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Autore: saltandpepper    22/06/2014    25 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che ha mai conosciuto e mai creduto viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Noi ci limitiamo a tradurla!
Slash, Louis/Harry esplicito.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Mpreg
Capitoli:
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ATTENZIONE: Questa storia non è nostra. Dopo averla trovata in uno dei tanti siti di Fan Fiction inglesi abbiamo deciso di tradurla anche qui su EFP, sapendo che sicuramente a qualcuno avrebbe fatto piacere. Tutti i diritti di autore vanno alla fantastica Blindfolded.

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Capitolo 20




Non potrò mai piacerti nel modo in cui tu piaci a me, e fa schifo.

Venerdì 18 Marzo
Trenta settimane e quattro giorni


Quando avevo chiesto a Harry di mettere un po' di bacon nel piatto che mi stava preparando, non dicevo sul serio. Apparentemente Harry la pensava diversamente però.
“Hai davvero preparato... hot dogs avvolti nel bacon, patate cotte al forno con bacon e insalata con bacon?” Chiesi esitante quando appoggiò di fronte a me un enorme piatto, con un ampio sorriso.
“Yupp,” disse mentre si sedeva accanto a me sul divano con il suo piatto in grembo. “Hai detto che volevi il bacon, perciò ti ho fatto un sacco di bacon.”
“Ho detto che mi andava il bacon, non che lo volessi.”
“Quindi non lo vuoi?”
“No, certo che lo voglio!” Esclamai, forse più forte del dovuto. “Sembra buono. E davvero grasso, probabilmente mangiandolo metterò su altri dieci chili. Ma sembra delizioso.”
“Delizioso?” Rise. “Cos'hai cinque anni?”
Alzai gli occhi al cielo.
“Mangiamo e basta.”
“Ti va di guardare un film?”
Mi strinsi nelle spalle.
“Certo, se ne hai uno bello.”
“Che ne dici di...” iniziò lentamente, mentre metteva il suo piatto sul tavolino e si avvicinava al televisore gigante accucciandosi poi di fronte ad esso.
“'Dirty Dancing'?” Finì e mi mostrò la copertina del DVD.
“Sul serio?” Ridacchiai. “E poi sarei io quello gay.”
“Cos'ha a che fare con l'essere gay?” Chiese confuso.
“Ballano. Questo è già abbastanza da gay.”
“Gli stereotipi della tua gente... è triste.”
Alzai le sopracciglia.
“Stai dicendo che ogni uomo gay fa parte della 'mia gente'?”
“Mi daresti un calcio se ti rispondessi di si?”
“Non ho voglia di alzarmi, perciò no. Però mi arrabbierei molto.”
“Beh, visto che non mi riferisco ad ogni uomo eterosessuale come un componente della mia gente, non ho intenzione di essere uno stronzo e dire che ogni uomo gay fa parte della tua gente,” disse mentre apriva il coperchio del DVD e metteva il disco nel lettore.
“Ottima risposta,” dissi con un sorriso prima di prendere un cucchiaio pieno di purè di patate, raccogliendo anche un paio di pezzetti di bacon.
“Grazie,” disse mentre si alzava e si avvicinava di nuovo al divano.
“Porca puttana, quanto è buono,” dissi con la bocca piena di cibo. 
“Hai un letto comodo, sei il padre del mio bambino e sai cucinare; sposami ti prego,” aggiunsi una volta mandato giù il boccone.
“Si, certo, una volta diventato gay,” disse.
Prese due telecomandi dal tavolo e premette un paio di pulsanti su entrambi, facendo accendere la televisione. Il suo sguardo era fisso sullo schermo e non notò il modo in cui il mio sorriso si spense e le mie guance si arrossarono alle sue ultime parole.
Una volta diventato gay. Giusto. Era strano, ma rimanevo deluso ogni volta che mi veniva in mente il fatto che Harry fosse etero; ogni volta che mi veniva in mente, mi lasciava con lo stesso peso nel petto e la stessa sensazione di soffocamento nel cuore. Ogni maledetta volta.
“Allora, un piatto pieno di bacon e Dirty Dancing; dimmi se questo non è il più bel Venerdì che tu abbia mai passato,” disse dopo aver premuto il pulsante di riproduzione sul menù del DVD.
“E' il più bel Venerdì che io abbia mai passato,” dissi sinceramente, anche se pensai che il motivo per il quale era il più bel Venerdì di sempre, fosse perché lui era seduto accanto a me, la sua gamba che sfregava contro la mia ad ogni suo movimento.
