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Autore: Nidham    26/06/2014    1 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Molto bene” e il tono glaciale con cui Morrigan pronunciò quelle parole ne confutò all'istante il significato. “Sei padrone del tuo destino.”

Zevran non mosse un muscolo e non tradì alcuna emozione, né di soddisfazione per aver ottenuto il suo scopo, né di paura o tristezza per il destino a cui si era appena condannato. In realtà, al momento, l'unica sensazione che riusciva a provare era una bruciante urgenza, un bisogno irrefrenabile di mettersi all'opera, di concludere ciò che, senza saperlo, aveva iniziato quel lontano pomeriggio di fine estate in cui, per la prima volta, aveva posato lo sguardo su una graziosa bambina dagli occhi quasi vecchi come i suoi.

Ricordava bene l'indifferenza con cui aveva atteso che quel gruppo di sciocchi idealisti si gettasse nella trappola che piuttosto banalmente aveva progettato per loro.

Non era mai difficile prendersi gioco dei cosiddetti eroi, non era necessario inventarsi stratagemmi troppo elaborati: una fragile fanciulla in difficoltà, una richiesta di aiuto espressa con voce tremante e il pollo di turno era già pronto a infilare la testa nel cappio del boia.

Le famigerate “ultime speranze del Ferelden” non erano state da meno e si erano lasciati infinocchiare come il più ingenuo dei contadini; tra l'altro l'interpretazione di quella novellina mandata a abbordarli aveva lasciato molto a desiderare: nessun pathos, nessuna lacrima, nessun tremore virginale. Zevran aveva pensato che avrebbe dovuto insegnarle qualche trucco, magari rimproverarla per la sua incapacità, ma era piuttosto piacevole averla tra le lenzuola e, tutto sommato, non aveva avuto voglia di perder tempo prezioso con consigli inutili. Al massimo si sarebbe inventato qualche giochetto piacevole con cui punirla e, al contempo, divertirsi un po'.

Aveva scosso la testa, deluso. Il fatto che potesse distrarsi con considerazioni tanto futili la diceva lunga sul grado di difficoltà di quel compito.

Mentre se ne stava nascosto all'ombra di una tenda del loro falso accampamento, circondato da un manipolo scelto di assassini dei quali non ricordava neppure il nome, ma conosceva bene le abilità, quasi si era dispiaciuto che tutto fosse stato così facile.

Non dava mai giudizi sugli incarichi che gli venivano affidati, né si permetteva il lusso di decidere se gradisse o meno compierli. I suoi superiori lo mettevano sulla strada e l'assassino si limitava a liberarla da ogni ostacolo gli fosse stato indicato, uomo, donna, bambino o animale. Non provava nulla, non desiderava nulla, ma, in quella occasione, aveva quasi sperato che tutto si rivelasse più difficile del previsto, che quegli stupidi si dimostrassero degni della loro fama e gli permettessero, dopo tanto tempo, di mettere alla prova la sua abilità, di sgranchirsi un po' dall'apatia di lavori banali e sterili che lo soffocavano in un vortice di insensibilità troppo pericoloso per adagiarvisi definitivamente. L'annullamento emotivo era un inevitabile rischio del mestiere, ma crogiolarvisi poteva condurre al verificarsi di un altro rischio, ben più definitivo.

Allungando le braccia per stirare i muscoli e evitare crampi indesiderati, si era augurato almeno di godersi un bello scontro prima di ucciderli, anche se riteneva improbabile che, per quanto abili, potessero resistere per più di un paio di minuti. Aveva studiato approfonditamente le capacità di ogni membro del gruppo e l'unica a preoccuparlo era la maga rinnegata dai capelli corvini e l'espressione perpetuamente strafottente che non era legata quanto gli altri a stupide leggi morali sull'onore e il rispetto della vita.

Con un unico cenno, aveva indicato al compagno alla sua destra di occuparsi esclusivamente di lei, aggirandoli furtivamente non appena avessero messo piede in trappola.

