Time after time
9-Goodbye green eyes
Goodbye for now
Goodbye sunshine
Take care of yourself
I have to go and leave you alone
But always know that I love you so
Sirius
sembrava aver accettato l’idea di doversi astenere dal chiedere
alcunché e prendemmo il tacito ma evidente accordo di far finta
che la conversazione di quella notte non fosse mai avvenuta.
I giorni trascorrevano sereni e mi imposi di non rovinare il tempo che
mi restava rimuginando su quanto atroce sarebbe stata la separazione.
Ero circondata dagli amici migliori che avessi mai avuto, fatta
eccezione per Ninfadora la quale, se fosse stata presente e avesse
potuto leggermi nel pensiero mi avrebbe affatturata nel modo più
creativo e tremendo possibile.
Fortunatamente Piton aveva mantenuto la sua parola e niente di
spaventoso si era verificato, Rosier era stato espulso, nonostante suo
padre, per quel che ne sapevo, stesse muovendo mari e monti per farlo
riammettere.
Uno schifoso Mangiamorte in meno di certo non costituiva un danno per la comunità scolastica.
-Ma secondo te, mi chiedo, a chi mai può essere stato utile lo studio di Rune Antiche?-
Stavo seduta, o meglio stravaccata, sul divanetto della Sala Comune con
la testa posata sulle gambe di Remus che intanto cercava di studiare
quella astrusa e inutilissima materia e lo guardavo dal basso,
interdetta per l’entusiasmo che dedicava alla lettura del libro.
-E’ una materia molto affascinante, Jales. Solo perché non
comprende l’agitare una bacchetta o mescolare una pozione non
vuol dire che sia inutile.
Sollevai le sopracciglia cercando di trasmettergli tutto il mio
sconcerto e fastidio per il tono ovvio e saccente che aveva usato.
–Sei la noia fatta mago.-
-E tu sei una scansafatiche che non li supererà mai, i M.A.G.O.-
-Sirius! Digli qualcosa! Il tuo amico denigra le mie capacità.-
Sirius, seduto poco lontano ed intento a ricopiare la mia relazione di
Storia Della Magia si limitò ad arricciare le labbra senza
neanche alzare lo sguardo, concentrato.
-Ci sei coricata addosso e sarebbe amico mio?-
-Non sarai mica geloso di Remus?- chiesi allibita, voltandomi verso il
nostro amico che continuò ad ignorarmi bellamente, preso e
compreso dal suo libro.
-Certo che no, ma fossi in lui ti azzannerei alla prima occasione per
questa affermazione. Tutti dovrebbero temere il fascino mistico di
Remus Lupin.-
-Ha ancora la testa attaccata al collo solo perché sta con te,
Felpato, tienilo a mente. Lasciala e dovranno cercare i pezzi per tutta
la scuola.-
Mi imbronciai senza accennare a spostarmi di lì.
-Non incanti nessuno, con quella faccia.-
-Ah ah! Allora stai solo fingendo di studiare! Sirius, il tuo amico guarda me invece di stud..-
Mi ritrovai un cuscino rosso premuto sulla faccia.
-Se tu stessi zitta forse studierei anche! –mi rimproverò
quando riemersi, boccheggiante, mentre l’ottanta per cento dei
Grifondoro presenti se la rideva.
-Che succede?- chiese James entrando nella Sala Comune e gettandosi su una poltrona vicina.
-Attentano alla mia vita.-
-Ah, senza di me?-
Chissà come sarebbe stata la mia vita se fossi appartenuta davvero a quel tempo, a loro.
Camminando al fianco di Remus lungo l’interminabile corridoio
esterno che collegava un’ala del castello all’altra provai
ad immaginare come sarebbe stato crescere con loro, fin
dall’inizio, e poi costruire un futuro insieme. Lily e James
sarebbero morti ugualmente? O avrei potuto essere l’ago della
bilancia, il tassello mancante del loro equilibrio?
Dicono che il battito delle ali di una farfalla causa uragani
dall’altra parte del mondo. Se avessi sbattuto le mie ali? Se
quell’uragano avesse potuto salvarli?
