65 – La nuova stanza
Sofia si svegliò stanca, con le gambe indolenzite e un leggero mal di testa. Aprì gli occhi, guardò la stanza spaesata, poi riconobbe i due bambini che dormivano nel letto a castello.
Si erano sistemati senza fiatare, quella notte.
Ora ci pensavano i vampiri ad organizzare le stanze.
La porta si aprì qualche minuto dopo, e una donna sulla trentina fece la sua apparizione. Aveva i capelli castano scuro, ricci, legati dietro la testa; i suoi occhi rossi osservavano tutto con attenzione, in mano teneva un taccuino e una penna.
« Tre positivi, due gemelli dagli otto ai dieci anni, un’adolescente sui sedici anni… » borbottò segnando tutto sul foglio, mentre Sofi l’apostrofava dicendo che lei aveva già diciassette anni compiuti.
« Emanano un’aurea abbastanza forte, la ragazza in modo spropositato. Sembrerebbe una pura, cosa utopistica, in effetti. » sentenziò la donna, scribacchiando quelle annotazioni sul taccuino.
Poi cambiò pagina, scrisse qualcos’altro e iniziò a domandare: « Nome e cognome, età, sesso, tipo di sangue. Cercate di sbrigarvi, non ho tutta la giornata. » sbottò.
Sembrava una donna normale, notò Sofi. Solo che quando apriva la bocca si vedevano una sfilza di denti appuntiti, e i suoi occhi non erano propriamente normali.
In più andava di fretta, avrebbe morso qualcuno se non si sbrigavano.
« Sofia Ramsey, Rupert e Ryan Lytton. Diciassette anni, loro ne devono compiere nove. Femminile, maschile » rispose Sofia indicando i gemelli, anche se era una cosa ovvia. « B positivo… voi? » chiese ai bimbi, che dissero prontamente: « AB. Ce l’ha detto il professore. »
La donna annotò tutto, poi si rivolse ai gemelli: « Chi di voi è nato per primo? »
« Ryan. » mormorò Rupert non capendo il senso di quella domanda.
« Bene. » disse la signora, lapidaria. Chiuse la penna, mise il taccuino sotto il braccio, poi guardò i gemelli. « Voi venite con me. Lei non è vostra madre, starete nella zona bambini. » comandò la donna. I bimbi scesero subito dal letto: quella vampira incuteva terrore… aveva qualcosa di strano nel suo sguardo scarlatto.
« Ma… » si lamentò Sofia. Se li toccavano, se gli facevano del male…
« Niente da fare, umana. » ribatté la donna, uscendo dalla stanza con i gemelli.
Sofi si affacciò per vederli andare via, affiancando la vampira che si muoveva agile nel corridoio. Li osservò camminare tesi, con le testoline bionde alzate e i corpi fasciati negli abiti del giorno prima.
Sofia vide la speranza allontanarsi.
Delle vampire fecero uscire le donne positive in corridoio. Le ispezionavano con attenzione, leggendo le loro schede e ragionando con fredda calma. Erano tutte negative, dalla pelle scura e gli occhi rossi.
La donna di prima squadrò Sofia, poi parlò con un’altra vampira sulla sua sistemazione.
« Non mi piace la sua aurea, è troppo forte. Meglio darle una stanza senza finestre basse… in più ha avuto il coraggio di lamentarsi. » borbottò sottovoce la donna all’altra.
La vampira annuì.
Sofi notò i bei capelli pieni di boccoli neri che le incorniciavano il volto, tenuti da forcine per non disturbarle gli occhi scarlatti. Aveva qualche ruga di vecchiaia, la bella vampira. Doveva essere stata morsa a quarantacinque anni circa, eppure possedeva lo stesso una bellezza glaciale. Era il fatto di essere una vampira, si disse Sofia.
« Sarebbe divertente vederla come noi… immaginala vampira “superiore”. Piegherebbe tutto. » disse con voce suadente e calda la bella vampira.
« Che dici, Marianne. Comunque sarebbe meglio darle la stanza in fondo al corridoio. » affermò la donna con fare pratico.
« Sì. » rispose Marianne. Poi fece un risolino, che risuonò terrificante fra gli umani.
« Una bella regina, dopo Juliet. » sussurrò la bella vampira, camminando agile verso Sofia, che drizzò le orecchie sentendo il nome singhiozzato da Arthur. La donna la squadrò con gli occhi rossi, poi la intimò di seguirla. Le doveva mostrare la sua nuova stanza.
« Ti chiami Sofia. » disse la vampira avanzando per il corridoio. Non era una domanda.
« Che aura. » ghignò Marianne, voltandosi a guardarla. Era bella e terrificante. Una ruga solcava la sua fronte spaziosa. « Se ne deve essere accorto anche l’infiltrato. » continuò lei, facendo tremare Sofi a quelle parole.
« Peccato sia così giovane… è bello, vero? » chiese la vampira, loquace.
Sofia annuì in silenzio.
« Poteva ucciderti… sarebbe stato meglio, sei ancora troppo forte. » si lamentò con voce improvvisamente infantile « Sono un insetto, così. »
Sofi non disse nulla. Adam aveva provato a bere il suo sangue, ma lei l’aveva battuto… era stata fortuna, o probabilmente lui aveva deciso di rimandare tutto. Meglio non farsi scoprire. Dopo era cambiato “qualcosa”.
« Siamo arrivate. » disse la vampira. Le indicò una porta chiusa, incrociò le braccia sotto il seno e la guardò attentamente. Tese il volto, come ad annusare l’aria. Poi sorrise.
« Sì? » chiese allora Sofi.
« Sento odore di ghiaccio sulla tua pelle. È solo un’essenza leggera, una parvenza, ma c’è ancora. Sei stata circondata da vampiri, eppure un soffio delicato è rimasto sulle tue labbra. Capisco perché sei ancora viva. » sussurrò Marianne con un ghigno sul viso.
Sofia sbarrò gli occhi.
« Non vedo l’ora di scorgerti potente. Piegherai e distruggerai tutto. » chiocciò allegra la vampira. Poi fece scivolare le braccia ai fianchi e si incamminò nel corridoio, ancheggiando leggermente.
Sofia la guardò svanire nella folla di donne.
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