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Autore: Prinzesschen    25/06/2014    4 recensioni
Sospesa tra amore e odio, tra presente e passato, Jales Carter è una giovane Auror che combatte tra le fila dell'Ordine della Fenice. Una storia di amore e di amicizia, un viaggio indietro nel tempo e un intreccio di vite e di anime destinate a separarsi.
*
-Tremi per il freddo o per la paura, Carter?- chiese con tono derisorio Sirius Black accostandosi a me con la sua scopa. –Lo dico sempre che dovresti restare a casa a cucinare insieme alla signora Weasley.
Sentii la rabbia salire e repressi l’istinto di afferrare la bacchetta e schiantarlo. Nonostante la palese ed immotivata sfiducia che quell’irritante esemplare di maschio bianco latitante mostrava nei miei confronti, ero una delle più giovani e promettenti Auror della storia.
-Non ti conviene, Black, ne approfitterei di certo per avvelenarti!
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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time after time 9

Time after time

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9-Goodbye green eyes
Goodbye for now
Goodbye sunshine
Take care of yourself
I have to go and leave you alone
But always know that I love you so

Sirius sembrava aver accettato l’idea di doversi astenere dal chiedere alcunché e prendemmo il tacito ma evidente accordo di far finta che la conversazione di quella notte non fosse mai avvenuta.
I giorni trascorrevano sereni e mi imposi di non rovinare il tempo che mi restava rimuginando su quanto atroce sarebbe stata la separazione. Ero circondata dagli amici migliori che avessi mai avuto, fatta eccezione per Ninfadora la quale, se fosse stata presente e avesse potuto leggermi nel pensiero mi avrebbe affatturata nel modo più creativo e tremendo possibile.
Fortunatamente Piton aveva mantenuto la sua parola e niente di spaventoso si era verificato, Rosier era stato espulso, nonostante suo padre, per quel che ne sapevo, stesse muovendo mari e monti per farlo riammettere.
Uno schifoso Mangiamorte in meno di certo non costituiva un danno per la comunità scolastica.
-Ma secondo te, mi chiedo, a chi mai può essere stato utile lo studio di Rune Antiche?-
Stavo seduta, o meglio stravaccata, sul divanetto della Sala Comune con la testa posata sulle gambe di Remus che intanto cercava di studiare quella astrusa e inutilissima materia e lo guardavo dal basso, interdetta per l’entusiasmo che dedicava alla lettura del libro.
-E’ una materia molto affascinante, Jales. Solo perché non comprende l’agitare una bacchetta o mescolare una pozione non vuol dire che sia inutile.
Sollevai le sopracciglia cercando di trasmettergli tutto il mio sconcerto e fastidio per il tono ovvio e saccente che aveva usato. –Sei la noia fatta mago.-
-E tu sei una scansafatiche che non li supererà mai, i M.A.G.O.-
-Sirius! Digli qualcosa! Il tuo amico denigra le mie capacità.-
Sirius, seduto poco lontano ed intento a ricopiare la mia relazione di Storia Della Magia si limitò ad arricciare le labbra senza neanche alzare lo sguardo, concentrato.
-Ci sei coricata addosso e sarebbe amico mio?-
-Non sarai mica geloso di Remus?- chiesi allibita, voltandomi verso il nostro amico che continuò ad ignorarmi bellamente, preso e compreso dal suo libro.
-Certo che no, ma fossi in lui ti azzannerei alla prima occasione per questa affermazione. Tutti dovrebbero temere il fascino mistico di Remus Lupin.-
-Ha ancora la testa attaccata al collo solo perché sta con te, Felpato, tienilo a mente. Lasciala e dovranno cercare i pezzi per tutta la scuola.-
Mi imbronciai senza accennare a spostarmi di lì.
-Non incanti nessuno, con quella faccia.-
-Ah ah! Allora stai solo fingendo di studiare! Sirius, il tuo amico guarda me invece di stud..-
Mi ritrovai un cuscino rosso premuto sulla faccia.
-Se tu stessi zitta forse studierei anche! –mi rimproverò quando riemersi, boccheggiante, mentre l’ottanta per cento dei Grifondoro presenti se la rideva.
-Che succede?- chiese James entrando nella Sala Comune e gettandosi su una poltrona vicina.
-Attentano alla mia vita.-
-Ah, senza di me?-