Probabilmente non l’avrei mai saputo.
-Cosa farai? Dopo la scuola, intendo.- chiese Remus e per un attimo mi
irrigidii temendo che avesse potuto leggermi nella mente per poi darmi
della sciocca. Un ragazzo del settimo anno non poteva ancora avere
simili capacità in Legilimanzia.
Avevo già fatto la mia scelta. Ero già quel che avevo sempre sognato di essere.
-Auror. Non ho mai desiderato fare altro che questo.- risposi quando ci fermammo a guardare il paesaggio sotto la galleria.
Con i gomiti posati sulla balaustra guardavo le nuvole salire e il
cielo farsi scuro. Avrebbe di sicuro piovuto a dirotto quella sera.
Il tempo dopo la sera della mia conversazione con il Preside sembrava
aver cominciato a seguire il flusso delle mie emozioni, ad adattarsi al
mio umore.
Il cielo avrebbe pianto al posto mio, quella notte.
-E’ una scelta impegnativa.- rispose guardandomi, curioso. –Una scelta coraggiosa.-
Sorrisi, pensando a quante volte avevo dovuto cercarlo, quel coraggio,
per non farmi sopraffare dall’orrore e dalla paura di quella
sorta di regime del terrore cui Voldemort sottoponeva il mondo magico.
Che la gente accettasse o meno il suo ritorno non cambiava nulla
perché, in realtà, ogni singolo mago o strega dotato di
un minimo di intelligenza sapeva che non era una bugia di Silente,
né di Harry. I segni erano chiari, troppo chiari.
-E’ il sogno che covo dal mio primo anno. Voglio essere quella
forte, quella che resiste. Sono una maniaca del controllo, troppo per
lasciare che siano altri a difendermi, altri a muoversi mentre io sto
dietro una scrivania o dietro un bancone. – sorrisi, mordendomi
il labbro. –credo sia una sorta di generalizzata sfiducia.-
Rise, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le ciocche castane. –E’ proprio da te.-
-Tu cosa pensi di fare, Rem?-
Sapevo perfettamente cosa sarebbe diventato ma avevo voglia di
chiederglielo ugualmente, volevo sapere se la carriera di insegnante
era stata un ripiego o una scelta consapevole.
-Vorrei restare ad Hogwarts, insegnare.. Difesa contro le arti oscure
sarebbe un sogno. E’ che..- sospirò, improvvisamente
cupo,-quale genitore manderebbe il proprio figlio nell’aula di un
lupo mannaro? Un lupo mannaro che insegna a dei ragazzini come
difendersi. Grottesco, non trovi?-
Potevo avvertire la sua frustrazione anche senza incrociare i suoi occhi tristi.
-E’ solo una parte di ciò che sei. Ma in te
c’è troppo di più perché il lupo possa
prevalere. Sei un ragazzo intelligente, capace.. e hai un cuore enorme.
Cosa vuoi che conti?-
Non rispose, limitandosi ad annuire timidamente. Le mie parole erano
quelle di un’amica, gli occhi del cuore vedevano l’uomo
dove molti altri avrebbero visto il lupo.
Gli strinsi la mano mentre mi tornava alla mente il ricordo della prima
volta che lo avevo incontrato. Il mio professore di Difesa Contro le
Arti Oscure aveva preso due settimane di congedo e la cattedra era
stata affidata al professor Lupin per la supplenza, la prima volta ad
Hogwarts come insegnante.
-Per le mut.. per la barba di Merlino, scusi!
Maledissi a mia sbadataggine che
cominciavo seriamente ad attribuire alla compagnia di Ninfadora e mi
chinai a recuperare i libri dell’uomo sul quale ero praticamente
inciampata.
-Non preoccuparti. Faccio io.- si chinò e raccolse gli ultimi fogli, sparsi qualche metro più lontano.
Quando si rialzò vidi che
sorrideva, entusiasta. Non si vedevano spesso persone sorridere a quel
modo, con le labbra e con gli occhi. Il viso era molto pallido e da
brava osservatrice quale ero notai delle cicatrici semi nascoste dai
capelli spettinati sulla fronte.
