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Autore: missimissisipi    25/06/2014    5 recensioni
“Elena”
Il suono della sua voce mentre pronuncia quel nome che non sembra appartenermi del tutto non fa altro che testimoniare il voler allontanarsi da me. Eppure è qui, così vicino. E’ distante con le parole ma a qualche decina di centimetri con le promesse.
“M’importa.” Esclama non sbottonandosi troppo con i suoi pensieri.
“Lo hai già detto.”
Le sue nocche diventano quasi bianche. “Ma tu non sembri capirlo”

Elena, Damon, Katherine, Caroline: l'importanza di avere un qualcuno al proprio fianco anche mentre le certezze si frantumano in un crescendo di eventi capaci di far traballare ogni convinzione.
Genere: Romantico, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline\Klaus, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Damon/Katherine, Elena/Stefan
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo ventiduesimo

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People help the people

 

Katherine

 

“Quasi non ci credo che abbiamo avuto la stessa idea” Damon incurva le labbra in un sorrisetto sincero, che mi spinge a pensare e a riflettere, e subito giungo ad una patetica conclusione. Siamo cambiati.

Siamo cambiati velocemente e senza rendercene conto: dallo stare sulle nostre a rimuginare o unicamente a pensare a noi stessi, adesso siamo insieme per aiutare qualcun altro.

Osservo la facciata principale della casa che mi ha ospitata per tanto tempo, il luogo che è stato il mio rifugio quando credevo che quelle persone che mi circondavano fossero la mia vera famiglia.

Ci voltiamo quasi simultaneamente verso la sua Camaro celeste, parcheggiata in fondo al viale, dopo il grande giardino della casa di Stefan. Due persone sono all’interno, hanno gli occhi bassi e non credo parlino più di tanto: lo stretto necessario l’hanno detto durante il viaggio fin qui; nessun “come stai?”, nessuna spiegazione, niente di niente: credo siano sensi di colpa.

“Li chiamiamo?” domanda Damon ed io annuisco, chiudo la portiera alle mie spalle e lo guardo per un attimo.

“Aspetta, Damon”

Lui mi guarda e mi pare essere passata un’eternità da quando i suoi occhi chiari si sono posati su di me.

“Non dire nulla, ho capito” abbozza un sorriso che sa di dolore ma anche di comprensione. Non l’ho mai visto così, giuro, mai così forte e così masochista.

Grazie.

“Posso farti una domanda, prima che tutto cominci?”

Lui annuisce e torna a scrutarmi attento e con lentezza, soffermandosi sui miei occhi e mi sento, per la prima volta dopo tempo, vulnerabile soprattutto perché lui mi conosce, mi ha conosciuta ed è qui nonostante tutto, nonostante tutti.

“T’importa davvero tanto di lei?”

Adesso ride con il viso voltato verso destra e le fossette agli angoli delle labbra appena accentuate. Chiude la portiera della Camaro e schiocca la lingua sul palato.

E’ questo il punto, credo, e non penso che Elena l’abbia capito. Lui d’altronde non ha fatto che girarci intorno, evita il problema ma non si vuole allontanare da questo perché è quello che lo rende vivo e come è adesso.

“Non dire nulla, ho capito”

Scuote la testa, quasi rassegnato: “Non ci capisco più nulla”

“Abbiamo portato loro qui per una ragione”

“Lo so” afferma, “Lo so”

Sospiro. “Bene. E’ tempo di entrare.”

 

***

Gli occhi di Elena saettano nella nostra direzione: sono vispi, accesi, contornati da occhiaie e sembra, per la prima volta, così piccola, indifesa, così diversa da me.

Ha i lunghi capelli legati in una coda alta che mette in mostra il viso a cuore, una felpa blu di almeno una taglia più grande che l’avvolge e dei pantaloncini grigi piuttosto corti e, mi permetterei, piuttosto amati dal Damon al mio fianco.

Sorrido quando la vedo, accenno ad un saluto con la mano ma la sua espressione rimane impassibile e anzi: cammina oltre evitandoci e andando in quella che credo essere la cucina.

