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Autore: MmeBovary    26/06/2014    5 recensioni
Quando Hermione si ritrova a dover scontare l’ennesima punizione per una lite tra Harry e Draco, crede di aver toccato il fondo. Non si aspetta che le cose possano peggiorare esponenzialmente e il suo mondo e quello di Draco possano finire sottosopra...
Ma il pandemonio e lo scambio di vite che seguiranno apriranno per sempre gli occhi di due ragazzi che non si erano mai accorti di non aver capito nulla l’uno della vita dell’altra... di cosa si provi a nascondersi sotto l’altrui pelle.
[Cap.3: Quando finalmente riaprì gli occhi, Hermione Granger non riuscì a pensare che a una cosa: la sua testa stava per spaccarsi in due.
Lentamente la sua memoria cominciò a trasmetterle brandelli di informazioni utili.
La rissa in corridoio, la punizione serale, il litigio con Malfoy, l’improvvisa oscurità. [...]
Scattò a sedere come se si fosse scottata, spalancando gli occhi e capì che c’era qualcosa che non andava. [...]
Per alzarsi si era tirata dietro la seta purpurea che copriva le sue forme nude e si era resa conto che qualcosa le impediva di trascinarla oltre.
O forse sarebbe stato meglio dire qualcuno…]
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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7. ACCELERAZIONI





Dietro una serra di calle in fiore due giovani corpi intrecciati erano fermi al suolo, respirando lentamente all’unisono come avessero un animo solo.
Il sole si apprestava a sparire dietro l’orlo della foresta, ricamato delle foglie di mille alberi diversi, e il buio si faceva strada tanto nell’aria quanto nella mente di quei due ragazzi immobili.
Erano entrambi affannati, accaldati, confusi.
Dietro alle palpebre abbassate, le pupille si muovevano frenetiche, per ripercorrere i contorni confusi di immagini mai viste.
Dietro le labbra ancora dischiuse il sapore dei baci appena scambiati era dolce tortura.
Sotto le sue dita Draco sentiva scorrere i capelli di Hermione e vi si aggrappava come fossero la corda che gli impediva di sprofondare.
Non sentiva l’erba sotto i propri piedi. Solo il vuoto, l’assoluta mancanza di certezze. Non sapeva più chi fosse.
Hermione strofinò il naso contro la sua guancia. Gli sembrava di conoscere quella sensazione di prurito, come avesse passato ore a sfiorare quella pelle ispida di un accenno di barba. Era rassicurante, come il palmo ruvido di suo padre, come il petto morbido di sua madre. C’era qualcosa di ancestrale nel benessere che le scatenava.
Si sentiva come ubriaca. Era tutto troppo strano e troppo eccitante.
“Forse dovremmo fermarci e riflettere. Se ieri qualcuno mi avesse detto che sarei stata qui, con te, l’avrei mandato a farsi vedere da Madama Chips…”
Draco non dette neanche segno di averla udita, ma allontanò le dita dai suoi boccoli, senza smettere di inspirarne il profumo.
“Non sono sicuro che riuscirò a fermarmi…” – mugolò contro le sue labbra.
La sua mano era già affondata tra le sue cosce.
Hermione sospirò senza ritegno.
“Non sono sicura di volerti fermare…”
L’ultima sua parola si spense in un sussurro umido dell’ennesimo bacio.
No, non avevano intenzione o modo di fermarsi. L’alchimia segreta di quei baci aveva scatenato qualcosa di irrefrenabili, facendo loro scoprire, senza pudore, quanto si desiderassero.
Un sonoro tonfo, seguito da un fruscio di arbusti che si spezzano, però, li fermò eccome e li fece schizzare in piedi all’istante.
“Oh, dannato vaso! È uscito dal nulla!”
Hermione tentò di rivestirsi come poteva e sfoderò la bacchetta nella direzione della voce.
“Chi va là?” – urlò, forse più infastidita dell’interruzione che non spaventata.
