Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Moony16    23/06/2014    1 recensioni
«allora … hai trovato quello che cercavi in America?» gli chiese. Voleva sapere almeno se tutta quella sofferenza fosse servita a qualcosa.
***
«allora io vado, … ci vediamo»lei sbuffò
«si fra, dieci anni» lui sorrise
«in realtà, fra appena due giorni. Ci sarò anche io alla cena di famiglia di Domenica. Albus mi ha invitato» lei parve scioccata, così lui, godendosi quella piccola vittoria, uscì dalla stanza. Dopotutto, lui voleva ancora farla impazzire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, Louis, Weasley, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scorpius si chiuse la porta della camera d’albergo alle spalle. Il rumore della serratura che si chiudeva diede inizio a tutto.
Era parecchio bravo a nascondere le sue emozioni, ma farlo dopo una notizia di quella portata aveva quasi sconvolto anche lui. Si sarebbe complimentato con se stesso, se non avesse avuto altri pensieri per la testa. Si guardò intorno disorientato, quasi stupito di essere lì, stupito di esistere. Osservò le sue mani, grandi lisce e chiare con una leggerissima peluria bionda, le unghie smangiucchiate: tremavano. Si abbandonò sul letto e il suo respiro diventò affaticato, le spalle iniziarono a tremare, la vista gli si annebbiò: scoppiò a piangere, singhiozzando senza alcun ritegno, senza riuscire a fermarsi, proprio come un bambino. Ma che importava, dopotutto? Gli era impossibile anche solo pensare, era accucciato su se stesso, come a voler scomparire. Ed effettivamente, voleva scomparire: la sua vita era un misero fallimento, un errore enorme, un qualcosa che non doveva neppure esistere, innaturale, abominevole.
C’era qualcosa di peggio, però. Non sapeva cosa le innescasse, ma mentre cercava conforto nelle lacrime, lentamente il calore che precedeva gli attacchi lo invase. Il cuore cominciò a battere più veloce per la paura, il terrore, che ormai lo attanagliava continuamente e non lo lasciava mai, neppure quando dormiva.
Quando sarà la prossima? Era una domanda che si poneva continuamente.
Un caldo insopportabile cominciò a spargersi nel suo corpo, concentrato sul cervello e nella cassa toracica. Gemette e si stese tremando nel letto, aspettando il buio che veniva a prenderlo.
Con Rose aveva minimizzato. Quelli non erano semplici dolori e lei lo aveva capito, ne era certo. Già il fatto di essersi presentato al S. Mungo faceva intendere che la cosa era ben più grave di quello che lui diceva. Il caldo lentamente si diffuse anche in tutti gli arti, fino alla più piccola parte di lui, mentre il calore in testa diventava vero e proprio fuoco. Urlò, mentre il dolore lo accecava e lui si raggomitolava in posizione fetale stringeva le lenzuola per aggrapparsi a qualcosa.
Erano sempre più lunghi, quei dannati attacchi. E lui ogni volta era consapevole di tutto il suo corpo, che bruciava da dentro e lo logorava. Avvertiva lo scorrere di ogni singola frazione di secondo che passava, sembrava quasi che il tempo rallentasse. Era peggiore di un cruciatus e lui lo sapeva, poiché lo aveva sperimentato sulla sua pelle, una volta. Era peggiore di qualsiasi altra cosa.
E molto probabilmente non era curabile.
***
Rose si alzò assonnata dal letto. Erano le tre del mattino ed era stata svegliata da un incubo. Si guardò intorno per un attimo, disorientata, prima di capire che era da Robert. Sospirando di frustrazione iniziò a cercare qualcosa da mettersi addosso, perché aveva tutta l’intenzione di alzarsi e non voleva congelare. Alla fine, rassegnata, scelse un’enorme vestaglia del suo ragazzo.
Quella notte aveva avuto bisogno di conferme, che non erano mai arrivate.
Aveva chiesto di Scorpius, quando aveva finito il turno, qualche ora dopo aver scritto ad Al. Aveva ragione, come sempre, anche se per la prima volta aveva sperato di aver commesso un errore. Aveva ragione e il suo primo istinto era stato di correre da lui e non lasciarlo più, stringerlo e sentirsi dire che quello era solo uno scherzo, che lui non l’avrebbe lasciata più e che si sarebbe fidato di lei, l’avrebbe lasciata entrare e non le avrebbe mai più permesso di allontanarsi. Ma non poteva. Lei amava Robert, giusto? E così era andata dal suo ragazzo.
