Capitolo
ventisette: The Joke
A
Gwendolyn piaceva leggere ogni genere di libro. Dai fantasy babbani alla letteratura.
Era sempre stata
una ragazza che preferiva vivere le avventure di Frodo Baggins e
compagnia
piuttosto che fare una bella volata sulla sua scopa o giocare una
noiosissima
partita di quidditch. Certo, come tutti i bambini del Mondo Magico era
stata
sempre abituata a guardare il quidditch e a conoscerne le regole ma
quello
sport, oltre che annoiarla a morte, proprio non le piaceva. Non c'era
un motivo
in particolare. Probabilmente, era solo a causa
della sua incapacità di ricoprirne uno dei
ruoli che lo odiava a tal
punto. Quindi, aver chiesto spiegazioni a Potter e Weasley era stato un
qualcosa che non avrebbe mai fatto se non ci fosse stata la sua pelle
in gioco.
In questo modo era riuscita ad instaurare una sottospecie di rapporto,
del
quale si sarebbe servita in seguito per agitare le acque più
di quanto già non
lo fossero. Attirare quei due, più il tizio di passaggio
(Neville Paciock) era
stato un qualcosa di fin troppo semplice. Il quidditch, solitamente,
è una
delle cose più popolari tra i giovani maghi e il solo
nominarne il nome poteva
dar vita a lunghe e dettagliate conversazioni su ogni partita e squadra
preferita.
Il
vero
problema si poneva per Hermione Granger ed Allyson Reed. Ginny Weasley
l'aveva
scartata fin da subito. Non avrebbe avuto problemi con quella rossa una
volta
entrata nel gruppo di Potter e compagnia. La Granger non era, di certo,
stupida
per aver conquistato il titolo di "strega più brillante
della sua età". Non era
perciò strano il fatto che preferisse non avere niente a che
fare con una tizia
spuntata dal nulla, conoscendo probabilmente la maggior parte delle
cose che vi
si celavano dietro. Quindi, esisteva un solo e unico modo per far
abbassare la
guardia a quella Grifondoro: conquistare, in qualche assurdo modo, la
sua
fiducia. E Gwendolyn aveva già in mente una mezza idea,
seppur fosse poco propensa
a raccontare certe cose della propria vita privata.
Ma, si ripeté, pur
di salvare la pellaccia avrebbe gridato
a tutto il mondo di amare incondizionatamente Lord Voldemort.
E
ci
voleva un gran bel coraggio per farlo se non si era un mangiamorte
convinto e
dedito alla causa come i suoi genitori o quella Bellatrix Lastrange.
Per
Allyson Reed, invece, le cose divenivano ancora più
complicate. In primo luogo,
la trovava terribilmente stupida e seccante. Non la sopportava
minimamente.
Sapeva che, qualsiasi approccio avrebbe provato sarebbe fallito
miseramente con
quella sputasentenze di una Grifondoro. Lei e Allyson erano
geneticamente
incompatibili. O meglio, avrebbero anche potuto sostenere una
conversazione
tranquilla ma, molto probabilmente, solo in caso di vita o di morte.
Sapeva
perfettamente quanti e quali fossero i sospetti e i sentimenti che la
Reed
covava verso di lei. Innanzitutto sapeva che lei aveva a che fare con
Voldemort
e la sua missione. Probabilmente pensava vi fossero dei collegamenti
anche con
il compito di Malfoy ma lei, col biondino, non c'entrava niente. A
parte il
fatto che fossero amici da anni, forse. Non era sicura nemmeno di
quello.
Poi
la
Wood aveva perfettamente capito che Allyson era gelosa marcia di
Malfoy. Come
quest'ultimo lo era di lei. Quando vide per la prima volta colui che
considerava
il proprio migliore amico guardare in quel modo quell'irritante
ragazzina, si
era parecchio stupita della cosa. Vuoi che non avrebbe mai creduto che
Draco
potesse provare simili sentimenti per qualcuno, vuoi che conoscesse
bene i
pregiudizi che i loro genitori gli avevano inculcato sin da bambini
riguardo ai
mezzosangue. Comunque, faticava ancora a crederci. Se non conoscesse
cosi bene
Draco, da quegli sguardi e quella tensione, sarebbe arrivata persino a
presupporre che quei due avessero una relazione.
Ritornando
al discorso principale, il problema restava solo lei: Allyson Kathleen
Reed.