Una mano dalle corte dita grassocce riemerse da un cespuglio non lontano, seguita a ruota da un braccio coperto di foglie e dal volto imbarazzato di Neville.
Draco borbottò tra i denti un’imprecazione irripetibile, per la quale Hermione gli sferrò una gomitata poco discreta.
“Neville, Neville? Ehi, tutto ok?”
Dietro di lui stava accorrendo, saltellando con leggerezza, Luna Lovegood, seminascosta da un enorme mazzo di fiori selvatici.
“Sei sparito, credevo ti avesse rapito un goblin dei prati.”
Solo in quell’istante la ragazza notò gli altri presenti.
Un silenzio imbarazzato regnava nell’aria.
Draco e Hermione tentavano di richiudersi i vestiti come potevano. Ostentavano una falsa calma al limite del ridicolo, ma la situazione era surreale.
Fu Luna a spezzare il mutismo generale.
“Oh, vi abbiamo interrotto. Volete un dente di leone? – porse a Hermione un fiore dal suo mazzo – si dice che sia un afrodisiaco straordinario.”
La ragazza arrossì fino alle punte dei capelli, mentre Draco esplodeva in una risata compiaciuta alla  vista delle sue gote color melograno.
“I-io… Grazie, Luna, ma…”
“Puoi accettarlo, tranquilla, io ne ho un sacco, Neville me ne ha appena regalati a manciate.”
Draco si teneva la pancia, piegato in due dallo sghignazzare, ma riuscì a sibilare un “E bravo Paciock!” tra le convulsioni dell’ilarità.
Il Grifondoro in questione fissava i cespugli da cui era emerso e sembrava pensare che forse stare a faccia giù dentro un rovo era una situazione più gradevole di quella.
Improvvisamente si ricordò qualcosa che forse poteva cambiare il discorso e salvarlo, senza dover ricorrere all’auto-Schiantarsi.
Si ficcò le mani in tasca e tirò fuori una serie di cartine di cioccorane e una figurina un po’ sgualcita, che doveva essere lì da un po’.
“Draco, quasi dimenticavo! È da ieri che dovevo fartela vedere! L’ho trovata!”
Il ragazzo si scrollò di dosso gli ultimi strascichi delle risate convulse e assunse un’aria a dir poco perplessa.
“Scusa, Paciock, che cosa avresti trovato?”
Stava per aggiungere una battuta crudele, ma si ricordò all’ultimo che probabilmente in quel mondo nessuno si sarebbe aspettato da lui cattiverie gratuite verso un compagno di Casa e si dovette mordere la lingua.
Neville gli piazzò davanti un sorriso a trentadue denti e una figurina il cui soggetto faceva non meno sfoggio della propria dentatura.
Sia Draco che Hermione persero la parola nel leggere la didascalia.
Draco Malfoy, studente a Hogwarts durante la Seconda Guerra Magica, ha combattuto con coraggio a fianco dell’amico Harry Potter, distruggendo Horcrux e apportando un significativo contributo alla sconfitta delle forze di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
“Non puoi immaginare le cioccorane che ho dovuto mangiare per trovarla!” – scalpitava Neville, confuso sul perché il suo compagno di casa non sembrasse entusiasta della propria gloria.
Persino il Draco in miniatura della figurina aveva assunto un’aria offesa in seguito agli occhi orripilanti della propria versione in carne ed ossa.
“Oh, posso immaginare quante ne hai sbafate…” – borbottò Malfoy, adocchiando la pancia prominente del ragazzo, stavolta senza alcun ritegno per le apparenze da mantenere.
La sua compagna di sventure non si prese neanche la briga di rimbrottarlo – ad ogni modo né Neville né Luna parevano aver capito la battuta. La seconda, in particolare, forse neanche l’aveva sentita, presa com’era a fissare un punto indefinito poco sopra le loro teste.
