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Autore: _youngwriter    22/06/2014    1 recensioni
'' L'amore, l'amicizia o qualsiasi altro tipo di sentimento è sinonimo di debolezza, Alex. E tu non vuoi essere affatto debole, non è vero? "
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, Hermione Granger, Lily Luna Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Love is weakness. 

Capitolo 1: The first day.

 

Come ogni primo settembre, anche quell'anno, il binario 9 e 3/4 brulica di persone: uomini e donne incoraggiano, con sorrisi a destra e manca, i bambini che si apprestano a frequentare il loro primo anno ad Hogwarts, poco distante alcuni ragazzini rincorrono i propri animali-fuggiti per un' improvvisa distrazione-andando ad urtare altri carrelli e facendo rovesciare altre gabbie.
Da dietro il carrello delle valigie, Alexander Joseph Leroux osserva i volti sorridenti ed eccitati dei genitori e quelli spaventati degli undicenni che si attaccano alla gonna della madre e piangono come se fossero sicuri che su quel treno si nasconda il mostro più brutto di tutti, e prova a chiedersi come sarebbe stato quel giorno se i suoi genitori avessero accompagnato lui e sua sorella oltre la barriera, come tutti gli altri anni, se, osservando tutte quelle espressioni preoccupate e allo stesso tempo eccitate avrebbe potuto, in qualche modo, destarli dalla loro stupida convinzione che tutti quei saluti fossero semplici convenevoli inconcludenti, poiché tutti gli studenti sarebbero tornati a casa l'estate successiva ed era decisamente ridicolo inutile salutarsi come se fosse l'ultima volta.

《 Ragazzi, siete grandi abbastanza. Non credo ci sia bisogno di altri saluti e altre smancerie, anche perchè vostro padre ed io abbiamo un impegno importantissimo che non possiamo assolutamente annullare. Alexander... fa’ solo attenzione a tua sorella. E soprattutto a te stesso. Mi assicurerò io stessa che tu...》

 Elizabeth Leroux aveva pronunciato le ultime parole, assottigliando lo sguardo e lasciando il discorso in sospeso di proposito, perché consapevole che non sarebbe stato necessario aggiungere altro e che Alexander avesse compreso appiena cosa volesse dire esattamente con quell’insinuazione. Il ragazzo, da canto suo, si era limitato ad annuire e a rivolgere un saluto veloce a sua madre e suo padre-che non aveva neppure aperto bocca da quando erano arrivati alla stazione. Alexander sapeva che per loro "una parola sarebbe stata poca e due troppe" e, di conseguenza, aveva intuito il perchè del loro rifugiarsi con cui aveva ormai imparato a convivere sin da quando aveva commesso l'errore più grande della sua vita. Aveva preso sua sorella per mano ed aveva attraversato la barriera, senza voltarsi indietro.
 
