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Autore: Charlotte_Insane    21/06/2014    0 recensioni
Lo giuro, questa è l'ultima volta che ripubblico questa storia.
Ogni volta che la inserisco sul sito, dopo 24h decido di rimuoverla, ma questa volta la lascerò, indipendentemente dal seguito che avrà.
Spero comunque che vi piaccia, aggiornerò la storia ogni mercoledì (ho già alcuni capitoli pronti, quindi sarò puntuale).
Un ragazzo coraggioso, un oscuro segreto, un regno lontano finito sotto il controllo di un tiranno, una promessa da mantenere ed un destino da cambiare.
Tu sei pronto ad unirti alla ribellione?! O chinerai la testa?!
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Drammatico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Chapter 2.
 


Alexander, camminò a lungo fra quegli alberi che gli erano tanto familiari, poi, si sedette su di un tronco rovesciato, abbandonò la testa fra le mani, non riusciva a formulare alcun pensiero in quel momento, continuava a vedere sua madre mentre uccideva quell’uomo, una domanda si fece largo nella sua mente, si domandò chi fosse. Ma non era in grado di darsi alcuna risposta, non da solo almeno, sarebbe dovuto tornare in quel luogo, ma qualcosa lo bloccava.
Un rumore lo distolse da quei pensieri, si voltò e vide uno strano pulcino pigolare, lo riconobbe subito, quell’animaletto lo aveva seguito per tutto il tempo.
Tese una mano e il pulcino ci saltò su, cominciando a pigolare felice, un lieve sorrise si aprì sul volto del ragazzo. Un sorriso innocente, e per un secondo si dimenticò di tutta quella storia.
 
Era una mattina d’estate, il sole splendeva alto nel cielo e non una nuvola copriva il sereno, Xander ricordava bene quelle giornate passate con sua madre, l’unica persona di cui si fidava, forse aveva sbagliato, ma in fondo un bambino che cosa ne sa: dei segreti che sua madre nasconde, delle bugie che gli racconta o di come il mondo sia diverso oltre le sicurezze che lei crea.
Forse lui era ancora un bambino, aveva l’aspetto di un uomo, ma era ingenuo, troppo ingenuo.
 
Si riscosse dai suoi pensieri, non c’era tempo per il risentimento, per le paure, per le insicurezze o per le incertezze. Guardò il pulcino che si era accoccolato nella sua mano, con un dito gli sfiorò il capo accarezzandolo
“Devo andare, ho bisogno di risposte. Tu resta qui, al sicuro.” Il pulcino scosse il capo con disapprovazione, il ragazzo sospirò e si lascio sfuggire un altro sorriso
“E va bene, vieni con me!” Il piccoletto pigolò felice
“Sai, penso che ti chiamerò.. Emil!” esclamò il ragazzo, l’uccellino sembrò osservarlo perplesso “Non fare quella faccia, è un bel nome!” continuò imperterrito, solo in quel momento si rese conto dell’assurdità della situazione e si lasciò sfuggire un’altra risata.
 
Luna era rimasta sconvolta dal comportamento e dal tono del figlio. Così, su due piedi, magari avrebbe anche potuto dargli ragione, ma, visto che quella storia la conosceva fin troppo bene, non poteva non difendere la sua posizione e le sue ragioni.
Un pensiero si insinuò fra tutti gli altri. Avrebbe voluto spiegargli ogni cosa, ma non poteva. Il solo ricordo di quel periodo la faceva rabbrividire, il suo unico pensiero e scopo, da quando suo figlio era nato, era stato quello di proteggerlo, non le importava più di essersi sporcata le mani di sangue, non temeva la giustizia del suo ex-regno da molto tempo ormai.
Giustizia, che parola grossa per descrive i giudizi e le decisioni che venivano presi dal Re e dai suoi sottoposti.
Doveva continuare a proteggerlo, e lo avrebbe fatto. Ad ogni costo.
Si avvicinò al calderone sul fuoco, dal quale fuoriusciva un fumo denso dai riflessi verdi.
Prese una boccetta di vetro e la riempì con la pozione a cui da giorni lavorava.
Quello era uno dei veleni più potenti fra quelli conosciuti, una sola goccia poteva sterminare un intero villaggio.
Prese la boccetta, e il suo mantello nero, se lo poggiò sulle spalle, non voleva che la gente della città la riconoscesse, anche se erano passati vent’anni, era consapevole del fatto che il suo aspetto non era mutato molto, lei, appena diciassettenne era diventata regina, sposata ad un uomo spietato, assetato di potere, ma anche molto stupido. Queste cose erano state alla base della sua rovina, per questo, dopo appena tre anni la sua vita si interruppe prematuramente.
Luna stava per uscire, quando si bloccò di colpo. Lo sguardo le era caduto sulla sua mano sinistra, sulla quale vi era incisa una croce nera che puntava verso l’esterno, come se fosse stata una spada pronta per essere impugnata. Quello sarebbe stato un segno distintivo per lei, tutti i membri della famiglia reale portavano lo stesso segno, appena nati, i bambini della sua casata venivano marchiati, così da potersi sempre distinguere dagli altri.
Con un gesto rapido, aprì un cassetto e ne tirò fuori dei guanti neri di seta, erano l’unica cosa della sua vecchia vita che aveva tenuto. Se li infilò, così da coprire e nascondere la croce, e poi uscì.
Non aveva altra scelta, sarebbe tornata in città.
 