“Se non ti dispiace che te lo chieda,” aggiunsi e lui si voltò a guardarmi mentre masticava un pezzo di hot dog. “Perché non sei con Lauren?”
“Abbiamo litigato,” disse, roteando leggermente gli occhi.
“Oh... per cosa?” Chiesi, sperando in silenzio che non fossi io la causa.
“Per una cosa stupida,” disse, gesticolando con la forchetta in aria. “Cosa che ha a che fare con il fatto che quando usciamo insieme ho la testa altrove.”
Non sapevo cosa dire, così borbottai di nuovo un altro “oh” e continuai a mangiare. Rimanemmo seduti lì a mangiare e a guardare il film in silenzio per circa quindici minuti prima che Harry aprisse di nuovo bocca.
“Mi stavo chiedendo se c'è qualcosa tra Zayn e Liam,” disse.
Mi soffocai con il pezzo di salsiccia che avevo appena ingoiato e tossii un paio di volte prima di essere in grado di dire qualcosa.
“Uhm, cosa intendi?” Dissi allora, continuando a tenere gli occhi incollati al televisore temendo che avrebbe notato il mio nervosismo se avessi rivolto il mio sguardo verso lui.
“Non lo so, si comportano in modo strano ultimamente,” disse e, con la coda dell'occhio, lo vidi mettere il piatto quasi vuoto sul tavolo. “Sono andato da Zayn un paio di giorni fa e quando sono entrato in camera sua, lui e Liam si sono praticamente respinti come due calamite polari e... no, non lo so, mi sembrava un po' strano, e dopo questo ho iniziato a notare altre cose.”
La sensazione di disagio crebbe ulteriormente nel mio petto mentre parlava e mi mossi leggermente da come ero seduto, cercando di alleviare in qualche modo il disagio.
“Che- che tipo di cose?” Chiesi esitante.
“Piccole cose a dire il vero, ad esempio si guardano a vicenda più del necessario e si toccano un sacco. Non intimamente o cose del genere, ma semplicemente si toccano molto, con gambe, braccia e cose così.”
“Forse sei un po' paranoico,” dissi timidamente.
Alzò le sopracciglia e sorrise.
“Paranoico?”
“Forse, non lo so,” dissi.
“Credo sia possibile,” disse scrollando le spalle. “Continuo a pensare che ci sia qualcosa di più però.”
C'è qualcosa in più, ma non ho intenzione di essere io a dirtelo, pensai.
“Dovresti chiederlo a loro,” dissi.
Lui ridacchiò.
“Si, sarà molto divertente: Ehi, Liam, Zayn, mi stavo chiedendo perché ultimamente vi toccate a vicenda così tanto.”
“Ci sono modi meno espliciti per chiederlo, idiota,” ridacchiai.
“Si? Ad esempio?”
“Ad esempio, chiedendogli se va tutto bene, se c'è qualcosa che vogliono dirti o... non so, forse basta rassicurarli che nel caso stia succedendo qualcosa, dovrebbero sentirsi liberi di dirtelo perché qualunque cosa sia per te non sarà un problema.”
“Se hanno ucciso qualcuno, non penso che non ci sia nessun problema a dire il vero.”
“Sai cosa voglio dire.”
“Si credo,” fu l'ultima cosa che disse prima che la stanza divenne tranquilla di nuovo, ad eccezione dei suoni provenienti dal televisore.
Avevo già visto quel film una decina di volte e quindi non mi preoccupai di prestare il cento per cento dell'attenzione a ciò che stava succedendo nello schermo. La mia mente era occupata ad essere nervosa per Zayn e Liam e sul motivo per cui, anche se non ero particolarmente vicino a uno di loro, avevo giurato che non avrei detto a nessuno della loro relazione, e nella mia testa significava automaticamente che avrei dovuto cercare di non far sospettare nulla. Non ero riuscito a portare Harry totalmente fuori pista, ma Liam e Zayn probabilmente ci avrebbero riso sopra se Harry glielo avesse chiesto. Almeno speravo.
“Sai cosa non mi piace di questo film?” Disse Harry poco prima che il film finisse.
Lo guardai con aria interrogativa. 
“Cosa?”
“Che in realtà i personaggi non hanno personalità,” disse con aria pensierosa. “Sembrano così freddi e distanti per tutto il tempo, vero?”
“Molto perspicace,” dissi con un sorriso ironico. “Ma io non l'ho mai notato, no.”
“Huh, forse sono io,” disse. “Comunque, quando hai intenzione di prenotare un nuovo appuntamento con il dottore?”