Doveva trovare un modo per avvicinarla, per fare in modo che lei si
fidasse
completamente per poi colpire e affondare. Il suo lavoro era quello, in
fondo.
Creare scompiglio e colpire dall'interno per rovinare la vita a Potter.
Questi
erano gli ordini e li avrebbe seguiti in ogni caso. La pelle, alla
fine, era la
sua. Tenersela stretta era un diritto più che
giustificabile, qualsiasi mezzo
si utilizzasse. Si lasciò scappare un sospiro ad occhi
chiusi, abbandonando la
testa sulla corteccia ruvida dell'albero dietro di lei. 'Cime
Tempestose' era abbandonato sulle sue gambe distese in
avanti, aperto alla pagina 394. Era stanca, annoiata e seccata. Se solo
ci
fosse stato un modo per restarsene al sicuro e da soli e,
più importante di
tutti, per ritornare in Francia lei
non avrebbe esitato nemmeno un momento. Ma non c’era. In una
situazione come
quella o ci sei dentro e in salvo o, di sicuro, vieni punito in qualche
maniera.
Beh,
però
c’era anche l’altra parte - quella del bene,
se così doveva essere definita - da tenere in
considerazione. Con loro non
c’era la possibilità di essere cruciati o uccisi,
certo, se eri dalla loro
parte. Ma, solitamente, i tipi che stanno dalla parte del bene - che in
quel
caso era rappresentata da Potter e i suoi amichetti - ti danno il
beneficio del
dubbio. Ma Gwendolyn non aveva la minima voglia di rischiare in alcun
modo. Se
il caro vecchio Voldemort avesse dovuto arrivare al punto di soccombere
- come, di sicuro, accadrà,
aggiunse a sé
stessa - c’era la possibilità, quasi certa, di
farla franca. Soprattutto se eri
una sedicenne costretta dai propri genitori a seguire gli ordini di un
pazzo
psicopatico in fissa con il sangue puro e bla, bla, bla. Comunque
sarebbe
andata, in effetti, Gwendolyn avrebbe avuto sempre la certezza di
salvarsi il
culo.
“E dopo, quando tutti si
decideranno, una buona volta, a lasciarmi
in pace, potrò fare ritorno in Francia. Dal mio sole e dal
mio mare.”
La
giovane sospirò, schiudendo a malapena le palpebre mentre
avvertiva lo
scricchiolare di alcune foglie accanto a sé.
- Ehilà Malfoy! - salutò il suo migliore amico, accennando ad un ghigno mentre prendeva ad osservargli il viso. Quasi si preoccupò a causa della sua brutta cera…beh, quasi.
- Cos’è
quella brutta faccia? Non scopi
abbastanza, Draco?
-
Vuoi
rimediare tu, Wood? - bofonchiò bruscamente il biondino.
-
Mi
dispiace ma credo che passerò. - affermò
tranquillamente lei, lasciandosi
scappare un risolino. Attese qualche minuto e poi sbuffò,
prima di aggiungere:
-
Eddai, Draco, stavo scherzando. Certo che quella Reed ti sta
rammollendo, non
sei più così divertente…
-
La
Reed non c’entra. - mormorò lui fissando
pensieroso il suolo.
Gwendolyn
ridacchiò, lanciandogli un’occhiata eloquente.
Draco si limitò a guardarla di
bieco.
-
O
meglio, in parte. - ammise dopo un po’, passandosi una mano
sul viso. - ma sai
benissimo cosa succede. Sono solo nervoso, tutto qui.
La
Wood si sistemò meglio, richiudendo dolcemente il libro che
aveva in grembo e
poggiandolo sulla ghiaia, accanto a lei.
-
Draco, lo sai, io non mi preoccupo mai di nessuno. Ma non mi piace
vederti con
quella cera. Non voglio mica che tu impazzisca.
Malfoy
restò in silenzio, cupo, a guardare ritto dinanzi a
sé.
-
Eddai, sorridi un po’. Ti lascio insultare la Reed quanto
vuoi.
-
E
saresti tu a dovermi dare il consenso per insultare la Reed? -
domandò, un
sopracciglio alzato e l’espressione tra il perplesso e il
divertito.
-
Ovviamente. Mi annoia sentir parlare di quell’idiota ma ti do
il permesso di
farlo.
-
E
dovrei sentirmi onorato da tutto questo?
-
Certo. Dopotutto sono Gwendolyn Wood. - affermò la strega
dandosi un finto tono
di importanza.
