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Autore: Kotoko_chan    22/06/2014    10 recensioni
Ciao a tutti! Junjou revolution ripercorrerà un pò la storia originale ma con un importante cambiamento. Ci sarà un Misaki ribelle con altri sogni e obiettivi. Sarà in grado Usagi-san di gestire questa personalità così forte? E Misaki riuscirà a raggiungere la felicità?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Keiichi Sumi, Misaki Takahashi, Shinnosuke Tōdō, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Il matrimonio
 
Kotoko stava guidando eccitata per le vie della città diretta alla casa del suo futuro marito. Mancavano dieci giorni al matrimonio e stavano ultimando gli ultimi dettagli. Avevano deciso di non acquistare nessuna casa e di vivere nell’attuale appartamento del sensei visto che era molto spazioso e poi per lei sarebbe stato un punto strategico per raggiungere l’azienda in cui lavorava perché era lì vicino.
Lanciò uno sguardo soddisfatto al sedile del passeggero dove era depositata una busta del negozio di dischi in cui aveva acquistato il nuovo album degli Shake. Una volta arrivata dal sensei avrebbe voluto ascoltarlo ma aveva deciso di aspettare di arrivare a casa sua visto che, dopo il loro incontro al battesimo, Akihiko era piuttosto irrequieto e se si nominava Misaki anche per sbaglio si ammutoliva mettendo il broncio come un bambino piccolo.
“Forse avranno avuto un brutto litigio prima della sua partenza. Misaki era noto per la sua irruenza e sfacciataggine” pensò parcheggiando vicino al palazzo del sensei.
Sollevò lo sguardo verso l’alto e sorrise al sole immaginando la sua futura vita con Usami Akihiko. Eccitata entrò nell’androne del palazzo salutando il portiere e una volta diretta agli ascensori sospirò preoccupata. Quel giorno doveva sistemare le camere da letto soprattutto quella di suo marito visto che lì avrebbero dormito insieme. Quella stanza era invasa di giocattoli e nonostante rispettava la sua eccentricità voleva ritagliarsi i suoi spazi, dopotutto sarebbe stata anche casa sua!
“Sono a casa!” salutò allegramente entrando.
Silenzio.
“Aki-chan?” chiamò.
Nessuna risposta.
“Che strano… aveva detto che oggi non sarebbe uscito” disse pensierosa.
Arrivò nel salone e trovò il suo fidanzato profondamente addormentato sul divano. Sparsi per terra c’erano molti fogli e gli occhiali penzolavano dalla sua mano. Dolcemente glieli sfilò ricevendo un grugnito come risposta.
Lei si sedette vicino osservandolo. Aveva un’espressione molto rilassata e dal suo sorriso capì che stava sicuramente facendo un bel sogno. Lei passò la sua mano vicino al suo viso accarezzandolo.
“Ti amo tanto Aki-chan” mormorò dandogli un bacio casto sulle labbra.
Quando si scostò vide il sensei con gli occhi aperti che con un sorriso fanciullesco l’afferrò facendola sdraiare su di lui.
“Aki-chan!” esclamò lei imbarazzata.
Lui si girò ribaltando le posizioni.
“Cosa fai? Mi baci di soppiatto?” chiese maliziosamente.
“Daaaaiii scemo! Lasciami!” disse lei cercando di svincolare.
“No” disse lui chinandosi per assaporare le sue labbra.
Il bacio fu lungo, intenso e passionale. Infatti quando la liberò entrambi avevano il respiro affannoso.
Lui si chinò nuovamente ma lei riuscì a svincolare.
“Uffa, perché scappi?” brontolò.
“Avremo tutto il tempo del mondo per questo. Ora devo sistemare le camere di sopra” disse lei sorridente.
Lui si alzò guardando improvvisamente l’orologio agitato.
“Aikawa!!!” esclamò correndo di sopra.
“Cosa succede?” chiese lei curiosa.
“Devo vedermi con Aikawa per il nuovo progetto alla Marukawa!”
Tornò giù vestito con la sua solita camicia e cravatta. Si sistemò i capelli e con un bacio frettoloso a Kotoko scappò via.
“Questo vuol dire che devo fare tutto da sola” disse sospirando rassegnata.
Salì al piano di sopra e quando aprì la porta della camera da letto di Usagi impallidì. Non sapeva da dove avrebbe cominciato quindi decise di attendere Akihiko. Se avesse toccato qualcosa che non avrebbe dovuto spostare chi lo sentiva!
Chiuse la porta e si diresse verso la camera degli ospiti. Aveva deciso che quella camera sarebbe stata momentaneamente il luogo in cui avrebbero depositato i regali del matrimonio, i loro abiti e tutto il resto. Però prima aveva bisogno di una bella pulita e di ricavare spazio perché il sensei aveva messo lì molti cartoni che contenevano i nuovi orsetti di peluche che aveva acquistato in attesa di essere poi sistemati nella loro stanza al piano di sotto.
“La casa prossimamente sarà invasa da migliaia di Suzuki” ridacchiò.
Uscì fuori prendendo i prodotti per le pulizie e iniziò a sistemare. Nel momento in cui stava passando l’aspirapolvere sentì che sotto il letto c’era qualcosa.
“Un altro cartone?” pensò.
Si chinò per sbirciare e notò un baule. Riuscì a trascinarlo fuori a fatica e lo aprì incuriosita trovando dentro tantissime boys love di uno strano scrittore, “Akikawa Yayoi”.
“Boys love?”
Rimase un attimo in disagio pensando di star violando la privacy di Akihiko. Forse a lui piaceva quel genere ma per la vergogna non le aveva mai detto nulla.
“Anch’io ho qualche segreto dopotutto…” pensò.
Infatti non aveva mai raccontato del suo ex ragazzo delle superiori, che in realtà era il suo sensei di letteratura giapponese, questo perché non voleva metterlo nei guai. Era durato dall’ultimo anno delle superiori fino al termine dell’università per poi essere lasciata per un’altra ragazza del liceo.
“Però sono curiosa…” disse aprendone uno.
Iniziò a leggere con avidità uno dei romanzi: era una storia di due liceali che compievano i primi passi nel mondo dell’amore.
“Ricorda molto il suo stile…” commentò dubbiosa.
Continuando a leggere saltarono fuori i nomi dei protagonisti “Akihiko” e “Misaki”.
Si bloccò di colpo incredula chiudendo il libro. Sconvolta iniziò a prenderli tutti sfogliandoli con foga, trovando sempre i loro nomi.
“Cosa significa???”
Iniziò a tirare fuori tutti i romanzi finché in fondo al baule trovò due scatole rettangolari. Nella prima c’erano le bozze di una storia scritta a mano e la scrittura era decisamente quella di Usami sensei. Leggendo vide che era un’altra boys love, con gli stessi protagonisti, ma a differenza delle altre storie questa era incompiuta. Terminava con un quesito: “tornerà?”
La data della storia risaliva ad sei mesi prima, esattamente quando si erano fidanzati ufficialmente.