Xander si alzò in piedi e si appollaiò Emil su una spalla, non aveva altra scelta, doveva tornare a casa ed affrontare sua madre, chiederle spiegazioni e magari, questa volta, ascoltarla, senza fuggire via, come un vigliacco.
Si incamminò per la foresta, si era allontanato abbastanza, e mentre cercava il sentiero che era solito percorrere, si ritrovò davanti allo Stagno dei Ricordi, lo osservò appena per poi proseguire, non se la sentiva di guardare ancora quelle immagini. Chissà quante altre scene simili si celavano in quella che era poco più che una pozza d’acqua, o almeno all’apparenza era così.
Prima di entrare in casa, Xander, si affacciò alle finestre, per controllare che ci fosse qualcuno, quando aprì la porta, però, la trovò vuota. Sospirò e si sedette accanto al caminetto, l’odore acre e pungente della pozione accanto a lui, gli pervase le narici e fu costretto ad allontanarsi.
Lo sguardo gli cadde, inevitabilmente, su una mensola abbastanza alta, allungò il braccio ed afferrò un grosso libro nero, che conosceva fin troppo bene.
Per anni aveva evitato di leggere quelle pagine, ma adesso erano l’unico modo che aveva per scoprire qualcosa su quella storia e magari anche su di se.
Si sedette al tavolo ed aprì il volume, ma appena tento di voltare una pagina quella si sgretolò, divenendo polvere, in meno di un secondo, anche il resto del libro fece la stessa fine, fu in quel momento che il ragazzo capì che sua madre aveva preso delle misure di sicurezza per simili evenienze.
Non aveva scelta adesso, doveva recarsi in città, solo lì avrebbe potuto sperare di trovare delle risposte concrete a tutte le domande che avevano cominciato ad affollare la sua mente.
Non era certo di conoscere il percorso da seguire, ma lo avrebbe trovato.
Prese una borsa e ci infilò dentro un libro di incantesimi, un paio di boccette contenenti delle pozioni semplici, una per annullare gli effetti dei veleni degli animali ed un’altra che non riconobbe, forse era poco prudente da parte sua, ma prese anche un po’ della pozione che bolliva sul fuoco.
Chissà, magari l’avrebbe testata e gli sarebbe anche tornata utile.
Non prese altro, ne cibo ne altro, si rimise il suo mantello verde scuro ed uscì con l’uccellino al seguito. Era strano, ma riusciva a volare molto bene, ed era anche parecchio veloce.
Xander seguì il sentiero per un bel po’, per la prima volta notò che si interrompeva in modo molto brusco, proprio davanti ad una grossa quercia.
“Che strano.. sembra voler bloccare il passaggio, o forse, vuole proteggere qualcosa.” Rifletté il giovane, afferrò la sua bacchetta, conosceva un incantesimo che avrebbe potuto aiutarlo in quel momento. “Ostendo Via.” Esclamò, la terra parve tremare, mentre l’alberò si spezzo in due metà, cadendo a terra, la strada proseguiva indisturbata, ma c’era qualcosa di diverso.
Gli alberi che aveva davanti gli parvero strani, non riusciva a riconoscerli.
Il piccolo Emil gli batté la testa contro il collo per incitarlo a proseguire lungo il suo cammino.
“Oh.. hai ragione, non posso fermarmi adesso.” Esclamò superando ciò che rimaneva della quercia.
 
