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Autore: spencer_    21/06/2014    3 recensioni
[dalla storia..]
«Quando troverai quell'SI mandalo a fanculo anche da parte mia» disse prima di allontanarsi per tornare in casa.
«Athena?» La richiamò.
«Si?» si girò verso di lui.
«Ti amo» disse sorridendo.
Athena sorrise spontaneamente. Era indecisa se tornare per la sua strada o andare da lui. Una frazione di secondo dopo si era già avviata verso il ragazzo.
«Spencer, sei la più grande contraddizione vivente. Prima mi allontani, poi mi avvicini. Mi lasci credere che è finita e poi mi dici che mi ami –si avvicinò ancora di più a lui— come devo fare con te?» gli chiese sorridendo. «Sei il peggior fidanzato di questo mondo, sappilo» aggiunse prima di baciarlo.
«Forse è per questo che mi ami» disse tra un bacio e l'altro.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 10.
Errore dopo errore.


 
Tutte le passioni ci fanno commettere errori,
ma l'amore ci induce a fare i più ridicoli.

Francois de La Rochefoucauld



«E' stato detto ai telegiornali che c'è stato un incidente sul campo ma non hanno specificato cosa» rispose.
«Non credo di essere ancora pronto per parlare di questa cosa» mormorò Spencer spostando lo sguardo altrove. La sua testa si stava riempiendo di ricordi e tutto faceva così male che quasi gli sembrava di riviverlo un’altra volta.
«Non lo voglio sapere, solo non essere arrabbiato con me» disse avvicinandosi di più a lui.
«Va bene» sussurrò il ragazzo mordendosi il labbro inferiore.
«Ci rinuncio» disse allontanandosi di colpo. Si girò e tornò nell'altro giardino. Spencer ci sedette sul primo gradino e lasciò andare un lungo respiro; non si era nemmeno accorto di trattenerlo.
«Dannata me il giorno che ho seguito il tuo consiglio» esclamò Athena mentre raggiungeva Rossi esattamente dove lo aveva lasciato. Si sedette sul tavolo e iniziò ad osservare i cavalli.
«Avevo solo detto che avresti potuto parlare con lui visto che non gli toglievi gli occhi di dosso.» si giustificò lui alzando le mani verso il cielo.
«Tecnicamente è iniziato lui a parlare con me» lo corresse.
«Non c'erano posti a sedere o sbaglio? Cosa aveva detto? "posso sedermi?", tecnicamente non sembra una grande conversazione» disse David alzando un sopracciglio. Per quanto potesse conoscere quella ragazza, ancora non capiva perché si ostinasse ad essere così testarda. Cominciò a compatire un po’ quel povero ragazzo.
«E' stato il professore a farci parlare, lavoro a coppie, nemmeno fossimo alle elementari.» sospirò Athena alzando gli occhi al cielo.
«Se fosse stato per lui, ti avrebbe chiesto solo il posto a sedere» disse Rossi, prendendo un bicchiere di acqua.
«Conosceva il libro a memoria! Ce lo aveva appena assegnato!» disse ancora incredula per quella scena.
«Ancora ti stupisce quell'episodio?» domandò David alzando le sopracciglia.
«E' una di quelle cose che racconterò ai miei nipoti» disse ridendo.
«Buon per loro, allora».
«Credo si traumatizzeranno» commentò la ragazza arricciando le labbra.
«Anche secondo me, comunque ricordo una cosa. Non eri stata tu a dirmi che volevi ringraziare di persona il professore per averti messa in coppia con lui?» domandò lui alzando un sopracciglio per poi guardarla nuovamente.
«Questo non è assolutamente vero!» esclamò lei aprendo la bocca in una “o” perfetta.
«E non dire che era solo perché sapeva il libro a memoria!» disse Rossi puntandole il dito contro.
«Non osare contraddirmi. Testuali parole: andrei dal professore a stringergli la mano, davvero.» borbottò lei prima di chiudere gli occhi e scuotere la testa. «Stupida» si disse.
«Non darti della stupida. E' naturale che ci piaccia qualcuno» disse l’uomo con fare paterno.
«Della persona più complicata di questo mondo e a cui procuro solo guai» commentò Athena alzando le spalle per poi lasciare un respiro profondo.
«Non è colpa tua. Devi solo finire di comprenderlo.»
«Come se non vi avessi messo io in questa situazione» mormorò appoggiando il mento sulle braccia dopo aver abbracciato le gambe.
«Ci ha chiamati la polizia locale, Athena, non è colpa tua» disse David.
«Lui ti ha mai parlato di me?» domandò la ragazza curiosa, voltando la testa di poco.
«Sapeva che io e te eravamo in contatto. Mi ha chiesto solo di non dire nulla al resto della squadra» rispose lui alzando le spalle.
«Perché non mi ha mai detto che mi conosceva da prima? Che mi ha studiata?» chiese poi dopo un lungo silenzio che sembrava interminabile.
«Praticamente tutti i casi vengono studiati in accademia» rispose il supervisore capo guardando dritto davanti a se.
«Si, ma perché ha fatto finta che non mi conoscesse?» domandò ancora più curiosa di quando non lo fosse pochi minuti prima.
«Non ha fatto finta di non conoscerti, solitamente non entrano in stretto contatto con le vittime» disse lui bevendo un altro sorso della sua acqua.
Athena rimase in silenzio. «Posso andare a fare un giro a cavalli?»
«Se per gli altri non è un problema» rispose lui voltando la testa nuovamente verso di lei.
«Lo prendo per un si» disse per poi andare a sellare Baylor.
 
