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Autore: Ship_COFFE_Bar    24/06/2014    5 recensioni
SOSPESA (a tempo indeterminato, sorry)
AU, Thorki vs IronFrost, possibile innalzamento del rating, Dark!Tony, suicidi, autolesionismo, insomma, un sacco di roba.
Dal primo capitolo:
[...]
-Innanzitutto, sono curiosa di sapere cosa si prova-
"Oh, questa è nuova"
-Prego?-
-Intendo cosa spinge una persona a tentare il suicidio?-
~~~
Loki trova nella scrittura uno sfogo dalla sua vita, dal consorte, Tony Stark, sempre impegnato a condurre strani giri d'affari, e le più grandi industrie di New York, dall'eccessivo interesse dei media per l'ombra di ciò che è, e lo scarso interesse delle persone ad andare più in profondità.
Thor trova che suonare la sua chitarra sia molto più invitante che una vita come il padre, o peggio, l'esercito, ma quando se ne va di casa sorgono i primi dubbi.
Fra una lametta, un filo del telefono, domande dalla dubbia moralità e psicologhe dai nomi strani, scorre questa storia.
Due universi simili e diversi allo stesso tempo stanno per scontrarsi, cosa ne verrà fuori?
Sta a voi essere abbastanza curiosi da scoprirlo.
Ma ricordatevi.
La curiosità a volte uccide.
~~~
-A suo favore, della morte, bisogna dire che è una delle poche cose che si possono fare facilmente stando sdraiati-
Woody Allen
Genere: Angst, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter one: 




Per un attimo mi limito ad osservare la sigaretta stretta fra le mie dita, la punta 

accesa brucia producendo un rivo letto di fumo.

Quando la porto alle labbra e avverto il calore e il sapore del fumo, mi sento 

invadere da un profondo senso di pace.

Sorrido, getto la testa indietro, mentre sbuffo, liberando nell'aria una scia simile a 

quella prodotta dalla sigaretta.

-Signor Laufeyson, la pregherei di spegnere la sigaretta-

Guardo la donna, seduta sulla poltrona rosso scuro, le gambe elegantemente 

accavallate, e gli occhiali dalla montatura chiara leggermente abbassati sul naso.

I capelli rossi sono tenuti corti, ma si attorcigliano fra loro in grossi boccoli.

La cartellina e il completo nero le danno un'aria fastidiosamente professionale.

Giusto per cercare di farla innervosire, prendo un'ultima boccata prima di spegnere 

la cicca sul costoso tavolino di vetro.

Ostentando noncuranza, mi sistemo meglio sul divanetto, mentre la guardò di 

sottecchi scrivere qualcosa sulla cartellina.

"Dio, quanto vorrei spaccargliela in testa"

-Grazie. Allora, signore...preferisce se la chiamò con il nome di battesimo?- chiede, 

con un sorriso fastidioso che riconosco essere anche il mio.

-No- 

-Perfetto, allora io la chiamerò Loki e lei potrà chiamarmi Natasha- questa donna mi 

fa saltare i nervi.

Eccola che scrive di nuovo sulla sua dannata cartellina.

"La odio già. Eppure sono qui da soli...cinque minuti" 

È un record.

Sbuffo di nuovo, incrociando le braccia al petto.

-Questa situazione è assurda- mormoro, stringendo i denti. 

Natasha alza lo sguardo dai suoi appunti e si sistema gli occhiali sul naso,

- Loki, se non avessi fatto quel che hai fatto, ora non saresti qui- 

"Mh, diretta, per essere una strizza cervelli"

-Bene, vogliamo incominciare la seduta?- annuisco.

"Prima inizia, prima finirà" 

Poggia la cartellina e la penna sul tavolo, intrecciando le mani, guardando la penna, 

noto che è abbastanza appuntita.

Se fossi abbastanza veloce da riuscire a...

-Non ci pensare nemmeno- dice, candidamente, riuscendo a leggermi nei pensieri.

-Non nuocerai a te stesso, non con me presente e tantomeno con la mia penna-.

Sposto la sguardo su di lei e le mie labbra si piegano in un sorriso amaro.

-Dicevamo?-  sospiro, guardando il mozzicone di sigaretta.

-Cosa vuole sapere?- continuo a darle del lei, e chiedo, stanco, passandomi una 

mano sugli occhi, nel tentativo vano di alleviare il pulsante mal di testa che mi 

martella le tempie.

-Innanzitutto, sono curiosa di sapere cosa si prova- 

"Oh, questa è nuova"

-Prego?- 

-Intendo cosa spinge una persona a tentare il suicidio?- si piega in avanti come una 

ragazzina che spettegola con la sua amica.

"Ma non dovrebbe saperlo da sola? Cosa gli insegnano nella scuole per psicologi? 

Come tediare i pazienti?"

Decido comunque di risponderle, ma rimango un attimo immobile, un po' per lo 

stupore residuo un po' per cercare le parole.-Se glielo dico mi fa fumare?- 

"Arrivi addirittura alla contrattazione? Quanto sei caduto in basso, vecchio mio"

-No-

-Immaginavo- rido, scostandomi ciocche di capelli scuri dal viso.

-Allora?- mi sento a disagio e viceversa allo stesso tempo.

-Io non sono pazzo- mi sento in dovere di specificare, lei solleva un sopracciglio, 

scettica.

-Questo lascialo decidere a me- scuoto la testa, continuando a ridere 

sommessamente.

-È complicato...ma è come se..se un peso enorme ti spingesse a terra...ha mai 

provato quella sensazione?- la vedo annuire interessata, è una delle poche volte 

che qualcuno resta ad ascoltarmi.