Ma perché non pensava a lui mentre facevano l’amore? Perché aveva sognato Scorpius freddo e rigido, dentro una cassa, morto e la cosa l’aveva sconvolta tanto? Aveva voglia di piangere davanti quella finestra che osservava ormai da quasi un’ora, il cuore gonfio e tanta voglia di tornare indietro nel tempo e riprovare a fare tutto d’accapo.
Non c’era tempo. Era finito, senza che lei potesse fare niente. La invase un senso d’impotenza e di spossatezza di tristezza e nostalgia che la fecero soffocare, per un attimo. O forse per ore.
Immobile, il suo corpo non rispondeva a nessun comando, guardava scorrere la città, senza vederla realmente, nella mente l’immagine straordinariamente nitida del cadavere dell’unico ragazzo che era riuscito a farle battere forte il cuore.
Il giorno dopo Robert la trovò in quella posizione e lei non riuscì a rispondere alle sue domande. Il senso di colpa la divorava.
E odiò di nuovo Scorpius per il modo in cui stava sconvolgendo un’altra volta la sua vita.
***
La pioggia, che sarebbe presto diventata neve poiché dicembre era alle porte, continuava a scendere per le finestre di quella che era stata la sua casa da che aveva finito la scuola. Quando era andato a convivere con Alice, “per una soluzione provvisoria”. I mesi erano diventati anni e loro due avevano finito per abitare stabilmente in quella casa un po’ piccola e modesta. Sarebbe stato un duro colpo lasciarla, c’erano troppi ricordi, belli e brutti, che erano parte della loro vita.
Eppure adesso era inevitabile, Albus lo sapeva. Vedeva gli scatoli ammucchiati vicino la finestra più grande, nel salone. Alice passava da una stanza a un’altra come un fantasma, nascondendo il motivo di tutto quel disastro dentro di lei.
Lo odiava quel bambino. Doveva essere dal suo migliore amico ma prima aveva voluto fare un salto nella sua vecchia casa e si era incantato a guardare la sua ormai ex ragazza darsi da fare per buttare via tutti i loro ricordi, tutto quello che avevano costruito insieme, come se per lei Albus fosse significato quasi niente. Era sconcertante e rimanere lì a guardarla era puro masochismo ma lui non riusciva a muoversi. L’istinto era di correre ad abbracciarla e rimettere tutto a posto e scusarsi e fare l’amore in tutte le superfici di quella casa. Poi però cosa avrebbe fatto con quel bambino?
Non poteva essere suo, ne era certo. Era tornato da appena due settimane quando lei gli aveva comunicato la notizia, era scientificamente impossibile, soprattutto perché lui aveva sempre fatto attenzione.
E poi non voleva fare da padre a nessuno, men che meno a uno che non era neppure suo figlio: non si sarebbe tenuto le corna. No, sarebbe rimasto lontano da lei, anche se era come stare costantemente sott’acqua. Alla fine, lo sapeva, sarebbe annegato.
Quello che non capiva era come Alice avesse potuto fargli una cosa del genere, tradirlo, mentirgli, fare finta di nulla … non era da lei. Una vocina nella sua testa gli diceva che non poteva averlo fatto ma Albus non la ascoltava. Dopotutto, a lui conveniva così.
Fu colto alla sprovvista quando lei uscì dalla porta d’ingresso due grossi sacchi dell’immondizia in mano. Lei lo vide e sussultò per lo stupore. Posò i sacchi a terra e lo guardò da lontano con aria di sfida, poi aprì un sacco e gli mostrò il contenuto. Erano peluche. Quelli che lui le aveva regalato e che a lei piacevano tanto, quelli con cui dormiva la notte quando Albus non c’era.
Richiuse i sacchi e camminò spedita verso i cassonetti, lasciandoli poi cadere dentro con un tonfo. Lui la guardava, incapace anche di muoversi. Rabbia, frustrazione, paura e tristezza si mischiarono vorticando in lui, sentimenti confusi che Albus stesso non riusciva a decifrare.