Chissà come sarebbe stata la mia vita se fossi appartenuta davvero a quel tempo, a loro.
Camminando al fianco di Remus lungo l’interminabile corridoio esterno che collegava un’ala del castello all’altra provai ad immaginare come sarebbe stato crescere con loro, fin dall’inizio, e poi costruire un futuro insieme. Lily e James sarebbero morti ugualmente? O avrei potuto essere l’ago della bilancia, il tassello mancante del loro equilibrio?
Dicono che il battito delle ali di una farfalla causa uragani dall’altra parte del mondo. Se avessi sbattuto le mie ali? Se quell’uragano avesse potuto salvarli?
Probabilmente non l’avrei mai saputo.
-Cosa farai? Dopo la scuola, intendo.- chiese Remus e per un attimo mi irrigidii temendo che avesse potuto leggermi nella mente per poi darmi della sciocca. Un ragazzo del settimo anno non poteva ancora avere simili capacità in Legilimanzia.
Avevo già fatto la mia scelta. Ero già quel che avevo sempre sognato di essere.
-Auror. Non ho mai desiderato fare altro che questo.- risposi quando ci fermammo a guardare il paesaggio sotto la galleria.
Con i gomiti posati sulla balaustra guardavo le nuvole salire e il cielo farsi scuro. Avrebbe di sicuro piovuto a dirotto quella sera.
Il tempo dopo la sera della mia conversazione con il Preside sembrava aver cominciato a seguire il flusso delle mie emozioni, ad adattarsi al mio umore.
Il cielo avrebbe pianto al posto mio, quella notte.
-E’ una scelta impegnativa.- rispose guardandomi, curioso. –Una scelta coraggiosa.-
Sorrisi, pensando a quante volte avevo dovuto cercarlo, quel coraggio, per non farmi sopraffare dall’orrore e dalla paura di quella sorta di regime del terrore cui Voldemort sottoponeva il mondo magico. Che la gente accettasse o meno il suo ritorno non cambiava nulla perché, in realtà, ogni singolo mago o strega dotato di un minimo di intelligenza sapeva che non era una bugia di Silente, né di Harry. I segni erano chiari, troppo chiari.
-E’ il sogno che covo dal mio primo anno. Voglio essere quella forte, quella che resiste. Sono una maniaca del controllo, troppo per lasciare che siano altri a difendermi, altri a muoversi mentre io sto dietro una scrivania o dietro un bancone. – sorrisi, mordendomi il labbro. –credo sia una sorta di generalizzata sfiducia.-
Rise, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le ciocche castane. –E’ proprio da te.-
-Tu cosa pensi di fare, Rem?-
Sapevo perfettamente cosa sarebbe diventato ma avevo voglia di chiederglielo ugualmente, volevo sapere se la carriera di insegnante era stata un ripiego o una scelta consapevole.
-Vorrei restare ad Hogwarts, insegnare.. Difesa contro le arti oscure sarebbe un sogno. E’ che..- sospirò, improvvisamente cupo,-quale genitore manderebbe il proprio figlio nell’aula di un lupo mannaro? Un lupo mannaro che insegna a dei ragazzini come difendersi. Grottesco, non trovi?-
Potevo avvertire la sua frustrazione anche senza incrociare i suoi occhi tristi.
-E’ solo una parte di ciò che sei. Ma in te c’è troppo di più perché il lupo possa prevalere. Sei un ragazzo intelligente, capace.. e hai un cuore enorme. Cosa vuoi che conti?-
Non rispose, limitandosi ad annuire timidamente. Le mie parole erano quelle di un’amica, gli occhi del cuore vedevano l’uomo dove molti altri avrebbero visto il lupo.
Gli strinsi la mano mentre mi tornava alla mente il ricordo della prima volta che lo avevo incontrato. Il mio professore di Difesa Contro le Arti Oscure aveva preso due settimane di congedo e la cattedra era stata affidata al professor Lupin per la supplenza, la prima volta ad Hogwarts come insegnante.

