Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lullaby_Esteimer    21/06/2014    0 recensioni
"Buio.
Era tutto...buio.
Mi circondava, mi coccolava, mi faceva sentire apprezzato, quasi vivo." dal Capitolo 1.
Oscuri segreti, misteri e avventure, ma anche una forte passione, su questo è incentrata la storia. L'unica soluzione è andare avanti...
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

CAPITOLO 2

"Le piccole cose semplici
come un sorriso,
una carezza,
un abbraccio, 
un bacio, 
hanno un potere,
quello di creare una
"vera magia" nella nostra vita.
Sono queste piccole cose semplici, ad essere le più preziose."
Stephen Littleword, Piccole cose

 

 

La sala da pranzo era arredata in maniera minuziosa e accattivante, oltre al fatto che fosse grande poco più di un...non riesco a fare un paragone, sappiate solo che non riuscivo a vederne la fine. I mobili di mogano, finemente lavorati e decorati nel minimo dettaglio costeggiavano le pareti blu notte semi-coperte da morbidi drappeggi dorati che rendevano tutto ancora più cupo. Un'unica finestra illuminava l'ambiente, enorme e imponente, si ergeva alla fine della stanza e faceva luce a sufficienza per sembrare di essere in lutto.

Erano passate alcune ore dal mio risveglio e nessuno aveva osato rivolgermi la parola, quasi fossi un demone o un assassino. Dopo le due battute scambiate con la "ragazza diversa", quello che presumevo fosse un medico si è consultato con tutta la folla di gente in un altro luogo, lasciandomi solo con la domestica, anche lei impassibile, che si occupava di me. Avevo molte ferite su tutto il corpo, soprattutto bruciature e tagli, ma niente di grave, non provavo molto dolore, mi dava più fastidio la testa anche se dall'esterno poteva sembrare a tutto a posto. Mi girava, anzi di più, mi sentivo come se me la stessero prendendo a martellate da ore, il tutto accompagnato da un fastidio ronzio. Nessuno però badava a questo problema, la servitù era concentrata sulla copertura delle ferite con una olivastra, fluida e maleodorante crema. Avrei rimesso se fossi stato da solo, poi fortunatamente non avevo niente in volto, non sarei riuscito a resistere all'impulso in quel caso. Successivamente hanno bendato il tutto: sembravo una mummia, stesso aspetto, stesso odore da morto.

A quanto pare l'abbigliamento strano e ambiguo era all'ordine del giorno! Appena lavato e sistemato mi hanno portato in una camera sontuosa e monotona come le precedenti e sul letto a baldacchino era appoggiato un costume: la camicia giallo limone era coperta da una sgargiante giacca rosso rubino in...non so nemmeno quale materiale fosse, troppo consistente, ma leggero...i pantaloni erano della stessa tonalità, come le scarpe quasi a punta da aladdin, forse queste ultime erano un po' più scure. Dulcis in fundo, il gran finale per completare il vestito da pagliaccio: un farfallino a pois che riprendeva i colori del completo.

Io avrei dovuto indossare quell'orrore fluorescente? Mai e poi mai, piuttosto sarei andato in mutande. Ho cercato invano in tutti gli armadi altri capi di abbigliamento, ma ho trovato solo mobili perfettamente puliti e lucenti, in contrasto con l'idea di antico che mi ero fatto inizialmente. Alla fine ebbero loro la meglio e mi vestii come una mummia travestita da faro.

 

Ero seduto a capo tavola, quasi fossi il padrone o qualcuno di importante ed ero l'oggetto delle attenzioni dei commensali. Tutti (erano veramente tanti!), seduti sui lati lunghi della tavola rettangolare, mi osservavano con estrema malizia e molto accuratamente, non perdendosi neanche un mio minimo movimento. Il tutto nascosto da un falso sorriso, da un timido imbarazzato e un gelido silenzio. Eh, si, c'erano una moltitudine di persone in quella stanza, ma non si sentiva ronzare una mosca. Silenzio, cupo e misterioso, che con quella sua sfumatura di incertezza, nascondeva ciò che non c'era, nascondeva ogni emozione, ogni pensiero. Io intanto ricambiavo "il gentile gesto" fissando per una manciata di secondi ogni persona presente in quella sala. Cercavo di ricordare, di trarre informazioni dal loro sguardo, di immaginare la loro professione, ma niente. Erano variopinte statue senza anima guidate solo dalla loro voglia di primeggiare su tutto e tutti. Non provavo niente mentre li scrutavo, tranne 4-5 che non erano del tutto sconosciute ai miei occhi. Il cervello mi aveva mandato un segnale alla loro vista, peccato che fosse troppo impreciso e rarefatto per decifrarlo. Sapevo che non erano sconosciuti, eppure non mi ricordavo niente.

