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Autore: Persej Combe    23/06/2014    2 recensioni
Un giorno, tanto tempo fa, ho incontrato un bambino. Non lo dimenticherò mai. È stato il giorno più emozionante di tutta la mia vita. Nessuno potrà mai avere la stessa esperienza che ho avuto con lui. Ciò che abbiamo visto, è precluso soltanto a noi.
...In realtà, non ricordo neanche il suo nome. Non ricordo nemmeno se ci siamo presentati, a dire il vero. Però non smetterò mai di cercarlo. Un giorno so che le nostre mani si uniranno di nuovo, come quella volta. Perché noi siamo destinati a risplendere insieme per l’eternità.

[Perfectworldshipping]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Elisio, Professor Platan, Serena
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eterna ricerca'
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9 .  Il Pokémon dalla vita eterna


 

   Qualcosa stava suonando in modo fastidioso da qualche parte. Il Professor Platan si svegliò emettendo qualche brontolio, rigirandosi nel letto per qualche minuto. Si coprì la testa con la coperta.
   «Elisio, potresti pensarci tu, per favore?» mugugnò. Allungò una mano fuori dal suo nascondiglio e cercò l'uomo per scuoterlo un po', ma non lo trovò. Alzò un pezzo di tessuto e sbirciò fuori: si accorse che nel letto c'era solo lui. "Sarà in bagno a farsi una doccia," pensò "sicuramente tra poco uscirà". Chiuse gli occhi e cercò di riaddormentarsi, ma dato che il rumore non aveva intenzione di cessare, si vide costretto a staccarsi dal cuscino. Si alzò dal letto con malavoglia, si stiracchiò e strofinandosi gli occhi andò a cercare da dove provenisse quel suono. Girando per le stanze si accorse che Elisio non c’era. Vide all’ingresso l’uncino dell’attaccapanni riservato alla sua giacca vuoto, così capì che era uscito. Trovò la propria borsa appoggiata sul cassettone a specchio. Sbadigliò, frugò fra le varie tasche e finalmente riuscì ad afferrare l’Holovox che intanto continuava a squillare. Andò in salone, si sedette sul divano e rispose alla chiamata. Davanti a lui apparvero due faccine giovani e visibilmente preoccupate.
   «Buongiorno, Professore...» dissero con voce funerea.
   «Dexio, Sina, buongiorno!» cercò di modulare la sua voce nel modo più sveglio possibile «Come mai quelle facce?».
   «Ecco...» disse la ragazza, passandosi nervosamente una mano tra i capelli violacei.
   «Professore, sappiamo che oggi si era preso il giorno libero e ci dispiace disturbarla... Però...» cercò di intervenire il ragazzo. Platan iniziava a sentire un filino di ansia scorrergli nelle vene. Che avevano combinato?
   «Ragazzi, che sta succedendo?».
   «Ohhh!! Senta, io non c’entro niente!» esclamò nervosa Sina «Sì, okay, è vero che mi sono distratta un attimo perché avevo fatt... erano cadute le provette che stavano sul tavolo, quindi...».
   «Hai fatto cadere le provette?!» esclamò il Professore leggermente alterato.
   «Mi scusi, Professore, mi dispiace tantissimo! Non l’ho fatto apposta!».
   Platan respirò profondamente e poi buttò fuori tutta l’aria piano piano.
   «Va bene, Sina, non preoccuparti. Dovrei aver raccolto un po’ del contenuto di quelle provette anche in uno dei barattoli che tengo dentro l’armadio. Può succedere. Sì, è capitato anche a me con il Professor Rowan, una volta. Sì. Sì, proprio così».
   La ragazza però non sembrava ancora a suo agio. Dexio le strinse una mano per farle un po’ di coraggio. Sina lo guardava come per dire: "Devo proprio dirglielo?". Il ragazzo annuì.
   «Professore, in realtà non sarebbe questo il vero problema...» disse Sina, sempre arricciandosi i capelli fra le dita. Platan sussultò. C’era un altro problema? Sospirò e mentalmente si preparò ad affrontare il peggio. Che sforzo tremendo: si era svegliato da neanche cinque minuti e già era incappato in qualche sfortunato imprevisto, chissà cosa lo attendeva ancora.
   «Dimmi, chérie», disse con voce docile.
   «Ehm. Vede... Insomma, un attimo prima c’era, poi mi giro e non c’è più!» si morse il labbro inferiore, chinando la testa verso il basso.
   «Professor Platan, Floette è scappato», disse Dexio vedendo che la ragazza non riusciva più a dire una parola. Platan rimase un attimo a guardare i due in silenzio. Ok, calma. Calma, calma. Che cosa aveva detto?  Nel momento in cui le parole pronunciate dal ragazzo si riordinarono bene nella mente del Professore, quest’ultimo balzò in piedi per poi ricadere sul divano con in faccia un’espressione indecifrabile. Dopotutto si era preparato al peggio, non al peggio del peggio.
   «Che cosa significa che è scappato Floette...?» mormorò con voce affranta.