《 Ehi, Alex muoviti! Rischiamo di perdere il treno se continui a startene lì, fermo come un idiota senza muovere un solo passo! 》 La voce di sua sorella Elodie che ha affrettato il passo per raggiungere i suoi compagni di casata, gli risuona nella mente, riportandolo-almeno temporaneamente- a una realtà che dovrà ancora imparare ad accettare e alla quale dovraà tornare ad abituarsi.
 Alexander non è affatto uno di quei ragazzi che non ha fede nelle illusioni o sogni da portare a compimento, che perde tempo a crogiolarsi nell'idea di non poter mai riuscire nei propri intenti, tutt'altro: ha così tanta speranza e spirito di iniziativa che sarebbe capace di risollevare anche l'umore dell’uomo più triste sulla faccia della terra. Forse è per la sua stessa natura che, nonostante il passato difficile che lo segue costantemente come un'ombra, ha come la sensazione che non sarà poi così difficile tornare in quel castello che, di certo, non avrà minimamente avvertito la sua mancanza come, invece, l'ha avverita lui, durante quell'anno in cui ha avuto modo di riflettere e di capire chi e cosa ci facesse nel mondo e, alla fine, è giunto all' inevitabile consapevolezza che non si può giocare con il destino. Con l'unica preoccupazione di non riuscire più a riconoscere i suoi compagni di casa e non, conosciuti ad Hogwarts nel corso dei suoi tre anni di permanenza in quel luogo, perché colpiti da quella che più comunemente viene chiamata "crescita", il ragazzo dai capelli biondi come il grano e gli occhi di un'azzurro da far quasi invidia al cielo, raggiunge sua sorella che intanto è quasi salita sul treno e si ferma a salutare le altre serpeverde come lei.
 Elodie Leroux ha appena quattordici anni ed Alex è pronto a scommettere che muoia dalla voglia di iniziare il suo quartoanno ad Hogwarts, mentre lui non sa ancora esattamente distinguere le emozioni contrastanti che prova dinanzi alla prospettiva di un nuovo anno ad Hogwarts, non sa se quella sensazione di inadeguatezza è dovuta alla sua lunga lontananza da quel luogo o dal timore che qualcuno possa giudicarlo o puntargli il dito contro. Intanto, l'unica certezza che ha è che vuole davvero ricominciare la sua vita al castello e soprattutto da "mago" lì da dove l'ha lasciata, sebbene non si senta ancora del tutto pronto ad affrontare il suo quarto anno all'età di quindici anni e di non poter più scambiare chiacchiere durante una noiosissima lezione di Storia della Magia con i suoi compagni di sempre. No, ne è più che sicuro: non è ancora pronto a frequentare un anno che avrebbe già dovuto frequentare tempo prima. Si sente quasi come se fosse stato bocciato, anche se in realtà lui, il quarto anno non l'ha mai neppure iniziato, ma non ha alcuna intenzione di lasciare che dolorosi ricordi tornino a mettere sottosopra la sua mente già troppo incasinata di suo, così sale sul treno e- come aveva immaginato- un senso di angoscia lo invade: gli sembra quasi di non riconoscere più nessuno, fino a quando riesce ad intravedere, tra i vari volti sorridenti, un cespuglio di capelli ricci che non può far a meno di ricondurre a Richard, il ragazzo che aveva conosciuto il suo secondo anno lì ad Hogwarts, il che significa che quell’anno avrebbero dovuto frequentare gli stessi corsi e che avrebbero potuto trascorrere insieme più tempo del previsto, almeno una buona notizia per un ‘’buon inizio’’, solo che Alexander non sa ancora come giustificare la sua improvvisa ‘’sparizione’’. Sperando che Richard non lo insulti o gli faccia pagare-in qualsiasi modo- la sua sparizione, Alexander gli si siede accanto, mentre lui è così occupato a prendere in giro un primino sul sedile davanti che quasi non si accorge della presenza dell’amico, ma quando si volta, il suo viso è misto di rabbia e gioia, mentre prende a colpire Alexander con piccoli pugni.

《 Coglione, sei un coglione, Alex! Hai idea di quanto siamo stati tutti in pensiero per te? Non fare mai più una cosa del genere o non potrei mai contentere la mia reaz—Oh, vieni qui, idiota!  》

In un attimo, Alexander si ritrova coinvolto in un abbraccio che mette in imbarazzo tutti gli altri studenti presenti nel vagone, che non possono fare a meno di lasciarsi scappare delle fastidiose risatine. Ma il giovane Leroux tira quasi un sospiro di sollievo: Richard Grimes, in fondo, poteva pur essere, forse, il ragazzo più innocuo ed idiota che Alexander avesse mai potuto conoscere, ma voleva bene ad Alexander quasi quanto un fratello ed Alex aveva potuto contare sul suo costante appoggio sin dal primo giorno in cui l’aveva conosciuto, quando al suo secondo anno si era trovato per caso a chiedergli aiuto con una ragazza che era in piena cris—No, non era ancora arrivato il momento di pensare a lei. Scuote la testa e, mentre l’Espresso per Hogwarts sta per partire, si volta a guardare fuori dal finestrino i genitori che salutano ancora i propri figli con gesti veloci della mano e i ricordi lo invadono quasi come vento in pieno in autunno.
 
***
Elizabeth Leroux era così presa dagli ultimi preparativi che quasi dimenticava Alexander in casa. Il fatto era che aveva così tanto atteso quel momento che ora neppure le sembrava possibile che fosse già arrivato: era solo l’inizio di quello che-speravano- potesse essere il brillante futuro del proprio figlio che avrebbe potuto riscattare, in qualche modo, l’onore di famiglia perso quando suo padre aveva sposato Isabelle Warrington, la maganò che era poi diventata sua madre.
Elizabeth, però, non aveva ereditato affatto la personalità dei suoi genitori, in lei prevaleva, piuttosto, quell’ammirazione per la purezza di sangue che aveva contraddistinto i suoi nonni e che cercava in tutti i suoi amici sin dalla più tenera età: era indiviosa di chiunque andasse fiero delle proprie origini purosangue perché sempre più soggetti ad atenzioni e privilegi di ogni sorta e Elizabeth era una bambina fin troppo ambiziosa per accontentarsi della propria ‘’posizione’’, voleva sentirsi speciale come loro. Era stato forse anche per questo che, raggiunta la maggiore età, aveva deciso- senza che nessuno glielo imponesse- di sposare un lontano cugino che viveva ancora in Francia e che ben presto si sarebbe trasferito a Londra per perfezionare le sue ‘’doti’’ magiche. Elizabeth era convinta che così avrebbe potuto, in qualche modo, assicurarsi una discendenza purosangue e tentare di eliminare dall’albero genealogico quella maganò che aveva ‘’contaminato’’ la razza.
《 Oh, Merlino, Alex! Quasi mi dimenticavo di te. Non sei contento di andare ad Hogwarts, mh? 》
L’eccitazione appena udibile nel suo tono di voce non faceva pensare affatto che la donna fosse capace di provare felicità o qualsiasi altro tipo di sentimento per suo figlio. Tutto si limitava a quelle parole banali e a quei rituali familiari che Alex e sua sorella, nonostante la loro tenera età, avevano imparato a conoscere e ad indivuare come ‘’puramente finti’’.