Spencer aveva sbollito la rabbia. Stava per rientrare quando vide gli altri uscire.
«Hai visto Athena?» chiese JJ infilandosi il giubbotto antiproiettile.
«Io no.. che .. dov'è? »
«E' sparita da quasi due ore» rispose Morgan.
«Garcia non riesce a rintracciarlo sul telefono» aggiunse Emily.
«Maledizione» sbottò Spencer riacquistando tutta la rabbia che aveva appena fatto uscire dal suo corpo. Perché a lui? Alzò gli occhi al cielo.
«Ha detto che usciva a cavallo e non è più tornata» disse Rossi. Non pensava ci mettesse così tanto e che non avvertisse date le circostanze
Spencer, senza nemmeno mettere il giubbotto antiproiettile, uscì di casa.
 
Athena era tornata in sella al cavallo ma non aveva voglia di tornare a casa. Voleva rimanere lì, lontano da tutti, dove l'unico problema era il tempo. Mentre Reid continuava a correre. Sperava solamente che fosse nel suo rifugio.
«Dai Baylor, torniamo a casa, però gli zuccherini domani» disse facendo nitrire il cavallo prima di farlo partire al galoppo.
«Athena! Athena!»
Spencer la chiamava così forte che le corde vocali facevano vibrare tutto il suo corpo.
Athena scorse una figura in lontananza e ci mise qualche secondo a riconoscere il fidanzato. «Cosa c'è?» urlo' quando fu sicura che l'avrebbe vista e sentita.
«Sei per caso andata fuori di testa?! - chiese riprendendo fiato - che ti salta in mente?!»
«L'ho detto a Rossi che uscivo a cavallo! E a mia madre che ci avrei messo un po'!» disse avvicinandosi di più ma rimanendo lo stesso a cavallo.
«Un po’!? Quasi tre ore per te è un po’? ! Tutta la squadra si è mobilitata» domando sarcastico per poi scuotere la testa. Non era possibile che nonostante fosse in pericolo, non riuscisse a pensare ad altro che a fare i suoi comodi.
«Sono uscita due ore fa! Per me è normale!» rispose alzando le spalle.
«Garcia ti ha chiamata un'infinità di volte. JJ, Morgan ed Emily sono in giro a cercarti» disse Reid esasperato.
«Te l'avevo detto che non prende il telefono» disse tirandolo fuori.
«Non sapevo nemmeno te ne fossi andata» ammise lui. Nessuno era andato ad avvertirlo che lei se ne fosse andata in giro da sola; nemmeno lei si era scomodata più di tanto per farglielo sapere.
«Bene» disse fredda.
«Mi stai dando la colpa?» domandò lui aprendo le braccia. Non era possibile che una persona del suo calibro si fosse infilata in una situazione del genere. Che cosa aveva nel cervello?
«No, non ti sto incolpando.»
«Dal tono della tua voce e il linguaggio del tuo corpo dici il contrario» sbottò senza nemmeno pensarci, nonostante a lei desse fastidio quel comportamento e lo pregava ogni volta di evitarlo.
«Non fare il profiler con me!» esclamò arrabbiandosi ancora di più.
«Non lo faccio apposta!» urlò a sua volta alzando gli occhi al cielo.
«Non ti sto incolpando --si morse la lingua-- e il mio linguaggio del corpo ti sta dicendo che devi chiamare e avvertire che sto bene!»
«Chiamerai tu e dirai come stanno le cose» disse Spencer guardando altrove.
«Lanciami il tuo, il mio continua a non funzionare» disse scendendo da cavallo ed avvicinandosi ancora di più.
Spencer le passò il telefono, rimanendo al suo posto.
Athena compose il numero di Garcia velocemente. «Garcia, sono Athena e sto bene. Se lì c'è mia madre dille che l'ammazzerò appena tornerò» e con questo mise giù per chiamare JJ. Le disse che stava bene e che il suo cellulare non prendeva nel posto in cui era andata. «Contento?» domandò sarcastica.
Spencer non rispose e si voltò per tornare indietro. Come poteva pensare di sparire in una situazione del genere?
Athena salì di nuovo sul cavallo e tornò per la sua strada e allungò il tragitto per ripicca. Era testarda ed era convinta di non aver fatto del male a nessuno intenzionalmente. Ora ne sarebbe stata capace.
Reid calciò un sassolino dopo l'altro. Non l'aveva vista passare, probabilmente aveva preso un altro percorso. La sua testardaggine era così forte che non aveva voglia di parlare con nessuno e voleva rimanere da solo, perché quella era la sua vera natura.
 
Quando Athena tornò a casa mandò un messaggio al fratello e sistemò Baylor nelle scuderie. Ci rimase molto tempo perché doveva spazzolarlo e dargli da mangiare.
«Athena! Dov'è Reid?» chiese Morgan.
«Sono l'ultima persona a cui dovresti chiedere» disse Athena spazzolando il cavallo.