“Non voleva vederti…” Damon mormora sottovoce, io scuoto lievemente la testa e “E tu me lo dici solo adesso?” esclamo.

Mi rivolge uno strano sguardo, “Andiamo, Katherine, cosa ti aspettavi?”

E non lo so, vorrei dirgli, non ho la benché pallida idea di cosa mi aspettassi.

“Ehi tu” la voce dell’uomo al mio fianco richiama un giovane… Jeremy.

“Jeremy” parlo io, lui si volta verso me e sgrana gli occhi. “Elena?” domanda con voce bassa, ma io scuoto la testa e incrocio le braccia.

“Possiamo accomodarci? Abbiamo visite”

“Prego”

 

***

“Non voglio nessuno di loro qui”

Elena sbuffa e si lascia andare contro lo schienale del divano. Si trova all’estremità, ha Jeremy accanto che la osserva di tanto in tanto. Credo sia l’unico di cui si fidi.

Non so se gli altri siano felici di non avermi più tra i piedi, confusi per mandarmi a quel paese o delusi dal fatto che non abbia parlato con loro – probabilmente tutte e tre le opzioni.

Damon al mio fianco si irrigidisce, così come John e Isobel. Per me è già tutto meno strano, è come se avessi accettato il mio destino – come se fossi più leggera e senza un peso sullo stomaco, come se quando Damon mi ha proposto di andare con lui ed i miei genitori da Elena tutto fosse divenuto incredibilmente più chiaro. Ho avuto la stessa idea, e se ci ripenso forse ci rido sopra.

E’ tutto molto confuso, senza chiarezza ma pieno di ombre e dubbi: per me c’è luce perché quando i miei hanno accettato si è sciolto già un dubbio. E sì, scusami Elena perché non ti ho creduta, ma adesso i nostri ruoli sono invertiti e sembra che sia tu, adesso, a dovermi delle scuse.

“Ascoltiamo cos’hanno da dire” propone Jeremy, sorridendo cauto ad Elena che, ammutolita, non fa nulla: non acconsente, non nega, non si muove minimamente. L’unico spostamento del corpo è dato dai suoi occhi che si poggiano sulle figure di due adulti con una coscienza non esattamente pulita.

“Grayson e Miranda sembravano i genitori perfetti: una casa con giardino, una grande e benestante famiglia, un amore incondizionato verso i bambini.” John sorride ed il suo sguardo vacilla nel vuoto: attratta nel peggiore dei modi dalle sue parole, lo osservo come gli altri nella stanza.

“Venivano spesso a Mystic Falls, dove abitavamo, ricordi Kate? Avevano una casa delle vacanze, bianca, elegante e sorridevano sempre quand’erano in città.”

Annuisco con il capo, in modo quasi impercettibile.

“Non era un periodo molto felice, ma nonostante tutto noi avevamo la nostra gioia: Isobel era incinta, ci divertivamo a cercare i nomi più belli per la nostra bambina… quando, al terzo mese di gravidanza, successe tutto. Noi… scoprimmo di aspettare due bambini. Non uno. Non poteva essere vero. Le nostre condizioni economiche non erano promettenti, ma decidemmo comunque di tenerli entrambi. Avere un bambino rende migliore la vita di un genitore, averne due… è tutt’altra cosa. Emozioni raddoppiate.”

Abbasso lo sguardo per terra, stringo le labbra, aggrotto la fronte.

“E’ stato – è stato dopo aver perso il lavoro a cambiar tutto quanto. Per quanto io cercassi di trovarne uno, eravamo senza via d’uscita: due bambine in arrivo e nessun futuro per loro, una vita che si prospettava senza risvolti per le persone più importanti della nostra vita…”

Elena incrocia le gambe, Bonnie accarezza il pancione.

“… quando ho partorito” inizia Isobel con lo sguardo vuoto “abbiamo portato a casa le bambine.