-Per le mut.. per la barba di Merlino, scusi!
Maledissi a mia sbadataggine che cominciavo seriamente ad attribuire alla compagnia di Ninfadora e mi chinai a recuperare i libri dell’uomo sul quale ero praticamente inciampata.
-Non preoccuparti. Faccio io.- si chinò e raccolse gli ultimi fogli, sparsi qualche metro più lontano.
Quando si rialzò vidi che sorrideva, entusiasta. Non si vedevano spesso persone sorridere a quel modo, con le labbra e con gli occhi. Il viso era molto pallido e da brava osservatrice quale ero notai delle cicatrici semi nascoste dai capelli spettinati sulla fronte.
-Lei è..-
-Sono il vostro supplente di Difesa Contro Le Arti Oscure.- mi informò, cercando di celare la gioia dietro un atteggiamento quanto più possibile professionale. –Remus Lupin.-
Mi porse la mano ed io la strinsi, energica.
-Jales Carter. Corvonero.-
-Lo sospettavo.- rispose, infilando le mani nelle tasche del fatiscente cappotto e facendo un cenno col capo verso la mia divisa.-Anche se personalmente avrei detto Grifondoro.-
Mi guardava in modo strano, l’avrei definito affettuoso se non fosse stata la prima volta in tutta la mia vita che la mia strada incrociava quella dello strano professore.
Il suo aspetto trasandato gli donava un’aria particolare. Una persona indubbiamente eccentrica ma dallo sguardo molto intelligente, attento.
-Io sono stato un Grifondoro. Non tornavo in questa scuola dal mio ultimo anno. - continuò guardando lo spazio circostante, innamorato, e poi tornando a fissare me, studiandomi.
-Non sembra passato neanche un giorno, Carter.- mormorò così piano che, voltandomi dopo essermi congedata, pensai di averlo immaginato.