Aveva sentito le loro voci avvicinarsi, sommesse, prudenti, ma non abbastanza per il suo udito finissimo, e aveva sfoderato i pugnali. Poi aveva commesso il primo errore di quel dannato pomeriggio: si era rilassato tanto da concedersi di fissare negli occhi il suo avversario. Ciò che aveva visto non era ciò che si aspettava. Alle spalle del guerriero dall'aria cupa e ingenua che sapeva essere il Custode più anziano, se ne stava la fanciulla che si era ripromesso di uccidere personalmente, il capo di quella sconclusionata compagnia che avrebbe dovuto salvare il mondo e non sapeva riconoscere neanche una banale trappola da mercenari.

Era poco più di una bambina, piccola sotto l'armatura di cuoio che avrebbe dovuto quasi soffocarla col suo peso. Teneva due lame corte in mani affusolate più adatte a pizzicare il liuto che brandire armi e aveva il volto delicato e cesellato di una principessa, non di una guerriera.

Eppure c'era qualcosa nel suo portamento che non faceva dubitare neanche per un attimo che meritasse il ruolo a cui era stata condannata; avanzava fiera e decisa, guardinga nei gesti e svelta nei modi, attenta a ogni membro della squadra per indirizzarlo verso la migliore strategia possibile davanti ad ogni imprevisto.

Non poteva avere più di sedici anni, ma i suoi occhi, di un castano più scuro della terra appena arata, grandi e modellati apposta per essere paragonati a quelli di un cerbiatto in qualche sciocca rima da innamorato, nascondevano, tra ciglia lunghissime, un disincanto proprio solo delle anime che hanno visto troppo e provato troppo dolore per non uscirne invecchiate e sfilacciate, in un giro di dadi col destino la cui posta in gioco è la disperazione, la morte o la forgiatura di uno spirito talmente adamantino da essere capace di dimenticare se stesso e divenire indistruttibile.

Zevran conosceva bene quegli occhi, perché li vedeva riflessi ogni volta in cui si concedeva il lusso di guardarsi in uno specchio; anche se quella ragazza aveva scelto il bene e non il male, il sacrificio e non l'egoismo, il coraggio e non la vigliaccheria, i loro occhi raccontavano la stessa storia, lo stesso disincanto, la stessa cupa consapevolezza del mondo e, per la prima volta, l'assassino si era reso conto di averla sottovalutata e aveva provato una strana sensazione di incomprensibile fastidio nel dover uccidere non uno stupido, saccente eroe, ma un coraggioso sopravvissuto.

Aveva dato il segnale con un attimo di ritardo, il secondo errore di quella sciagurata missione, ma forse, se anche tutto si fosse svolto perfettamente secondo i piani, non sarebbero riusciti a sconfiggerli.

Questo dubbio se lo sarebbe portato nella tomba, o in qualsiasi altro luogo a cui, adesso, fosse destinato.

Sarebbe dovuto morire quel giorno, morire da mostro e da codardo, senza nessuno a seppellire le sue ossa o a piangere la sua perdita.

Era quello che si era aspettato mentre veniva strattonato da quel grosso bue in armatura davanti a colei che non aveva saputo uccidere, perché decidesse il suo destino.

L'aveva guardata negli occhi nascondendo la sua ammirazione dietro una licenziosa ironia, biascicando frasi adulatorie più per abitudine che per sincero interesse, incapace di capire se davvero volesse essere risparmiato o essere liberato, finalmente, dal peso di una vita vuota e inutile.

Aveva agito per istinto o per addestramento e aveva venduto la sua vita in cambio di obbedienza, come i Corvi gli avevano insegnato a fare, pronto a tradire e fuggire al primo mutar del vento, ma allora non si era reso conto che, quella volta, quel contratto che tanto superficialmente si stava apprestando a siglare non si sarebbe potuto sciogliere nell'inganno, perché neppure un assassino col cuore gonfio di tenebra avrebbe potuto rimanere indifferente di fronte a chi, rinato nelle tenebre, aveva saputo trovare e offrire al mondo una luce.

 

 

Rieccomi!! dopo un'assenza più lunga del previsto, cosa mi metto a fare? Non porto avanti la storia, ma mi perdo in un flashback -_- Onestamente non era quello che avevo in mente quando, due ore fa, mi son seduta davanti al pc. Ad ogni modo, ormai è tardi per tornare indietro e spero che il capitolo possa piacervi lo stesso ^_^, così come spero di poter aggiornare prima di quanto non tema al momento. Come sempre, grazie a chiunque segua ancora questa interminabile ff.

  
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