“Non lo so,” mi strinsi nelle spalle.“Credo che mi limiterò a chiamare e a prendere il primo giorno disponibile.”
“Ti dispiace se vengo con te?”
“Saresti dovuto venire oggi, quindi no, non mi dispiace,” dissi.
“Non sei arrabbiato con me allora?”
Aggrottai la fronte.
“Arrabbiato con te?” Gli chiesi. “Per cosa?”
“Per averti piantato in asso prima.”
Mi strinsi nelle spalle non molto convinto.
“No, non sono arrabbiato con te.”
“Ma... perché no?”
Perché mi piaci maledettamente tanto da non poter essere veramente arrabbiato con te, o almeno non per tanto tempo.
“Non lo so, semplicemente... non lo sono. E comunque, ora siamo insieme, quindi è tutto risolto.”
“Beh, si, ma-”
“Cosa vuoi che ti dica?” Lo interruppi con una piccola risata, mentre appoggiavo sul tavolo il piatto vuoto. “Che sono furioso con te?”
Lui sorrise ironicamente.
“Suppongo di no. Sei solo... strano, non ti arrabbi per cose per cui la maggior parte delle persone si arrabbierebbe.”
Scelsi di prenderlo come un complimento e tornai a sorridere.
“Grazie.”
“Prego,” ridacchiò prima di mettere in bocca l'ultimo pezzo di salsiccia e poi mettere il piatto sul tavolo accanto al mio. Si sedette in una posizione diversa, si spostò in modo che il suo corpo fosse in un angolo tra il bracciolo e lo schienale del divano e le gambe stese sulla parte superiore del cuscino.
“Vuoi un po' di coccole?” Chiese improvvisamente, tendendo le braccia e separando un po' le gambe.
Alzai le sopracciglia, ma fiero di me stesso, non balbettai né farfugliai quando iniziai a parlare.
“Sul serio?” Fu tutto quello che dissi.
Lui sorrise.
“Si, dai, mi piace fare le divano-coccole.”
“Divano-coccole,” dissi divertito. “Non credo sia una parola.”
“Beh, ora lo è perché l'ho usata,” disse senza accettare repliche. “Allora, vuoi fare le divano-coccole o no?”
Esitai per un breve secondo, pensando che per il mio bene probabilmente avrei dovuto smettere di approfittare di ogni occasione per avvicinarmi a lui. Ma la mia forza di resistenza era come sempre troppo debole e, invece di rifiutare l'invito, gli rivolsi un piccolo sorriso prima di spostarmi verso di lui e sedermi tra le sue gambe. Poi però esitai un po'; voleva che mi appoggiassi al suo petto o cosa?
“Puoi appoggiarti, idiota,” ridacchiò, a quanto pare intuendo il motivo della mia esitazione.
“Scusa, scusa,” dissi mentre appoggiavo con attenzione la schiena. A causa della nostra differenza di altezza, la mia testa si poggiò perfettamente sulla sua spalla.
“Huh, è perfetto,” pensò mentre avvolgeva le braccia attorno al mio stomaco. “I nostri corpi combaciano perfettamente; bello no?”
Le mie guance si riscaldarono e tutto ciò che riuscii a dire in risposta fu borbottare un “si, bello”.
“Lo è,” disse alzando leggermente le spalle. “Stai comodo?”
Girai un po' la testa per riuscire a guardarlo negli occhi prima di rispondere.
“Si, sto comodo.”
Sorrise.
“Bene.”
Lasciai che il mio sguardo tornasse al film, ma non riuscii a guardarlo per molto tempo prima che Harry cominciasse di nuovo a parlare.
“Ci hai pensato?”
Lo guardai di nuovo, questa volta però confuso.
“Pensato a cosa?”
“Se sei o non sei disposto a tenerlo.”
Il mio stomaco fece un salto a disagio e la mia bocca si aprì in una 'o' silenziosa.
“No, non- non proprio,” dissi esitante.
Sospirò e vidi la sua bocca arricciarsi leggermente.
“Sai che dovrai prendere una decisione molto presto, vero?”
“Lo so,” dissi. “Ma... molto probabilmente alla fine deciderò di darlo in adozione, lo sai.”
Lui aggrottò la fronte.
“In realtà non lo sapevo,” disse. “Avevi detto che avresti tenuto in considerazione l'idea di tenerlo.”
“Ci sto ancora pensando,” dissi in fretta. “Ma sono ancora più propenso a darlo in adozione.”
Il suo cipiglio si trasformò lentamente in uno sguardo di delusione che mi fece sentire come il cattivo in un romanzo poliziesco.