-Sono felice, Jales. E non credo di esserlo mai stato davvero, prima d’ora.
Sirius aveva convinto i suoi compagni di stanza a concedersi un intero pomeriggio di svago altrove così che noi potessimo usare il Dormitorio per svagarci a nostra volta e in modo sicuramente più efficace. Non fu esplicito ma ovviamente gli altri dovevano aver capito che tornare al Dormitorio prima di sera sarebbe stato parecchio azzardato oltre che traumatico.
-Cerca di non smontare la stanza, Felpato.- lo aveva ammonito Remus, guardandolo torvo prima di voltarsi ed allontanarsi insieme agli altri facendomi ovviamente sorgere un dubbio più che lecito.
-Sei solito demolire i Dormitori? Ed eventualmente… con chi è che avresti posto in essere un tale vandalismo?- non ero propriamente una donna gelosa ma il pensiero di Sirius e di qualsiasi altra ragazza che non fossi io mi dava una spiacevole sensazione di nausea e di insicurezza.
Mi aveva liquidata con una risata roca delle sue senza tranquillizzarmi più di tanto.
-Lo sarei anch’io, Black, se non stessi continuando a chiedermi quante ragazze siano passate per il tuo Dormitorio.- risposi smettendo di disegnare immaginari ghirigori sul suo petto e sul suo ventre asciutto e affibbiandogli un pizzicotto.
-Ti rendi conto che non puoi chiamarmi per cognome in certe situazioni, vero?- eluse nuovamente la mia domanda alludendo al fatto che stavamo entrambi nudi e coperti solo da un leggero lenzuolo sul suo letto dopo aver fatto l’amore più dolce e il sesso più sconvolgente della mia vita.
-Non è una risposta, Felpato.-
Alzai il viso verso il suo e vidi che sorrideva, beato. Fece correre una mano per tutta la lunghezza della mia gamba, da sopra il lenzuolo e si soffermò sul sedere attirandomi a sé con fare possessivo.
-Mi piace che tu sia gelosa, se rispondo non lo sarai più.-
Sbuffai, scettica, posando di nuovo il capo sul suo petto e la mano sul suo addome.
-Tu, invece?-
-Io cosa?- ero stata stupida, stupida ed irresponsabile ancora una volta. Non potevo chiedergli certe cose pensando che non lo facesse a sua volta mettendomi in grave difficoltà.
Provai a distrarlo sedendomi a cavalcioni su di lui, lenta, e cominciando ad accarezzargli le ossa appena sotto il collo con le labbra.
-Il fatto che tu stia cercando di distrarmi mi fa temere una risposta spiacevole.- sbottò scocciato senza però riuscire a trovare la forza necessaria per allontanarmi.
-Vuoi che smetta?- chiesi, maliziosa, mentre con le mani aperte percorrevo la sua pancia, fermandomi poco prima di arrivare a destinazione.
Sospirò mentre gli mordevo il lobo, intraprendente come solo lui riusciva a rendermi.
-Sei una schifosa manipolatrice.- biascicò con la voce un’ottava più bassa del normale.
Con una spinta decisa invertì le posizioni e la sua espressione corrucciata mi fece ridere e dovetti baciarlo, afferrandogli il viso e conducendolo fino alle mie labbra.
-Non mi ero mai innamorata, prima d’ora.- gli assicurai mentre rispondeva alle mie attenzioni con altrettanta foga, accarezzandomi il seno e baciandomi ovunque le sue labbra riuscissero ad arrivare da quella posizione. –Sirius?-
-Sono impegnato, riprova più tardi.- rispose roco sulla mia pelle, tutto preso dalla sua occupazione, facendomi sorridere.
-No! E’ importante!- lo rimproverai tirandogli piano i capelli in modo che sollevasse la testa e mi guardasse.
-Voglio che tu mi faccia una promessa.-
Poggiò il gomito sul materasso, sostenendosi il capo con la mano e guardandomi serio.
-Io.. potrei dovermene andare, Sirius.-
Meritava di sapere come stavano le cose, lo meritava davvero. Non potevo raccontargli nulla, non potevo dirgli la verità ma non potevo neanche scomparire da un giorno all’altro, abbandonarlo senza preavviso.
-Perché?- chiese, accarezzandomi il viso, con aria sofferente.
Chiusi gli occhi godendo di quel contatto e mi imposi di continuare. –Non importa perché, importa che con ogni probabilità dovrò farlo e tu dovrai accettarlo. Voglio che tu mi prometta che non dubiterai mai del mio amore ma che andrai avanti e che.. che non mi cercherai.-
-Che diavolo stai dicendo, Jales?- si era tirato a sedere e il lenzuolo era scivolato giù scoprendolo, quasi a ricordarmi la perfezione di quel che stavo lasciandomi alle spalle.
-Ti prego. Io.. un giorno ci rincontreremo, te lo prometto. – non potevo permettermi di piangere, nonostante il suo sguardo duro mi pesasse addosso come un macigno.
-Quando andrai via?-
-Non lo so.-
Si stese di nuovo accanto a me e mi abbracciò mentre a mia volta gli circondavo la vita con un braccio.
-Sono uno stupido. Odio i tuoi segreti, odio vivere nell’incubo che potrei svegliarmi una mattina e non trovarti più ma non riesco ad odiare te, non riesco a non amarti.-
Potevo sentire la tristezza nelle sue parole trafiggermi il cuore e lo strinsi più forte, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo.
Improvvisamente si scostò un po’ tendendosi  verso il comodino per poi aprire il cassetto frugandovi all’interno.
-Voltati.-
Lo guardai interrogativa per poi dargli le spalle: vidi un ciondolo a forma di chiave passarmi davanti al viso e posarsi sul mio petto mentre la catenina fredda mi veniva chiusa attorno al collo.
-Non credo che potrò mai dimenticarti, Jay. Sei andata troppo a fondo per poterti cancellare e.. vivrò ogni giorno nell’attesa del momento in cui ti rivedrò, non mi importa quando, non mi importa come.
-Ti amo, Sirius Black. Ti amo così tanto che mi sta uccidendo. 

