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Autore: Julswords    22/06/2014    0 recensioni
Dal prologo: 'Mia mamma mi ha sempre ripetuto che ho praticamente iniziato prima a pattinare che a camminare, poichè la prima volta che ho indossato un paio di pattini non avevo neanche compiuto ancora quattro anni. Da quel momento, semplicemente, non ho più smesso.'
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono le 6.30, è lunedì 9 giugno, e non è normale che la sveglia sul tuo comodino inizi a suonare facendoti svegliare di soprassalto, per di più proprio mentre stavi sognando di baciare Leonardo Di Caprio ai tempi di Titanic. Non è normale, a meno che tu non sia una pattinatrice a livello agonistico allenata da un minorato mentale. Ancora ad occhi chiusi inizio a pensare a tutti gli insulti che potrò rivolgergli una volta arrivata, mentre con la mano cerco di centrare la sveglia per farla stare zitta con un colpo. La sveglia riesco anche a centrarla, ma un po' troppo forte forse, poichè cade a terra facendo un fracasso assurdo. Mi sa che dovrò comprarne un'altra, di nuovo. Dopo tutto ciò direi che sono abbastanza sveglia da riuscire a trascinarmi fino al bagno per una doccia fredda che possa svegliarmi definitivamente. Alle 7.05 precise sono in cucina a prepararmi il mio solito triste thè verde senza zucchero e decido di chiamare Ale, poichè dopo essermi alzata alle 6.30 non ho alcuna intenzione di dover iniziare l'allenamento alle nove perchè lui è in ritardo. Quando ormai sto perdendo le speranze, finalmente si degna di rispondere.
'Sto mettendo le scarpe, giuro.' mi dice con una voce che dovrebbe essere assonata ma che risulta più impossessata dal diavolo.
'Non ti sei ancora neanche alzato, non mentire.' gli rispondo prima di bere un sorso di thè.
'Va bene è vero, mi hai svegliato tu.' e dalla voce mi accorgo che sta sorridendo.
'Ti ho svegliato alle sette di mattina e non mi insulti neanche?! Ah no aspetta, ma dovrei essere io ad insultarti! Brutto bastardo, sono le 7.10, tra venti minuti dovremmo essere in palestra e tu sei ancora a letto! Con i tuoi tempi di preparazione degni di una principessa prima del ballo non inizieremo l'allenamento neanche per le die..' inizio ad urlare, ma non mi da il tempo di concledere il mio monologo.
'Dammi un quarto d'ora e sono da te, così stamattina eviti di venire con quel coso che chiami motorino.'
'Non criticare il mio bellissimo e amatissimo motori..' ricomincio, con lo stesso tono carino di prima, ma ancora una volta non riesco a finire la frase che mi ha gentilmente attaccato il telefono in faccia. Ma che stronzo, sei fortunato che mi servi per gli europei, altrimenti ti avrei già ucciso non sai da quanto!
Finisco di bere il thè, poi con calma sciacquo la tazza, recupero le chiavi dal mobiletto all'entrata e corro giù ad aspettare Alessandro, che con mio immenso stupore, arriva realmente dopo poco fuori casa mia alla guida suo macchinone nero. Appoggio il borsone sui sedili posteriori accanto al suo ed entro in macchina. 
Quando entriamo in palestra per dirigerci agli spogliatoi la faccia di Cris impersonifica alla perfezione il mio stupore di poco prima.
'Non ci posso credere... Alessandro Lamberti dopo tredici anni, in orario ad un allenamento, e per di più di mattina. Dopo questa posso anche licenziarmi.' 
'Si ma adesso non farci l'abitudine, è successo oggi e non succederà mai più!' risponde Ale ridendo, prima di sparire dietro la porta degli spogliatoi maschili.
'Non lo mettevo in dubbio' ribatte Cris, anche se probabilmente Ale non avrà neanche potuto sentirlo.
'Allora, pronta per diventare Rose?' mi dice poi voltandosi verso di me, riferendosi alla coreografia che andremo a provare, montata sulla colonna sonora di Titanic.