《 Sì, mamma. 》Sussurrò appena il bambino, come se quel ‘’sì, mamma’’ fosse semplicemente una forma di saluto abituale nei confronti del proprio ‘’generale’’. E simili erano state le parole che avevano accompagnato i loro saluti alla stazione. Alexander aveva avuto giusto il tempo di salutare Elodie- che piangeva disperata- sulla guancia e salire poi sull’Espresso per Hogwarts.
Quando all’ora di pranzo, una strega passò con un carrello dei dolci, Alex indugiò nello scegliere una di quelle leccornie. Non aveva mai visto così tanti dolci tutt’insieme in vita sua.

《 Mia madre dice che le cioccorane sono squisite, ma forse potrei anche prendere delle api frizzole o dei fildimenta o... 》

Una voce femminile proveniente dalle sue spalle, costrinse il ragazzo a voltarsi e a scorgere una ragazzina dai corti capelli biondi parlare con altre ragazze che, come lui, erano indecise su quale dolce scegliere. Nel frattempo, un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi chiari-decisamente più grande di loro- attraversò lo spazio tra un vagone e l’altro per raggiungere il carretto dei dolci e comprare delle piperille. Alex non ebbe neppure il tempo di osservarlo un minuto di più che sparì quasi all’istante, lasciandosi alle spalle una scia di chiacchiere e di sussurri che incuriosì Alexander a tal punto da costringerlo a chiedere alla stessa ragazza che aveva parlato prima chi fosse quel ragazzo, ma a rispondere, però, fu una delle altre ragazze. Aveva capelli castani e occhi di un azzurro marino che sfumava quasi nel verde, ma la cosa che Alex non sarebbe mai riuscito a dimenticare era sicuramente l’espressione che aveva dipinta sul volto, una maschera di timidezza che faceva quasi concorrenza alla sua.

《Oh, lui è James Potter! Non puoi non riconoscere James Potter. I tuoi genitori ti avranno sicuramente parlato di lui. 》

Aveva parlato con un tono così intimorito che Alex non riusciva a capire cosa l’avesse spinta a parlare. E l’avrebbe scoperto solo dopo, quando, giunti al momento dello smistamento, lei era finita in Corvonero, la casa che-da quello che aveva sentito dire-era popolata per la maggior parte da secchioni o almeno persone che non riuscivano a tenere a freno la lingua dinanzi all’opportunità di mostare la propria conoscenza. Ma se il ragazzo avesse dovuto descrivere Cheryl con un solo aggettivo, non avrebbe utilizzato mai e poi mai il termine ‘’superba’’.

《 Quel Potter? Vuoi dire...il bambino che...》Alex non riuscì a terminare la frase, perché la ragazza gli tese quasi immediatamente la mano.

《 Oh, non mi piace parlare con le persone senza essermi prima presentata. Sono Cheryl Lupin. E anche per te questo dev’essere il primo giorno, vero? 》

Alexander le strinse la mano, pronunciò il suo nome e nell’istante in cui la ragazza gli rivolse un sorriso dolce, decise che doveva essere a tutti i costi suo amico. Non sapeva spiegarsi esattamente come, ma-non appena la ragazza aveva parlato- aveva avvertito la sensazione che, se gli fosse stato possibile scegliere un amico con cui trascorrere il primo giorno di scuola, lui avrebbe scelto Cheryl, pur non conoscendola. La verità era che gli dava l’impressione di essere una ragazza affidabile, dolce e totalmente disponibile e, difficilmente, Alexander sbagliava ad inquadrare una persona alla ‘’prima impressione’’.