Lei tornò in casa e si chiuse dentro, poi tirò le tende. Solo allora Albus riuscì a camminare, a correre, per raccogliere qualche pezzo della loro storia. Ma non andò da lei, si diresse piuttosto verso i cassonetti. Recuperò dalla spazzatura tutti i peluche, un macigno nel petto che rischiava di farlo sprofondare ancora più giù. Li prese a uno a uno poi si smaterializzò nella sua vecchia stanza, li pulì e li conservò in una scatola. Non sapeva perché lo faceva, l’unica cosa che voleva era non perdere anche quelli. Magari un giorno avrebbe avuto la forza di separarsene, ma non era quello il momento. Seduto, solo nella sua camera, si guardava intorno spaesato. Non sentiva più quel luogo suo, rispecchiava più il ragazzo che era a diciassette anni: i poster delle Holly Arpies e dei cantanti del momento, ritagli di giornale sulla sua famiglia e foto con i suoi amici, qualche pupazzo di quando era bambino che non aveva mai voluto buttare. Le pareti erano rosse e oro, i colori della sua casa, e nella testiera del letto c’era una bandiera con l’emblema grifondoro. Guardarsi intorno gli metteva nostalgia: non vedeva l’ora di andarsene e lasciare quel reliquario impolverato della sua adolescenza.
Qualcuno bussò alla porta, poi il viso ormai invecchiato di Harry Potter fece capolinea nella sua camera. Guardò il figlio sospirando poi incrociò le braccia.
«sai, avevo fatto l’abitudine a non avervi più tra i piedi …» disse accennando un sorriso. La battuta fu totalmente ignorata da Al, concentratissimo sulle sue mani. Harry sospirò e andò a sedersi accanto a lui sul letto.
«Al non credi che dovreste per lo meno parlare? Non so cosa è successo con Alice ma finirla così … non è degno di voi» disse onestamente cercando di guardare il figlio in faccia.
«non è così facile come credi» Harry inarcò un sopraciglio. O almeno, ci provò: quello che ottenne era solo una strana smorfia, ma rendeva l’idea.
«Ah, no? E perché? C’è un drago che t’impedisce di bussarle alla porta?» chiese sarcastico.
«papà, scordati di Alice. E comunque, appena trovo casa, mi trasferisco, non preoccuparti».
«non è quello che mi preoccupa, lo sai. Sei stato via per quasi due settimane, è ovvio che sei sconvolto e che non vuoi parlarne con me. Ma fai un favore a te stesso: se proprio devi chiudere con Alice, fallo in modo lucido, non in preda alla rabbia. Parlate, ditevi le vostre ragioni e i vostri rimpianti: se dopo non cambierai idea, allora non avrai niente da rimproverarti. Così invece …. Sei nell’occhio del ciclone, alla fine si scatenerà l’inferno fra di voi» Albus annuì.
«grazie del consiglio» Harry gli diede una pacca sulle spalle poi uscì, con la speranza che si aggiustasse tutto. Albus si rendeva conto che il padre aveva ragione.
Parlare era l’unico modo di risolvere le cose ma proprio non ce la faceva ad abbassarsi per primo. Non voleva farlo e basta. Sentiva di essere nella ragione e non vedeva perché dovesse essere lui a fare il primo passo e non il contrario. Inoltre, cosa avrebbe mai avuto da spiegare Alice? Perché lo aveva tradito? Non era neanche certo di volerlo sapere.
Comunque non era il momento di pensarci: doveva vedere Scorpius, subito. Si alzò e si lasciò la cameretta alle spalle, avvisando i genitori che usciva con una smorfia: era abituato a fare come gli pareva, ma sapeva quali erano le regole lì. Una di queste era avvisare prima di uscire.
Irritato quanto mai e spaventato per il suo migliore amico, Albus uscì nel temporale che non dava tregua alle strade. La pioggia era fittissima e la nebbia non lasciava vedere a un palmo dal viso. Il freddo era pungente. Attraversò il giardino e si fermò fuori la porta.
Poi girò tre volte su se stesso e scomparve con un pop, mentre la sensazione sgradevole della materializzazione lo avvolgeva.
 
 

Hola!!

Questo capitolo serviva solo per capire meglio quello che provano i personaggi principali, è da considerare di passaggio anche se ha una sua importanza nella comprensione della storia, soprattutto per quanto riguarda Al.
Spero vi sia piaciuto ma davvero mi piacerebbe avere qualcuno dei vostri pareri, che siano belli o brutti non importa.
Ps: qualcuno può dirmi come mettere le immagini? Non riesco a caricarle, anche se ho Albus e Scorpius pronti :S

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Moony16