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Autore: Hono    26/06/2014    2 recensioni
- Reed, ascoltami bene perché sarà l’ultima volta che perderò tempo per questo: Riguarda solo me e dal momento che tu non sei nessuno, non ti direi mai nulla sul mio conto. E' chiaro, mezzosangue?
I loro nasi quasi si sfioravano e la giovane strega si ritrovò a pensare che le sarebbe bastato pochissimo per far si che le loro labbra si toccassero. Tuttavia, quelle parole, le lasciarono uno strano senso di amarezza.
- Cristallino, Malfoy. – mormorò sommessamente, mordicchiando con forza l’interno della guancia per evitare di lasciare che altre parole affluissero dalla sua bocca.
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco, Malfoy, George, e, Fred, Weasley, Il, trio, protagonista, Nuovo, personaggio, Theodore, Nott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 27

Capitolo ventisette: The Joke

 

 

A Gwendolyn piaceva leggere ogni genere di libro. Dai fantasy babbani alla letteratura. Era sempre stata una ragazza che preferiva vivere le avventure di Frodo Baggins e compagnia piuttosto che fare una bella volata sulla sua scopa o giocare una noiosissima partita di quidditch. Certo, come tutti i bambini del Mondo Magico era stata sempre abituata a guardare il quidditch e a conoscerne le regole ma quello sport, oltre che annoiarla a morte, proprio non le piaceva. Non c'era un motivo in particolare. Probabilmente, era solo a causa  della sua incapacità di ricoprirne uno dei ruoli che lo odiava a tal punto. Quindi, aver chiesto spiegazioni a Potter e Weasley era stato un qualcosa che non avrebbe mai fatto se non ci fosse stata la sua pelle in gioco. In questo modo era riuscita ad instaurare una sottospecie di rapporto, del quale si sarebbe servita in seguito per agitare le acque più di quanto già non lo fossero. Attirare quei due, più il tizio di passaggio (Neville Paciock) era stato un qualcosa di fin troppo semplice. Il quidditch, solitamente, è una delle cose più popolari tra i giovani maghi e il solo nominarne il nome poteva dar vita a lunghe e dettagliate conversazioni su ogni partita e squadra preferita.

Il vero problema si poneva per Hermione Granger ed Allyson Reed. Ginny Weasley l'aveva scartata fin da subito. Non avrebbe avuto problemi con quella rossa una volta entrata nel gruppo di Potter e compagnia. La Granger non era, di certo, stupida per aver conquistato il titolo di "strega più brillante della sua età". Non era perciò strano il fatto che preferisse non avere niente a che fare con una tizia spuntata dal nulla, conoscendo probabilmente la maggior parte delle cose che vi si celavano dietro. Quindi, esisteva un solo e unico modo per far abbassare la guardia a quella Grifondoro: conquistare, in qualche assurdo modo, la sua fiducia. E Gwendolyn aveva già in mente una mezza idea, seppur fosse poco propensa a raccontare certe cose della propria vita privata.

Ma, si ripeté, pur di salvare la pellaccia avrebbe gridato a tutto il mondo di amare incondizionatamente Lord Voldemort.

E ci voleva un gran bel coraggio per farlo se non si era un mangiamorte convinto e dedito alla causa come i suoi genitori o quella Bellatrix Lastrange. Per Allyson Reed, invece, le cose divenivano ancora più complicate. In primo luogo, la trovava terribilmente stupida e seccante. Non la sopportava minimamente. Sapeva che, qualsiasi approccio avrebbe provato sarebbe fallito miseramente con quella sputasentenze di una Grifondoro. Lei e Allyson erano geneticamente incompatibili. O meglio, avrebbero anche potuto sostenere una conversazione tranquilla ma, molto probabilmente, solo in caso di vita o di morte.

Sapeva perfettamente quanti e quali fossero i sospetti e i sentimenti che la Reed covava verso di lei. Innanzitutto sapeva che lei aveva a che fare con Voldemort e la sua missione. Probabilmente pensava vi fossero dei collegamenti anche con il compito di Malfoy ma lei, col biondino, non c'entrava niente. A parte il fatto che fossero amici da anni, forse. Non era sicura nemmeno di quello.