   «Avevo lasciato la finestra aperta, probabilmente è uscito da lì. Mi dispiace, la prossima volta starò più attento».
   «Dexio!».
   «Zitta, Sina, lascia parlare me. Professore? Professore, che ha...?».
   Platan stava con la testa tra le mani a riflettere e a cercare di calmarsi. Fece cenno ai due ragazzi di aspettare qualche secondo che si ricomponesse. Poi sentì un rumore di scatto di serratura e dei passi che si avvicinavano, diffondendo in giro un profumo dolce.
   «Ah, sei qui! Pensavo fossi ancora a letto».
   Gli rivolse un gesto facendogli intendere che era occupato, Elisio annuì e se ne andò nell’altra stanza. Con un sospiro Platan si tirò in piedi e si diede una carezza sulla nuca. Poi si girò verso i suoi giovani assistenti.
   «Dexio, non c’è bisogno che tu faccia il cavaliere con Sina e ti prenda tutte le responsabilità quando in realtà non c’entri niente. Vi conosco bene, ormai... Coraggio, non buttatevi giù in quel modo. Una soluzione si trova sempre. Almeno avete qualche idea su dove possa essere andato?».
   «No, ma continuando a volare alla sua velocità, ci sono buone probabilità che si trovi ancora a Luminopoli», rispose il ragazzo con le guance un po’ rosse.
   «Bene. Allora io intanto mi preparo un caffè, poi faccio una doccia veloce e mi vesto. Aspettatemi al Laboratorio, vi raggiungerò al più presto».
   «D’accordo! A dopo, Professore!» dissero in coro i due ragazzi. Il loro ologramma si dissolse nell’aria e la chiamata terminò.
   Platan entrò in cucina e salutò Elisio, intento a riempire la macchinetta del caffè.
   «Stamattina ti sei alzato dalla parte sbagliata del letto, mi pare di capire...» asserì questo notando la faccia scura dell’altro. Platan, senza dire nulla, gli si avvicinò e si strinse forte a lui posando la testa sul suo petto ampio e familiare. Elisio gli accarezzò i capelli con delicatezza, cosa che fece spuntare un sorriso amaro sulle labbra del Professore. Rimasero abbracciati così per qualche minuto. Le carezze di Elisio riuscirono a tranquillizzare Platan, che lo ringraziò dandogli un morbido bacio sulla guancia. Si sedette al tavolo e il compagno gli versò un po’ di caffè nella tazza. Fecero velocemente colazione insieme, poi Elisio andò nelle sue stanze a sistemare alcune cose mentre l'altro finiva di raschiare con il cucchiaino il fondo della tazza dove era rimasto ancora dello zucchero.
   «Platan, vedi di darti una mossa, però!» gli gridò dallo studiolo dopo qualche minuto, vedendo dall’orologio che ci stava mettendo troppo tempo.
   «Sì, sì, ho fatto!» si alzò e mise a posto la sedia «Ma cosa c’è qua dentro?».
   «Dentro dove?».
   «Nella busta che sta sul tavolo!».
   «Niente!» arrossì: dato che Platan stava andando di corsa, alla fine aveva messo i dolci da parte «Dai, che ancora ti devi lavare e fare la barba! E sei in pigiama!».
   «La smetti di fare il paparino rompiscatole?!» si passò una mano sulle guance. Eh già, in effetti la barba che stava ricrescendo pizzicava un po’. Guardò la bustina. Era troppo curioso di sapere cosa ci fosse dentro, emanava un così buon profumo! La prese furtivamente tra le mani e l’aprì, lasciando che sul suo viso si dipingesse un sorriso affettuoso.
   «Era andato a comprare i croissant per colazione... Qu'il est mignon…» sussurrò. Infilò la mano nella busta per prenderne uno, ma la ritirò improvvisamente, spaventato da qualcosa che aveva iniziato a muoversi là dentro.
   «Flo!» un Floette spuntò da quella montagna di croissant, sporco di briciole e zucchero. Si posò su un palmo del Professore e gli sorrise. Platan sussultò incredulo per poi concedersi un grido di felicità.
   «Elisio! Elisio dove sei?!» urlava correndo scalzo in giro per la casa. Il rumore dei suoi passi rimbombava in tutte le stanze. Passò per l’ingresso, poi in salone, ma Elisio non si trovava. Lo chiamò di nuovo. Si fermò di fronte ad una porta in fondo al corridoio dell’appartamento. Era una bella porta, decorata con venature rosse fiammanti. L’aveva vista tante volte, ma non l’aveva mai oltrepassata. Chissà cosa c’era in quella stanza? Era sempre chiusa. Platan allungò una mano verso la maniglia, magari Elisio si era chiuso lì e non lo aveva sentito. Tuttavia, esattamente un secondo dopo sentì la sua presenza dietro di sé.
   «Ah, eccoti qua!» esclamò girandosi nella sua direzione. Gli corse incontro e lo abbracciò.
   «Elisio, sei il mio angelo!» gli disse all’orecchio, stampandogli poi un lungo bacio sulla tempia.
   «Platan, ma che...?» disse interdetto, «E tu che ci fai qui?» chiese a Floette, vedendolo fluttuare intorno a loro.
 