-
Oh,
allora ti ringrazio per questa grandissima opportunità. -
disse Malfoy con fare
sarcastico e un ghigno mentre alzava lo sguardo sull’amica.
-
Dovere, Draco.
Si
guardarono per qualche istante per poi scoppiare in una cauta risata.
Molto
contenuta ma sincera. E quella era una delle scene più
strane che si potessero
vedere ad Hogwarts. O, almeno, quella era una delle scene
più strane che Allyson
avesse mai visto ad Hogwarts.
La
Reed, poi, aveva assistito a quella scena per puro, purissimo, caso.
Theodore
le aveva detto che Blaise l’aspettava nei pressi del Lago
Nero. Lei aveva il
compito di trattenerlo lontano dal loro dormitorio il più a
lungo possibile.
Per lo scherzo. Nott aveva l’intenzione di applicare una
polvere magica
urticante ai vestiti e alla biancheria di Zabini. Per farlo aveva
bisogno di
tempo e solitudine.
Si
era
giustificato con un qualcosa del tipo “Guarda
che se sbaglio e tocco accidentalmente quella polvere, potrei
ritrovarmi con
enormi brufoli pieni di pus sulla faccia. E’
un’operazione altamente delicata e
pericolosa. Mi serve tempo.”
Lei
non aveva potuto contraddirlo in nessun modo. Conosceva bene i prodotti
dei
Tiri Vispi Weasley e quella polvere era incantata. Se era
“trattata” con poca
cura, procurava al suo possessore degli effetti collaterali da schifo.
E ad
Ally un po’ sarebbe dispiaciuto vedere il bel visino di Theo
deturpato…beh,
forse l’idea non era niente male. Ma Zabini era nettamente
più esilarante.
Aveva
già individuato Blaise ma, passando, aveva visto Gwendolyn e
Draco ridere.
Ovviamente non c’era nulla di male ma la sua mente - con una
complice chiamata
gelosia - stava rielaborando la scena in modo, decisamente,
più esagerato. Lei
non era affatto gelosa di Malfoy. Certo che no. Quei due avrebbero
potuto pure
baciarsi.
Ma
allora perché si stava sbracciando in una maniera
così vergognosa in direzione
di Blaise, chiamandolo a voce alta con un sorriso forzatamente da ebete
sulla
faccia?
Decisamente,
Allyson Kathleen Reed non riusciva più a capirsi. Non era
coerente con sé
stessa e non era normale, nel modo più assoluto, che una
sedicenne avvertisse
il desiderio di cavare gli occhi a due persone. O, meglio, potrebbe
pensarlo ma
non era normale che lei avesse già messo mano alla
bacchetta, stringendola in
modo convulso. No, si disse, non era assolutamente normale. Stava impazzendo.
-
Reed, mi spieghi che ti prende? - le chiese il Serpeverde non appena la
raggiunse. Era perplesso e quasi impaurito dall’espressione
cupa che la Reed
aveva assunto.
-
Blaise! - esclamò, cercando di sorridere. - sta al gioco.
Gli
sibilò,
dimentica di ciò che doveva fare ma, soprattutto, di chi
aveva davanti.
-
Eh?
Un’occhiataccia
fulminea e poi l’espressione più serena che si
potesse immaginare spuntò sul
viso della strega che, sorridente, si avvicinò di qualche
passo a Blaise. Quest’ultimo
deglutì, incrociò le braccia come a volersi
difendere e fece una smorfia.
-
Che
c’è?
-
Senti, io devo chiederti una cosa…- Allyson, praticamente,
gridò. Guardò di
sottecchi in direzione di Draco e fu soddisfatta nel vedere che avesse
attirato
il suo interesse. - Devo parlarti di una cosa molto importante, ma non
qui.
-
Se
proprio ci tieni. - le rispose lui con un sopracciglio alzato.
-
Bene! Andiamo! - e fingendosi felice gli afferrò un polso,
cominciandolo a
tirare in direzione dei giardini della scuola. Ovviamente, non prima di
aver
rivolto un’occhiata eloquente a Malfoy.
-
Ma
che l’è preso? - disse Draco, stranito,
guardandola allontanarsi con l’amico.
Non senza aver provato un certo fastidio.
-
Davvero non l’hai capito? - mormorò la Wood
stupefatta. Scosse leggermente la
testa. - e io che pensavo fossi intelligente…pessimo
tentativo, comunque.
-
Tentativo?
-
Stava cercando di farti ingelosire, idiota.
