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Autore: the_demon    23/06/2014    2 recensioni
Il mondo abitato dai personaggi è perfetto, in superficie. Il 99,9% della popolazione mondiale è convinta di vivere felice, quando in realtà tutto è minacciato dai demoni. Arrivati da un'altra dimensione, erano stati sconfitti, ma sono tornati.
Hikari e la sua squadra, la A-1, sono dei cacciatori di demoni. Nessuno di loro ha dubbi sulla correttezza del loro operato, ma l’incontro di Hikari con un demone che sembra saperne più di lei sull’Organizzazione comincerà a farla ricredere sulle sue azioni. Aiutata da Jasper, il membro più intelligente della squadra, cercherà di svelare i misteri che si celano dietro l’Organizzazione e i demoni. Ma qualcuno, nei ranghi alti, si accorge di tutto questo, e sguinzaglia contro la A-1 una squadra di uomini, per ucciderli.
Avrà nelle mani il destino del mondo, come lo gestirà?
Mi chiamò Hikari, che significa “luce”. Ironico: ho sempre amato il buio.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 – La Prima Base
Anne, Drake e Victor girano a destra, io e Jasper a sinistra. Il detector di Victor non è ancora in tre dimensioni, quindi se ci troviamo in un edificio con più piani dobbiamo controllarli uno alla volta.
Saliamo tre piani, ma il piccolo radar che abbiamo in dotazione non segnala nulla, nessuna traccia del demone.
Arrivati all’ultimo piano, l’aggeggio nelle mani di Jasper comincia a suonare più forte. Lui apre la porta dell’unico appartamento con una chiave universale ed entriamo.
Un bambino, con i capelli scuri e gli occhi verdi, sui cinque anni, si gira a guardarci, terrorizzato.
-Mamma!- urla. Compare un uomo dalla porta di quella che deve essere la cucina.
-Chi siete?- chiede –Come avete fatto ad entrare?
Una donna si affaccia, spaventata quanto il bambino.
-È l’uomo.- mi sussurra Jasper –Quando ci ha visti gli sono diventati gli occhi rossi per un attimo.
-Lo so.- rispondo, poi, in un unico gesto, tiro fuori la katana dal fodero e mi lancio sul demone, che mi respinge con una spada larga e piatta uscita dal nulla. Ecco la particolarità delle armi demoniache: possono essere celate alla vista degli umani. Mi sarebbe comodo farlo con la mia, ma non ho la più pallida idea di come funzioni.
-Tesoro… che diavolo…- lancio la katana a Jasper e corro a prendere il bambino, al centro della stanza, mentre lui distrae il demone. Ficco il bambino nelle braccia della madre e la spingo fuori dall’appartamento, chiudendomi dietro la porta.
Jasper sta goffamente tentando di respingere gli attacchi del demone, che sembra alquanto divertito dalla sua debolezza.
-Sono io il tuo avversario!- urlo puntandogli contro la spada demoniaca. Lui sbalordisce alla vista dell’arma e perde il controllo per un attimo.
-Quella è…- lo zittisco con un fendente allo stomaco. Il dolore gli fa assumere la sua vera forma: gli occhi diventano rossi e i denti appuntiti, ai lati del capo compaiono due corna corte e violacee.
-Era un livello tre?- si chiede il mio compagno sorpreso, riferendosi al colore delle corna.
-Preferivi il quattro?- chiedo dandogli la possibilità per allontanarsi. Rimane lì, indietro, e mi sento il suo sguardo addosso per tutto il tempo, che mi studia, che studia il mio avversario.
-Sinistra!- urla a un certo punto –Hai il fianco sinistro scoperto! Sta puntando lì!
istintivamente faccio un balzo indietro e sposto la lama per proteggermi, poi, approfittando della sua confusione, gli stacco di netto un braccio. Dalla ferita sgorga sangue nero, copioso, e il demone si allontana, urlando dal dolore.
La donna rientra in casa. Jasper le si mette davanti, con la katana, ma ormai il nemico è a terra, agonizzante.