Grayson e Miranda volevano tanto un figlio, lo desideravano così tanto che avrebbero fatto di tutto per averne uno. Adottarono una mia bambina. Non ricordo come successe, io…”

“Grayson era un medico, falsificò il certificato di nascita delle mie figlie: risultava ne avessimo solo una. Così avremmo potuto garantire un futuro ad entrambe… Miranda desiderava fortemente che noi scegliessimo il nome della piccola…”

“Elena” continua Isobel, “Elena perché significa scintilla, una persona splendente. La bambina sarebbe cresciuta bene, sarebbe stato un fuoco che non avrebbe mai smesso di ardere… Poi c’è stata Katerina, lei significava purezza. Era quello che serviva a noi, quello che volevamo essere: puri. Noi ti abbiamo sempre voluta bene, Elena, ed ogni qualvolta Grayson e Miranda venivano a farci visita ci informavano su di te, sulla tua salute, sulle prime parole che pronunciavi. Poi smisero di farci visita… e tornarono dopo qualche tempo… Miranda era incinta e voleva farcelo sapere… dio, era così felice…” Isobel si passa una mano sugli occhi.

“Jeremy… l’avrebbero chiamato così. Ed Elena avrebbe avuto un fratellino con cui giocare. Dissero che era entusiasta all’idea, che rideva e aveva una famiglia strepitosa. E noi ti abbiamo vista da lontano, ti abbiamo voluto bene da lontano, Elena…” John guarda Elena negli occhi, lei un po’ trema e ha gli occhi che preannunciano una caduta psicologica.

“Dopo un po’ ottenni un lavoro. Kate iniziava a crescere ed avere esigenze maggiori, cercava di ottenere il massimo in tutto quello che faceva, credo per… onorarci. Alla fine del liceo aveva scritto diciotto lettere per l’ammissione ai college più importanti del posto… Diciotto… eri così ambiziosa, volevi andartene da Mystic Falls e diventare qualcuno di importante, ma alcuni rifiutarono la richiesta, alcuni non potevamo permetterceli…”

“Ed andai al Whitmore, a sole due ore da casa…”

John mi osserva. “Già… Ma volevamo credere in te, ti davamo il possibile… ti davamo un pezzo del presente che stava vivendo tua sorella. Lei era stata ammessa al King’s College e tu non avevi nemmeno una borsa di studio… fu l’ultimo viaggio di Miranda e Grayson, ci dissero questo, passarono un buon momento di coppia a Mystic Falls e… l’incidente.”

“Poi ci siamo trasferiti a Londra” inizio io. “E poi c’è stato tutto il resto”

Vedo Stefan fermo, immobile. Damon ha gli occhi puntati verso lei, Jeremy sui nostri genitori.

Cala il silenzio.

Un conto è pensarlo, immaginarlo… un altro sentirlo, capire che è tutto vero. Che non ho mai avuto il massimo nella vita perché me la sono cavata da sola, che ho creduto per anni di essere figlia unica mentre un fratello o una sorella era ciò che più desideravo. È vera la storia di Elena, lei che ha avuto quello che io sognavo, lei che è cresciuta bene.

Lei che adesso non ha ricordi di queste sue vite, di quei genitori che le hanno dato la vita, che l’hanno cresciuta. I nostri ruoli sono ironicamente invertiti… e se non fosse stato per Stefan? O per me, non prudente alla guida? Non ci saremmo mai incontrate?

“Ho bisogno…” Jeremy si alza ed Elena lo segue con lo sguardo, punta gli occhi grandi e scuri sulla figura del fratello che abbiamo entrambe amato come se fosse stato nostro consanguineo.

Poi c’è Damon che aggrotta la fronte, si agita quando è seduto, guarda un po’ qui, un po’ lì, sfrega le mani e poi le allontana bruscamente.

Rose guarda la pancia di Bonnie e Bonnie guarda la sua pancia.

Isobel e John non guardano nessuno che non siano loro o i loro figli, pardon, la figlia che hanno dato in adozione facendole del bene.