Il continuo ed eccitato ciarlare dei miei compagni di scuola stava seriamente cominciando a darmi sui nervi ma capivo perfettamente che per loro la simulazione di un duello era qualcosa di eccezionale e irripetibile così mi limitai ad una smorfia infastidita reprimendo l’istinto di cruciarne un paio.
-Non è fantastico?- mi chiese persino Lily, saltellando allegra e battendo le mani.
Il professore di Difesa Contro le Arti Oscure aveva pensato che quella sarebbe stata una magnifica occasione per gli studenti più grandi di mettersi alla prova e di cominciare ad ingranare quello che avrebbe potuto essere l’uso pratico della magia fuori da quelle mura.
-Dividetevi in coppie!- esclamò altrettanto entusiasta agitando la bacchetta in modo da unire un due dei grandi tavoli della ala grande che cozzarono producendo un fragoroso rumore. Come se gli studenti fossero stati già abbastanza chiassosi.
-Mia. Ma prometto di essere clemente.- esclamò Sirius circondandomi la vita con un braccio e attirandomi a sé.
-Spera solo che dei tanti pezzi resti integro almeno il tuo bel fondoschiena, Black.- risposi a tono dandogli un pizzicotto e facendolo guaire.
-Secondo me non c’è da sottovalutarla.- lo mise in guardia James che si era già prevedibilmente appropriato della sua sfidante che sorrideva, radiosa.
Guardammo i nostri compagni sfidarsi e finalmente capii perché fossero tutti tanto eccitati all’idea di quella simulazione. Se avessero fatto una cosa del genere quando frequentavo la scuola, Tonks si sarebbe divertita un mondo.
Justin Mckenzie finì a gambe all’aria prima ancora di voltarsi per affrontare Phrida Sullivan che se la rideva di gusto, tenendosi la pancia, Ryan Grayson scagliò un Densaugueo ad un povero Tassorosso che dovette premersi le mani sulla bocca per coprire gli enormi denti e Remus lanciò un incanto Furnunculus contro Peter, come se madre natura non avesse fatto già abbastanza.
-Black!- chiamò il professore indicando l’improvvisato tatami magico.
-Madame..- mi porse la mano, galante, aiutandomi a salire sui tavoli, con un sorrisetto furbo che di lì a poco, ne ero certa, sarebbe scomparso da quella sua faccia presuntuosa.
-Vedremo quanto sarai galante quando ti avrò battuto.-
-Non vedo l’ora di scoprirlo. – rilanciò, saccente, voltandomi le spalle.
Percorremmo direzioni inverse contando i passi e fulminea mi voltai, la bacchetta stretta in pugno. –Impedimenta!-
Preso alla sprovvista e con le gambe bloccate da un vincolo invisibile Sirius Black rovinò sulla superficie lignea dopo pochi secondi in cui aveva agitato le braccia per stare in equilibrio.
Tutti cominciarono a battere le mani. –Benissimo, signorina Carter! Il round più veloce della giornata!
Mi avvicinai, fiera e gongolante, al mio ragazzo, chinandomi su di lui che stava ancora seduto sgraziatamente massaggiandosi la schiena.
-Madame..- lo citai porgendogli la mano.
-Sei irritante esattamente come quando ti ho conosciuta, Carter!- sbuffò lui alzandosi da solo senza riuscire a trattenere un sorriso. -Sarò lo zimbello della scuola.-
Saltammo giù dal tavolo e prendemmo posto nelle ultime file, lontani dagli sguardi degli altri ragazzi.
Mi guardai intorno e dopo essermi accertata che il professore fosse distratto lo afferrai per la nuca e lo attirai bruscamente verso di me, bloccandomi a pochi millimetri dalle sue labbra.
-Credi che sia una perversione di dubbio gusto se mi ecciti anche quando ti poni in modo così inadeguatamente virile? – mi chiese senza staccare gli occhi dalle mie labbra mentre le sue si piegavano all’insù.
-Lascerò che sia tu a baciarmi, allora. Non sia mai che ferisca il tuo orgoglio.-
Sollevò un sopracciglio posandomi una mano sul collo e carezzandomi il viso con il pollice. –Feriscimi fino in fondo, ormai.-
Lo baciai, cogliendo l’attimo in cui tutti erano impegnati ad acclamare la vincitrice del duello successivo dal modo in cui mi attirò a sé seppi che la situazione si sarebbe riscaldata oltre il comune senso della decenza se non lo avessi bloccato sul nascere.
-A cuccia, Felpato. Vuoi che ci sospendano per aver leso l’altrui sensibilità?-
-I tuoi baci valgono qualsiasi umiliazione pubblica e qualsiasi punizione io possa mai subire, Jales. Sei diventata fastidiosamente indispensabile, ormai.