-Lei è..-
-Sono il vostro supplente di Difesa
Contro Le Arti Oscure.- mi informò, cercando di celare la gioia
dietro un atteggiamento quanto più possibile professionale.
–Remus Lupin.-
Mi porse la mano ed io la strinsi, energica.
-Jales Carter. Corvonero.-
-Lo sospettavo.- rispose, infilando
le mani nelle tasche del fatiscente cappotto e facendo un cenno col
capo verso la mia divisa.-Anche se personalmente avrei detto
Grifondoro.-
Mi guardava in modo strano,
l’avrei definito affettuoso se non fosse stata la prima volta in
tutta la mia vita che la mia strada incrociava quella dello strano
professore.
Il suo aspetto trasandato gli donava
un’aria particolare. Una persona indubbiamente eccentrica ma
dallo sguardo molto intelligente, attento.
-Io sono stato un Grifondoro. Non
tornavo in questa scuola dal mio ultimo anno. - continuò
guardando lo spazio circostante, innamorato, e poi tornando a fissare
me, studiandomi.
-Non sembra passato neanche un
giorno, Carter.- mormorò così piano che, voltandomi dopo
essermi congedata, pensai di averlo immaginato.
-Sono felice, Jales. E non credo di esserlo mai stato davvero, prima d’ora.
Sirius aveva convinto i suoi compagni di stanza a concedersi un intero
pomeriggio di svago altrove così che noi potessimo usare il
Dormitorio per svagarci a nostra volta e in modo sicuramente più
efficace. Non fu esplicito ma ovviamente gli altri dovevano aver capito
che tornare al Dormitorio prima di sera sarebbe stato parecchio
azzardato oltre che traumatico.
-Cerca di non smontare la stanza, Felpato.-
lo aveva ammonito Remus, guardandolo torvo prima di voltarsi ed
allontanarsi insieme agli altri facendomi ovviamente sorgere un dubbio
più che lecito.
-Sei solito demolire i Dormitori? Ed eventualmente… con chi è che avresti posto in essere un tale vandalismo?-
non ero propriamente una donna gelosa ma il pensiero di Sirius e di
qualsiasi altra ragazza che non fossi io mi dava una spiacevole
sensazione di nausea e di insicurezza.
Mi aveva liquidata con una risata roca delle sue senza tranquillizzarmi più di tanto.
-Lo sarei anch’io, Black, se non stessi continuando a chiedermi
quante ragazze siano passate per il tuo Dormitorio.- risposi smettendo
di disegnare immaginari ghirigori sul suo petto e sul suo ventre
asciutto e affibbiandogli un pizzicotto.
-Ti rendi conto che non puoi chiamarmi per cognome in certe situazioni,
vero?- eluse nuovamente la mia domanda alludendo al fatto che stavamo
entrambi nudi e coperti solo da un leggero lenzuolo sul suo letto dopo
aver fatto l’amore più dolce e il sesso più
sconvolgente della mia vita.
-Non è una risposta, Felpato.-
Alzai il viso verso il suo e vidi che sorrideva, beato. Fece correre
una mano per tutta la lunghezza della mia gamba, da sopra il lenzuolo e
si soffermò sul sedere attirandomi a sé con fare
possessivo.
-Mi piace che tu sia gelosa, se rispondo non lo sarai più.-
Sbuffai, scettica, posando di nuovo il capo sul suo petto e la mano sul suo addome.
-Tu, invece?-
-Io cosa?- ero stata stupida, stupida ed irresponsabile ancora una
volta. Non potevo chiedergli certe cose pensando che non lo facesse a
sua volta mettendomi in grave difficoltà.
Provai a distrarlo sedendomi a cavalcioni su di lui, lenta, e
cominciando ad accarezzargli le ossa appena sotto il collo con le
labbra.
-Il fatto che tu stia cercando di distrarmi mi fa temere una risposta
spiacevole.- sbottò scocciato senza però riuscire a
trovare la forza necessaria per allontanarmi.
-Vuoi che smetta?- chiesi, maliziosa, mentre con le mani aperte
percorrevo la sua pancia, fermandomi poco prima di arrivare a
destinazione.