Mise a posto le bozze e aprì l’ultima scatola, più grande della precedente. Dentro trovò una giacca di pelle nera, troppo piccola per il sensei, un plettro e un demo. Inoltre trovò anche molte fotografie che ritraevano Misaki: mentre dormiva, quando era confuso, imbarazzato, imbronciato, sorridente,  una foto in cui il sensei lo stringeva per fare la foto e lui cercava di liberarsi. Altre invece sembravano essere fatte di nascosto: mentre beveva il caffè, cucinava, faceva le pulizie, studiava, suonava la chitarra… e tutte erano state scattate in quella casa.
Una strana idea prese piede nella sua mente.
“Misaki e… Aki-chan?”
Sconvolta mise tutto a posto e scappò via, correndo giù nell’androne del palazzo urtando per sbaglio il portiere.
“Mi… mi scusi…” balbettò confusa.
“Sta bene signorina?” chiese lui preoccupato.
“Io… mi scusi. Volevo farle una domanda” disse improvvisamente.
“Certo”.
“Lei da quanto tempo lavora qui?”
“Dieci anni”.
“Ah quindi mi può dire se Usami sensei ha vissuto da solo per tutto questo tempo?” chiese angosciata.
“Usami sensei è sempre stato un tipo piuttosto solitario, in dieci anni ho visto gente che veniva a trovarlo, famigliari che restavano qualche giorno, Aikawa-san e Isaka-sama… ricordo i nomi dei suoi collaboratori perché mi ha consegnato le loro foto segnaletiche” ridacchiò “quando non vuole essere disturbato mi chiama in modo da impedire l’ingresso di queste due persone ma devo dire che non ci sono mai riuscito… sono troppo persuasivi” aggiunse spaventato.
Lei si tranquillizzò. Forse quelle storie erano per fare degli scherzi a Misaki ed è per questo che avevano litigato. Inoltre le foto a casa sua erano state fatte per prenderlo in giro quando andava a trovarlo.
“Si, deve essere così” pensò sorridendo.
“Grazie” disse inchinandosi avviandosi verso l’esterno.
“Ah, aspetti! Non ho finito!” esclamò lui.
Lei si girò insicura.
“Una persona ha vissuto qui molto a lungo. Sa, anche lui è diventato piuttosto famoso, le mie due figlie lo adorano. Credo che anche lei lo conosca, all’inizio mi ha dato una sua foto per ricordarmi che era un inquilino del palazzo. Si chiama...”
“… Takahashi Misaki” concluse lei sconvolta.
“Esatto!”
Il telefono suonò facendo distogliere l’attenzione del portiere. Lei lo salutò e corse in macchina tremante.
“Non è possibile… non è possibile… NON E’ POSSIBILE!!!”
Andò a casa sua buttandosi sul letto per riflettere inutilmente perché nonostante cercasse di dare un senso logico a quella storia non riusciva a venirne a capo. Non seppe per quanto tempo rimase sul letto con la mente persa nel vuoto, ritornò alla realtà solo quando sentì il suo telefono suonare.
Lo afferrò rispondendo assente.
“Pronto?”
“Kotoko! Grazie al cielo hai risposto! Ti sto provando a chiamare da ore!” Usami sensei era piuttosto agitato.
“Ore?” guardò l’orario e vide che dalla sua fuga precipitosa erano passate circa sette ore. Infatti l’orologio segnava la mezzanotte.
“Tutto ok? Non ti sento bene”.
“Sarà qualche interferenza” rispose distrattamente.
“Non in quel senso”.
“Ah…”
Scese un silenzio carico di tensione.
“Sto arrivando” disse improvvisamente concludendo la chiamata.
“Fai quello che vuoi…” rispose al telefono ormai muto.
Rimase ancora per lungo tempo immobile finché non sentì la voce del suo fidanzato chiamarla ripetutamente.
“Sei arrivato” disse in tono piatto mettendosi a sedere.
Il sensei era trafelato e dal respiro affannoso capì che era salito a piedi.
“Ho suonato al campanello e non hai risposto, inoltre hai lasciato la porta d’ingresso aperta!”
“Ah…”
“Kotoko! Basta essere apatici! Dimmi cosa succede!?” sbottò spazientito.
“Cosa c’è tra te e Misaki?” chiese andando al nocciolo della questione.
Lui la guardò sbigottita dirigendosi verso la finestra.
“Cosa intendi?”
“Hai una relazione con lui?”
“Mi stai accusando di averti tradita?” chiese rigirando la domanda.
Lei gli lanciò uno sguardo tagliente mentre lui apriva la finestra per poter accendere una sigaretta.
“Forse mi sono espressa male” ribadì piatta “hai avuto una relazione con lui?”
“Perché pensi questo?”
“Rispondimi”.
Si scrutarono a vicenda.
“No” rispose infine.
“Non negare l’evidenza!” esclamò lei alzandosi in piedi rabbiosa “ho trovato per sbaglio oggi il baule nella camera degli ospiti!”
“Ah… allora credo che tu sappia già la risposta” rispose lui pacato.
“Non credi che forse avresti dovuto dirmelo??? Stiamo per sposarci!!!”
“Senti io non ti ho chiesto nulla delle tue relazioni passate Kotoko! Perché per stare con me e volermi sposare vuol dire che tutto è stato chiuso!”
“Ma qui è diverso!”
“Non è diverso! Ho avuto una relazione omosessuale. Forse non hai pensato che non te l’ho mai detto per paura che tu potessi lasciarmi a causa di qualche pregiudizio?” chiese lui alterato.
“Io ti amo, non avrei mai potuto farlo!”
“Allora dov’è il problema? Sei sparita per tutte queste ore facendomi stare in pena” disse lui spegnendo con rabbia la sigaretta “da persona matura potevi aspettarmi e parlarne insieme”.
“Ma lui è tornato, ecco dov’è il problema!” esclamò lei sull’orlo delle lacrime.
Lui sospirò rassegnato e si avvicinò dolcemente per stringerla forte.
“Stupida! Non mi sembra che abbia fatto qualcosa per cercare di stare nuovamente insieme a me” disse pensieroso.
“La tua storia con lui è identica a quella storia incompiuta nella scatola?” chiese sciogliendo l’abbraccio.
“Si”.
“Quindi ti ha tradito con un altro e poi si è dichiarato a te?”
“Si”.
“Allora faccio bene a preoccuparmi! Perché dove l’hai interrotta si legge chiaramente che lui non ti chiede di aspettarlo ma che al suo ritorno ti avrebbe riconquistato!”
“Mi sembra che io non l’abbia aspettato, che mi stia per sposare con te e che inoltre lui non solo non ha fatto nulla per questa presunta riconquista, ma tornerà a vivere per sempre in America!” sbottò con rabbia.
“Quindi perché hai ancora quella roba su di lui?” chiese lei.
“Quando è andato via da casa aveva dimenticato alcune cose. Le ho messe da parte per potergliele restituire ma evidentemente mi è passato di mente. Finito il terzo grado?”
Lei ancora dubbiosa si sedette nuovamente.
“Però…” iniziò lei.
“Cosa?”
“Lui è ancora qui”.
“E quindi? Hai così scarsa fiducia in me? Bene, sai che ti dico? Torna da me solo quando ti saranno schiarite le idee!” sbottò arrabbiato andando via.
Lei triste si sdraiò sul letto rendendosi conto di aver ingigantito una situazione che poteva essere gestita con più tranquillità.
 