-Jasper, dammi la spada.- poso l’arma demoniaca accanto a me, per terra, e do il colpo di grazia al demone con la katana nera. Nessuno vorrebbe morire per mano di una delle proprie armi, esattamente come io non vorrei che una spada umana mi desse il colpo finale. La dignità nella morte è motivo di onore, anche per i demoni. Nessuno merita una morte indegna.
-Cosa avete fatto?- urla la donna spintonando Jasper e gettandosi sul corpo dell’uomo.
-Signora, possiamo spiegarle…- comincio io, ma lui si mette in mezzo, sapendo quanto mi imbarazzi parlare.
-Era un demone. Lo può vedere lei stessa.- quella alza la testa, lo sguardo disperato rivolto a noi due –Abbiamo fatto ciò che è giusto, quel demone era un pericolo. Per lei e per il suo bambino.
-Il mio… bambino.- mi viene in mente una cosa.
-Era suo figlio?- indico il demone, ma la donna scuote la testa.
-Era figlio… di mio marito… morto…- nonostante abbia capito cosa sia successo, almeno in parte, continua ad accarezzare il capelli del defunto.
Drake e Victor fanno la loro entrata, seguiti da Anne che tiene per mano il piccolo. Alla sua vista, la madre lascia il corpo del demone e lo stringe fra le braccia quasi a soffocarlo.
-Ma che bel quadretto.- dice una voce alla finestra: un ragazzo, che può avere al massimo diciotto anni, in piedi, che ci guarda con un sorriso prepotente.
Sorride ancora di più e gli occhi gli diventano rossi.
-Un livello sette!- urla Victor osservando il radar. È la prima volta che lo vedo così terrorizzato.
Drake immediatamente tira fuori una pistola e gli spara, così veloce che lo vedo a malapena.
Lui  afferra il proiettile con la mano destra e getta per terra.
-Tu!- esclama, indicandomi con l’indice –Con le due spade.
Faccio un passo avanti, decisa a non mostrare la paura che mi attanaglia le viscere.
Gli punto contro la katana, sfidandolo in una mossa veramente stupida, ma lui mi ride dietro.
-Non penso che sia il momento né il luogo… ma vorrei chiederti una cosa: sei sicura che la colpa di tutto questo sia nostra? Prova a guardare più in alto…- fa un inchino e salta giù dalla finestra all’indietro. La donna urla, e Victor la zittisce.
-Non morirà così facilmente…- mormora, guardando quasi disperato il radar.
-Non preoccuparti.-  lo rassicura Drake con una mano sulla spalla –Sai che i livello sette non appaiono nei radar.
Si ipotizza esistano solo una decina di demoni al settimo girone, e che siano come dei sovrani per i loro compagni, qualcuno è venerato quasi come una divinità. Nessun essere umano ha mai ucciso uno di loro, pochi sono sopravvissuti.
Mi accascio a terra, in ginocchio, e Jasper, il più vicino a me, tenta di farmi stare in piedi, ma io cado di nuovo, quindi è costretto a prendermi in braccio.
-Andiamo via.- sussurra, e mi addormento guardando i suoi occhiali andare su e giù.
 
Mi risveglio distesa su un materasso, gli altri attorno un tavolo, a mangiare, senza fiatare. Mi alzo a fatica, e mi siedo nel mio solito posto, che hanno lasciato libero.
-Dove siamo?- chiedo cominciando a mangiare la poltiglia proteica che Victor mi ha messo davanti: non sa di niente, ma forse è meglio così.
-Nella Prima Base.- risponde Drake –Sei stata incosciente per un po’. Abbiamo dormito a casa di un vecchio cacciatore che ha rintracciato Victor.
Mi reggo la testa con la mano, mentre l’occhio sotto la benda inizia a pulsare.
-Ti fa male?- chiese Jasper preoccupato, indicando un lungo taglio nel basso ventre, che non mi ero accorta di avere.
-Non quello.- rispondo alzandomi –L’occhio.
Tutti si alzano insieme a me, ma solo Jasper mi segue fino al bagno, tenendomi per un braccio.