Sospirò mentre gli mordevo il lobo, intraprendente come solo lui riusciva a rendermi.
-Sei una schifosa manipolatrice.- biascicò con la voce un’ottava più bassa del normale.
Con una spinta decisa invertì le posizioni e la sua espressione
corrucciata mi fece ridere e dovetti baciarlo, afferrandogli il viso e
conducendolo fino alle mie labbra.
-Non mi ero mai innamorata, prima d’ora.- gli assicurai mentre
rispondeva alle mie attenzioni con altrettanta foga, accarezzandomi il
seno e baciandomi ovunque le sue labbra riuscissero ad arrivare da
quella posizione. –Sirius?-
-Sono impegnato, riprova più tardi.- rispose roco sulla mia
pelle, tutto preso dalla sua occupazione, facendomi sorridere.
-No! E’ importante!- lo rimproverai tirandogli piano i capelli in modo che sollevasse la testa e mi guardasse.
-Voglio che tu mi faccia una promessa.-
Poggiò il gomito sul materasso, sostenendosi il capo con la mano e guardandomi serio.
-Io.. potrei dovermene andare, Sirius.-
Meritava di sapere come stavano le cose, lo meritava davvero. Non
potevo raccontargli nulla, non potevo dirgli la verità ma non
potevo neanche scomparire da un giorno all’altro, abbandonarlo
senza preavviso.
-Perché?- chiese, accarezzandomi il viso, con aria sofferente.
Chiusi gli occhi godendo di quel contatto e mi imposi di continuare.
–Non importa perché, importa che con ogni
probabilità dovrò farlo e tu dovrai accettarlo. Voglio
che tu mi prometta che non dubiterai mai del mio amore ma che andrai
avanti e che.. che non mi cercherai.-
-Che diavolo stai dicendo, Jales?- si era tirato a sedere e il lenzuolo
era scivolato giù scoprendolo, quasi a ricordarmi la perfezione
di quel che stavo lasciandomi alle spalle.
-Ti prego. Io.. un giorno ci rincontreremo, te lo prometto. – non
potevo permettermi di piangere, nonostante il suo sguardo duro mi
pesasse addosso come un macigno.
-Quando andrai via?-
-Non lo so.-
Si stese di nuovo accanto a me e mi abbracciò mentre a mia volta gli circondavo la vita con un braccio.
-Sono uno stupido. Odio i tuoi segreti, odio vivere nell’incubo
che potrei svegliarmi una mattina e non trovarti più ma non
riesco ad odiare te, non riesco a non amarti.-
Potevo sentire la tristezza nelle sue parole trafiggermi il cuore e lo
strinsi più forte, nascondendo il viso nell’incavo del suo
collo.
Improvvisamente si scostò un po’ tendendosi verso il
comodino per poi aprire il cassetto frugandovi all’interno.
-Voltati.-
Lo guardai interrogativa per poi dargli le spalle: vidi un ciondolo a
forma di chiave passarmi davanti al viso e posarsi sul mio petto mentre
la catenina fredda mi veniva chiusa attorno al collo.
-Non credo che potrò mai dimenticarti, Jay. Sei andata troppo a
fondo per poterti cancellare e.. vivrò ogni giorno
nell’attesa del momento in cui ti rivedrò, non mi importa
quando, non mi importa come.
-Ti amo, Sirius Black. Ti amo così tanto che mi sta uccidendo.
Il
continuo ed eccitato ciarlare dei miei compagni di scuola stava
seriamente cominciando a darmi sui nervi ma capivo perfettamente che
per loro la simulazione di un duello era qualcosa di eccezionale e
irripetibile così mi limitai ad una smorfia infastidita
reprimendo l’istinto di cruciarne un paio.
-Non è fantastico?- mi chiese persino Lily, saltellando allegra e battendo le mani.
Il professore di Difesa Contro le Arti Oscure aveva pensato che quella
sarebbe stata una magnifica occasione per gli studenti più
grandi di mettersi alla prova e di cominciare ad ingranare quello che
avrebbe potuto essere l’uso pratico della magia fuori da quelle
mura.