Poi la Wood aveva perfettamente capito che Allyson era gelosa marcia di Malfoy. Come quest'ultimo lo era di lei. Quando vide per la prima volta colui che considerava il proprio migliore amico guardare in quel modo quell'irritante ragazzina, si era parecchio stupita della cosa. Vuoi che non avrebbe mai creduto che Draco potesse provare simili sentimenti per qualcuno, vuoi che conoscesse bene i pregiudizi che i loro genitori gli avevano inculcato sin da bambini riguardo ai mezzosangue. Comunque, faticava ancora a crederci. Se non conoscesse cosi bene Draco, da quegli sguardi e quella tensione, sarebbe arrivata persino a presupporre che quei due avessero una relazione.

Ritornando al discorso principale, il problema restava solo lei: Allyson Kathleen Reed. Doveva trovare un modo per avvicinarla, per fare in modo che lei si fidasse completamente per poi colpire e affondare. Il suo lavoro era quello, in fondo. Creare scompiglio e colpire dall'interno per rovinare la vita a Potter. Questi erano gli ordini e li avrebbe seguiti in ogni caso. La pelle, alla fine, era la sua. Tenersela stretta era un diritto più che giustificabile, qualsiasi mezzo si utilizzasse. Si lasciò scappare un sospiro ad occhi chiusi, abbandonando la testa sulla corteccia ruvida dell'albero dietro di lei. 'Cime Tempestose' era abbandonato sulle sue gambe distese in avanti, aperto alla pagina 394. Era stanca, annoiata e seccata. Se solo ci fosse stato un modo per restarsene al sicuro e da soli e, più importante di tutti, per ritornare in Francia lei non avrebbe esitato nemmeno un momento. Ma non c’era. In una situazione come quella o ci sei dentro e in salvo o, di sicuro, vieni punito in qualche maniera.

Beh, però c’era anche l’altra parte - quella del bene, se così doveva essere definita - da tenere in considerazione. Con loro non c’era la possibilità di essere cruciati o uccisi, certo, se eri dalla loro parte. Ma, solitamente, i tipi che stanno dalla parte del bene - che in quel caso era rappresentata da Potter e i suoi amichetti - ti danno il beneficio del dubbio. Ma Gwendolyn non aveva la minima voglia di rischiare in alcun modo. Se il caro vecchio Voldemort avesse dovuto arrivare al punto di soccombere - come, di sicuro, accadrà, aggiunse a sé stessa - c’era la possibilità, quasi certa, di farla franca. Soprattutto se eri una sedicenne costretta dai propri genitori a seguire gli ordini di un pazzo psicopatico in fissa con il sangue puro e bla, bla, bla. Comunque sarebbe andata, in effetti, Gwendolyn avrebbe avuto sempre la certezza di salvarsi il culo.

“E dopo, quando tutti si decideranno, una buona volta, a lasciarmi in pace, potrò fare ritorno in Francia. Dal mio sole e dal mio mare.” 

La giovane sospirò, schiudendo a malapena le palpebre mentre avvertiva lo scricchiolare di alcune foglie accanto a sé.

- Ehilà Malfoy! - salutò il suo migliore amico, accennando ad un ghigno mentre prendeva ad osservargli il viso. Quasi si preoccupò a causa della sua brutta cera…beh, quasi.        

 - Cos’è quella brutta faccia? Non scopi abbastanza, Draco?

- Vuoi rimediare tu, Wood? - bofonchiò bruscamente il biondino.

- Mi dispiace ma credo che passerò. - affermò tranquillamente lei, lasciandosi scappare un risolino. Attese qualche minuto e poi sbuffò, prima di aggiungere:

- Eddai, Draco, stavo scherzando. Certo che quella Reed ti sta rammollendo, non sei più così divertente…

- La Reed non c’entra. - mormorò lui fissando pensieroso il suolo.

Gwendolyn ridacchiò, lanciandogli un’occhiata eloquente. Draco si limitò a guardarla di bieco.

- O meglio, in parte. - ammise dopo un po’, passandosi una mano sul viso. - ma sai benissimo cosa succede. Sono solo nervoso, tutto qui.

La Wood si sistemò meglio, richiudendo dolcemente il libro che aveva in grembo e poggiandolo sulla ghiaia, accanto a lei.

- Draco, lo sai, io non mi preoccupo mai di nessuno. Ma non mi piace vederti con quella cera. Non voglio mica che tu impazzisca.

Malfoy restò in silenzio, cupo, a guardare ritto dinanzi a sé.