   «Mi stava gironzolando attorno stamattina presto mentre ero in pasticceria», cominciò a raccontare Elisio dopo che Platan ebbe avvertito Dexio e Sina del ritrovamento. Il Professore si sedette sul tappeto accanto a lui con le gambe incrociate e la seconda tazza di caffè fumante tra le mani. Floette si posò sulla sua testa.
   «Ah, probabilmente era attratto dal profumo dei dolci!» alzò lo sguardo e sorrise al Pokémon.
   «Già. Deve essersi nascosto nella busta mentre stavo alla cassa per pagare. Si è mangiato due croissant interi!».
   «Due?!».
   Floette si accarezzò la testa, imbarazzato.
   «Sì. Ma non preoccuparti, alla crema ne è rimasto uno. Puoi prenderlo tu, so che ti piace... Ne avevo presi due apposta per te», prese un croissant dal piattino e glielo tese sorridendo «Tieni, non fare complimenti».
   Platan arrossì, lo prese e lo ringraziò.
   «Io l’ho sempre detto che sei un uomo premuroso...» gli disse. Si scambiarono uno sguardo pieno di dolcezza. Floette li osservava con curiosità.
   «Floette, flo flo!» esclamò rivolto a Platan.
   «No, no, non preoccuparti, questo lo mangio io!» rispose ridendo, «Stavo un attimo osservando i suoi occhi... I suoi bellissimi occhi azzurri... A-ehm! Se ne vuoi un altro, stanno tutti nel piatto, scegli pure quello che ti piace di più!» bevve un sorso di caffè. Elisio si lasciò scappare una risata. Dopo un po’ Floette si allontanò e andò a fare amicizia con Pyroar e Bulbasaur, accucciato sopra la sua criniera, che stavano facendo un giro per la casa. Si misero tutti e tre in un angolo del salone a giocare insieme.
   «Sbaglio o quello non è un normale Floette?» disse Elisio.
   «No, non sbagli affatto, mon ami!» rispose Platan scuotendo la testa «È un Floette molto molto particolare. È per questo che me la ero presa tanto quando i ragazzi mi avevano detto che era scappato. Vedi, per prima cosa è blu anziché verde. Ma non è cromatico, me ne sono accertato ieri in Laboratorio. E poi... porta con sé quello strano fiore rosso e nero... Non avevo mai visto un fiore del genere, prima».
   «Quel fiore... Mi ricorda qualcosa», Elisio guardava il Pokémon con un’espressione pensierosa.
   «Davvero? Io avevo persino pensato che non esistesse! Forse mi sbagliavo. Comunque, sta’ a sentire! La cosa più incredibile in assoluto di quel Floette è che...».
   Il Professore si guardò intorno, come se fosse intimorito dal fatto che qualcuno oltre a loro avrebbe potuto sentire ciò che stava per confessargli. Avvicinò le labbra all’orecchio dell’altro e sussurrò: «È immortale».
   «Immortale?».
   Platan annuì. Si portò un dito alle labbra per fargli cenno di mantenere il segreto. Elisio venne scosso da un fremito.
   «È immortale... Certo, immortale! Quel fiore è...!» bisbigliò, gesticolando con foga. Si alzò da terra e disse al compagno di aspettarlo lì. Quando ritornò teneva un grosso e voluminoso libro tra le mani. Sulla copertina c’era scritto qualcosa a caratteri antichi che Platan non riusciva a comprendere.
   «Miti e leggende della regione di Kalos», gli tradusse Elisio posando il tomo sul tavolino e risedendosi vicino a lui «L’ho trovato qualche giorno fa nella Reggia Aurea. Sono sicuro che qui c’era qualcosa...».
   Platan lo guardava mentre sfogliava con la massima cura le pagine di pergamena.
   «Come mai ce l’hai tu?».
   «Sto facendo delle ricerche».
   «Ricerche? Su cosa?».
   «Ricerche sui miei avi, sulla mia discendenza... Ah, ecco! Guarda qui», girò piano il libro verso l’altro. Sulla pagina vi erano dipinti due Pokémon. Platan li guardò rabbrividendo.
   «Xerneas e Yveltal...».
   «Il piumaggio di Yveltal...» glielo indicò con un dito «Non ti sembra che assomigli ai petali di quel fiore?».
   Platan guardò prima la figura e poi Floette. E di nuovo la figura e poi Floette. Rimase con gli occhi sgranati.
   «Ma Elisio, Yveltal non dava la vita, la assorbiva!».
   «Sì. In qualche modo deve aver incontrato Xerneas e aver ricevuto la vita eterna da lui. Oppure potrebbe essere successo altro... Aspetta, adesso lo ritrovo...» girò ancora qualche pagina.
   «L’Arma Suprem...?!» Elisio gli posò due dita sulle labbra prima che potesse finire l'esclamazione.
   «L’Arma Suprema inizialmente non doveva essere quel marchingegno infernale per cui è conosciuta. Tremila anni fa scoppiò una guerra qui a Kalos. L’antico re aveva costruito l’arma per dare la vita eterna a sé e al suo amato Pokémon che era morto in battaglia, sfruttando il potere di Xerneas e Yveltal. Poi però, assetato da un insulso desiderio egoistico la volle utilizzare per conquistare il mondo, e sappiamo tutti quello che è successo dopo...».
   Platan osservò Floette con uno sguardo assorto.
   «Quindi pensi che sia lui il Pokémon a cui è stata data la vita eterna attraverso l’Arma Suprema?».
   «Non posso esserne sicuro al cento per cento, ma penso che possano esserci buone probabilità che sia così».
   «E tu, principe Elisio, in tutta questa storia cosa c’entreresti?».
   «Il fratello minore di quell’antico re è un mio antenato».