'Sono le 7.30 del mattino, come potrei non esserlo?!' gli rispondo ironica, per poi aggiungere 'Ah, ma sai che stanotte ho sognato di baciare proprio Leonardo Di Caprio?'
Lui ride, 'mi dispiace piccola, ma per ora dovrai accontentarti di pattinare con Ale'
'Vedrò di farmelo andar bene!' rido anch'io, e poi mi avvio negli spogliatoi per cambiarmi.
L'allenamento passa abbastanza in fretta, per quanto possano passare in fretta quattro ore senza fermarsi un attimo. In fondo il problema non è mica finchè hai i pattini ai piedi, il problema è il dopo, quando vai a togliere i pattini e ti sembra di esserti scambiata i piedi con Hulk per quanto sono gonfi. 
Vado a sedermi su una delle panche e Ale si avvicina con due bottigliette d'acqua, porgendomene una. Sorrido. Per quanto voglia far credere di essere uno stronzo, per quanto cammini sempre con quello sguardo da duro e quell'aria da superiore, lui resterà sempre il bambino che a dieci anni mi portava il borsone fino alla macchina perchè diceva che i pattini erano pesanti. Non è una persona che fa amicizia molto facilmente, infatti dice di avere tanti, tantissimi conoscenti ma pochi amici che reputi realmente tali, ma io so di rientrare tra questi, e gli voglio davvero bene, come so che anche lui ne vuole a me.
Alle 12.30 siamo fuori dalla palestra, anche se non per molto, visto che alle cinque si ricomincia. Arrivati sotto casa mia, lo saluto con un bacio sulla guancia, prima di recuperare le chiavi dalla tasca esterna del borsone e scendere dalla macchina.
'Giuls' mi chiama lui, quando sto per entrare 'continua così che li vinciamo 'sti europei!'
'Oddio, ma cos'è oggi tutta questa gentilezza?! Guarda che potrei iniziare a pensare davvero di essere brava.' gli rispondo sorridendo.
'Lo sai anche tu quanto sei brava, non c'è bisogno che te lo dica io. Sei la migliore pattinatrice della palestra, anzi della città, o meglio, dell'Italia' mi dice facendomi l'occhiolino, a ricordarmi che siamo gli attuali campioni in carica in Italia 'e anche se mi costa ammetterlo, in fondo senza di te non saprei cosa fare su quella pista.'
Senza pensarci lascio cadere il borsone a terra e corro verso la sua macchina, arrivo dal lato dov'è seduto lui, apro la portiera e lo abbraccio, senza dirgli nulla, ma cercando di fargli capire quanto abbia apprezzato quello che ha appena detto. So quanto sia difficile per lui esternare i suoi sentimenti, le sue debolezze, in particolare se riguardano la sua più grande passione, ciò che lui definisce l'unica cosa che gli riesce nella vita, il pattinaggio.
Mi stacco da lui 'insieme siamo davvero forti.. pattineremo sempre insieme?' gli dico, ripetendogli le prime parole che gli dissi quando, a sei anni, vincemmo la nostra prima gara.
'Promesso' mi ripete lui, sorridendomi, facendomi capire che non sono l'unica a ricordare bene quei momenti. Poi mi lascia un veloce bacio sulla guancia, mette in moto, chiude la portiera e va via, lasciandomi lì, in mezzo alla strada, a sperare che tutto questo non finisca mai. In un attimo mi ritrovo a sorridere mentre mi passano davanti i volti di Ale, di Amy, di Cris, degli altri nostri amici conosciuti in palestra, degli altri atleti, dei miei compagni di corso, degli insegnanti.. perchè potrò maledirla quanto voglio ogni volta che sono costretta ad alzarmi così presto, a mangiare cose scondite ed esageratamente tristi, a rinunciare ad una passeggiata, un gelato, una serata in discoteca con le mie compagne di classe, ma quella palestra mi ha permesso di conoscere quella che reputo la mia seconda famiglia, e, in fondo, so che questo non cambierà.
   
 
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