- Eddai, sorridi un po’. Ti lascio insultare la Reed quanto vuoi.

- E saresti tu a dovermi dare il consenso per insultare la Reed? - domandò, un sopracciglio alzato e l’espressione tra il perplesso e il divertito.

- Ovviamente. Mi annoia sentir parlare di quell’idiota ma ti do il permesso di farlo.

- E dovrei sentirmi onorato da tutto questo?

- Certo. Dopotutto sono Gwendolyn Wood. - affermò la strega dandosi un finto tono di importanza.

- Oh, allora ti ringrazio per questa grandissima opportunità. - disse Malfoy con fare sarcastico e un ghigno mentre alzava lo sguardo sull’amica.

- Dovere, Draco.

Si guardarono per qualche istante per poi scoppiare in una cauta risata. Molto contenuta ma sincera. E quella era una delle scene più strane che si potessero vedere ad Hogwarts. O, almeno, quella era una delle scene più strane che Allyson avesse mai visto ad Hogwarts.

La Reed, poi, aveva assistito a quella scena per puro, purissimo, caso. Theodore le aveva detto che Blaise l’aspettava nei pressi del Lago Nero. Lei aveva il compito di trattenerlo lontano dal loro dormitorio il più a lungo possibile. Per lo scherzo. Nott aveva l’intenzione di applicare una polvere magica urticante ai vestiti e alla biancheria di Zabini. Per farlo aveva bisogno di tempo e solitudine.

Si era giustificato con un qualcosa del tipo “Guarda che se sbaglio e tocco accidentalmente quella polvere, potrei ritrovarmi con enormi brufoli pieni di pus sulla faccia. E’ un’operazione altamente delicata e pericolosa. Mi serve tempo.”

Lei non aveva potuto contraddirlo in nessun modo. Conosceva bene i prodotti dei Tiri Vispi Weasley e quella polvere era incantata. Se era “trattata” con poca cura, procurava al suo possessore degli effetti collaterali da schifo. E ad Ally un po’ sarebbe dispiaciuto vedere il bel visino di Theo deturpato…beh, forse l’idea non era niente male. Ma Zabini era nettamente più esilarante.

Aveva già individuato Blaise ma, passando, aveva visto Gwendolyn e Draco ridere. Ovviamente non c’era nulla di male ma la sua mente - con una complice chiamata gelosia - stava rielaborando la scena in modo, decisamente, più esagerato. Lei non era affatto gelosa di Malfoy. Certo che no. Quei due avrebbero potuto pure baciarsi.

Ma allora perché si stava sbracciando in una maniera così vergognosa in direzione di Blaise, chiamandolo a voce alta con un sorriso forzatamente da ebete sulla faccia?

Decisamente, Allyson Kathleen Reed non riusciva più a capirsi. Non era coerente con sé stessa e non era normale, nel modo più assoluto, che una sedicenne avvertisse il desiderio di cavare gli occhi a due persone. O, meglio, potrebbe pensarlo ma non era normale che lei avesse già messo mano alla bacchetta, stringendola in modo convulso. No, si disse, non era assolutamente normale. Stava impazzendo.

- Reed, mi spieghi che ti prende? - le chiese il Serpeverde non appena la raggiunse. Era perplesso e quasi impaurito dall’espressione cupa che la Reed aveva assunto.

- Blaise! - esclamò, cercando di sorridere. - sta al gioco.

Gli sibilò, dimentica di ciò che doveva fare ma, soprattutto, di chi aveva davanti.

- Eh?

Un’occhiataccia fulminea e poi l’espressione più serena che si potesse immaginare spuntò sul viso della strega che, sorridente, si avvicinò di qualche passo a Blaise. Quest’ultimo deglutì, incrociò le braccia come a volersi difendere e fece una smorfia.

- Che c’è?

- Senti, io devo chiederti una cosa…- Allyson, praticamente, gridò. Guardò di sottecchi in direzione di Draco e fu soddisfatta nel vedere che avesse attirato il suo interesse. - Devo parlarti di una cosa molto importante, ma non qui.

- Se proprio ci tieni. - le rispose lui con un sopracciglio alzato.

- Bene! Andiamo! - e fingendosi felice gli afferrò un polso, cominciandolo a tirare in direzione dei giardini della scuola. Ovviamente, non prima di aver rivolto un’occhiata eloquente a Malfoy.