“Questo è troppo!” – esplose Hermione, strappando la figurina dalle mani di Draco – “E immagino che una mia figurina non esista neanche per sogno!”
“Beh…” – si giustificava Neville – “Non è che tu abbia combattuto proprio con noi, Granger…”
“Ti sei preso tutto!” – continuava Hermione, rivolta a Draco, come se l’altro ragazzo non avesse mai neanche aperto bocca – “E che diamine! Cos’altro vuoi della mia vita, Malfoy? Cos’altro ti è toccato? Ti sei pure baciato Ron?”
Le labbra sottili di Malfoy si aprirono per lasciar passare un lamento di disgusto.
“Per Salazar, Granger, non esagerare. E stai tranquilla…” – aggiunge in un sibilo gelido – “quando riavremo le nostre vite potrai tornartene da Lenticchia, se è questo che ti preoccupa.”
Lei si irrigidì. Forse aveva detto la cosa sbagliata.
La magia di pochi minuti prima era scomparsa. Erano tornati ai litigi sprezzanti di sempre e Hermione si chiese se fraternizzare con la Serpe non fosse uno sforzo sisifeo.
“Io e Ron non stiamo insieme. Ma questi non sono affari tuoi.”
Draco stava per ribattere, ma Luna gli schiaffò un fiore violaceo sotto al naso.
“Malva. Calma gli spiriti, pone fine ai battibecchi.”
Hermione sorrise, mentre il ragazzo di fronte a lei sembrava pronto a sbranare a morsi sia la malva che la mano che la reggeva.
“E credo ve ne serva parecchia. Che vi prende ragazzi? Sembrate tutti sotto sopra.”
Neville tentò di allontanarla. Non era la persona più sveglia del castello, ma aveva capito che tirava una brutta aria.
“Luna, dai, continuiamo il giro delle serre, forse Draco e la Granger vorrebbero stare soli.”
La Lovegood scrollò le spalle e saltellò nella direzione da cui era venuta, con Neville che incespicava tra i cespugli per raggiungerla.
“Comunque” – urlò lei prima di piegarsi per raccogliere una margherita – “Siete strani davvero. Sembra che vi abbia scambiato un Vividifico.”
A Hermione parve che qualcuno le avesse risucchiato tutta l’aria dai polmoni.
Il suo sguardo e quello di Draco si trafissero a vicenda.
Sembra che vi abbia scambiato un Vividifico.
“Biblioteca!”
Lo urlarono all’unisono, nell’istante in cui entrambi iniziavano a correre verso il castello.
I piedi, frenetici, scivolarono sulle pietre muschiate, scalzarono teneri ciuffi d’erba, saltarono i gradini a due a due, fino a posarsi sulla soglia della biblioteca.
Hermione afferrò la maniglia un istante prima di Draco, trovandosi con la mano sotto la sua.
Improvvisamente le parve che quelle gambe che l’avevano fatta volare fino là fossero diventate di gesso. Se qualcuno l’avesse toccata sarebbe crollata come polvere.
I due ragazzi sembravano rendersi conto solo ora di quanto fossero vicini alla soluzione. Probabilmente quelle creature che Hagrid li aveva mandati a cercare erano la chiave per capire cosa fosse successo e la verità era in qualche libro dietro a quella porta.
“E se scopriamo che non è reversibile?”
Hermione dette voce al suo primo pensiero, ma Draco rispose mettendo in parole il suo secondo.
“E se scopriamo che lo è?”
Draco si rese conto di aver parlato con un brivido. Credeva di averlo solo pensato, nel momento in cui la sua mano si era intrecciata con quella di Hermione.
E se scopriamo che lo è, tu vorresti tornare indietro?
Dopo tutto quello che avevano provato… Avevano aperto il Vaso di Pandora e tentare di ritapparlo e tornare alla vita di sempre sarebbe stato probabilmente una condanna alla follia.
Quell’ennesimo momento di silenzioso stallo fu interrotto da un ignaro Tassorosso del secondo anno che uscì dalla biblioteca e costrinse i due ragazzi a mollare la maniglia.