“Katherine, possiamo parlare?” Elena mi chiama ed io mi volto, tutto è così strano perché sembriamo accettare i nostri nomi, le nostre vite e qualcosa che fino a poco tempo fa era incertezza e buio.

“In privato, magari?”

 

 

Elena

 

“In privato, magari?”

Lei annuisce e si alza dalla sua postazione, mi volto e sento i suoi passi dietro la mia figura. Arrivo in cucina, poggiando i palmi di entrambe le mani sul tavolo di lavoro lucido e chiaro, percependo il fresco a contatto con le dita bollenti.

“Cosa volevi dirmi?” domanda con le braccia incrociate, si guarda poi intorno come se questa zona della casa non l’avesse mai vista. “Oh, aspetta” muove un indice ed indica tutto quello che ci circonda, “non mi avrai portata qui per uccidermi, no? Con i coltelli e tutto?”

Accenno un sorriso e scuoto la testa. “Sarebbe stata un’idea…”

Sgrana gli occhi.

“…ieri. Ma oggi ho capito una cosa. Anche molto importante.”

“Sentiamo, principessa dei poveri, cosa hai pensato?” si siede su uno sgabello e si sporge verso di me.

Alzo le spalle. “Non pensi che sarebbe bello vivere questo valore? Ottenere questa intimità?”

“Non ti seguo”

Sbuffo. “Katherine, per quanto sia strano ammetterlo… tu sei la mia famiglia. Non ti vedo nemmeno di buon occhio, e dio solo sa perché…”

“Io un’idea ce l’avrei”

“…ma siamo una famiglia, per quanto non ti sopporti, per quanto non abbiamo avuto modo di conoscerci”

Inclino il capo e la guardo, mentre non ha ancora compreso la questione. I capelli sono abbastanza corti e le incorniciano il capo. Non riesco ancora a credere che siamo davvero uguali. Io vedo lei… e non penso a me.

“Sto cercando di dirti che dovremmo essere unite. Che tu hai recuperato gran parte della tua vita, che entrambe sappiamo il nostro passato. Ma tu sei un passo più in avanti di me. Ed io… sono sola. Dietro. In svantaggio.”

“Non è un gioco, Elena, lo sai, vero?”

Scuoto il capo. “E’ più difficile di quanto immaginassi… allora, ricominciamo. Quello a cui ho pensato è… questa casa è grande. E’ così grande. Ed io non ricordo nulla, non so nulla di quelle persone in soggiorno. Se non di coloro che mi sono stati vicino nell’ultimo periodo.”

“Damon” ribatte lei, incrociando nuovamente le braccia.

“Damon, sì, ma anche Caroline, Klaus, persino Vicky ed Elijah! Perciò, io mi chiedevo se almeno tu volessi rimanere qui per un po’ di tempo. So che Caroline ti reclamerà, perché lei è così, è un vulcano-”

“No” mi blocca, “Caroline non mi parla.” Deglutisce. “Vuole metabolizzare il tutto. Io sono… sola, ecco”

“Quindi…”

“Quindi vuoi che accetti per giocare a fare le sorelle? Vuoi che ti dia una mano a sopravvivere, vuoi che ti porti notizie dell’altra parte di Londra?”

Nego con il capo. “Io voglio che questo sia reale, di noi due sorelle. Voglio imparare a conoscerti, ad apprezzarti, e chissà, a fidarmi di te. Voglio provare a far andar bene le cose.”

Alza le spalle. “Le cose nelle nostre vite non vanno bene da un pezzo”

“Lo so”

“No” esclama, “Tu non lo sai davvero, Elena… tu hai un fratello, stavi per sposarti ed avevi tutto. Io ho sempre navigato nel mare dell’incertezza.”

“Ed è per questo che ti sto dicendo questo” esclamo cercando di non alzare il tono di voce, “Ci sto dando una possibilità”

Si alza e si porta una mano sugli occhi, stanca. “Vado a casa”

Stringo le labbra, ci avevo davvero sperato? Sento il peso della stanchezza sulle mie palpebre, nei vestiti di Jeremy che indosso, nei capelli senza vita che ho legato in una stupida coda di cavallo. Fantastico, benvenuta nella tua nuova vita, Elena.