***
 
Era furioso e non faceva altro che andare su e giù per il salone fumando l’ennesima sigaretta. Tutto era accaduto per colpa di Misaki. No, stavolta lui non c’entrava nulla, anzi non si era fatto più vedere e sentire dal battesimo. Questa volta era colpa sua per non aver buttato via quella roba conservandola, ma non se l’era sentita.
“Basta! E’ il momento di mettere la parola fine a questa storia, come ha fatto lui!” esclamò risoluto salendo di sopra.
Aprì la camera degli ospiti con foga, prese il baule e lo portò di sotto aprendolo per poterlo svuotare del suo contenuto. Iniziò estraendo tutti i suoi romanzi ma, quando stava per metterli nella busta dell’immondizia, si fermò.
“Come posso buttare il mio lavoro? Sarebbe un dolore enorme…” non gli andava di buttare in un bidone anni di sacrifici.
Si guardò intorno cercando una via di uscita optando poi di rimetterli nel baule e nasconderlo.
“Sono frutto del mio lavoro, non li butterò mai per nessuno!”
Immerse nuovamente le mani nel baule per prendere la scatola più grande dove trovò la giacca di pelle nera di Misaki impregnata del suo odore. L’annusò con nostalgia ricordando quando lo aveva visto la prima volta con quella giacca. In quel periodo era nella sua fase di pura ribellione: fumava come un turco e maltrattava tutti. Inoltre pensò a tutte quelle volte che gliela aveva sfilata per poter assaporare la sua pelle, perdersi in lui.
Si riscosse furioso mettendo la giacca nella busta e con lei il plettro della chitarra e il demo. Li avrebbe dati a Takahiro, non poteva buttare cose non sue.
Infine prese le foto cercando di resistere alla tentazione di guardarle con scarso successo. Prese le prime, ricordando che le aveva scattate il primo giorno di università di Misaki: quando stava dormendo, quando si era svegliato confuso e il suo imbarazzo dopo il bacio del buongiorno.
Si passò involontariamente le dita sulle sue labbra ricordando il suo tocco. Nonostante fosse passato più di un anno dall’ultima volta che le loro labbra si erano sfiorate, il suo calore e la sua passione avevano lasciato un segno indelebile.
“Misaki…” mormorò tristemente prendendo altre immagini.
Sorrise guardando le foto in cui si occupava delle faccende di casa ammonendolo per il suo continuo disordine. La sua espressione stanca quando beveva il caffè o il suo viso rilassato quando suonava la chitarra. In quel momento entrava in un mondo tutto suo, insondabile, un po’ come quando lui scriveva le sue storie.
Mise da parte quelle foto e trovò quella che aveva provato a scattare insieme. Era imbarazzato e cercava di svincolare dalla sua presa con scarso successo.
Rimise tutto nella scatola in stato di confusione, non sapendo cosa fare. Decise di pensarci dopo, aprendo l’ultima scatola dove stava scritta la loro storia: quando lo aveva conosciuto, il ragazzino imbronciato che tornava da scuola con le scarpe scollate fermandosi prima di salire in casa per ammirare la sua auto… quando era riuscito ad incastrarlo per andare da lui… la confessione di voler diventare un cantante… la loro vita insieme… la risoluzione del grande mistero causa del suo comportamento… il suo successo… e Ijuuin Kyo.
Strinse i pugni con rabbia.
Misaki lo aveva tradito con lui perché non lo amava, quindi era inutile rivangare quel passato. Lanciò i fogli in aria con rabbia guardandoli sparpagliarsi in giro.
“Ti sei trasformato, hai iniziato a drogarti, a bere, fare sesso estremo… poi ti sei scusato, hai dichiarato il tuo amore, hai promesso di ritornare per me e poi scopro che tornerai lì senza alcun rimpianto… se non fosse stato per quell’uomo…” pensò.
Un ricordo fugace ritornò nella sua mente, una chiamata per la precisione, tra lui e Takahiro:
<“Pronto?”
“Usagiiiiiiiiiii!!!!”
“Takahiro ti sento eccitato. Cosa succede? Misaki lo faranno uscire?”
“Si si, tra due settimane… sono felice ma non ti ho chiamato per quello!”
“Forza allora, parla”.
“Megumi è incinta!!!! Diventerò papà!!!”
“Congratulazioni”
“… e mi sono pure sbarazzato per sempre di quel tipo maledetto!!! Ora anche mio fratello può stare tranquillo!!!”
“Di chi stai parlando?”
“… ah… scusami… non dovevo parlartene… avevo deciso così… dimenticatelo. Ora devo andare! Ciao!”>
“Si era sbarazzato del sensei… ma perché non voleva parlarmene?” si chiese ad alta voce.
Prese il telefono e compose velocemente il numero del suo migliore amico nonostante fossero quasi le due di notte.
“Akihiko?” rispose una voce agitata.
“Takahiro… mi dispiace di averti svegliato…”
“No tranquillo, sto cercando di far dormire Mahiro. Oggi non ha alcuna intenzione di chiudere gli occhi!”
“Ah ho capito, senti… mettendo in ordine ho trovato qualcosa che appartiene a Misaki, ricordatelo quando verrai a casa” disse prendendo tempo perché non sapeva come chiedere spiegazioni.