***
Angolo del francese.
    * Chérie Carina - inteso però non con il significato di "bella", ma come un diminutivo affettuoso di "cara" ;
    * Qu'il est mignon = Che carino/Che dolce ;
    * Mon ami = Amico mio .


 


Buongiorno!
Eccoci arrivati al capitolo 9! Piano piano ci avviciniamo agli eventi del gioco (era ora, eh? xD) e ai grandi dilemmi...
Devo essere sincera, la storia dell'Arma Suprema nel videogioco mi ha lasciato un po' perplessa, c'erano alcuni punti che non mi tornavano. Qui ho giustificato i colori di Floette per il fatto che l'arma era legata a Xerneas e a Yveltal, ma non sono sicura che fosse veramente così... Anche perché riguardando il video in cui AZ racconta tutta la storia, Floette è colorato in quel modo anche prima di essere resuscitato. Però dai, non poteva essere un caso! DAIII, MA è TROPPO PARTICOLARE!!! Forse era un prescelto o qualcosa di simile...?
Ma in effetti tutti questi particolari non erano necessari ai fini del gioco... Perciò lavorerò un po' di fantasia, sperando di non combinare disastri! xD
Ah, un altro dubbio che ho è sul quel "qu'il est mignon" (= "che carino"), non sono del tutto sicura che sia giusto, ho cercato su internet su vari siti, purtroppo del francese studiato alle medie mi è rimasto poco o niente... Qualcuno che me lo conferma?
Tanti saluti! :3
Persej Combe
  
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