“Non ci vorrà molto, prendo il minimo indispensabile e torno”

Cosa?

“Ed, ah! Elena?”

I miei occhi incollati sulla sua figura. “Non ti preoccupare, non guido io. Mi faccio dare un passaggio da qualcun altro… se sai cosa intendo” rotea gli occhi in un gesto che dovrebbe dirmi un paio di cose ma, in realtà, non ci capisco nulla.

 

***

 

Seduti sulle scalinate che danno sul giardino, io e Stefan guardiamo la sera che incombe sulla periferia di Londra. E sì, ho capito cosa intendesse Katherine una decina di ore fa quando diceva “se sai cosa intendo”… ma no, non sono stata in grado di parlare con Damon, perché lei, chiaramente, non si è fatta dare un passaggio da lui. Ma da Rose.

E sì, ci siamo anche evitati tutto il giorno, perché sì, io mi sono comportata decisamente male, perché sì, lui è evidentemente ancora innamorato di quella Katherine, quella vera che non ha nulla a che vedere con un’inconsapevole agiata e artista lontana dal suo mondo.

Lui sospira, credo che sia finalmente libero, lo vedo più tranquillo rispetto a ieri… ed ha comunque un’aria più rilassata. Non ho idea di cosa gli passi per la testa.

“Stefan, quando dovevamo sposarci?”

Lui mi guarda, aggrotta le sopracciglia. “L’estate prossima. A giugno. Era quello che programmavamo sin dal college… un matrimonio in estate”

“Mi piace l’estate”
“Lo so”

“Ma credo di amare l’inverno”

Spalanca gli occhi, credo che non si aspettasse questa affermazione. Poi prende parola.

“Io credo, invece, di doverti delle scuse” si volta nella mia direzione e alza le spalle. “Semplicemente per il modo in cui mi sono comportato negli ultimi mesi, o forse anni… ti sei disinnamorata di me da tempo, ma sono stato troppo impegnato per vederlo, sono stato troppo stupido per capirlo”

“Stefan… non ricordo nemmeno” ma lui continua, imperterrito, non gli importa, sa che capirò comunque.

“No, Elena, arriverà il momento in cui ricorderai e questo avrà un senso… sono stato il peggiore dei coglioni, il fidanzato che nessuno avrebbe mai voluto. Non sei stata la mia priorità per lungo tempo, ed ho sbagliato, lo so, ma spero ancora che, non oggi, né domani, tu potrai perdonarmi”

“D’accordo”

Poi cala di nuovo il silenzio, io spalmo la mia schiena sul muro, e, se presto attenzione, posso ascoltare la voce di Bonnie e Rose che mangia pop corn. Posso sentire Jeremy e Katherine dibattere su un videogame. E’ questo che intendevo, prima – la mia famiglia. Voglio sentirmi a casa. Voglio che anche lei ci sia, nonostante tutto. Ed è forse proprio per questo (il nonostante) che le ho fatto quella proposta.

“Posso chiederti una cosa?”

Stefan domanda dopo un po’, ed io annuisco.

“Lui… l’uomo che ti ha accompagnato qui ieri… cosa è per te?”

Nessun ti piace?, nessun mi hai già rimpiazzato? per quanto inopportuno sarebbe stato, solo una curiosità.

Sospiro.

“Io… non lo so. Quando sono con lui… dimentico di essere Elena, non sono più neanche la Katherine che lui pensava io fossi. Credo che insieme siamo stati diversi. Lui mi ha apprezzata ugualmente, lui mi ha scelta ugualmente, non sempre ha rispettato le mie scelte… lui è la persona sbagliata, nonostante non mi abbia mai data per scontata. Sembra che con lui sia ritornata l’Elena del college, da quanto mi avete detto. Credo che mi piaccia… è sbagliato?”

“Lo chiedi a me?”