**
Un
Blaise piuttosto sconvolto era intento a grattarsi un po’
dappertutto con foga,
soprattutto dalle parti del sedere, mentre tentava di mostrarsi
minaccioso ad
un Theodore che, a stento, riusciva a trattenere una risata.
-
Non
so di cosa tu stia parlando, Bla. - mormorò, a fatica,
fingendo il solito
ghigno.
I
due
stavano attirando l’attenzione degli studenti che passavano
di lì e, in
particolare, c’era un gruppetto di Grifondoro che si stava
godendo la scena
esilarante, senza preoccuparsi di contenere i risolini.
-
Ah,
si? E allora perché mi ritrovo con una voglia matta di
grattarmi ovunque? -
domandò il bruno, sull’orlo di una crisi nervosa.
-
E io
che ne so. Non mi interessano i tuoi problemi d’igiene,
Blaise. Amici si, ma
fino a un certo punto. - replicò lasciandosi scappare una
risata contenuta nel
constatare che l’amico non riusciva più a
trattenersi dal grattarsi anche lì
sotto.
-
Non
fare l’idiota! - sbottò ancora il Serpeverde
mentre lanciava uno sguardo
attorno a sé. Si fermò con gli occhi proprio su
Allyson, la quale, ridacchiava
a più non posso. - Ecco perché volevi parlarmi!
Era un modo per distrarmi.
La
Grifondoro si liberò in una risata osservando il viso del
ragazzo cospargersi
lentamente di brufoli pieni di pus.
-
Oh,
lo giuro su Salazar, Nott. La pagherai. Anche tu, Reed! - li
minacciò, solenne,
prima di voltarsi e camminare a passo svelto in direzione
dell’infermeria.
-
Theo
avevi ragione. Ne è valsa la pena. - commentò
Ally tra una risata e
l’altra, battendo
il cinque a Theodore.
-
Che ti dicevo io, donna di poca fede? - disse lui ridacchiando.
-
La
prossima volta voglio farlo io lo scherzo. Non posso lasciare che ti
prenda
tutto il divertimento, non credi?
-
Giusto, mi sa che è meglio. La prossima volta
distrarrò io Bla, così tu non
dovrai preoccuparti di far ingelosire anche Draco, non credi? - la
punzecchiò
lui a bassa voce, il ghigno ben evidente sulle labbra.
-
Non
so di che cosa stai parlando. - proruppe la strega mentre le sue guance
s'imporporavano di un rosso leggero.
-
Certo, e io sono Merlino. - replicò sarcastico.
Allyson
si limitò a borbottare qualcosa di incomprensibile per poi
schiarirsi la voce
come se niente fosse.
-
Ci
si vede a giro, Theo. - lo salutò lei, incamminandosi verso
i sotterranei per
raggiungere l’aula di Pozioni.
-
Dove
stai andando? - le domandò, stranito.
-
Mh,
non so, forse a lezione? Ti ricordo che ho Pozioni, adesso.
-
Certo che Malfoy ti fa proprio male. - esordì divertito il
Serpeverde mentre
l’osservava a braccia conserte.
Lei
si
voltò, il sopracciglio alzato e un’espressione
perplessa sul viso diafano.
-
Eh?
-
Guarda che adesso abbiamo Difesa e
l’aula è dell’altra parte. - le rispose,
scuotendo leggermente il capo.
-
Ma
che diavolo…- mormorò, frugando nella sua tasca
per poi estrarne un bigliettino
di pergamena dove c’era segnato il suo orario con tutte le
materie della
settimana. Gli diede un’occhiata e si schiarì
nuovamente la gola, rificcando la
pergamena nella tasca del mantello e affiancando silenziosamente
l’amico.
-
Te
l’ho detto, io, che Draco Malfoy ti fa male. Molto male.
-
In
realtà sono i Serpeverde in generale a farmi male. La vostra
influenza su di me
non è affatto positiva.
**
Neville
Paciock non si era mai sentito in quel modo. Certo, aveva provato
simili
sensazioni praticamente ogni attimo della sua vita ad Hogwarts ma mai
in un
modo così…assurdo. Si, assurdo, perché
non riusciva a comprendere il motivo di
tutto quell’improvviso nervosismo.
Infondo,
non doveva mica affrontare la versione infuriata di sua nonna. Certo
che no. A
quello, poi, avrebbe preferito uccidere un Basilisco. Perché
sua nonna, quando
era adirata, assomigliava spaventosamente ad un Ungaro Spinato
arrabbiato.