-Dividetevi in coppie!- esclamò altrettanto entusiasta agitando
la bacchetta in modo da unire un due dei grandi tavoli della ala grande
che cozzarono producendo un fragoroso rumore. Come se gli studenti
fossero stati già abbastanza chiassosi.
-Mia. Ma prometto di essere clemente.- esclamò Sirius circondandomi la vita con un braccio e attirandomi a sé.
-Spera solo che dei tanti pezzi resti integro almeno il tuo bel
fondoschiena, Black.- risposi a tono dandogli un pizzicotto e facendolo
guaire.
-Secondo me non c’è da sottovalutarla.- lo mise in guardia
James che si era già prevedibilmente appropriato della sua
sfidante che sorrideva, radiosa.
Guardammo i nostri compagni sfidarsi e finalmente capii perché
fossero tutti tanto eccitati all’idea di quella simulazione. Se
avessero fatto una cosa del genere quando frequentavo la scuola, Tonks
si sarebbe divertita un mondo.
Justin Mckenzie finì a gambe all’aria prima ancora di
voltarsi per affrontare Phrida Sullivan che se la rideva di gusto,
tenendosi la pancia, Ryan Grayson scagliò un Densaugueo ad un
povero Tassorosso che dovette premersi le mani sulla bocca per coprire
gli enormi denti e Remus lanciò un incanto Furnunculus contro
Peter, come se madre natura non avesse fatto già abbastanza.
-Black!- chiamò il professore indicando l’improvvisato tatami magico.
-Madame..- mi porse la mano, galante, aiutandomi a salire sui tavoli,
con un sorrisetto furbo che di lì a poco, ne ero certa, sarebbe
scomparso da quella sua faccia presuntuosa.
-Vedremo quanto sarai galante quando ti avrò battuto.-
-Non vedo l’ora di scoprirlo. – rilanciò, saccente, voltandomi le spalle.
Percorremmo direzioni inverse contando i passi e fulminea mi voltai, la bacchetta stretta in pugno. –Impedimenta!-
Preso alla sprovvista e con le gambe bloccate da un vincolo invisibile
Sirius Black rovinò sulla superficie lignea dopo pochi secondi
in cui aveva agitato le braccia per stare in equilibrio.
Tutti cominciarono a battere le mani. –Benissimo, signorina Carter! Il round più veloce della giornata!
Mi avvicinai, fiera e gongolante, al mio ragazzo, chinandomi su di lui
che stava ancora seduto sgraziatamente massaggiandosi la schiena.
-Madame..- lo citai porgendogli la mano.
-Sei irritante esattamente come quando ti ho conosciuta, Carter!-
sbuffò lui alzandosi da solo senza riuscire a trattenere un
sorriso. -Sarò lo zimbello della scuola.-
Saltammo giù dal tavolo e prendemmo posto nelle ultime file, lontani dagli sguardi degli altri ragazzi.
Mi guardai intorno e dopo essermi accertata che il professore fosse
distratto lo afferrai per la nuca e lo attirai bruscamente verso di me,
bloccandomi a pochi millimetri dalle sue labbra.
-Credi che sia una perversione di dubbio gusto se mi ecciti anche
quando ti poni in modo così inadeguatamente virile? – mi
chiese senza staccare gli occhi dalle mie labbra mentre le sue si
piegavano all’insù.
-Lascerò che sia tu a baciarmi, allora. Non sia mai che ferisca il tuo orgoglio.-
Sollevò un sopracciglio posandomi una mano sul collo e
carezzandomi il viso con il pollice. –Feriscimi fino in fondo,
ormai.-
Lo baciai, cogliendo l’attimo in cui tutti erano impegnati ad
acclamare la vincitrice del duello successivo dal modo in cui mi
attirò a sé seppi che la situazione si sarebbe riscaldata
oltre il comune senso della decenza se non lo avessi bloccato sul
nascere.
-A cuccia, Felpato. Vuoi che ci sospendano per aver leso l’altrui sensibilità?-
-I tuoi baci valgono qualsiasi umiliazione pubblica e qualsiasi
punizione io possa mai subire, Jales. Sei diventata fastidiosamente
indispensabile, ormai.