- Ma che l’è preso? - disse Draco, stranito, guardandola allontanarsi con l’amico. Non senza aver provato un certo fastidio.

- Davvero non l’hai capito? - mormorò la Wood stupefatta. Scosse leggermente la testa. - e io che pensavo fossi intelligente…pessimo tentativo, comunque.

- Tentativo?

- Stava cercando di farti ingelosire, idiota.

**

- Theodore Nott che cosa diavolo hai combinato?

Un Blaise piuttosto sconvolto era intento a grattarsi un po’ dappertutto con foga, soprattutto dalle parti del sedere, mentre tentava di mostrarsi minaccioso ad un Theodore che, a stento, riusciva a trattenere una risata.

- Non so di cosa tu stia parlando, Bla. - mormorò, a fatica, fingendo il solito ghigno.

I due stavano attirando l’attenzione degli studenti che passavano di lì e, in particolare, c’era un gruppetto di Grifondoro che si stava godendo la scena esilarante, senza preoccuparsi di contenere i risolini.

- Ah, si? E allora perché mi ritrovo con una voglia matta di grattarmi ovunque? - domandò il bruno, sull’orlo di una crisi nervosa.

- E io che ne so. Non mi interessano i tuoi problemi d’igiene, Blaise. Amici si, ma fino a un certo punto. - replicò lasciandosi scappare una risata contenuta nel constatare che l’amico non riusciva più a trattenersi dal grattarsi anche lì sotto.

- Non fare l’idiota! - sbottò ancora il Serpeverde mentre lanciava uno sguardo attorno a sé. Si fermò con gli occhi proprio su Allyson, la quale, ridacchiava a più non posso. - Ecco perché volevi parlarmi! Era un modo per distrarmi.

La Grifondoro si liberò in una risata osservando il viso del ragazzo cospargersi lentamente di brufoli pieni di pus.

- Oh, lo giuro su Salazar, Nott. La pagherai. Anche tu, Reed! - li minacciò, solenne, prima di voltarsi e camminare a passo svelto in direzione dell’infermeria.

- Theo avevi ragione. Ne è valsa la pena. - commentò Ally tra una risata e l’altra,  battendo il cinque a Theodore.

- Che ti dicevo io, donna di poca fede? - disse lui ridacchiando.

- La prossima volta voglio farlo io lo scherzo. Non posso lasciare che ti prenda tutto il divertimento, non credi?

- Giusto, mi sa che è meglio. La prossima volta distrarrò io Bla, così tu non dovrai preoccuparti di far ingelosire anche Draco, non credi? - la punzecchiò lui a bassa voce, il ghigno ben evidente sulle labbra.

- Non so di che cosa stai parlando. - proruppe la strega mentre le sue guance s'imporporavano di un rosso leggero.

- Certo, e io sono Merlino. - replicò sarcastico.

Allyson si limitò a borbottare qualcosa di incomprensibile per poi schiarirsi la voce come se niente fosse.

- Ci si vede a giro, Theo. - lo salutò lei, incamminandosi verso i sotterranei per raggiungere l’aula di Pozioni.

- Dove stai andando? - le domandò, stranito.

- Mh, non so, forse a lezione? Ti ricordo che ho Pozioni, adesso.

- Certo che Malfoy ti fa proprio male. - esordì divertito il Serpeverde mentre l’osservava a braccia conserte.

Lei si voltò, il sopracciglio alzato e un’espressione perplessa sul viso diafano.

- Eh?

- Guarda che adesso abbiamo Difesa e l’aula è dell’altra parte. - le rispose, scuotendo leggermente il capo.

- Ma che diavolo…- mormorò, frugando nella sua tasca per poi estrarne un bigliettino di pergamena dove c’era segnato il suo orario con tutte le materie della settimana. Gli diede un’occhiata e si schiarì nuovamente la gola, rificcando la pergamena nella tasca del mantello e affiancando silenziosamente l’amico.

- Te l’ho detto, io, che Draco Malfoy ti fa male. Molto male.

- In realtà sono i Serpeverde in generale a farmi male. La vostra influenza su di me non è affatto positiva.

**

Neville Paciock non si era mai sentito in quel modo. Certo, aveva provato simili sensazioni praticamente ogni attimo della sua vita ad Hogwarts ma mai in un modo così…assurdo. Si, assurdo, perché non riusciva a comprendere il motivo di tutto quell’improvviso nervosismo.