“D’accordo ma, Usagi-san, potevi darmeli direttamente o chiamarmi domani mattina…” commentò sospettoso.
“Si, si scusami. Allora ci sentiamo” disse desiderando chiudere il telefono.
“No, aspetta un secondo” allontanò la cornetta e sentì chiaramente il pianto di Mahiro e la voce di Megumi che cercava di consolarlo.
“Eccomi qua, sono nel mio ufficio. Akihiko per chiamarmi a quest’ora c’è qualcosa che non va. Puoi parlare con me, lo sai” incitò lui.
“Io… so che può sembrare improvviso e assurdo anche perché è passato molto tempo ma… mi stavo chiedendo… ti ricordi quando mi hai chiamato per comunicarmi la notizia di Megumi che era incinta?”
“Si, certo! Che bel giorno è stato!” esclamò felice.
“Tu hai accennato al fatto che ti eri sbarazzato di… di… Ijuuin sensei” disse insicuro “e che non volevi parlarmene ma ti è sfuggito”.
“Uhm… si è vero però…”
“Inoltre non mi hai mai detto come mai all’improvviso tu e Misaki avete stretto una tregua” continuò con più decisione.
“Usagi-san, che senso ha parlarne? Ormai non dovrebbe importartene più nulla e stai per sposarti…”
“Si lo so, ma oggi Kotoko ha scoperto tutto e mi sono venute in mente queste cose mai chiarite. Ti prego Takahiro, ho bisogno delle risposte” disse convincente.
Dall’altro lato del telefono Takahiro sospirò e rimase in un silenzio carico di attesa.
“Quando sei venuto in ospedale” iniziò rassegnato “e ho scoperto della vostra relazione, per la prima volta nella sua vita Misaki mi ha parlato di tutto ciò che ha passato dalla morte dei miei genitori rendendoci così più uniti. Poi è arrivato il momento in cui ha incontrato Ijuuin… più ne parlava e più mi sono reso conto di come quel tipo è riuscito ad adescare Misaki, manipolarlo contro la sua stessa volontà. E’ stato subdolo. Lui continuava a dire che era stata tutta colpa sua però ormai la sua mente era annebbiata dal rimorso nei tuoi confronti e per zittirla, incoraggiato dal sensei, ha iniziato a drogarsi, bere…”
Usagi sentì montare la rabbia.
“Maledizione perché non me l’hai mai detto!!!” urlò facendo sobbalzare il suo amico.
“Akihiko… ormai era diventato succube, anche dopo che lo avevi scoperto continuava ad andare da lui senza riuscire a spezzare questo legame finché non ci è riuscito”.
“Ossia quando?” chiese rabbioso.
Takahiro si zittì non riuscendo a proseguire.
“DIMMELO!”
“Il giorno dell’incidente… è successo un grave episodio tra di loro e dopo ci fu l’incidente” disse insicuro.
“Che tipo di episodio?” chiese perplesso.
“Non importa. Alla fine Misaki ha ammesso la sua paura nei suoi confronti e abbiamo fatto un patto. Lui avrebbe tentato di riconquistarti mentre io mi sarei occupato del sensei, ed è per questo motivo che non ti ho detto nulla. Non potevo influenzare la tua scelta in alcun modo e Misaki voleva la possibilità di farcela con le sue sole forze e…”
“Il suo tentativo primo della partenza è stato un po’ debole e poi nonostante la sua promessa non ha fatto nulla per riconquistarmi” lo interruppe “ma ancora non mi hai detto del grave episodio!”
“Non insistere” disse lui in tono categorico.
“Visto che mi hai tenuto allo scuro di tutto, credo di meritare una risposta o sbaglio???”
“… mi prometti che non farai nulla? Ho un patto con quell’uomo e per il bene di Misaki non lo voglio infrangere” disse dopo un momento di pausa.
“Quale patto?”
“Non lo denuncio se in cambio lui non si avvicina più a mio fratello, e sta tenendo fede al patto”.
Akihiko si zittì cercando di capire.
“Lui… prima dell’incidente… contro la volontà di Misaki… insieme ad un altro… hai capito no?” confessò incerto.
Usagi si zittì incredulo iniziando a boccheggiare.
“Akihiko?” chiamò l’amico ansioso.
“Tu… mi stai dicendo che… quel… quel… quel bastardo ha stuprato Misaki… con un altro tizio???”
“Esatto”.
“PERCHE’ NON MI HAI MAI DETTO NULLA???”
“E’ acqua passata ormai e tutto si è risolto. Rivangare il passato è da stupidi. Misaki l’ha superato”.
“Avevo il diritto di saperlo! Stavamo insieme!”
“Akihiko tu eri quello che non riusciva neanche più a pronunciare il nome di mio fratello e non stavate più insieme. Inoltre non volevi più vederlo” ribatté lui risoluto.
“Perché non ho mai capito nulla di quello che stava succedendo? Quando stava ancora qui… perché?” disse angosciato.
“E’ questo è il motivo per cui né io né Misaki volevamo dirtelo. Ti saresti sentito in colpa. Ed ora Akihiko è meglio che vai a dormire. Il passato ormai è finito, pensa al tuo futuro, vai avanti come ha fatto Misaki. Ci sentiamo” tolse la comunicazione lasciando il suo migliore amico in preda ad una serie di emozioni che lo stavano gettando in uno stato di totale confusione.
“Cosa mi succede?”
 