Athena spazzolando il cavallo.
e mutande.a i jeanslisi  a letto una ragazza in ogni momento e quando gli pareva.
«JJ! Non è qui!» esclamò Derek tornando sui suoi passi.
«Biblioteca, terzo scaffale a destra» disse dopo averci pensato un attimo.
«Abbiamo controllato ogni angolo della casa Athena. A meno che non sia entrato proprio ora, non lo abbiamo trovato» ammise il ragazzo aprendo le braccia.
«Avrà allungato il perso anche lui --disse cercando di essere neutra-- vedrai che tornerà tra poco».
«Garcia! Ha risposto al telefono?»
«Facciamo che lo vado a cercare io» concluse Athena perdendo le staffe. Prese il primo cavallo che trovò sellato e uscì dalla scuderia.
Spencer camminava ancora. Il cellulare continuava a squillare nella tasca dei pantaloni e non aveva voglia di rispondere. Se Athena poteva staccare dal momento, perché non poteva farlo anche lui?
Athena percorse la strada al contrario, anche se stava iniziando a calare il sole. Dopo una buona mezz'ora lo trovò mentre camminava a passo lento con la testa china. Si avvicinò a lui. «Monta su, ti stanno cercando da un ora» disse dopo un po'.
«Non ti preoccupare, arriverò a casa» borbottò continuando a camminare a testa bassa.
«Morgan e' preoccupato, insisto.»
Spencer prese il telefono. «Morgan, sto battendo il perimetro della proprietà. Si lo so, dovevo avvertire, mi dispiace. Ci vediamo dopo» chiuse la chiamata e ricominciò a camminare, rivolgendo un sorriso ironico alla ragazza a cavallo.
«Sai una cosa? Vai al diavolo» è detto quello tornò velocemente a casa.
Certo, mi sembra ovvio, pensò subito. Lei può fare quello che vuole, mentre lui deve rimanere a casa ad aspettare che lei venga rapita, magari anche torturata e chissà che altro. Chiuse gli occhi lasciando che gli ultimi raggi di sole lo colpissero e lasciò andare un respiro.
Athena tornò in casa e vide che tutti si girarono per guardarla. «Io non sono Sandy, mettetevelo in testa!» urlò prima di sparire in camera sua. Erano anni che voleva dirlo e no, non ce la faceva più.
Non appena Spencer entrò in casa, fece segno ai colleghi che non voleva parlarne e andò in biblioteca. Passò davanti alla stanza di Athena. I singhiozzi gli fecero capire che era meglio non entrare, nonostante la parte irrazionale del suo essere lo spingesse a fare l'opposto. Entrare e stringerla tra le braccia, dicendole che tutto sarebbe andato per il meglio. Guardò la maniglia un paio di volte, passò la lingua tra le labbra e proseguì verso la biblioteca.
Athena rimase in camera fino all'ora di cena e non uscì neanche dopo il richiamo del fratello.
«Spence, vieni a mangiare?» chiese JJ entrando in biblioteca. Reid scosse la testa e aspettò che la sua amica uscisse prima di ritornare a leggere.