-Signorina Carter.-la McGranitt mi sfiorò la spalla mentre, meno
di un'ora più tardi, mi avviavo insieme ai Malandrini e a Lily
verso la Sala Comune e il suo sguardo mi fece raggelare.
-Il professor Silente vuole vederla, immediatamente.- disse quelle
parole in modo talmente dolce che il senso mi fu subito chiaro.
Il mio tempo era scaduto e lei lo sapeva. Il mio tempo era scaduto e
non potevo neanche dire addio ai miei amici. A Lily. A James.
-I-io.. arrivo subito, professoressa.-
Feci cenno a Sirius che li avrei raggiunti e, nonostante la
curiosità di ascoltare cosa la McGrannit avesse intenzione di
dirmi, si allontanò, ormai abituato ai miei segreti.
-Voglio salutarli, professoressa e… e poi farò ciò che devo.-
La professoressa mi sorrise e non credevo di averla mai vista davvero
dispiaciuta e materna come in quel momento in cui le sue mani si
posarono sulle mie spalle e mi parlò, sottovoce.
-Ci rivedremo, signorina Carter. Nessuno di noi dimenticherà.
Lei è già tornata in queste aule, è già
tornata in questa scuola.. probabilmente le ho già affibbiato
più di una meritata punizione.-
-Ma..professoressa io non..-
-Capirai. – concluse stringendo la presa sulle mie spalle.-Buona fortuna.-
Quando mi voltò le spalle i circuiti della mia testa si misero
in moto e tutto ebbe senso, all’improvviso. Come avevo potuto
essere così stupida? Come avevo potuto essere così cieca?
Corsi così velocemente da non riuscire a respirare, rincorrendo
i miei amici, alcuni dei quali non avrei mai più rivisto.
-LILY!-
Lily stava per passare attraverso il ritratto ma sentendo la mia voce si fermò, guardandomi confusa.
-Che succede, Jay? Sembri..-
Le buttai le braccia al collo e le lacrime cominciarono a scendere,
silenziose. Non l’avrei salvata, non potevo. Era già
successo, non dipendeva da me né da nessun altro. Né da
Hermione e la sua giratempo, né da Silente, né da nessun
altro.
Era tutto scritto, tutto terribilmente inciso in un disegno che non
potevamo cancellare. Quelle incisioni si marchiavano a fuoco sulla
nostra pelle ogni istante, ogni momento in cui perdevamo qualcosa o
qualcuno ed era tutto profondamente ingiusto.
-Io devo..tornare a casa, è.. un’emergenza.- cercai di spiegare dandomi un contegno.
-Tornerai, vero? Cioè..- aveva sgranato gli occhi, scostandomi in modo da potermi guardare in viso.
-No, Lily.. io.. tu sei..-affondai il viso tra le mani e
ringhiai.-Quant’è difficile! Lily tu devi sempre.. tenere
a mente che dovunque sarò e dovunque sarai, io ti voglio bene
e..questi mesi sono stati i più belli della mia vita.-
-Ma che stai dicendo? Tu non puoi andartene così! Gli altri..-
-Dovrai salutarli tu per me , io..non ne avrei la forza. Di’ loro
che mi dispiace e.. a Sirius che lo amo e di ricordare quel che gli ho
detto. Lui capirà-
-E’ un addio, Jay?-
Trattenni un singhiozzo, premendomi una mano sulle labbra. Per noi era
un addio. Non avrei mai più incrociato i suoi occhi verdi se non
attraverso suo figlio, non avrei mai più sentito la sua risata
spontanea e sincera.
-Promettimi che non ti dimenticherai di me.-
-Te lo prometto, Lily.-
Song: Goodbye - Avril Lavigne (con una piccola modifica, ho sostituito, per ovvie ragioni, "goodbye brown eyes" con "goodbye green eyes".)
Artwork: JeyCholties
Piccolo avviso alle meravigliose lettrici (e meravigliosi lettori, ammesso che ce ne siano), il prossimo sarà l'ultimo capitolo della storia perciò rimando i ringraziamenti ufficiali al prossimo aggiornamento. Un bacio, A.