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Autore: marauder11    25/06/2014    3 recensioni
"La realtà supera la fantasia perché il caso va oltre ogni immaginazione"
Nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un postino far capolino sullo scalino d'ingresso di Grimmauld Place numero 12, il 30 Dicembre del 2015.
Harry non si sarebbe mai aspettato di ricevere quella lettera, che cambiò la vita di molte persone.
******************
Harry pensò che una piccola rossa di nome Lily e una piccola bionda di nome Petunia ridevano di nuovo insieme. Stavolta la magia non le avrebbe separate, anzi, le avrebbe unite. Per sempre.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Teddy Lupin | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capito 8 – Errori 

 

Impiegai mezz’ora per legare i miei capelli in un’accettabile coda alta. Non stavano mai fermi! Qualche ciocca sfuggiva sempre al mio controllo, ma diciamo che dopo undici anni ci ero ormai abituata e mi sapevo arrangiare. Indossai il mio vestito blu con una fascia a fiori in vita. Mentre mi guardavo allo specchio, finalmente pronta per andare, mio padre entrò nella mia camera. Mi voltai verso di lui e gli sorrisi. Sembrava teso; aggrottai la fronte.

«Tesoro, possiamo parlare?» chiese Dudley alla figlia, con voce tremante. Questa subito si preoccupò per il tono del padre e si sedette sul letto, invitando il padre a fare lo stesso. Dudley chiuse la porta e, poco dopo, affiancò la figlia e sospirò.

«Dimmi tutto pà…»

«Oggi… quando andremo dalla nonna, ti prego di non fare magie… Cerca… cerca di trattenere la tua magia involontaria, va bene?»

«Ma io… io volevo provare a mostrare qualcosa a nonna Petunia! Perché non posso?»

 

A mia figlia non avevo mai detto che Harry, il suo amato zio Harry, ha vissuto parte della sua vita in casa mia, con i miei genitori. Non ho mai detto che quella parte della vita di mio cugino, fu un inferno grazie a noi. Io ero solo un bambino, ero condizionato dai miei genitori… Le mie colpe le ho avute, è chiaro. Ma i miei genitori? Come avrei fatto a dire alla mia piccola che i miei genitori, adulti e vaccinati, avevano sempre disprezzato, infamato e trattato Harry come un domestico fin da piccolissimo, semplicemente perché aveva quei poteri che anche lei aveva?

Non ero sicuro nemmeno che la accettassero, oltretutto.

E se non l’avessero fatto?

Camilla si sarebbe spezzata.

I miei genitori erano stati infondo dei buoni nonni, anche se spesso la viziavano come facevano con me. Ma i nonni, in fondo, servono a questo, no?

A concederti quel pochino in più che i genitori non ti danno.

Ma adesso?

Avrebbero fatto ancora lo stesso?

«Tesoro, ascolta… I nonni sono babbani, potrebbero non… non capire…»

Camilla annuì triste, dopo sembrò ricomporsi e mi disse

«Ma.. ma non avevi detto una volta che la mamma di zio Harry, ovvero la sorella della nonna, andava a Hogwarts? La nonna conosce già la magia per mezzo suo, no?»

«Si ma… Senti, Lascia prima parlare me con i nonni, va bene? Tu, fino ad allora, cerca di trattenerti»

La piccola annuì incerta e sorrise lievemente al padre per rassicurarlo, dato che sembrava molto preoccupato e triste. Non appena uscì dalla sua camera, Camilla si tuffò sul letto.

Suo padre le stava nascondendo qualcosa. Insomma, perché non avrebbe dovuto parlare con i suoi nonni della magia o mostrargliela, semplicemente? Lei era così felice di essere una strega, a breve avrebbe ricevuto la lettera di ammissione a Hogwarts! I suoi genitori si erano mostrati fieri di lei, che era a detta di tutti speciale.

 

 

Erano appena arrivati a Privet Drive. Quel giorno soleggiato di luglio, Petunia e Vernon Dursley avevano invitato a cena il loro unico figlio e la sua famiglia.

 

Papà parcheggiò proprio dietro davanti al vialetto di casa Dursley, e, non appena scesi, scorsi la nonna da dietro una tenda che ci sorrideva. In pochissimo tempo, ci aprì la porta di ingresso, raggiante.

«Camilla, vieni qui tesoro! Oh, ma quanto sei cresciuta? Sei bellissima!» nonna Petunia mi avvolse in un abbraccio tritacostole, dopo di che avvolse in un leggero abbraccio mia madre e scoccò un bacio sulla guancia di mio padre, che alzò gli occhi al cielo. Nonna, nonostante papà fosse un adulto ormai, diceva sempre che per lei era sempre stato e rimaneva il suo bambino.

Entrammo nel piccolo salottino, su cui stava seduto nonno Vernon che leggeva il giornale. I suoi baffi da tricheco (che mi facevano tanto ridere) tremarono non appena mi vide. Mi abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo, e io ricambiai teneramente l’abbraccio. Ah, quanto mi erano mancati!

Avevamo passato una serata davvero piacevole, fin quando l’espressione di mio padre si fece improvvisamente seria e tesa.