Athena non sapeva cosa fare ma di sicuro non sarebbe andata a cercare Spencer.
«Cinque, sei..» Reid aveva messo in una pila ordinata tutti i libri che era riuscito a leggere. Non che avesse fatto fatica, ma gli piaceva vedere i suoi sforzi. Guardò lo scaffale, accorgendosi degli ultimi cinque libri che rimanevano. Sorrise; una serata con i fiocchi, pensò.
Athena prese in mano in telefono ed incominciò a messaggiare con Beth anche se non parlavano praticamente di nulla.
Afferrò la borsa da dove l'aveva appoggiata e prese "La magica matematica della fisica quantistica". Sorrise, ricordando la volta in cui aveva chiesto a Morgan se voleva leggerlo. "Credo che aspetterò il film" aveva risposto, sorseggiando un caffè.
Athena non ce la faceva più. Sapeva che lui era in biblioteca ed era tentata di andare da lui
Chiuse il libro di fisica quantistica e prese gli ultimi appunti sul suo block. Alla fine non era così terribile come diceva Morgan.
Athena si alzo' dal letto e poi andò alla porta per tornare indietro. Lo fece altre tre volte prima di battere il piede contro il pavimento.
Spencer voltò la testa verso la porta della biblioteca, giurando di aver sentito un tonfo. Leggere tredici libri in così poco tempo non era il massimo alla fine.
Athena corse di nuovo sul letto buttandosi su di esso. Prese un cuscino e lo buttò contro la porta.
«Athena, tutto bene?» chiese JJ entrando nella stanza con la quarantadue davanti al corpo.
«Scusa, mi ero dimenticata che è meglio evitare di lanciare cuscini contro la porta --disse alzandosi-- ero solita a fare questo quando sono arrabbiata».
«Ho sentito il rumore sordo di qualcosa che sbatteva e sono corsa. Come mai così arrabbiata?» domandò la ragazza riportando la pistola nella fondina.
«Scusami, davvero. E' per Spence» disse sedendosi sul letto.
«L'ho visto un po’ giù in effetti. Non è nemmeno venuto a tavola» ammise JJ prendendo un respiro profondo. Odiava vederlo così giù e sapeva di poter fare poco o niente per lui.
«Starà leggendo un libro più grosso di lui» commentò Athena trattenendo un sorriso.
«Sono andata a spiare. La sua pila di libri ne comprendeva dodici l'ultima volta» disse JJ.
«L'ho sminuito questo pomeriggio. Stavo sparando con Rossi e si è… offeso» ammise la ragazza mordendosi il labbro per poi guardare altrove.
«Oh..» mormorò Jennifer.
«Era dietro di me, non lo avevo visto» si giustificò Athena prendendo un respiro profondo.
«Ora ho capito perché sta leggendo più del solito».
«Cosa dovrei fare?» Domandò esasperata alzando le braccia al cielo.
«In questo momento siamo davvero troppo presi dal caso, e non so proprio come poterti aiutare. Magari vai a parlare con lui» propose JJ.
«Se sentite dei rumori non vi preoccupate» disse poco prima di uscire dalla stanza.
 