-Ecco, io quella sensazione l'ho provata per tutta la mia vita. E per tutta la mia vita, 

quel peso non ha fatto altro che spingermi a terra, obbligandomi a mangiarne a chili 

e chili, sempre restando...in silenzio- prendo una pausa, sospiro, poi continuo.

-Ma arriva un momento in cui non si può più sopportare, le persone forti si ribellano, 

oppure sopportano stoicamente...ma io non sono una persona forte...io sono 

debole- mi lascio andare ad una risata che sembra un singhiozzo.

-Capisce? Avevo un modo solo per ribellarmi, io. Solo uno. Dovevo farlo, dovevo 

liberarmi da quel peso- lei riprende la cartellina ricominciando a scrivere, poi mi 

osserva.

Vedendo che non continuo:

-E l'unico modo per farlo era dissanguarsi nel proprio bagno?- annuisco, ma 

rimango in silenzio.

-E ora? Cosa pensi di fare ora?- la guardò negli occhi, attraverso le lenti, e per la 

prima volta nella mia vita sono completamente sincero.

-Non ne ho la più pallida idea-

C'è ancora, quel peso, e continua a spingermi a terra, a farmela mangiare, a 

obbligarmi al silenzio.

E vorrei gridare, liberarmi, squarciarmi il petto e lasciare che il cuore esca fuori, 

sporcando di rosso ogni cosa.

Ma sono debole e devo stare in silenzio.

Mi limito ad osservare i tagli irregolari su entrambi i miei polsi, pieno di malinconia, 

guardandoli come fossero vecchie fotografie.

-Bene...direi che la seduta può concludersi qui. A giovedì prossimo, Loki- ripone i 

libri, la cartellina e la penna in una lucida ventiquattr'ore, mi alzo, infilandosi 

stancamente la giacca di pelle nera, che mi sta più grande di un paio di taglie.

Apro la porta, mormorando un: -Arrivederci- senza voltarmi.

Esco, percorrendo gli asettici corridoi fino all'uscita, dove un milione di flash 

abbaglianti mi acceca.

Con un mugolio esasperato, mi copro gli occhi e cercò di farmi spazio nella folla di 

giornalisti e delle loro domande.

Davanti a me parcheggia una limousine nera, il vetro davanti si abbassa,me Tony mi 

intima di salire.

Prima di obbedirgli, sento una delle domande dei giornalisti, mi giro lentamente 

verso il ragazzo.

-Come?- sembra terrorizzato, -Sali in macchina- ringhia il mio consorte, mentre, 

tremante, il ragazzo dice: -Ha..ha intenzione di tentare di nuovo il..il..- mi avvicinino, 

sentendo Tony bestemmiare.

-Il suicidio?- mormoro a bassa voce squadrandolo da testa a piedi.

Insignificante. Mi sento subito in sintonia con lui.

Annuisce, e io gli sorriso benevole, vedendolo ammorbidirsi un po'.

Alzo una mano, piegando le dita tranne l'indice e intanto: 

-Sai dove potete andare tu e tua madre?- poi salto in auto, fra il clamore dei 

giornalisti, lo stupore del ragazzo e l'incazzatura di Tony.

Lo sento che mi guarda di sottecchi, ma non mi volto, continuando a guardare la 

strada insistentemente.

-Cosa diavolo pensavi di fare?- chiede, la sua voce sembra un ringhio, e attraverso 

gli occhiali da sole posso vedere gli occhi dardeggiare.

-È la trentesima volta che me lo chiedi. Ero stufo di vivere, cosa vuoi che ti dica?- lo 

sento irrigidirsi, stringere il volante con le dita.

-Intendevo coi giornalisti- sputa fra i denti, parcheggiando davanti alla Tower, dove 

fotografi e importuni sono già stati cacciati.

-Perché? Anche tu ne hai mandati a farsi fottere un paio, ieri, no?- chiedo.

Il colpo arriva talmente veloce che me ne accorgo solo quando la guancia 

incomincia a bruciare e pulsare terribilmente.

La sberla mi avrà lasciato i segni delle dita, penso, Tony tiene ancora la mano 

alzata, pronta a colpire.

-Non. Osare. Parlarmi in quel modo- scandisce, afferrando,i per i capelli e 

portandomi vicino al suo viso.

Reprimo un gemito di dolore.

Si è tolto gli occhiali e i suoi occhi scuri mi colpiscono con la forza di mille pugni.

-Ricordati che tutto quello che hai, tutto quello che sei, ogni cosa, lo devi a me! 

È chiaro?!- mi strattona un'ultima volta, annuisco dolorante.

Il peso che mi spinge a terra si è ingigantito ancora di più.

Scendiamo dalla macchina, io rimango dietro di lui, fino a quando non mi intima di 

muovermi, allora mi sbrigo ad entrare in ascensore.

Sento le lacrime pungermi gli angoli degli occhi, premendo per uscire, ma le blocco, 

tenendo le labbra sigillate mentre il peso mi obbliga ad ingoiare un altro po' di terra.

Rimango in silenzio.






Angolo assassina/autrice...
Tonyyyyy! mi dispiaceeeeee! Ma per questa storia mi servi più stronzo che mai.
I'm shorry!
Comunque, lo so che non è granché come primo capitolo, ma non mi è riuscito di farlo più lungo senza rovinare o modificare gli altri capitoli.
Credo che posterò i capitoli ogni martedì, ma se non riuscissi, vi avviserò oppure...perdonatemi perché sono un'inetta.
Fatemi sapere cosa ne pensate e spero che la storia vi piaccia. 
Un saluto

Im a Murder girl
  
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