Era presente anche lei a questo incontro, seduta a tre posti di distanza dal mio. L'acconciatura che al nostro primo incontro era leggermente trasandata, con qualche piccola sbavatura, era tornata a rispettare gli strani standard dell'epoca, senza imperfezioni e ciocche ribelli. Anche il suo sguardo era cambiato: spento, vuoto, come quello di tutti gli altri, sebbene una scintilla di ribellione era ancora percettibile se la si osservava attentamente. Lei era l'unica che non mi guardava, anche se in fondo, non so per quale strano motivo, avrei voluto lo facesse.

Durò così per alcuni minuti, finché i passi del maggiordomo interruppero quella malinconica calma.

- Tortelli alla rapa rossa e semi di papavero su un letto di panna - annunciò a gran voce e poi se ne era già andato, con tranquillità e indifferenza. Gli succedettero camerieri con la portata e iniziarono ad instaurarsi le prime conversazione: ovviamente erano su di me.

Era uno spettacolo, non volevo mangiarlo per paura di rovinarlo, ma dopo un primo momento di esitazione lo assaggiai, trovandolo fantastico. La dolcezza della rapa rossa creava un mix perfetto con la panna e la pasta e i semi di papavero davano quel tocco in più al già prelibato sapore. Un solo boccone mi aveva mandato in estasi e in fretta e furia finii la mia misera porzione, anche stimolato dallo stomaco che brontolava da ore.

Mi ero concentrato talmente tanto sul cibo che non avevo notato il cambiamento degli sguardi della gente. Era come se si stessero aspettando qualcosa, come se stessero attendendo un mio diverso atteggiamento, ma successivamente cambiarono di nuovo espressione, tutti nello stesso momento, tutti nello stesso modo. Sembravano delusi, forse non mi ero comportato come avevano presupposto. Il cibo era stato buono e anche un po' familiare, anche se era la prima volta che lo provavo, forse volevano sapere questo o addirittura qualcosa di più.

Ci servirono come seconda portata dell'anatra all'arancia accompagnata con una salsa ai frutti della passione e un souffle al cioccolato e peperoncino con una spolverata di cacao amaro. Mangiai tutto, anche se i gusti erano veramente strani, ma intriganti. Non lasciai nemmeno un rimasuglio nel piatto e a dirla tutto, il mio appetito non era del tutto scomparso alla fine del pasto.

 

Per tutta la serata si erano susseguiti gli stessi gesti dei commensali, senza un minimo sgarro, finché lei non interruppe quella triste recita. Era davanti a me e la piccola scintilla di ribellione che avevo visto in precedenza si era trasformata nel corso della serata in un fuoco accesso, carico e pronto per conquistare tutto.

Ci stavamo guardando negli occhi, cercavo di analizzare le sue piccole perle nere, capire i suoi pensieri, il motivo per cui si trovava dinanzi a me. Per un po' di tempo sono riuscito a sostenere la sua intensità, ma poi ho ceduto, rivolgendo i miei occhi verso il basso. La sua mano destra chiusa in un pugno serrato stava tremando e da essa scendeva un laccetto dorato, forse un bracciale o una collana. Accortasi di questa mia curiosità aprì la stretta proprio davanti al mio naso: un braccialetto sottile d'oro scintillava davanti ai miei occhi, ma riuscivo a vedere qualcosa oltre quell'oggetto.

Paura, terrore, speranza, calma, tutte quelle emozioni contrastanti mi travolsero nello stesso momento. Mentre il cervello cominciava ad elaborare tutte le informazioni ricavate in quell'istante, la ragazza mi passò l'oggetto e solo in quel attimo notai le sue lacrime e la disperazione che stava emanando. Scappò senza che le potessi dire qualcosa, tra le urla e le sgridate delle persone presenti, alcune la seguirono con un espressione non del tutto serena. Riuscii soltanto a scorgere la sua figura leggera e aggraziata scomparire nell'oscurità.

Buio. Silenzio. Di nuovo in quella situazione, di nuovo da solo nel vuoto assoluto, ma stavolta il regalo dorato accompagna il mio viaggio. Piano piano lo scenario cambiò nello stesso identico modo con cui era cambiato quella mattina. Di nuovo il calore rovente del fuoco, di nuovo l'odore acre del sangue, ma c'era qualcos altro: una persona. Anzi no, due persone. No, una. Non riuscivo a capire niente, davanti a me quelle due figure si trasformavano in una, poi ancora in due e così via e con loro avveniva anche un lieve mutamento delle pareti circostanti. Anche la mia mano aveva uno strano comportando, passava da essere quella di un ragazzo, a quella di un bambino. La mia testa stava scoppiando, troppi avvenimenti strani.

Era un sogno, ma sembrava così reale.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lullaby_Esteimer