“Ma lui è... nostro figlio,” disse. “Nostro figlio, non di qualcun altro.”
“Non è questo il punto,” dissi stanco. “Il punto è che dobbiamo considerare quale sarà la soluzione migliore per me, per te e per lui. E non credo che tenerlo sia quella migliore.”
“Io si invece.”
“Ma io no.”
“Bene, allora lo terrò io e tu rimarrai fuori da tutta questa storia.”
Lo guardai a bocca aperta, sorpreso dalla durezza improvvisa nella sua voce.
“Tu-tu non puoi, non puoi farlo,” balbettai.
“Sono abbastanza sicuro che vincerei una potenziale causa di custodia.”
“Tu... tu vorresti andare- non puoi dire questo,” dissi debolmente, fissandolo con gli occhi sbarrati.
“Non puoi essere così convinto di volerlo tenere.”
Deglutì sonoramente prima di annuire.
“E invece si. Non voglio che venga cresciuto da estranei, Louis, non voglio lasciare che accada.”
Battei le palpebre una, due, tre volte. Sapevo che volesse tenerlo, ma non sapevo che lo volesse così tanto da essere disposto ad andare in tribunale. Era talmente tanto convinto di voler crescere nostro figlio da coinvolgere giudici, avvocati e tribunali se necessario. Ero disposto a lasciare che accedesse? Sapevo già la risposta. No, non lo ero. Sapevo che non sarei stato in grado di lasciare che Harry crescesse il bambino senza essere coinvolto a mia volta. Se a crescerlo fossero stati due sconosciuti, non avrei avuto niente a che fare con loro, mentre io e Harry eravamo diventati amici e se fosse stato lui a crescere il bambino, avrei voluto sapere tutto il tempo dov'era. Lui sarebbe sempre stato nella mia vita, ma non come mio figlio, come figlio di Harry.
“Non è un'opzione possibile,” mormorai. “O lo cresciamo insieme, o nessuno di noi due. Ed io... io non posso credere che tu mi abbia messo in questa situazione.”
Il suo volto si rabbuiò e improvvisamente divenne confuso.
“Cosa intendi?”
Mi spostai un po' da dove ero seduto, mettendomi più comodo, prima di rispondere.
“Quello che stai dicendo è che o lo teniamo e lo cresciamo insieme, oppure hai intenzione di andare in un tribunale per prendertelo e fondamentalmente costringermi a veder crescere mio figlio senza far parte della sua vita. Ti rendi almeno un po' conto di che genere di decisione mi stai dando? Non è nemmeno una scelta, perché sai che non potrei mai scegliere la seconda.”
“Non volevo metterti in questa situazione,” disse. “Ma visto che la metti in questo modo, posso capire il tuo punto di vista.”
Sospirai e mi passai una mano tra i capelli.
“Dammi un altro paio di settimane per pensarci, okay?”
“Si, certo,” disse con un cenno del capo.
“Ma ti rendi conto che se decideremo di tenerlo, ci sono un milione di cose a cui dobbiamo pensare, vero?” Dissi. “Dobbiamo decidere come risolvere l'intera questione della custodia, dove andremo a vivere, come faremo per continuare gli studi, lavorare e prenderci cura di lui allo stesso tempo, quello che diremo alle nostre famiglie e ai nostri amici, cosa gli diremo quando diventerà grande, cosa-”
“Lo so, lo so,” disse con un sorriso storto. “Mi rendo conto di tutto questo, ma cosa ne dici di pensarci quando avrai preso una decisione?”
Annuii.
“Si, va bene.”
Lui sorrise e si sporse un po' più vicino per premere un rapido bacio sulla mia fronte. Dire che rimasi sorpreso è dire poco, e quando mi tirai indietro, non riuscii ad evitare un espressione sbalordita.
“Che c'è?” Disse curioso.
“N-niente,” dissi con tono di qualche nota più alto rispetto alla mia voce normale.
Lui mi guardò pensieroso per qualche attimo prima di chinarsi e baciarmi di nuovo la fronte. Questa volta le sue labbra indugiarono qualche secondo in più e le mie palpebre si chiusero. Era un semplice piccolo gesto da parte sua, ma mi fece battere il cuore come se mi avesse dato un vero bacio sulle labbra. Quando finalmente si tirò indietro, io continuai a tenere gli occhi chiusi, avendo paura per come avrebbe potuto reagire alla mia reazione un po' esagerata. Fatta eccezione per i suoni proveniente dal televisore, la stanza rimase tranquilla per molto tempo ed io continuavo a tenere gli occhi chiusi. Non avevo idea di cosa stesse facendo Harry, tutto ciò che sapevo era che lui era seduto dietro di me e che il suo viso era abbastanza vicino al mio.