Spencer era concentrato su un altro libro, era più che sicuro che sarebbe piaciuto a Gideon. Molto probabilmente gli avrebbe già chiesto di fare una partita a scacchi, battendolo miserevolmente per la milionesima volta.
«Possiamo parlare?» chiese Athena sulla soglia della porta della biblioteca.
Spencer stropicciò gli occhi, abituato alla luce soffusa della stanza. Forse non era ancora pronto per parlare con lei e la parte razionale del suo cervello non voleva. Ma quella irrazionale, lo incitava ad affrontarla a testa alta se era necessario. «Certo» disse, mettendo il segno al libro che stava leggendo.
«Sei ancora arrabbiato con me per la storia della pistola?» chiese sedendosi di fronte a lui.
«Non solo – ammise lui corrugando le sopracciglia - te ne sei andata per tutto il tempo che volevi, mentre le tue amiche sono state rapite e la stessa cosa poteva succedere anche a te. Dove avevi la testa?»
«Ero al sicuro lì nessuno conosce l'esistenza di quel posto, o meglio, nessuno conosce il sentiero» rispose lei alzando le spalle.
«E se ti avesse seguita? Sai cosa poteva succedere al tuo cavallo se avesse visto uno sconosciuto?»
«Baylor segue i miei comandi, scappa se gli dico di scappare, rimane se gli dico di rimanere». Quel suo comportamento non gli era mai piaciuto. Era una cosa che a Spencer dava fastidio e per un attimo pensò che lo stesse facendo di proposito a fargli perdere le staffe.
«E muore se un pazzo psicopatico decide di sparare» disse lui alzando gli occhi al cielo.
«Me ne sarei accorta se un pazzo di fosse avvicinato»
«Come hanno fatto le tue amiche» La sua testardaggine da donna vissuta non lo aiutava di certo a sostenere una conversazione ragionevole. Voleva affermare di avere ragione su tutto quello che diceva. Si stava solo arricciando all'interno di una corazza, mascherando quello che stava accadendo intorno a lei.
«Loro non erano armate» mormorò Athena abbassando la testa.
«Athena - disse, cercando di calmarsi - sei minorenne e non hai il porto d'armi. Se spari ad una persona e questa muore, verrai incriminata. Non importa se tu sai sparare o meno o se è per legittima difesa. Ti chiederanno perché porti con te la pistola».
«I miei fratelli l'hanno, di solito sono loro a portarle. E chi ti avrebbe detto che l'avrei uccisa?»
«I tuoi fratelli lo hanno il porto d’armi! E poi lo avresti fatto, eccome. Ti conosco, non avresti esitato. Ti saresti accanita su di lui per quello che ha fatto alle tue amiche e quello che avrebbe fatto a te» disse lui. Il linguaggio del corpo di quella ragazza parlava forte e chiaro, nonostante dalla sua bocca uscissero altre parole.
«Non avrei mai saputo dove le tiene. Magari un bel colpo sulla clavicola, non uccide ma patisci le pene dell'inferno.»
«Ecco, ti sei risposta da sola» disse, alzandosi dalla sedia.
«Ho capito --disse alzandosi di scatto-- non uscirò da camera mia finché non lo avrete trovato, contento?»
«Certo e magari ti fermerai a pensare - disse lui - vado a prendere un po’ d'aria». E detto questo uscì dalla biblioteca, lasciandola sola. Non reggeva più la situazione. Le dicevi di non fare una cosa, la faceva lo stesso. Non era per metterla in punizione, era solo per la sua sicurezza. Uscì nel giardino sul retro e andò a sedersi su di una panchina in legno. Buttò la testa all'indietro osservando le stelle.
«E comunque, per la cronaca, anche la nostra relazione non è legale!» esclamò sicura che l'aveva sentita prima di tornarsene in camera.
Spencer voltò la testa verso la casa e la scosse leggermente. Su quel punto le dava ragione. Lei era ancora minorenne dopotutto.
Athena tornò in camera e ci rimase fino alle undici del giorno dopo. Sapeva che doveva studiare ma non ne aveva la facoltà mentale. Rimanendo a letto iniziò a guardare serie tv a caso dal computer.
 
