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Autore: iononbrucio    25/06/2014    0 recensioni
“Questo corpo non mi appartiene, non più, ecco perché lo distruggo in ogni maniera possibile. Cicatrici, lividi, polmoni neri, fegato a puttane. E Gaia sembra solo una presa in giro, se la associ ad una ragazza dalle occhiaie grigie, le costole che premono contro la carne, quasi vogliano fuggire da questo corpo marcio, le braccia violacee. Gaia non è una secchiata d'acqua cristallina, fresca. Gaia è acqua sporca, putrida.”
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alice è affetta dalla sindrome di Down. Alice è mia sorella. In un giardino di fiori di plastica, lei è l'unica rosa, dal colore intenso e dal profumo inebriante. Alice è vera, conserva l'autenticità di una bambina malgrado i suoi 14 anni. Oggi è il suo compleanno. 14 anni esatti che non vedo mio padre. Lui, che non aveva paura di niente, è fuggito da una malattia. Lui, che non merita di esser chiamato nè padre, nè essere umano, ha lasciato un misero bigliettino per mia madre, scritto con calligrafia incerta in inchiostro rosso, color sangue, che ancora oggi conservo. "Non sono pronto a tutto questo, perdonami." Stropicciato, intriso di lacrime, quasi illeggibile, eppure lo porto sempre in tasca. Sotto questa corazza di spine che mi avvolge si nasconde una persona dall'immensa fragilità. Alice piange. Si scruta attentamente allo specchio e poi piange. Alice è come me, odia il suo riflesso, lo prende a pugni, si scortica le nocche fino a sanguinare, frantuma il vetro. Siamo anime dannate, destinate a soffrire, noi. Mia madre, ogni sera, dopo aver liberato i suoi lunghi capelli dalla crocchia a cui è costretta per lavorare, e indossato una camicia da notte in cotone leggero, prega per noi. Prega così intensamente da tremare, piegata sulle ginocchia, le mani giunte e i capelli che sfiorano il pavimento. Provo compassione per lei, una donna così bella, con un futuro brillante che la attendeva dietro l'angolo, costretta a crescere due bambine pallide e malate, da sola. Abbandonata da tutti, da una famiglia austera e mentalmente chiusa, un quasi-marito che scompare alla minima difficoltà, degli amici che poi tanto amici non sono. Ogni sera mia madre piange sangue e Dio non l'ascolta. La mia vita è un film dell'orrore, si compone di scene continue che, susseguendosi una dopo l'altra, mostrano sofferenza e degrado. La colonna sonora è il pianto lamentoso di Alice, le urla di mia madre, le risate forzate a scuola, il silenzio lugubre della mia cameretta di notte. Ogni tanto riemergo da questo oceano di dolore, una boccata d'aria a pieni polmoni un attimo prima di soffocare: una dose di Xanax, un intruglio alcolico, una sigaretta, qualche grammo di marijuana e riesco a dimenticare in che razza di croce sono stata inchiodata.
   
 
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