“Lou?”
Mi lasciai scappare un imbarazzante gemito quando sentii il soffio del suo respiro sulle mie labbra e mi resi conto che era molto più vicino di quanto pensassi. Molto lentamente e molto titubante, aprii gli occhi ed incontrai i suoi verdi a soli pochi pochi centimetri di distanza dai miei. Ero abbastanza sicuro del fatto che non sarei stato in grado di dire niente, anche se ci avessi provato, quindi optai semplicemente per guardarlo, pregando che facesse qualcosa.
Con mio sollievo, lo fece.
Passarono un paio di minuti carichi di silenzio prima che lui sollevasse una delle sue mani e prendesse il mio viso con quella. Il mio respiro andava e veniva in profondi e rapidi sospiri e il solo pensiero che avevo in mente era 'mi sta per baciare?'. Con una mano che ogni tanto tremava, intrecciai le dita con la sua mano appoggiata sulla mia guancia prima di avvicinarmi di un millimetro per fargli capire che avevo bisogno che lui mi desse un segno di ciò che stava succedendo.
Sembrava aver compreso il mio suggerimento mentre si sporgeva in avanti e lasciò che le nostre fronti venissero in contatto. Il mio cuore ormai batteva talmente veloce che ebbi paura di avere un infarto nel caso mi avesse baciato.
“Posso farti una domanda Lou?” Alitò.
“Si,” sussurrai.
“Ti piaccio?”
A quel punto ero quasi sicuro al cento per cento che stesse per baciarmi, così non esitai per più di una frazione di secondo prima di pronunciare un “si” appena udibile.
E si dimostrò essere il più grande errore della mia vita dopo aver lasciato che Harry mi scopasse senza preservativo sette mesi prima.
Improvvisamente, mi sentii respingere e quando aprii gli occhi per vedere cosa stava facendo, trovai il suo volto molto più lontano rispetto a prima e un espressione di incredulità stampata su di esso.
“Zayn aveva ragione allora,” disse, la sua voce tornata normale, solo un po' più dura.
Mi ci volle un po' per capire quello che era appena accaduto, ma quando lo feci, i miei occhi si spalancarono, il mio cuore smise di battere e il grumo familiare di delusione e umiliazione riapparve nella mia gola. Aveva solo fatto... finta di baciarmi per riuscire a capire se la teoria di Zayn era corretta? Lo avevo fatto. Lo aveva dannatamente fatto. Ed io ci ero cascato ed ora lui lo sapeva. Sapeva che mi piaceva e non era felice di questo a giudicare dalla sua espressione. Senza dire un'altra parola, mi liberai dalle sue braccia con un paio di movimenti piuttosto violenti, mi alzai dal divano e corsi fuori dalla stanza prima che lui riuscisse a notare le mie guance in fiamme e i miei occhi vitrei.
Sapevo che se fossi andato nell'ingresso per prendere le scarpe e la giacca mi avrebbe raggiunto prima che avessi il tempo di uscire dalla porta, perciò mi incamminai verso l'enorme bagno che sapevo essere proprio lungo il corridoio. Per fortuna avevano la serratura nella porta e dopo aver fatto in modo che Harry non riuscisse ad entrare, andai verso le piastrelle che coprivano la parete di fronte alla porta e scivolai sul pavimento, portando le ginocchia fino al petto e seppellendo il viso tra di loro, per permettere alle mie emozioni di prendere il sopravvento.
Di tutte le situazioni umilianti in cui Harry mi aveva reso partecipe negli ultimi sette mesi, questa era sicuramente la peggiore. Oltre che umiliato, mi sentivo anche triste, stupido, ingenuo, patetico, immaturo e... confuso. Aveva fatto fottutamente finta di baciarmi, aveva accresciuto le mie speranze più di quanto avesse mai fatto prima, mi aveva fatto sperare che forse – per una volta – sarei stato fortunato con qualcosa nella mia vita, solo per confermare o confutare una teoria. Fottuto bastardo. Ora avrei potuto aggiungere anche 'rabbia' alla mia lista di emozioni.