-Signorina Carter.-la McGranitt mi sfiorò la spalla mentre, meno di un'ora più tardi, mi avviavo insieme ai Malandrini e a Lily verso la Sala Comune e il suo sguardo mi fece raggelare.
-Il professor Silente vuole vederla, immediatamente.- disse quelle parole in modo talmente dolce che il senso mi fu subito chiaro.
Il mio tempo era scaduto e lei lo sapeva. Il mio tempo era scaduto e non potevo neanche dire addio ai miei amici. A Lily. A James.
-I-io.. arrivo subito, professoressa.-
Feci cenno a Sirius che li avrei raggiunti e, nonostante la curiosità di ascoltare cosa la McGrannit avesse intenzione di dirmi, si allontanò, ormai abituato ai miei segreti.
-Voglio salutarli, professoressa e… e poi farò ciò che devo.-
La professoressa mi sorrise e non credevo di averla mai vista davvero dispiaciuta e materna come in quel momento in cui le sue mani si posarono sulle mie spalle e mi parlò, sottovoce.
-Ci rivedremo, signorina Carter. Nessuno di noi dimenticherà. Lei è già tornata in queste aule, è già tornata in questa scuola.. probabilmente le ho già affibbiato più di una meritata punizione.-
-Ma..professoressa io non..-
-Capirai. – concluse stringendo la presa sulle mie spalle.-Buona fortuna.-
Quando mi voltò le spalle i circuiti della mia testa si misero in moto e tutto ebbe senso, all’improvviso. Come avevo potuto essere così stupida? Come avevo potuto essere così cieca?
Corsi così velocemente da non riuscire a respirare, rincorrendo i miei amici, alcuni dei quali non avrei mai più rivisto.
-LILY!-
Lily stava per passare attraverso il ritratto ma sentendo la mia voce si fermò, guardandomi confusa.
-Che succede, Jay? Sembri..-
Le buttai le braccia al collo e le lacrime cominciarono a scendere, silenziose. Non l’avrei salvata, non potevo. Era già successo, non dipendeva da me né da nessun altro. Né da Hermione e la sua giratempo, né da Silente, né da nessun altro.
Era tutto scritto, tutto terribilmente inciso in un disegno che non potevamo cancellare. Quelle incisioni si marchiavano a fuoco sulla nostra pelle ogni istante, ogni momento in cui perdevamo qualcosa o qualcuno ed era tutto profondamente ingiusto.
-Io devo..tornare a casa, è.. un’emergenza.- cercai di spiegare dandomi un contegno.
-Tornerai, vero? Cioè..- aveva sgranato gli occhi, scostandomi in modo da potermi guardare in viso.
-No, Lily.. io.. tu sei..-affondai il viso tra le mani e ringhiai.-Quant’è difficile! Lily tu devi sempre.. tenere a mente che dovunque sarò e dovunque sarai, io ti voglio bene e..questi mesi sono stati i più belli della mia vita.-
-Ma che stai dicendo? Tu non puoi andartene così! Gli altri..-
-Dovrai salutarli tu per me , io..non ne avrei la forza. Di’ loro che mi dispiace e.. a Sirius che lo amo e di ricordare quel che gli ho detto. Lui capirà-
-E’ un addio, Jay?-
Trattenni un singhiozzo, premendomi una mano sulle labbra. Per noi era un addio. Non avrei mai più incrociato i suoi occhi verdi se non attraverso suo figlio, non avrei mai più sentito la sua risata spontanea e sincera.
-Promettimi che non ti dimenticherai di me.-
-Te lo prometto, Lily.-


Song: Goodbye - Avril Lavigne (con una piccola modifica, ho sostituito, per ovvie ragioni, "goodbye brown eyes" con "goodbye green eyes".)

Artwork: JeyCholties

Piccolo avviso alle meravigliose lettrici (e meravigliosi lettori, ammesso che ce ne siano), il prossimo sarà l'ultimo capitolo della storia perciò rimando i ringraziamenti ufficiali al prossimo aggiornamento. Un bacio, A.

  
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