermò nel dormitorio Slytherin né parlò: camminarono mano nella mano come due ragazzi normali attraverso i corridoi illuminati dalla luna. I personaggi dei quadri dormivano, chi sonnecchiando appoggiato alla spalla del vicino, chi con le mani incrociate sopra la pancia. In quel preciso istante il castello era disabitato, un’altra dimensione in cui poter sfuggire per un po’ alla verità. Ginny godeva solo per il fatto di non essere tormentata dai dubbi e dai pensieri e, ovviamente, per trovarsi insieme a Draco. Era strano come una sola persona potesse decidere l’andamento e l’umore delle proprie giornate, vero? Ginny si fermò davanti ad una finestra, cercando di distinguere i contorni del parco nel buio.

-Sei così bella, Ginevra- la voce di Draco era stremata e stupefatta –Io non posso credere che tu dopo tutto questo tempo, dopo quello che ti sto facendo passare, desideri stare ancora con me- La meraviglia che traspariva nelle sue parole stava quasi per convincere la rossa che pensava davvero quelle cose. Ginny si voltò, cercando Draco che era rimasto un poco più indietro e non era avanzato nella pozza di luce lunare che entrava dalla finestra: -Che cosa stai dicendo, Draco?- Osservò meglio il suo volto diafano, aristocratico, quegli occhi che, ora cerchiati, l’avevano fatta tremare e sospirare, gli zigomi alti, i capelli in cui era solita passare le mani. Il suo corpo le era familiare e caro quanto il suo. Provò ad avvicinarsi a lui, ma la respinse con un gesto del viso, scuotendo la testa: -No, Ginevra. Resta lì: devi stare sotto la luce, tu. Non puoi venire qui con me, al buio-

Ginny gli corse incontro e lo trascinò sotto la luce della finestra, costringendosi a non piangere con tutta sé stessa. Draco aveva bisogno di lei, della sua forza e della sua sicurezza, non poteva pensare che l’avrebbe salvata lasciandola andare. Lo strinse forte, si alzò in punta di piedi per essere il più possibile vicino a lui e guardandolo negli occhi affermò piano, ma risolutamente: -Non provare nemmeno a lasciarmi. Non. Farlo. Abbiamo appena iniziato a lottare ed io non mi tirerò indietro. Non puoi lasciare andare tutto così-

Il ragazzo avvolse le sue braccia intorno alla vita e seppellì il viso nel suo collo, abbassando per una sola volta le difese, senza aver paura di mostrarsi debole con lei. Ginny non sentì né i singhiozzi né i sussulti: percepì solo le lacrime che le bagnavano il viso, che le intridevano i capelli e pianse con il ragazzo che amava per il futuro che non potevano avere, per la normalità che non avrebbero mai raggiunto, per loro stessi. Si baciarono, un po’ cauti, un po’ affamati come se fosse la prima volta, cercando di riscoprirsi l’uno nell’altra. La ragazza passò le mani sulle spalle di Draco, sul petto, sul volto con gli occhi fissi nei suoi, le labbra incollate. Gli sfilò febbrilmente la camicia, sbottonandola e gettandola di lato mentre sentiva il suo profumo inebriarla e le pelli bollenti entrare in contatto. Il biondo si ritrasse improvvisamente, allontanandosi con il braccio il più lontano possibile dal corpo, cercando di non vedere il Marchio lucido che spiccava sulla pelle bianca.

-Non guardarlo, ti prego- la supplicò con il volto diventato una maschera di vergogna e di disgusto.

-Quel Marchio non cambia nulla, lo sai? Non cambia nulla di quello che sei, dei tuoi sogni, delle tue aspirazioni, dei tuoi sentimenti. Non può influenzarti, se non vuoi. Non può corroderti, se lo combatti. Voldemort sta cercando di farti diventare pazzo dal dolore, dal rimorso, dai dubbi, ma non potrà mai toglierti quello che sto per dirti- Ginny gli prese il volto fra le mani, affermando ad un centimetro dalla bocca del ragazzo–Io ti amo, Draco Malfoy. Qualunque cosa accada, ricordalo. Io ti amo ed ho bisogno di te; voglio che questo braccialetto sia pieno di ciondoli, uno per ogni Natale che passeremo insieme, come mi hai promesso. Te lo ricordi?-  Draco respirò affannosamente quando la rossa appoggiò le labbra all’altezza del suo cuore e lo baciò. La strinse in un abbraccio tremante: -Ti amo anche io, Ginevra Weasley. Troveremo un modo per uscire da questo labirinto di dolore, insieme-

  
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