'Dolore' era ancora il sentimento dominante però. Mi piaceva così tanto e lui sembrava trovarlo disgustoso; trovava disgustoso che piacesse ad un ragazzo, che questo ragazzo volesse essere il suo ragazzo, che volesse abbracciarlo, che volesse tenergli la mano, che volesse baciarlo, che volesse avere rapporti sessuali con lui. Perché io volevo tutte queste cose, lo volevo così tanto che mi si era spezzato il cuore nel pensare che lui non aveva mai voluto nulla di tutto ciò e che non sarei mai stato in grado di dargli quello che voleva. Non importava quanto tenessi a lui, non importava nemmeno che l'unica cosa che volessi era che lui fosse felice. Non potevo dargli quello che voleva e ciò di cui aveva bisogno.
Un piccolo singhiozzo trovò la via d'uscita dalla mia bocca che diede il via a quello che sembrò essere un diluvio di singhiozzi rumorosi. Strinsi con forza le mie ginocchia, premendole il più vicino possibile al mio corpo per quanto il mio stomaco permettesse, e cercai di fare più silenzio possibile.
Rimasi seduto lì per quelli che sembrarono anni, ma che in realtà non erano più di cinque minuti, e lasciai uscire tutto. Stavo per cominciare a conficcarmi le unghie nelle gambe attraverso i pantaloni, quando un improvviso bussare alla porta mi fece sobbalzare e fece si che i miei singhiozzi si fermassero prontamente.
“Ti prego, vieni fuori da lì,” disse la voce di Harry dall'altra parte della porta.
Non risposi, mi limitai a guardare la porta chiusa con gli occhi gonfi e appannati.
“Rispondimi,” continuò, quando si rese conto che non avevo intenzione di rispondere. “So che sei lì dentro.”
Fottuto genio, pensai amaramente.
“Non fare così.”
Non fare così come? Come se avessi appena calpestato il mio cuore?
“Louis, ti stai comportando come un bambino.”
Vaffanculo.
“Sai, questa è casa mia, potrei chiamare la polizia e dire che c'è uno sconosciuto nel mio bagno che si rifiuta di uscire.”

“Sono serio, se non esci da lì dentro entro i prossimi due minuti, chiamerò la polizia.”
Strinsi la mascella e chiusi le mani a pugno, rendendo le nocche bianche, prima di alzarmi lentamente da terra e camminare lungo il pavimento. Per un paio di secondi, restai solo a guardare la maniglia della porta, riflettendo se restare lì e lasciare che Harry chiamasse la polizia o uscire. Ma poi alzai la mano, girai la chiave nella serratura e aprii la porta.
“Graz-” iniziò, sorridendomi timidamente, ma prima che potesse finire, allungai la mano e lo spinsi violentemente facendolo indietreggiare di qualche passo. Il suo sorriso scomparve e fu sostituito dalla confusione.
“Che c'è che non va?” Chiese.
Poi alzò le sopracciglia confuso.
“Hai pianto?”
Strinsi gli occhi.
“Vaffanculo,” dissi a denti stretti prima di superarlo e dirigermi verso l'ingresso.
“Louis, andiamo, qual'è il problema?” Chiese, camminando dietro di me.
Non risposi, ma piuttosto mi concentrai per uscire di casa il più presto possibile. Una volta raggiunto il mio obiettivo, presi la giacca dall'attaccapanni e cerca di infilarmela il più veloce possibile prima di abbassarmi e prendere le mie scarpe.
“Puoi dirmi per favore qual'è il problema?” Ripeté Harry. Era in piedi accanto a me e potei sentire i suoi occhi guardarmi intensamente.
“Se non l'avessi capito, non ho alcuna intenzione di dirtelo,” sbottai mentre infilavo la prima scarpa.
“Ma io non... capisco,” disse insicuro.
“Questo non mi sorprende visto che sei la persona meno intelligente che io sia mai stato così sfortunato di incontrare,” mormorai arrabbiato. Avevo messo entrambe le scarpe e mi alzai in piedi in modo da essere faccia a faccia con lui.
Si stava mordendo il labbro, guardandomi confuso e colpevole.
“Servirebbe a qualcosa se ti dicessi che mi dispiace?” Chiese esitante.
Lasciai uscire una fredda risata incredula talmente diversa dalla mia che trasalii interiormente.
“No, non servirebbe.”
“Non puoi almeno dirmi che cosa ho fatto?”
“No.”
“Perché no?”
“Perché dovresti capirlo da solo.”
“Ma non ho capito, sono troppo stupido come anche tu mi hai gentilmente detto. Quindi, ti prego, dimmelo ed io farò del mio meglio per rimediare.”
“Non puoi rimediare,” dissi.
A meno che non diventassi gay e ti innamorassi di me.
“Forse posso.”
“No, non puoi.”
“Louis, cazzo, dimmi solo cos'ho fatto.”