Luna era giunta in città da un po’ ormai, senza farsi notare, si era addentrata fra le varie vie, ma non aveva ottenuto alcun risultato.
Non sapeva più dove cercare, così, decise di fare una scelta pericolosa.
Percorse una lunga strada, che la portò di fronte al palazzo reale, sospirò pesantemente lasciandosi andare ad un ricordo ormai sbiadito.
Chiuse gli occhi ricordando le risate felici di due bambini innocenti, correvano nel giardino, lei correva fra quei cespugli ben curati, dietro di lei, un bimbo più piccolo, gli occhi verdi e i capelli biondi, proprio come i suoi.
Poi le risate si spezzarono, quando il bambino inciampò.
“Ti sei fatto male?” gli domandò la sorellina chinandosi davanti a lui, il più piccolo scosse la testa e si rimise in piedi, come se nulla fosse.
Poi udirono una voce adulta, non era preoccupata, ma severa. Una donna con gli stessi capelli biondi, ma con gli occhi neri imperscrutabili, si avvicinò a loro.
“James, torna subito dentro!” gli ordinò, il bambino annuì e corse via mentre sua madre si rivolgeva ad una serva che le stava accanto “Camille, va dentro e curalo, domani ci sarà un evento importante, non è così Luna?” questa volta si voltò verso la bambina che rimase in silenzio.
La sera successiva, era in programma una festa da ballo, non una di quelle che la regina Sophie era solita organizzare, questa era per il compleanno della piccola Luna, che il giorno seguente avrebbe compiuto undici anni, suo fratello ne aveva appena sette, perciò, lei sarebbe dovuta diventare regina un giorno, sposando un uomo che la sua famiglia avrebbe ritenuto appropriato.
E proprio la sera successiva, incontrò Dominic. Lui era bello, con gli occhi azzurri e limpidi e i capelli castani ordinatamente sistemati, ma era già troppo grande per la principessa, aveva già trentaquattro anni. Nonostante ciò, lei fu  costretta a sposarlo. Proprio come era stata costretta ad ucciderlo.
Il ricordo si offuscò e Luna si addentrò nel castello, seguendo alcuni passaggi segreti, che usava spesso da piccola, finché non giunse nella grande biblioteca.
Un uomo si voltò verso di lei, scrutandola attentamente, sulla mano aveva la stessa croce che portava incisa la donna. Le si avvicinò cauto, senza parlare, per poi stringerla a se senza alcun contegno.
“L-luna.. non posso crederci..” disse guardandola negli occhi, quelle iridi identiche alle sue che non vedeva da tanto, troppo tempo.
“Shh!” lo zittì lei portandosi l’indice sulle labbra e continuando a sorridergli e ad abbracciarlo “Potrebbe sentirci qualcuno e non voglio che ti accada qualcosa!” esclamò diventando improvvisamente seria.
“Non temere, non mi accadrà nulla. Tu per quale motivo sei venuta?” le domandò sciogliendo il loro abbraccio
“Sto cercando mio figlio, e, se si trova in città, esiste una sola persona in grado di trovarlo.”
“Mi lusinga che tu mi ritenga tanto abile ma.. di quale figlio stai parlando? Tu e Dominic non avete mai generato alcun erede.”
“Lo pensavo anche io, fino a qualche mese dopo la sua morte, sono rimasta incinta proprio quella notte..”
“E me lo dici così?!” disse sorridendole ampiamente “Come si chiama, somiglia al padre o a te? Dove sei stata per tutti questi anni e perché lo stai cercando, è andato via? Cosa è successo?” le domandò poi leggermente allarmato, lei, con un gesto della mano, lo invitò a tranquillizzarsi.
“Una domanda alla volta, ti prego... il suo nome è Alexander, ringraziando il cielo non ha nulla del padre, ma somiglia molto a te, anche caratterialmente. Mi sono rifugiata nella foresta usavo un antico incantesimo di protezione, ricordi gli alberi che proteggevano il regno durante le guerre? Bene, ho usato lo stesso metodo... Non so come, ma Xander è arrivato allo Stagno dei Ricordi e mi ha vista mentre...” la voce le si bloccò e le parole le morirono in gola, il fratello la abbracciò nuovamente, nell’intento di confortarla.
“Non temere, lui non sa, quindi non può far altro che giudicare il tuo gesto...” la rassicurò poi “Vieni con me, vediamo di cercarlo adesso.” La donna annuì e i due si spostarono, uscirono dalla biblioteca e giunsero in una stanza che Luna riconobbe subito.
 