Ride appena, scrollando le spalle e mi sento totalmente stupida per aver parlato con lui.

“Scusami… dimentico che, beh, tu sei Stefan”

“Sai che sei ancora in tempo? Nel senso, sai che non è ancora partito, no?”

“Come, scusa?”

Sorride. “E’ nell’altra stanza. Credo che Katherine abbia portato qualche vestito in più… o che aspetti te”

 

***

 

“Non so se l’ho mai detto, ma io amo quella macchina”

Un tonfo e lui chiude il portabagagli.

La Camaro azzurra è illuminata dal chiarore della luna e delle luci della casa.

“Hai intenzione di sgridarmi?”

Incrocio le braccia. Scuoto la testa. “No. Scusa per ieri, non so cosa mi sia preso”

“Bene.”

“E grazie per essermi venuta a prendere a Trafalgar Square, per avermi accompagnato fin qui. Lo apprezzo molto.”

“Bene.”

“Hai intenzione di ripeterlo per ogni cosa che dirò?”

Alza le spalle. “Hai molto altro da dire?”

“Non lo so. Non programmo le cose”

Bene

“Perché sei ancora qui, Damon?”

Mi gela con i suoi occhi dello stesso color del mare.

“Vuoi che me ne vada?”

Scuoto la testa. “Non credo di aver detto questo”

“Bene”

“Mi dispiace, okay? Quante volte dovrò ripeterlo?”

Lascia stare la sua macchina e si avvicina a me, mantenendo comunque molta distanza fra i nostri corpi.

“Non lo so, Elena, perché continui a seguirmi, a parlarmi e a comportarti come nulla fosse quando pensi che sia chiaramente innamorato di Katherine? Perché un attimo prima sembra che ti importi e l’attimo dopo no?”

“Di cosa stai parlando, Damon?”

Non lo so, dimmelo tu”

“Il problema” inizio io, “è che non so più di cosa si tratti”

“Il problema” continua lui, “sei tu, Elena”

Deglutisco e serro le labbra dopo le sue parole. Ha ragione? “Vuoi che me ne vada?”

“Il problema” alza le spalle, ignorandomi bellamente  “è che non vedi quanto sei insicura, non hai la minima idea di cosa ti passi per la testa. Il problema è che un attimo prima mi sembri una bambina, il successivo una donna sicura di sé.”

“Qual è il punto, Damon?” Mi stai ferendo.

“Esserti vicino mi fa impazzire, e non esserti vicino mi fa impazzire”

La sua fronte è aggrottata ed io non ci sto capendo più niente. Inizia a soffiare del vento fresco e il cielo è più blu di qualche minuto fa.

“Adesso sono davvero confusa…”

“Bene”

Mi avvicino a lui, una manciata di passi riescono a colmare il vuoto fra noi due.

Mi alzo in punta di piedi, sfioro con la mano la sua maglia grigia. Sfioro le labbra di Damon.
Un bacio.

Un tocco lieve e così inaspettato che sembra non essere mai successo.

Poco dopo torno sulle quelle labbra, più disinibita, e allaccio le mani al suo collo quando la mia irruenza incontra la sua. Così come le nostre confusioni, i nostri malintesi, il fatto che ora sembri così sbagliato baciarlo.

“Perché l’hai fatto?” è la domanda che sibila qualche attimo dopo, a pochi millimetri dalle mie labbra.

Il suo sapore è ancora su di me, respiro lui ed il suo profumo.

“Ho avuto una giornata di merda e ne avevo bisogno”

“Bene”

E non mi da nemmeno il tempo di ribattere che ritorna su di me, a sovrastare il mio corpo, le mie labbra e la mia aria. Schiaccia il mio corpo contro il muro e contro sé stesso, ora è impossibile muoversi ma, a dire il vero, non ne ho affatto voglia.

Sfiora il mio collo e alcune ciocche di capelli disordinate e fuoriposto e torna a baciarmi con intensità.

Mi perdo in lui, offusca la mia mente e sì, lo confermo: sono anche più confusa di prima.