***
 
Mancavano cinque giorni al matrimonio e Kotoko si sentiva inquieta. Il giorno dopo il litigio con Akihiko avevano fatto pace ma da quel momento in poi lui sembrava assente e triste. Quando stavano insieme la ignorava oppure annuiva distrattamente. Qualcosa era accaduto ma ancora non capiva cosa e il sensei si era trincerato in un silenzio ostinato.
Inoltre lei era preoccupata di una possibile mossa di Misaki che aveva già compiuto. Aveva ascoltato il suo nuovo album ed era palesemente un tentativo da parte sua di farsi perdonare dal sensei. Così era riuscita ad ottenere quel giorno un incontro con lui che per sua sorpresa si sarebbe tenuto nella villa degli Shake, cosa che l’aveva eccitata tantissimo, nonostante il leader poteva essere una seria minaccia per il suo matrimonio.
Dopo un controllo al cancello aveva parcheggiato nel parcheggio sotterraneo dove trovò molte auto, alcune lussuose altre meno vistose. Fu condotta da una guardia all’ingresso accolta da un sorridente tipo in giacca e cravatta.
“Buongiorno signorina Hayashi, sono Toshio Ogawa, manager degli Shake. Mi segua da questa parte” disse con dolcezza.
Lei lo seguì ammirando il giardino e l’enorme casa.
“Wow…” commentò.
“Tutto merito dei ragazzi, hanno buon gusto” disse il signor Ogawa precedendola.
Si diresse in un ufficio arredato elegantemente.
“Di solito riceviamo qui quando il numero di ospiti è ridotto altrimenti il salone sarebbe troppo dispersivo. Intanto si accomodi, Misaki sta arrivando” detto questo si congedò.
Kotoko si sistemò velocemente la sua gonna spiegazzata a causa della guida e la sua camicia. Era andata lì direttamente uscendo dal lavoro.
“Buon pomeriggio Hayashi-san” disse una voce maschile.
Si voltò e vide Misaki che reggeva un vassoio con del tè e pasticcini.
“Ciao…” salutò lei ammirandolo.
Indossava un pantalone e una camicia di jeans sbottonata da dove si intravedeva una maglia chiara.
Servì il tè in silenzio scrutando la ragazza. Era veramente bella, perfetta per Usagi, ma avrebbe preferito non vederla mai più.
“Hayashi-san, mi fa molto piacere questa tua visita, però non credo che sei semplicemente venuta a vedere come vive il tuo gruppo preferito” disse andando al sodo.
“Giusta osservazione” rispose lei depositando la tazza di tè “so tutto di te e Aki-chan”.
Lui sorpreso le lanciò uno sguardo indagatore.
“E quindi? Non interferirò nel vostro rapporto se è questo a preoccuparti” disse lui sentendo montare in sé la sua vecchia spavalderia che credeva fosse sopita.
“Invece l’hai già fatto” replicò lei.
“Io? Non ho fatto nulla!” esclamò lui indignato.
“Si invece. L’album “Reunion” mi sembra un tentativo di conquistarlo”.
“Quello… mi dispiace sono stato costretto a pubblicarlo”.
“Ma potevi scrivere altre canzoni!” sbottò lei.
“La cosa è un po’ più complicata di così. Ascoltami, quando ho scritto quelle canzoni l’ho fatto pensando a lui per riaverlo con me. Il mio gruppo era entusiasta, le abbiamo incise e inviate alla nostra casa discografica che ha dato l’ok. Ero felice perché sentivo che non solo l’avrei riconquistato ma che la mia carriera e quella dei miei compagni era salva. Ci siamo giocati tutto con questo album” disse sospirando.
“La vostra carriera?” chiese perplessa.
“Si, a causa di alcuni avvenimenti la presidentessa ha deciso di mandarci fuori dal Giappone per studiare e se non avessimo fatto un album degno di nota, la nostra carriera sarebbe finita. Purtroppo quando ho scoperto del matrimonio era troppo tardi per cambiare le cose, quindi ho deciso di non interferire mai più nella vita di Usagi-san. Non permetterò che il mio egoismo distruggi la sua felicità per questo mi trasferisco in America… preferisco essere infelice io piuttosto che lui. E poi per sceglierti vuol dire che prova qualcosa per te” disse sorridendo con sforzo.
“Perfetto allora. Visto che per l’album non si può fare più nulla, quando partirai?” chiese lei alzandosi.
“Il 22 giugno” rispose freddamente.
“Ok. Quindi… addio” disse inchinandosi.
“Si… addio…” mormorò lui rispondendo al saluto.
Lei si incamminò verso la porta con una strana sensazione.
“Hayashi-san, per favore… cerca di riuscire tu dove ho fallito io… rendilo felice” disse determinato.
“Si” rispose senza voltarsi ma quando chiuse la porta vide chiaramente una lacrima solcare il viso di Misaki.
 