“No.”
“Louis!”
“No!”
“Non costringermi a schiaffeggiarti, maledizione!”
“Fottiti!”
“Dimmelo!”
“Non capiresti!”
“Come fai a saperlo?”
“Perché non ti sei mai trovato nella mia situazione!”
“Quale situazione?”
Abbassai lo sguardo e trassi un profondo respiro per calmarmi; avere di nuovo quei dolori allo stomaco non avrebbe aiutato nessuno.
“Niente,” dissi quindi ai miei piedi. “Me ne vado. E non c'è bisogno che tu venga dal dottore con me ad ogni appuntamento e non chiamarmi domani né... mai. Considerami semplicemente fuori dalla tua vita.”
Stavo per girare sui tacchi e uscire dalla porta ma, prima che potessi farlo, mi aveva afferrato forte le spalle facendomi rimanere fermo sul posto.
“Non puoi semplicemente dire cose del genere e aspettarti che io le accetti senza ulteriori spiegazioni,” disse dolcemente.
Alzai lo sguardo ed inghiottii quando incontrai il suo sguardo.
“Si, posso.”
Scosse la testa e sorrise dolcemente.
“No, non puoi.”
Ci fu una breve pausa prima che parlasse di nuovo.
“Perché non vuoi dirmi che cosa ho fatto? Non ho intenzione di farti del male o anche solo arrabbiarmi. Te lo prometto.”
Chiusi gli occhi per un secondo e trassi un respiro profondo. Sapeva già che mi piaceva, lo sapeva per colpa della mia stupidità. Era già tutto rovinato, perciò cosa avevo da perdere dicendoglielo?
Sapendo che mi stessi probabilmente scavando la fossa da solo e che il secondo dopo in cui le mie parole sarebbero uscite dalla mia bocca non sarei più potuto tornare indietro, aprii la bocca.
“Io... pensavo che finalmente mi avresti baciato,” sussurrai. “Pensavo che finalmente volessi baciarmi.”
La sua espressione si pietrificò e, per un attimo, ebbi paura che mi avrebbe picchiato pur avendo promesso di non farmi del male.
“Tu- tu pensavi-” iniziò lentamente.
“Che finalmente mi avresti dato ciò che volevo,” lo interruppi, la mia voce più sicura del solito. “Ma ovviamente non lo hai fatto. Volevi solo controllare se Zayn aveva ragione sul fatto che allo stupido perdente piacessi. E ora sai che è così, ed io sono così fottutamente imbarazzato e ferito e deluso che non posso nemmeno descrivertelo. Perciò lasciami andare a fammi andare a casa.”
“No, Lou, io non intendevo-”
“Non avevi intenzione di ferirmi, giusto, giusto,” dissi freddamente. “Hai solo pensato che sarebbe stato un esperimento divertente, per giocare un po' di più con il mio cuore come se non lo avessi fatto già abbastanza.”
“La smetti di interrompermi prima che io riesca a finire le mie frasi?”
“No.”
“Louis, ti stai comportando come-”
“Lasciami andare!” Urlai, cercando di liberarmi della sua presa, ma senza alcun successo. “Hai già fatto abbastanza danni, non ho bisogno di-”
“Non sapevo che ti piacessi!”
Adesso era lui che urlava e il suo improvviso cambiamento di voce mi fece sussultare leggermente. “Ed io non capisco per quale motivo del cazzo sei stato così stupido da innamorarti di me quando ti ho detto un milione di volte che non sono un fottuto frocio!”
Nel sentire quello, i miei occhi si spalancarono e fu proprio in quel momento che la rabbia mi diede la forza necessaria per staccarmi da lui. 
“Non posso decidere di chi innamorarmi,” sibilai. “Ma mi hai appena aiutato a fare il primo passo per riuscire ad allontanarmi da te. Grazie.”
Con queste parole e un ultimo sguardo arrabbiato verso di lui, aprii la porta ed uscii fuori prima di sbatterla per richiuderla. Ma ancora una volta, fui fermato prima di mettere anche solo un piede verso il porticato. Sentii la porta aprirsi dietro di me e mi fermai a metà passo.
“Cosa c'è?” Dissi stancamente senza voltarmi.
“Io... io non volevo deluderti così tanto,” disse con cautela. “Non pensavo di piacerti davvero, pensavo che Zayn stesse diventando pazzo.”
“E a quanto pare, il pazzo sono io,” dissi. “E a quanto pare sono anche un fottuto frocio.”
“Non volevo dirlo.”
Sospirai prima di girarmi verso di lui.