«Camilla, raggiungi la mamma in cucina e aiutala a mettere a posto, per favore… Io e i nonni dobbiamo parlare di una questione importante…»

Fissai mio padre con gli occhi spalancati. I nonni erano sorpresi e preoccupati insieme.

Perché non mi voleva con sé mentre parlava ai nonni di me? Stavo per ribattere, quando papà annuì con tono autoritario, un tono che non ammetteva scuse. Così raggiunsi mia madre di là, che mi sorrise rassicurante non appena le raccontai tutto quello che ci eravamo detti io e papà in camera mia e quello che mi aveva detto poco prima.

 

Stavamo per finire di asciugare le stoviglie, quando, sentendo un vociare che assumeva toni sempre più alti, dissi a mia madre che avevo bisogno di andare in bagno.

E invece sgattaiolai davanti alla secondaria porta d’ingresso del salotto… La porta era leggermente socchiusa, così non mi venne difficile ascoltare ogni cosa che papà e i nonni si stavano dicendo.

«E’ mia figlia, non intendo trattarla come avete fatto voi in passato con…»

«Ma Dudley, ragazzo mio, sai anche tu che non è normale!»

«Come… come osi?» papà si alzò, pronto a fronteggiare il nonno. Entrambi erano rossissimi in viso, mentre la nonna si opponeva tra i due.

«Mamma, tu da che parte stai?»

La donna guardò il figlio implorante, poi il marito. Sembrava volesse dire qualcosa, ma, nonostante muovesse le labbra, era incapace di proferire parola.

Papà continuava a guardarla, e la sua espressione si faceva sempre più minacciosa e delusa.

«Io… io… Non posso crederci! Hai sbagliato con la zia Lily, è morta e tu non hai fatto in tempo a redimerti, a chiederle scusa per l’inferno che le hai fatto passare! Hai trattato allo stesso modo Harry, che era l’unica possibilità per te per rimediare con tua sorella e invece? L’hai trattato peggio, se possibile… E adesso vorresti fare lo stesso con tua nipote?? Perché… perché hanno qualcosa che tu non hai mai avuto!»

Il gatto di nonna, che aveva percepito la mia presenza dietro la porta, si alzò dal cestino su cui era appollaiato, che stava vicino al divano del salotto dei nonni. Si diresse verso di me, e spinse con la testa la porta, come per lasciarmi entrare.

Papà, nonna e nonno si accorsero di me. Ero in lacrime, pallida e tremante. Mi feci coraggio, dovevo reagire anche dopo tutto quello che avevo sentito.

«Tu… tu nonna… io…» Nonna si lasciò andare sulla poltrona alle sue spalle, esausta. I suoi occhi si riempirono di lacrime, e iniziò a parlarmi con tono implorante.

«Tesoro, io… Non volevo, davvero… Io… sono cambiata…»

«Hai… odiato tua sorella e tuo nipote a causa della… magia?»

Petunia Dursley, se possibile, cominciò a piangere più forte di prima. Lo sguardo di mio padre era impenetrabile, non mi aveva ancora guardata in faccia. Sembrava vergognarsi dei suoi genitori.

«Nonno… tu… mi odi?» chiesi in lacrime, mentre nonno Vernon sembrava avere un conflitto interiore.

«Io.. io credo che sia impossibile che tu sia… sia… una strega. Dovresti farti curare… Non… non è possibile, davvero» disse infine, sputando tutto d’un fiato.

Papà guardò i miei nonni con così tanto disprezzo, un sentimento che non avevo mai visto sul suo viso in vita mia.

«Ellen, vieni. Ce ne andiamo!»  urlò Dudley.

Mia madre accorse in salotto e mi avvolse immediatamente tra le sue braccia, non appena vide le lacrime solcare le mie guance. Guardò sconvolta i miei nonni, e la sua espressione divenne fredda non appena capì che non mi avevano accettata. Loro, che mi avevano sempre adorata, adesso… Non mi accettavano perché ero una strega…

Guardai la nonna per l’ultima volta, che sembrava volesse dirmi qualcosa.

Vidi nei suoi occhi impotenza, oltre alla disperazione.

A Privet Drive, quella notte, una porta fu sbattuta in faccia ad una donna che, in vita sua, aveva sempre peccato di vigliaccheria.

Ed era stata punita per questo, per l’ennesima volta.

Quella stessa notte, Camilla non chiuse occhio. Quando sua madre entrò in camera sua per accertarsi che la piccola stesse dormendo, Camilla scoppiò in lacrime. Pianse tutte le lacrime che aveva in corpo, stretta alla madre. Mentre il padre, che stava dall’altra parte del muro, si addolorava per quella figlia che, come tanti prima di lei, non era stata accettata e compresa perché era speciale.

Ciao! :3 Volevo ringraziare le tre persone che hanno inserito la storia tra le preferite, le due ricordate e...24 seguite!! Grazie, grazie davvero!!!

Spero recensirete prima o poi, ho bisogno di un vostro parere per continuare, altrimenti non ha senso.... :/

A presto, vostra Marauder11

  
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