***
 
Giorno del matrimonio.
Casa Usami.
Era seduto sul divano già vestito di tutto punto fumando una sigaretta. Aveva delle profonde occhiaie perché negli ultimi giorni non aveva dormito molto a causa del suo nuovo manoscritto e anche perché la sua mente volava verso Misaki, rendendolo confuso. Non faceva altro che pensare a lui trascurando così Kotoko che era diventata stranamente silenziosa e assente in quegli ultimi cinque giorni. Avevano deciso che anche lei si sarebbe cambiata lì per andare insieme in chiesa, rompendo qualsiasi tradizione, ma il giorno prima aveva recuperato il suo vestito da sposa annunciando che si sarebbe preparata a casa sua. Lui non aveva mosso un dito per fermarla. Inoltre stava rischiando seriamente il suo posto come scrittore di punta alla Marukawa a causa del suo scarso lavoro. Nell’ultimo anno non aveva più pubblicato boys love e aveva scritto solo un romanzo serio che aveva ottenuto un debole successo. L’ultimo che aveva appena terminato era peggio.
Sospirò vedendo Aikawa urlargli qualcosa contro mentre Isaka parlava al telefono ridacchiando soddisfatto.
“Ricchan, davvero hai fatto così? E lui come ha reagito? … Ahahahah non posso crederci!!”
“Questa me la pagherà sensei! Non potrò assistere al tuo matrimonio perché hai consegnato oggi il manoscritto!” urlò Aikawa correndo fuori urtando un confuso Takahiro che era appena arrivato.
“Buongiorno! Cosa succede?” chiese perplesso.
“Niente, solo attacchi isterici di una donna diavolo” rispose lui spegnendo la sigaretta.
“Andiamo ragazzi?” chiese Isaka interrompendo la sua telefonata ancora con il sorriso sulle labbra.
“Si” risposero all’unisono. Takahiro eccitato, il sensei apatico.
Raggiunsero il parcheggio dove trovarono Asahina, il segretario di Isaka, già in auto. Mise in moto appena entrarono immergendosi così nel traffico di Tokyo.
“Ho sonno…” borbottò Usagi facendo uno sbadiglio.
“Se finiresti in tempo i tuoi lavori non ti ridurresti così” lo rimproverò Takahiro.
“Parli come Misaki” borbottò inconsapevolmente.
Takahiro si zittì e colse lo sguardo di Isaka dallo specchietto retrovisore.
Rimasero in silenzio per tutto il viaggio, lasciando il sensei immerso nei suoi pensieri. Quando arrivarono scesero dall’auto riuscendo a spezzare la tensione che si era creata. Gli invitati erano già tutti arrivati e si misero seduti dentro eccitati. Oltre ai parenti c’erano alcuni membri della Marukawa.
“Akihiko, sei pronto?” chiese una voce famigliare maschile.
“Si, papà” rispose sospirando.
Lui e suo padre si somigliavano molto e nonostante aveva dato la sua piena approvazione a quel matrimonio non sembrava soddisfatto.
“Ne sei proprio sicuro?” incalzò.
“Si!” esclamò lui irritato.
“Che strano, pensavo che avresti messo fine a tutta questa farsa nel momento in cui quel piccoletto fosse tornato a Tokyo. Possibile che il tuo cuore sia così di pietra nonostante quello che ha fatto per riconquistarti?” chiese curioso.
“Papà? Di cosa stai…”
Si interruppe perché il suo sguardo si posò sull’auto della sua fidanzata appena arrivata. Al volante c’era lei ma non riuscì a scorgere nessun vestito da sposa.
“Cosa sta succedendo?” chiese ad alta voce raggiungendola.
Si avvicinò parlottando con lei mentre Isaka con un sorriso complice nei confronti di Takahiro, entrò in chiesa per intrattenere la folla che si era accorta che qualcosa non andava.
“Takahashi Takahiro, giusto? Che avete combinato?” chiese il padre di Akihiko avvicinandosi a lui.
“Niente signor Usami” rispose prontamente lui con un sorriso.
Intanto Akihiko stava cercando di capire cosa stesse passando per la testa della sua fidanzata.
“Ricapitolando… sei senza vestito da sposa perché non vuoi più sposarmi ma mi ami lo stesso? Non riesco a seguirti”.
“Scusami Aki-chan, ma io… non posso renderti felice e non posso tenerti più nascosto…” si interruppe sospirando.
“Cosa? Perché non puoi rendermi felice? Non sto capendo più nulla!” esclamò lui ancora più perplesso.
“… non posso tenerti più nascosto questo” estrasse dalla borsa “Reunion” degli Shake porgendoglielo tremante.
Lui lo afferrò osservando la copertina che ritraeva il gruppo in un nuovo stile. Il suo sguardo si soffermò sull’espressione decisa di Misaki.
Reunion…” mormorò confuso leggendo il titolo.
“Non è vero che Misaki non ha fatto nulla per riconquistarti. Questo album è la prova. Ma fai in fretta ad ascoltarlo perché lui sta partendo” disse sedendosi in macchina.
“Aspetta, cosa?”
“E’ oggi il giorno della partenza. Corri Aki-chan, corri verso la tua felicità” mise in moto trattenendo le lacrime, lasciando lo sposo in mezzo alla strada con l’album tra le mani.
Takahiro e suo padre si avvicinarono.
“Ah, saggia decisione” commentò suo padre osservando l’album.
“Di cosa stai parlando papà? Sono appena stato mollato! E cos’è questa storia dell’album??”
“Allora non l’hai ascoltato? Mi sembrava strano…”
Confuso venne raggiunto da Isaka-san che aveva mandato via tutti gli ospiti. Megumi si avvicinò confusa trasportando Mahiro nel carrozzino che faceva i capricci.
“Forza in macchina allora. Si va all’aeroporto! Abbiamo un cantante da fermare” esclamò Isaka facendo segno ad Asahina che corse a recuperare l’auto.
“Takahiro cosa diavolo sta succedendo?”
“Ancora non hai capito? Misaki era venuto con l’intenzione di ritornare con te ma non ha voluto interferire tra te e Kotoko non consegnandoti l’album” spiegò lui.
“Forza Akihiko in macchina! L’aereo non aspetta!” esclamò Isaka trascinandolo dentro l’auto.
“Isaka-san non essere impulsivo! Chi ti dice che voglia tornare con lui?” chiese entrando di malavoglia.
“Basta fare finta! Torna in te e ascolta l’album!”
Mise il cd mentre Asahina partì a tutta velocità.
“Isaka…”
Si zittì quando l’abitacolo fu invaso dalla voce di Misaki:
 
“Immobile, 
tre lunghi giorni senza te 
e credo che siamo ormai giunti al limite. 
E' inutile, riguardo indietro e penso che 
per noi non c'è un modo per amarci senza farsi male. 