“Tu dici e fai un sacco di cose che non intendi fare, Harry,” dissi. “Ed ogni volta io ho lasciato perdere perché mi piaci e perché voglio piacerti anche io. Ecco perché ho lasciato che mi masturbassi quella volta, perché io- inconsciamente ho pensato che l'avessi fatto perché volevi ed io- io volevo così tanto essere vicino a te in ogni modo possibile. Ma poi... sei uscito fuori di testa e per la milionesima volta mi hai ricordato che sono uno stupido ragazzo senza speranza con una stupida cotta senza speranza.”
Lo sguardo che mi rivolse non appena finii di parlare fu compassionevole. Senza dire nulla, mise fine alla piccola distanza tra di noi e avvolse la braccia intorno alla mia vita, racchiudendo il mio corpo in un caldo abbraccio.
“Non mi toccare,” protestai debolmente. “Non provare pietà per me, non ho bisogno della tua pietà.”
Le mie proteste erano state molto convincenti, soprattutto quando non feci nessun tentativo fisico per allontanarmi da lui. Mi ci vollero solo pochi brevi secondi prima di seppellire il viso nel suo collo e aggrapparmi alla sua maglietta mentre iniziavo a piangere.
“Andrà tutto bene,” mormorò dolcemente nel mio orecchio.
“Mi hai lasciato credere che, per una volta, avrei ottenuto ciò che volevo,” piansi. “Ma io non potrò mai piacerti nel modo in cui tu piaci a me, e fa schifo. Fa schifo e fa male e io ti odio, ed ora è ancora peggio perché mi hai quasi baciato e ho davvero pensato che volessi farlo, ma non l'hai fatto e tutto quello che volevi era testare una stupida teoria e significa che non l'hai fatto perché ci sono dei sentimenti reali, e mi hai fatto davvero male e mi hai messo in imbarazzo ed io ti odio fottutamente tanto e non è-”
“Lou, stai balbettando,” mi interruppe tranquillamente.
“Scusami,” mormorai, singhiozzando.
“Va tutto bene.”
Ci fu un breve silenzio poi:
“Vuoi che ti baci?”
Battei le palpebre ed il mio pianto si arrestò improvvisamente.
“Cosa?” Chiesi nel suo collo.
Lui non rispose e quando passò almeno un minuto, indietreggiai e lo guardai negli occhi.
“Cosa?” Ripetei.
Lui scrollò leggermente le spalle, nervoso.
“Vuoi che ti baci?” Chiese.



Occhio a me!

Zan zan zan zaaaaaan.
Non oso immaginare quello che ci direte non appena finirete di leggere questo capitolo. Sappiate tesori che la colpa non è né mia, né di Ana, l'autrice ha deciso di finire il capitolo in questo modo crudele, non noi.
Ma ci sarà o non ci sarà questo agognato bacio? Io lo aspettavo dal primo capitolo, non so voi.
Beh, per quanto riguarda questo. Il nostro piccolo Louis è un bambinone un po' troppo cresciuto, Harry da questo punto di vista ha ragione, ma ciò non toglie che ormai non sa più come gestire Harry (che a quanto pare è un tantino confuso. Ma giusto un tantino eh),
Questo capitolo è stato sofferto ragazze, non potete immaginare cosa mi è successo. Una delle cose più brutte di sempre. Avevo quasi finito di tradurre il capitolo (mi mancava proprio il pezzo finale) ed ecco che il mio computer decide di bloccarsi e di non salvarmi il documento.
Ho dovuto ritradurre tutto dall'inizio, VI RENDETE CONTO?
Solo io so quanto ho sclerato quel giorno. Sia io che Ana a dire il vero.
Per fortuna ormai è passato e, grazie a Dio, sono riuscita a finirlo di nuovo. E giuro che la prossima volta salvo ad ogni riga che traduco, a costo di metterci il doppio del tempo.
Bene, nonostante il piccolo intoppo, siamo riuscite ad aggiornare anche prima del previsto, spero lo apprezziate.
Mi scuso se non sono riuscita a rispondere a tutte le recensioni del diciottesimo capitolo, ma ultimamente sono parecchio impegnata. E molto, molto stanca. Mi scuso anche per gli errori trovati nei vari capitoli, ovviamente ci sono ragazze molto più brave di noi a tradurre, ma ce la mettiamo tutta.
Vi ringrazio a tutte come sempre che continuate a seguire questa bellissima storia che ormai (non ci posso credere!) è quasi un anno da quando l'ho iniziata a tradurre.
Un bacione a tutte e a presto,

Giulia.
  
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