Il campanello di casa Williams cominciò a trillare. Susanne sorrise al postino che reggeva un pacco che sembrava alquanto pesante. Altre armi per mio marito, pensò. Lasciò una firma e tornò in casa. Appoggiò il pacco al tavolino del salotto. Non appena si voltò per tornare in cucina, notò un alone rosso sulla mano con cui aveva retto il pacco da sotto.
«Che succede, signora Williams?» chiese preoccupato Morgan vedendola guardarsi la mano spaventata.
«Io.. il pacco..» la sua capacità di parola la stava abbandonando. La vista del sangue sulle sue mani le fece pensare alle teorie più terrificanti.
«Faccia un respiro profondo. Si è fatta male?» chiede avvicinandosi a lei. Aaron stava entrando dalla porta mentre parlava con JJ.
«No, ho solo preso quel pacco dal postino» rispose la donna con gli occhi ancora sbarrati dalla paura.
Morgan spalancò gli occhi e si avviò in sala. «Lei rimanga in cucina» disse avvicinandosi al pacco. «Hotch, dov'è Athena?» chiese guardandolo.
«In camera sua. Garcia le ha appena portato una tazza di caffè» rispose il supervisore capo controllando il fascicolo appena stampato.
«Non fatela uscire per nulla al mondo, esce del sangue da qui dentro» disse Morgan prendendo un coltello per aprirlo.
«Va bene» disse JJ andando nella sua stanza. Morgan si avvicinò al pacco e lo aprì lentamente.
«Vestiti?» chiese Aaron avvicinandosi a sua volta. «Mandiamoli a Quantico, il sangue potrebbe essere di una delle ragazze rapite» aggiunse.
«Subito» disse Morgan, digitando il numero del laboratorio di Quantico. «Pensi che le abbia uccise?» chiese Derek, dopo aver messo giù la chiamata.
«Io credo di no. Ci sta avvertendo che è molto più vicino di quello che sembra.» rispose Hotch corrugando la fronte.
«Chi sta avvertendo cosa? --chiese Spencer entrando in sala-- e perché tieni la camicia di Athena tra le mani?» si avvicinò.
«Questa è di Athena?» domandò Morgan alzando un sopracciglio.
«Si, è una delle sue preferite… aspettate, perché è insanguinata?» chiese dopo averla presa tra le mani.
«Reid..» Non li ascoltò e corse in camera della ragazza. 





“L’oracolo del computer, per servirvi.” 
Ciao ragazzuoli ♥
Ci scusiamo per il ritardo e speriamo che ora - con l'inizio dell'estate - si sistemino i tempi di pubblicazione.
Siamo molto conente di vedere che la nostr storia vi piace e anche tanto e non vediamo l'ora di sapere cosa ne pensate, sempre.
Siamo emozionate perché una di voi ha avvisato l'amministrazione di mettere la storia tra le scelte del sito. Grazie, davvero ♥
Ho deciso che finché non mi torna il wifi a casa, aggiorneremo il sabato - Fee.
Cosa succederà ora? Lo scoprirete nella prossima puntata, rimanete sintonizzati. 
Vi lasciamo i nostri account di efp:
Harriett__
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e i nostri contatti di facebook:
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Alla prossima, 
much love ♥
“L’oracolo chiude”


 
   
 
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