Dimmi che siamo ancora io e te, 
che il tempo e la distanza non ci divideranno mai. 
Dimmi che fuoco vive dentro te, 
feriscimi, stupiscimi. 
Dimmi che mi vuoi. 

E stringimi, fammi respirare te. 
Ascoltami, cerca di capire anche me. 
E dimmi che, senti ancora come me, 
la fiamma che forte brucia dentro te. 

Dimmi che siamo ancora io e te…” (*)


Prese possesso del telecomando della radio e cambiò canzone sconvolto:
 
“I can't win, I can't reign 
I will never win this game 
Without you, without you 
I am lost, I am vain, 
I will never be the same 
Without you, without you 

I won't run, I won't fly 
I will never make it by 
Without you, without you 
I can't rest, I can't fight 
All I need is you and I 
Without you 

Without you 
Oh, oh, oh! 
You! You! You! 
Without 
You! You! You! 
Without you 

Can't erase, so I'll take blame 
But I can't accept that we're estranged 
Without you, without you 
I can't quit now, this can't be right 
I can't take one more sleepless night 
Without you, without you…”
(**)
 
Incredulo e con il cuore pieno di felicità cambiò nuovamente canzone:
 
“I'm not a perfect person 
As many things I wish I didn't do 
But I continue learning 
I never meant to do those things to you 
And so I have to say before I go 
That I just want you to know 

I've found a reason for me 
To change who I used to be 
A reason to start over new 
and the reason is you 

I'm sorry that I hurt you 
It's something I must live with every day 
And all the pain I put you through 
I wish that I could take it all away 
And be the one who catches all your tears 
Thats why i need you to hear 

I've found a reason for me…” 
(***)
 
“IDIOTA! PERCHE’ NON ME L’HA DETTO PRIMA!!!” urlò contrariato “Asahina! Corri! Devo fermare l’idiota più grande del mondo!”
Isaka sorrise leggendo l’espressione agitata di Akihiko.
“I suoi sentimenti ti hanno raggiunto finalmente…” commentò mettendosi gli occhiali da sole.
Arrivarono un quarto d’ora dopo mentre nella sua mente continuavano a rimbombargli le parole di Misaki. Corse fuori dall’auto entrando dentro l’aeroporto, slacciandosi la cravatta e la giacca cercando disperatamente il suo Misaki. Già finalmente lo poteva dire… era, è e sarà per sempre il suo Misaki.
“Asahina andiamo, ci stanno aspettando e sai che a quella donna non piace aspettare” disse Isaka sorridente.
“D’accordo”.
Intanto Akihiko stava leggendo sul tabellone i voli.
“New York… New York… perché non c’è il volo per New York?” sbottò irritato correndo verso il primo addetto che riuscì ad individuare.
“Mi dispiace ma quel volo è già partito” rispose lui.
Il sensei impallidì.
“Maledizione!” imprecò correndo verso la biglietteria.
Non si sarebbe arreso, non dopo aver finalmente ritrovato il suo amore per Misaki, non dopo aver scoperto tutta la verità, non dopo aver scoperto che senza di lui non poteva vivere. Era come se in tutto quel periodo avesse vissuto in una bolla che attutiva i suoni, i sentimenti, l’aria, tutto… finalmente era tornato a respirare grazie al suo ribelle.
“Un biglietto per il primo volo per New York!” esclamò in biglietteria.
“… ecco il prossimo volo sarà domani mattina” rispose l’addetta ai biglietti controllando il monitor del computer.
“No! Devo aspettare così tanto??”
“Mi dispiace ma prima non ce ne sono…”
Sospirando pensò che dopotutto non sarebbe potuto partire senza documenti e soldi, così prenotò il biglietto che avrebbe ritirato il giorno dopo.
Si incamminò verso l’uscita tristemente maledicendo il suo pessimo tempismo. Uscì fuori sperando di trovare Isaka ma scoprì che era scomparso.
“Ci mancava solo questa” borbottò cercando il cellulare, poi si ricordò che non l’aveva preso perché non sapeva dove metterlo nel suo abito da sposo.
“E’ una congiura!” sbottò rientrando per trovare un telefono.
Poi lo vide. Stava in piedi vicino ad un’enorme vetrata con le cuffie nelle orecchie..
Si avvicinò di corsa fermandosi quando lo sentì canticchiare in tono triste:
 
“Come faccio a vivere adesso
solo, senza te?” (****)
 