Le loro mani rimasero a mezz’aria per un lungo secondo, prima che i ragazzi varcassero la soglia con un sospiro.
Quella giornata sembrava andare avanti per pause infinite e improvvise accelerazioni di ritmo, rifletté Hermione.
Lo shock del risveglio, le lezioni che sembravano non lasciarli mai liberi, la corsa in biblioteca, le ricerche senza sbocco per lunghissime ore, quel bacio che li aveva sconvolti peggio di un Confundus, l’incertezza che ne era seguita, l’illuminazione data da Luna, il dubbio paralizzante su quale sarebbe stato il passo successivo.
Pausa, avanti veloce, pausa, avanti veloce.
Hermione si sentiva al limite del black out come il nastro di una cassetta maltrattata, ma si avviò lo stesso verso la sezione di Cura delle Creature Magiche, non senza notare il libro che aveva smesso di consultare poco prima e che Pansy aveva abbandonato su una sedia. Le cadde l’occhio sull’indice, che prima non aveva letto e notò la sezione su Vividifico.
“Ci sarei arrivata se Dennis non ci avesse interrotto.” – sbuffò.
Anche se, non fosse stato per Colin, non sarebbe arrivata ad altro. A quel bacio che l’aveva stravolta, a quei ricordi non suoi che le avevano aperto un mondo di possibilità. In quel mondo essere una Serpeverde non voleva dire essere un’algida creatura che non sa amare. In quel mondo un Grifondoro poteva abbassare il proprio sguardo fiero verso i bui Sotterranei di Hogwarts e vedere qualcosa di buono in chiunque.
“Granger, ti sei incantata?”
Lei si riscosse. Era rimasta con il libro in mano a mezz’aria. Lo spinse verso Draco.
“Leggi tu, io non ho il coraggio.”
Il ragazzo rise sotto i baffi.
“L’indomita Granger senza macchia e senza paura ha paura” – la sbeffeggiò con le stesse parole che aveva usato nella Foresta ore prima. Con la differenza che stavolta la sua voce aveva una nota autoironica e comprensiva che era mancata la prima volta. Era come se facesse il verso a se stesso e Hermione stavolta, invece di arrabbiarsi, ritrovò un briciolo di calma perché seppe che aveva paura anche lui.
“Insieme” – gli disse, allora, con le dita intrecciate alle sue sopra alla copertina consunta e screpolata del libro.
Lui annuì solamente, sollevato.
Aveva paura di dire quello che pensava da quando poco prima si era ritrovato a snocciolare come un idiota il suo perverso desiderio di restare in quel mondo contorto e rovesciato.
Certo, non vedeva l’ora di tornare un Serpeverde Purosangue e di rimettere piede nella fresca e confortante aria umida dei Sotterranei. Ma guardare il mondo dall’alto di chi si eleva sopra una torre di onore, lealtà e buoni propositi rispettati invece che dall’instabile piedistallo di un casato e una parola tanto vana come “sangue” non era stata una brutta sensazione.
Suo malgrado aveva dovuto ammettere che l’amicizia bonaria e senza pericolo di accoltellamenti alle spalle dei Grifoni era piacevole. Almeno per un giorno.
E poi c’era il fattore Hermione. Sarà stato quel falso corpo Mezzosangue e Grifondoro che si ritrovava in quella realtà, ma stringerla a sé era stata una delle sensazioni più complete e confortanti che avesse mai provato. Baciarla era per lui come per un affamato e assetato mordere la polpa di una mela fragrante. Saziava ogni suo bisogno.
“Malfoy, ora sei tu che ti sei incantato.”
Lui grugnì una mezza scusa, poi spalancò il libro davanti a Hermione e, in piedi dietro di lei, prese a sfogliarne le pagine. Il suo braccio le sfiorava il fianco ogni volta che girava un foglio e quell’effimero contatto gli dava il briciolo di forza necessario ad andare avanti.