《 E comunque ho deciso: prendo delle cioccorane. Ne vuoi una? 》Cheryl-che aveva appena acquistato tre cioccorane dal carretto- ne porse una ad Alexander e il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: l’afferrò e la scartò. Di lì a una conversazione vera e propria c’era un solo passo e quel passo fu superato quasi all’istante quando la ragazza si sedette accanto ad Alex-che era rimasto solo fino ad allora- e, tra una chiacchiera e l’altra-trascorse quasi tutta la durata del viaggio accanto a lui. Aveva immaginato che, forse, la ragazza non si era mossa di lì per non lasciarsi predendere dalla timidezza ed avere almeno un amico sicuro. Alex ebbe, così, la certezza che la simpatia che provava verso la ragazza era decisamente fondata.
Tutte le sue supposizioni sul conto di Cheryl si rivelarono esatte quando, giunti al castello, la ragazza gli rimase accanto anche quando Hagrid, il mezzogigante incaricato di scortare gli studenti del primo anno nel Salone d’ingresso, raccolse tutti i ragazzini come lui e li condusse dal Salone d’ingresso alla Sala Grande dove si sarebbe svolta, di lì a poco, la cerimonia di smistamento.
Alexander non si era affatto sopreso dinanzi all’immensità della sala e a quanto fosse spettacolare il castello: aveva ascoltato così tante storie e descrizioni di sua madre a riguardo che avrebbe potuto affermare di conoscere già perfettamente ogni stanza del castello.
Per tutta la durata della cerimonia, prima che arrivasse il suo turno, Alex aveva sperato che Cheryl fosse smistata nella sua stessa casa, anche se nutriva il sospetto che la loro ‘’diversità’’ li avrebbe separati.
Quando giunse il suo momento, Alex si posizionò sotto il Cappello Parlante, immaginando già quello che avrebbe potuto dirgli. Peccato che non avesse ancora alcuna idea di come la vita potesse essere imprevedibile. Dopo una leggera titubanza e indecisione del Cappello che ora esaltava il coraggio, ora l’astuzia, alla fine ciò che prevalse in lui fu l’audacia, il coraggio stesso e tutte quelle ‘’qualità’’ che lo contraddistinguevano e che lo rendevano-almeno in parte-diverso da tutti quelli della famiglia Leroux che, fino ad allora, erano sempre stati smistati in Serpeverde. Nonostante Alex fosse completamente consapevole della delusione che avrebbe potuto conseguire al suo smistamento in Grifondoro, per la prima volta era soddisfatto di se stesso. Non vedeva l’ora di conoscere gli alri ragazzini che, come lui, sarebbero andati ad occupare la casa di Gifondoro.
 
《 Resteremo comunque amici, vero?》

Dopo che Cheryl era stata smistata in Corvonero, nell’ingenuità della sua età, Alexander le aveva rivolto quella domanda nella speranza di un promessa di amicizia che non avrebbe tardato ad arrivare. La ragazza sorrise timidamente e sussurrò:

《 Puoi scommetterci. 》
 
 
***
E così era iniziata la sua avventura ad Hogwarts, tra professori fuori di testa e conoscenze sempre nuove.
Per quanto si fosse sforzato d tenere lontani i ricordi, l’avevano trovato ugualmente ed ora avvertiva chiaramente il desiderio di trovare Cheryl, riabbracciarla e tentare di fornire anche a lei una spiegazione plausibile ma, forse, c’era un’unica persona che aveva voglia riabbracciare più di chiunque altro. Non aveva la più pallida idea di quale fosse stata la sua reazione alla ‘’sparizione’’ e questo lo spaventava a morte. Si sentiva un vigliacco, anzi era un vigliacco, l’aveva ‘’abbandonata’’ nel momento in cui aveva più bisogno di lui ed ora, su quel treno diretto ad Hogwarts, sperava di incontrarla con il solito sorriso dolce stampato sul viso, i libri tra le mani e quella parlantina che quasi superava la sua. E, forse per la prima volta la fortuna era dalla sua parte.
 Il carretto dei dolci passò esattamente a mezzogiorno anche quel giorno, Alexander quasi corse tra i vagoni per raggiungerlo, fino a quando arrestò la sua corsa: Hazel Jugson era lì, di fronte a lui, e lo stava fissando, ma sul suo viso non vi era alcun sorriso, tra le sue mani nessun libro, dalle sue labbra nessuna parola, solo un’espressione assente e sconvolta.




Angolo autrice.

Okay, è la prima volta che mi cimento in una Fanfiction su Harry Potter e so già che non ne sarò mai all'altezza, ma avevo così tanta voglia di incentrare una storia su un personaggio inventato nel contesto della nuova generazione, ché non ho saputo resistere. 
Avrei voluto scrivere molto di più su questo capitolo e soffermarmi maggiormente sulle figure di Elodie, Cheryl e James-sì, ho deciso comunque di inserire ogni tanto qualche personaggio canon-ma ero davvero fuori fase e...niente, spero di poterle approfondire nei prossimi capitoli. 
With love, Francesca.
   
 
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