Non resistendo lo abbracciò alle spalle cogliendolo di sorpresa.
“Ma chi… Usagi-san!”
Si tolse le cuffie confuso.
“Misaki, ti amo” disse affondando il viso nei suoi capelli, stringendo a sé quel piccolo corpo, riempendo così il vuoto che lo aveva oppresso per tutti quei mesi.
Ancora confuso, Misaki si girò rispondendo all’abbraccio con le lacrime agli occhi. Non sapeva cosa fosse successo ma in quel momento non gli importava, voleva solo sentire il suo calore che gli era mancato più di ogni altra cosa.
“U… Usagi-san… ti… ti amo anch’io!”
Poco lontano Shinno e Sumi stavano assistendo alla scena gioendo come due bambini, mentre il signor Ogawa era al telefono.
“Tutto a posto, non partiamo più”.
“Grazie, ottimo lavoro”.
La donna chiuse il telefono guardando con aria soddisfatta l’uomo con gli occhiali che le stava di fronte immerso nella loro partita a scacchi. Stava per dire qualcosa ma la porta fu aperta con forza facendo il suo ingresso teatrale Isaka-san.
“Allora?” chiese sedendosi vicino Takahiro.
Hiromi Miura prese un pezzo della scacchiera.
“Signori, abbiamo fatto scacco matto!”
“SI!” esclamò Takahiro felice “così io non perderò mio fratello…”
“… il mio scrittore finalmente riuscirà a produrre come si deve, visto che per tutti questi mesi ha scritto poco e male…”
“… e io non perderò la mia band”.
Si guardarono con aria complice.
“Nonostante avevo detto che non mi sarei messo in mezzo l’ho fatto e vi ringrazio dell’aiuto” disse Takahiro inchinandosi profondamente.
“Hai fatto bene invece. Quando ho saputo che una certa Kotoko Hayashi voleva incontrare gli Shake, ovviamente mi sono opposta. Anche se è casa loro pochi hanno l’autorizzazione ad entrare e questa la concedo io” disse la presidentessa avvicinandosi al mini bar “per fortuna ha detto che ti conosceva Takahashi-san quindi, quando ti ho avvisato e mi hai detto che forse c’era una possibilità grazie a lei per impedire agli Shake di partire, l’ho colta al volo” aggiunse servendo da bere dello champagne in tre flûte.
“Si, Kotoko è molto buona. Sapevo che una volta parlato con Misaki si sarebbe sciolta e che avrebbe preso la decisione giusta…”
“Anche se è stata teatrale insomma! Ha aspettato il giorno del matrimonio!” esclamò Isaka-san prendendo il flûte che gli veniva offerto.
“Era una scelta difficile… e grazie alle tue capacità di persuasione hai tenuto a bada gli ospiti e accompagnato Akihiko in tempo all’aeroporto. Dopotutto, testardo com’è, non avrebbe seguito nessuno, solo te Isaka-san. Hai un certo ascendente su di lui pauroso” commentò alzandosi in piedi.
“Signori allora un brindisi è doveroso” disse la presidentessa alzando il suo calice al cielo imitata dagli altri due “al successo degli Shake…”
“… al ritorno del grande Usami sensei…”
“… e all’amore tra quei due”.
 
***
 
Erano davanti all’ingresso di casa, incapaci di liberare le loro labbra. Avevano iniziato a baciarsi nell’ascensore senza riuscire più a staccarsi. Con fatica Akihiko aprì la porta di casa trascinando con sé Misaki che cercò di togliersi le scarpe con scarso successo.
“Usagi-san… le scarpe…” ansimò.
“Non ci pensare” rispose lui prendendolo in braccio.
“Nooo, non sono una principessa! Fammi scendere” protestò Misaki.
“Così è più facile baciarti” disse il sensei avventandosi di nuovo sulla sua bocca per portarlo così di sopra nella camera da letto.
Si spogliarono velocemente, con frenesia, non soffermandosi sui loro corpi ma andando al sodo, non riuscendo più ad aspettare, desiderando di unirsi diventando così un tutt’uno nel corpo e nell’anima..
“Usagi-san… ti amo” mormorò a fior di labbra Misaki con i suoi occhi colmi di passione.
“Anch’io ti amo Misaki” rispose lui stringendolo forte a sé.
Finalmente entrambi, dopo mesi di lotte, incertezze, dolore avevano raggiunto quella felicità tanto agognata che potevano ottenere solo se insieme.
 
Fine
 
 Angolo della follia
Ciao!!! E’ finito ;( ;( non posso crederci! Dopo tutti questi mesi ho concluso la mia storia ;( abbiamo visto come in realtà il sensei avesse messo un lucchetto nel suo cuore per non pensare più a Misaki, chiudendo tutto in un baule trovato poi da Kotoko che ha aperto un vero e proprio vaso di Pandora!
Abbiamo visto un Misaki fermo nelle sue decisioni, maturo, con la consapevolezza di non voler più far soffrire il sensei, mettendo la felicità di quest’ultimo al primo posto.
Kotoko si è resa conto, dopo aver parlato con Misaki, che lei non poteva dividere i due amanti, che se anche si fossero sposati alla fine si sarebbero cercati, perché l’uno non può vivere senza l’altro, prendendo la decisione di soffrire in quel momento e non dopo.
E poi vogliamo parlare del magico trio Takahiro-Isaka-Miura? Ahahahah che furboni XD hanno ottenuto quello che volevano =P
Spero che la storia vi sia piaciuta e ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, che hanno aggiunto tra le preferite questa storia, ai lettori silenziosi… wow vi dico solo che il primo capitolo, è stato letto più di 1500 volte. Una cosa assurda! E gli altri oscillano tra i 500… non ci posso credere!
Qualcuno forse resterà deluso… niente più Junjou Revolution! Però sapete che la mia mente è folle… quindi sto pensando di fare un proseguimento o una serie di one-shot legate sempre alla storia… muahahahahahhah *work in progress* =P
Per questo motivo ho concluso così altrimenti la storia non sarebbe mai finita :O quindi avrete ancora molti momenti, romantici, comici, assurdi…
Un particolare ringraziamento va alla mia compagna di sadismo, vivienne_90 per avermi aiutato a scegliere le canzoni =D e anche a mary romanziere che di sua iniziativa mi ha suggerito qualche canzone. Ed ora ecco qui il famoso album degli Shake, “Reunion”:
 
  • “Dimmi” - Broken Heart College (*)
  • “Without you” - David Guetta (**)
  • “A te” - Jovanotti
  • “In The End” - Linkin Park
  • “The reason” – Hoobastank (***)
  • “Tu non passerai” – Marco Mengoni (****)
  • “Leave out all the rest" - Linkin Park
  • “Mirrors” – Justin Timberlake
  • “Love me again” – Paul Newman
  • “Io prima di te” – Eros Ramazzotti
 
Cosa ne pensate? ;) Fatemi sapere mi raccomando! E come ho scritto nel precedente capitolo, le canzoni ascoltatele con l’orecchio della fantasia. Misaki è un rocker dopotutto ;)
Ciao alla prossima =D
 
Note: Akikawa Yayoi è il nome che usa il sensei per le sue boys love.
 
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Oltre a Junjou Revolution, di genere yaoi, ispirandomi sempre alle storie di Nakamura sensei, ho scritto un’altra fanfiction “Shadows” di Sekai-ichi hatsukoi (conclusa).
Ho scritto anche “Voglia di amare” (conclusa) ispirandomi a Skip Beat!
Mi trovate su Facebook con il nome "Kotoko Chan".
   
 
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