Una sera d’estate Luna si trovava nella Sala del Trono, mancavano poche ore al suo matrimonio forzato con Dominic, suo fratello fece la sua comparsa sorridente come al solito.
“Pronta per il grande evento?”
“Preferirei sposare un Troll di montagna…” sospirò la ragazza scendendo dal trono, dove si era seduta
“Su, non dire così, vedrai che il tuo futuro sarà radioso, proprio come immaginavi!” la incoraggiò James, l’altra scosse la testa
“È carino da parte tua confortarmi, ma, sono consapevole che nessuna delle mie aspettative verrà mai soddisfatta.”
Suo fratello la guardò fissa, pensando a cosa risponderle, poi parve illuminarsi, le afferrò la mano e la trascinò via da quella stanza.
“Dove stiamo andando?” gli chiese seguendolo
“Non temere, ti piacerà!” esclamò prima di aprire una porta, i due fratelli entrarono in una stanza, non era immensa come le altre alee del castello, per un comune cittadino quella era una stanza di dimensioni normali. All’interno vi erano le stesse mura di pietra presenti in ogni stanza, una piccola libreria, da cui spuntavano antichissimi libri di magia, una scrivania di legno scuro si trovava al centro e tre sedie vi erano disposte introno in modo ordinato. Sul tavolo si trovavano alcuni oggetti, uno scrigno dorato, uno specchio d’argento, un pugnale interamente fatto di bronzo, alcune pergamene arrotolate e chiuse da nastri verde scuro e rossi.
James si sedette e invitò la sorella a fare lo stesso, Luna lo fece e prese fra le mani lo specchio, non rifletteva alcuna immagine.
“Ha gli stessi poteri dello Stagno dei Ricordi, solo che può essere controllato più facilmente. Lo scrigno può contenere qualsiasi incantesimo, mentre il pugnale uccide anche solo con un misero graffio. Se ferisci qualcuno con questa lama morirà entro due ore, se la ferita è particolarmente profonda potrebbero bastare appena venti minuti..”
“Perché mi hai portata qui?” gli domandò mettendo giù lo specchio, James le porse una delle pergamene e lei la srotolò, una macchia di sangue copriva le parole, il ragazzo si sporse per guardare spalancando gli occhi per lo stupore e anche per un po’ di paura. “C-cosa significa?” chiese lei, la sua voce era appena incrinata, il fratello si alzò in piedi e le prese la pergamena dalla mani riavvolgendola.
“Non ne ho idea, ma da quanto ne so, non promette nulla di buono.”
A distanza di pochi mesi, quel presagio si era avverato.
La pergamena mostrava il destino di Luna, il sangue era quello con cui si sarebbe macchiata le mani e la coscienza.
 
Luna rabbrividì a quel ricordo e, senza proferire parola, afferrò lo specchio d’argento.
Chiuse gli occhi concentrandosi sul momento in cui Xander era uscito di casa, con l’intenzione di fuggire via.
James non proferì parola per tutto il tempo, attendendo pazientemente.
Luna vide suo figlio rifugiarsi nel bosco, tornare a casa, poi cominciare il suo viaggio e distruggere il sigillo che li aveva protetti per tanti anni.
Chiuse gli occhi e ripose lo specchio sul tavolo.
“Si trova ancora nella foresta. Devo raggiungerlo prima che arrivi in città, non posso permetterlo, lo ucciderebbero.”
“Se la caverà, se somiglia a te non hai alcuna ragione per preoccuparti.” La donna si avvicinò per l’ultima volta al fratello e lo strinse a se .
“Grazie per il tuo aiuto, ti prometto che tornerò, ma adesso devo cercare Xander.”
“Fa solo attenzione...” le raccomandò lui, la guardò andare via, abbandonandolo di nuovo.
Poi, rimase a leggere una pergamena, che fino a pochi giorni prima era bianca, ancora per un po’, fin quando non venne richiamato da una guardia.
Era una giovane di appena ventitré anni, aveva i capelli biondi raccolti in una treccia lunga e gli occhi di una calda tonalità di marrone.
“Lui vuole vedervi.” Esclamò atona, James ripose con cura la pergamena sul tavolo ed uscì, seguito dalla ragazza.
“Cosa vuole da me, Charlotte?”
“Non lo ha detto, ma non penso ci siano buone notizie per voi.”
“Non ce ne sono mai tanto, ed io ci ho fatto l’abitudine.” Esclamò la sua voce era divenuta improvvisamente seria, troppo per lui.
La sua mente era lontana, in quel momento era preoccupato per sua sorella e per il nipote, non gli interessava minimamente cosa quell’essere volesse da lui.







Salve a tutti, mi scuso per il ritardo con cui ho postato il capitolo, ma per via degli esami sono stata molto impegnata, per prevenire un altro ritardo posterò stasera due capitoli (questo e un altro).
Detto ciò, spero che la storia sia di vostro gradimento, e se lo è mi farebbe piacere ricevere qualche recensione (anche se avete delle critiche o dei suggerimenti)
Grazie a tutte le persone che mi seguono e che hanno recensito il primo capitolo.
A presto e baci
Charlotte_Insane.
  
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