“A cosa era dovuto questo?” chiedo io con gli occhi quasi socchiusi, aperti il necessario per godermi il suo sorriso.

“Ho mantenuto la tua promessa”

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Salve a tutti!

Avevo detto che avrei postato prima di una settimana… giusto perché finalmente si sarebbe capito qualcosa di Katherine ed Elena, ma avrei potuto far di meglio: solo sei giorni dal capitolo ventuno.

Okay, a mia discolpa posso dire che… uhm… ero alle prese con le idee per una nuova long? E che non riesco più a scrivere data la fine dello strano caso? Ecco, sì.

Va bien, passiamo al capitolo!

a) spero che la vicenda sia chiara, ormai! Due gemelle separate alla nascita perché john e isobel non riuscivano economicamente (e non solo) a mantenere due bambine e dare loro il futuro che meritavano. Ora so che molti di voi avevano delle ipotesi, per cui mi scuso se non è all’altezza delle vostre aspettative, mi scuso di avervi fatto penare ventidue capitoli per sapere una storia semplice e a tratti banale!

b) Il percorso di Katherine terminava nel capitolo precedente, l’avevo detto ed era una sorta… di anticipazione, nel senso che lei ha fatto quel che doveva, quel che poteva e nel frattempo è cambiata. E con questo non dico che sarà tutta pace e amore d’ora in poi, non sarebbe né da lei né da me, ma nel processo ha appreso nuove cose, ha nuove certezze e ne vuole altre, motivo per cui fa una cosa buona per Elena (convocare damon, isobel e john da elena)

c) (d)Elena: vi ho fatto penare sempre ventidue capitoli per un loro incontro ravvicinato, lo so! Ma prima mi sembrava affrettato, sbagliato: nella versione originale della storia (ovvero la mia prima idea) damon ed elena avevano un incontro molto ma molto ma molto ravvicinato nel capitolo dove adesso c’è la loro conversazione al telefono. E da lì lui avrebbe capito che quella lì non era la sua Katherine. Forse più realistico? Non so, ma non li vedevo pronti né abbastanza uniti/vicini per passi del genere.

Elena ha comunque nutrito un certo interesse per Damon almeno negli ultimi capitoli, l’ha desiderato almeno quanto lui che ha imparato ad amare Elena da… uhm, credo il capitolo 14, il loro viaggetto per londra? Comunque, credo che parlare con stefan fosse necessario: sa la sua storia, sa che ha amato quell’uomo ma adesso non è più così… ha ventisette anni e si sente come un’adolescente alla sua prima cotta con Damon perché lui l’ha stravolta mai dandola per scontata. Ditemi i vostri pareri!

d) il titolo fa riferimento ad una canzone, della quale Birdy ne fa una cover.

e) avete presente Elena con la coda di cavallo? No? Beh, datele un’occhiata: è meravigliosa.

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f) due spoiler per l’epilogo, il solito scritto… ed un’immagine. Vi avviso che ci sarà solo un punto di vista, che è ambientato un bel po’ in avanti rispetto ad adesso, e che può risultare pazzo e a tratti surreale perché non è triste, non è intriso di queste vicende… ma è quasi felice, il mio esatto opposto quando l’ho scritto.

Un personaggio indosserà questo vestito: chi? Si accettano scommesse!

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Adesso la smetto e vi ringrazio davvero molto per tutto ciò che fate per questa storia. per me è tantissimo, e significa altrettanto. Grazie davvero, in più vi sprono a lasciarmi un parere su questo capitolo fondamentale!:)

Un bacione e a presto!

 

Dall’epilogo:

“Che c’è?”

“Elena… stai davvero dando di matto.”

//

“Da quand’è, esattamente, che non andate a letto, voi due?”

shameless selfpromo
-la mia long fortunata ad essere ancora su efp, acid rain
-la mia os, way to say, che mi sta particolarmente a cuore
-la nuova long scritta a quattro mani con _valins, To bet is to get

  
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