-Grazie.- dico sommessamente, poi entro e mi chiudo la porta dietro. È pulito, a quanto pare l’Organizzazione si prende cura solo delle basi più vicine ormai. C’è anche uno specchio, che mi rimanda indietro l’immagine di una ragazzina tormentata dall’espressione dolorante.
Con mano tremante, mi slaccio la benda, che cade sul bordo bianco del lavandino. Guardo per un po’ l’acqua che scorre, poi mi costringo ad alzare gli occhi. Come sempre, lui è lì a fissarmi, quell’occhio rosso che è stata la mia rovina.
Non sono una mezzodemone: ho fatto analizzare il mio DNA, sono umana al cento per cento. Ma me lo trascino dietro da sempre, come un elemento anomalo, messo lì completamente per caso. Non ho idea di cosa significhi, né di come quell’occhio mi possa essere stato impiantato, perché una cosa è certa: prima non c’era.
Mi sciacquo il viso e riallaccio la benda, dato che gli altri non sanno il mio “segreto”.
Esco e Jasper è ancora appoggiato al muro accanto alla porta.
-Tutto bene?- chiede alzando un sopracciglio.
-Sì.- rispondo –Andiamo a mangiare.
Senza fiatare ci sediamo esattamente come prima, e la vita torna a scorrere come se non fosse accaduto nulla, Drake e Anne si scambiano occhiate dolci convinti che nessuno lo noti, Victor ticchetta sul suo computer a velocità immane, io e Jasper parlottiamo del più e del meno.
-Domani saremo alla Sede, quindi ci conviene dormire un po’.- dice Anne.
-Faccio io il primo turno di guardia.- dico, ma me lo impediscono, quindi mi rintano nel mio sacco a pelo.
È estremamente comodo: da mesi non dormivo su un materasso vero e proprio.
Chiudo gli occhi e finalmente mi addormento.
 
Sono in piedi in mezzo al nulla. C’è solo un abisso di sangue, attorno a me, e una gigantesca e inquietante luna che mi guarda dal cielo.
-Dove sono?- chiedo rivolta a chissà chi.
-Nel mio mondo.- risponde il demone di livello sette, che appare in piedi accanto a me.
Faccio un salto all’indietro e cerco tiro fuori la mia katana, puntandogliela addosso. Con l’altra mano afferro la spada demoniaca.
-Vorresti sconfiggermi con quei giocattoli?- mi guarda sorridendo beffardo –Le tue armi non hanno nemmeno un nome. O meglio, la spada che ci hai rubato sì.
Lo guardo negli occhi che sembrano neri, incuriositami.
-Si chiama Mugen no Itami, il dolore infinito.- si guarda alle spalle storcendo la testa –Faresti meglio ad andare. La luna sta per rompersi.
-Cosa?- non faccio in tempo a pronunciare un’altra parola, che compare una crepa sulla gigantesca superficie dell’astro. Continua a farsi sempre più grande, quindi lascio perdere il demone e comincio a correre, senza voltarmi indietro.
-Un’altra cosa!- urla per sovrastare il rumore della luna che va in pezzi –Mi chiamo Kaden!
Io non rispondo nulla.
-Alla prossima, Hikari.
 
Mi sveglio con il cuore che batte a mille dalla paura.
“Come sa il mio nome?” mi chiedo.
Poi ripenso alle sue parole del giorno prima e mi domando se stia facendo la cosa giusta, se sia giusto uccidere i demoni.
Scuoto la testa e mi riporto alla realtà. La sua intenzione era proprio quella di farmi vacillare, di farmi perdere il controllo. Respiro piano, come sempre, e mi concentro su qualcos’altro.
Le tue armi non hanno nemmeno un nome.
Stringo l’impugnatura coperta di seta rossa della katana, e ripenso a tutto quello che mi è successo finora.
-La luna si rompe.- mormoro fra me e me -Koware Tsuki. La luna che si rompe.
Mi giro dall’altra parte e mi addormento, la spada nera stretta fra le dita.
*** Angolo dell'Autrice ***
Ecco a voi il secondo capitolo! Spero vi sia piaciuto :)) Spero anche di non essere troppo ripetitiva co' 'sta storia del nome delle spade xD
   
 
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