Forse, anche peggio. Si
ritrovò ad aggiungere
mentalmente, in una maniera automatica, rabbrividendo leggermente ad un
pensiero del genere. Chiuse gli occhi mentre continuava a torcersi le
mani,
agitato. Nella sua testa, pensieri confusi si fondevano, non facendo
altro che
confonderlo ancor di più.
“Non devo uccidere nessun
serpente mortale. Non devo affrontare nessun maledettissimo drago, mago
oscuro
o mia nonna. E’ solo Luna. Solo Luna.”
Si
ripeteva come un mantra, ripercorrendo più volte il
perimetro di quella
porzione di corridoio, fermandosi ogni tanto a fissare il vuoto avanti
a sé per
poi ricominciare a camminare più velocemente di prima.
Doveva restare calmo,
Neville. Non doveva avere paura di inciampare o di dire qualcosa di
sbagliato.
Doveva solo restituirle l’orecchino a forma di rapanello che
aveva trovato nei
pressi della Sala Grande e, magari, chiederle di quei Nargilli di cui
tanto
parlava solo per ascoltare la sua voce qualche attimo in
più. Un gioco da
ragazzi, si direbbe. Non per uno come lui, però.
Eccola.
Il Grifondoro tentò di raccogliere tutto il coraggio che il
Cappello Parlante
aveva visto in lui nel momento dello Smistamento e si voltò,
sorridendo incerto
non appena vide la bionda Corvonero avvicinarsi a lui con il suo solito
sorriso
trasognato e i suoi meravigliosi occhi sporgenti.
-
Ehi
Luna. - mormorò facendo per muovere qualche passo, con il
risultato di
incespicare nei suoi stessi piedi e cadere rovinosamente a faccia in
giù.
La
risata cristallina della strega raggiunse le sue orecchie e lui ebbe il
desiderio di sprofondare nel pavimento e non alzarsi mai
più. Luna, intanto, si
era abbassata verso di lui per poi picchiettare debolmente sulla sua
schiena
con le dita.
-
Stai
bene?
Neville
annuì, mettendosi a sedere velocemente mentre si massaggiava
la fronte.
-
Si,
sono solo inciampato. - ridacchiò, incerto, tentando di
sdrammatizzare
quell’imbarazzante situazione. Quasi, per un attimo,
rimpianse l’Ungaro Spinato
che, due anni prima, Harry aveva affrontato nella prima prova del
Torneo Tremaghi.
-
Sarà
stato un Blibbering Humdinger. - commentò con la sua vocina
sognante mentre
porgeva una mano esile al mago per aiutarlo a rialzarsi.
-
Emh…già. Sono ovunque. - mormorò
Neville esitando prima di lasciare la mano
della Corvonero. - comunque, volevo restituirti questo. L’ho
trovato oggi
vicino alla Sala Grande.
Estrasse
dalla tasca dei pantaloni lo strambo orecchino e lo porse a Luna.
Quest’ultima
gli sorrise raggiante, rimettendo al suo posto quel gioiello e
saltellando per
qualche attimo.
-
Grazie, Neville! Non sapevo proprio dove fosse andato a finire. - gli
disse con
gratitudine.
Neville
arrossì leggermente, grattandosi distrattamente la nuca e
volgendo lo sguardo
altrove.
-
Ma
figurati.
-
Ci
vediamo in giro, Neville e grazie ancora.
Il
Grifondoro ricambiò a malapena il saluto ma la ragazza era,
ormai, rientrata
nuovamente nel suo mondo. Non gli andava di lasciarla andare
così presto, però.
Avrebbe voluto solo parlarle un altro po’…
-
Luna, aspetta. - le parole gli uscirono inaspettate, quasi senza che se
ne
accorgesse, affiancandola. Lei gli rivolse uno sguardo tra
l’incantato e
l’interrogativo. - ti va di parlarmi di
quei…com’è che si chiamano?
Emh…Nargilli, si, di loro.
A
quella parola i suoi occhi chiari s’illuminarono e un sorriso
ancor più splendente
si formò sulle labbra sottili.
-
Non
dirmi che li hai visti anche tu?
-
Emh,
già. - l’assecondò lui, imbarazzato per
quell’assurda richiesta e preoccupato
per aver detto qualcosa di sbagliato. - Allora, cosa ne dici?
- Mi
farebbe molto piacere.