Infondo, non doveva mica affrontare la versione infuriata di sua nonna. Certo che no. A quello, poi, avrebbe preferito uccidere un Basilisco. Perché sua nonna, quando era adirata, assomigliava spaventosamente ad un Ungaro Spinato arrabbiato.

Forse, anche peggio. Si ritrovò ad aggiungere mentalmente, in una maniera automatica, rabbrividendo leggermente ad un pensiero del genere. Chiuse gli occhi mentre continuava a torcersi le mani, agitato. Nella sua testa, pensieri confusi si fondevano, non facendo altro che confonderlo ancor di più.

“Non devo uccidere nessun serpente mortale. Non devo affrontare nessun maledettissimo drago, mago oscuro o mia nonna. E’ solo Luna. Solo Luna.”

Si ripeteva come un mantra, ripercorrendo più volte il perimetro di quella porzione di corridoio, fermandosi ogni tanto a fissare il vuoto avanti a sé per poi ricominciare a camminare più velocemente di prima. Doveva restare calmo, Neville. Non doveva avere paura di inciampare o di dire qualcosa di sbagliato. Doveva solo restituirle l’orecchino a forma di rapanello che aveva trovato nei pressi della Sala Grande e, magari, chiederle di quei Nargilli di cui tanto parlava solo per ascoltare la sua voce qualche attimo in più. Un gioco da ragazzi, si direbbe. Non per uno come lui, però.

- Neville!

Eccola. Il Grifondoro tentò di raccogliere tutto il coraggio che il Cappello Parlante aveva visto in lui nel momento dello Smistamento e si voltò, sorridendo incerto non appena vide la bionda Corvonero avvicinarsi a lui con il suo solito sorriso trasognato e i suoi meravigliosi occhi sporgenti. 

- Ehi Luna. - mormorò facendo per muovere qualche passo, con il risultato di incespicare nei suoi stessi piedi e cadere rovinosamente a faccia in giù.

La risata cristallina della strega raggiunse le sue orecchie e lui ebbe il desiderio di sprofondare nel pavimento e non alzarsi mai più. Luna, intanto, si era abbassata verso di lui per poi picchiettare debolmente sulla sua schiena con le dita.

- Stai bene?

Neville annuì, mettendosi a sedere velocemente mentre si massaggiava la fronte.

- Si, sono solo inciampato. - ridacchiò, incerto, tentando di sdrammatizzare quell’imbarazzante situazione. Quasi, per un attimo, rimpianse l’Ungaro Spinato che, due anni prima, Harry aveva affrontato nella prima prova del Torneo Tremaghi.

- Sarà stato un Blibbering Humdinger. - commentò con la sua vocina sognante mentre porgeva una mano esile al mago per aiutarlo a rialzarsi.

- Emh…già. Sono ovunque. - mormorò Neville esitando prima di lasciare la mano della Corvonero. - comunque, volevo restituirti questo. L’ho trovato oggi vicino alla Sala Grande.

Estrasse dalla tasca dei pantaloni lo strambo orecchino e lo porse a Luna. Quest’ultima gli sorrise raggiante, rimettendo al suo posto quel gioiello e saltellando per qualche attimo.

- Grazie, Neville! Non sapevo proprio dove fosse andato a finire. - gli disse con gratitudine.

Neville arrossì leggermente, grattandosi distrattamente la nuca e volgendo lo sguardo altrove.

- Ma figurati.

- Ci vediamo in giro, Neville e grazie ancora.

Il Grifondoro ricambiò a malapena il saluto ma la ragazza era, ormai, rientrata nuovamente nel suo mondo. Non gli andava di lasciarla andare così presto, però. Avrebbe voluto solo parlarle un altro po’…

- Luna, aspetta. - le parole gli uscirono inaspettate, quasi senza che se ne accorgesse, affiancandola. Lei gli rivolse uno sguardo tra l’incantato e l’interrogativo. - ti va di parlarmi di quei…com’è che si chiamano? Emh…Nargilli, si, di loro.

A quella parola i suoi occhi chiari s’illuminarono e un sorriso ancor più splendente si formò sulle labbra sottili.

- Non dirmi che li hai visti anche tu?

- Emh, già. - l’assecondò lui, imbarazzato per quell’assurda richiesta e preoccupato per aver detto qualcosa di sbagliato. - Allora, cosa ne dici?

- Mi farebbe molto piacere.

 

  
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