Presto furono alla pagina giusta ed entrambi i loro corpi si irrigidirono mentre leggevano tutto quello che avrebbero saputo se non fossero stati troppo intenti a litigare per ascoltare Hagrid:
 
“Curiosi fenomeni di scambio sono stati testimoniati anche da coloro che hanno avuto contatti con quelle strane creature chiamate Vividifico. Questi esseri, simili a fate verdi e senz’ali, sono molto amanti della quiete e della pace e sembrano divertirsi a confondere le esistenze di persone che trovino in atteggiamenti non pacifici. Il loro unico potere è quello di creare delle potentissime illusioni. Gli ignari maghi coinvolti si vedono circondare dalle tenebre, dopodiché entrano in una sorta di trance e vivono un’esistenza di sogno reale e palpabile quanto la loro.
Se ciò può apparire a prima vista divertente, in realtà questi scambi hanno avuto spesso conseguenze tragiche. Maghi e streghe convinti di essere impazziti si sono tolti la vita in sogno e ciò li ha portati alla morte anche nella realtà. Altri semplicemente non si sono mai svegliati, incapaci di riemergere dalla realtà alternativa dipinta da queste creature. L’unico modo per sfuggire alla verosimilissima illusione dei Vividifico, infatti, è ritrovare la creatura nell’illusione e convincerla del proprio ravvedimento. Inutile dire che se trovare un Vividifico è cosa ardua, per molti porre fine a uno screzio è quasi cosa impossibile. Un consiglio: la cosa migliore per chi si renda conto di essere vittima di un’illusione ad opera di queste creature, è… tornare sui propri passi. La soluzione vi aspetterà laddove tutto è cominciato.”
 
Draco e Hermione si scambiarono un’occhiata perplessa.
“Direi che è chiaro che una di queste creature si sta divertendo a incasinarci la vita…” – mormorò Hermione.
“…ma che diamine vuol dire che la soluzione ci aspetterà laddove tutto è cominciato?!” – finì per lei la frase il ragazzo alle sue spalle.
Lei scrollò le spalle e si lasciò andare leggermente contro il suo petto.
Era un piccolo gesto, quasi involontario, ma pieno di significato. Una parte di lei pensava ancora che Malfoy se la sarebbe scrollata di dosso. Dopotutto non c’era nessuno in biblioteca e non aveva bisogno di mantenere le apparenze. Invece il ragazzo non lo fece. Al contrario, anche lui sembrava apprezzare quel contatto.
Dopo un minuto lui perse quel briciolo di pazienza che aveva e iniziò a sbuffare come un toro.
“Beh, allora?”
“Allora che?”
“Allora, Granger, dov’è il tuo famoso ingegno, risolvi questa sottospecie di indovinello che l’autore del libro si è divertito a ficcare al posto di una spiegazione o devo pensare che le lodi del tuo ingegno siano state grandemente immeritate?”
Lei si voltò per rifilargli uno sguardo da belva feroce. Con la pazienza, Draco, aveva perso anche ogni sorta di cortesia e dolcezza che le fosse parso di intravedere.
Non poteva dimenticarsi con chi aveva a che fare per più di pochi beati secondi.
“Forse, Malfoy, in questo mondo al contrario sono diventata ottusa come te!”
Lui fece una smorfia sarcastica.
Era divertente far scaldare la Granger. Specialmente ora che ogni frecciata e ogni gesto strozzato di rabbia aveva il retrogusto eccitante di un desiderio carnale crescente.
“Allora, proverò io ad offrire una soluzione con il mio sopraffino cervello mezzo Babbano…” – celiò con un inchino pomposo.
Ma dietro al sorriso di bronzo c’era l’inquietudine del non aver idea di cosa volessero dire quelle parole.
Dove tutto è cominciato.
Dove avevano cominciato a odiarsi? Mh, difficile a dirsi. Lui dalla nascita aveva poppato latte e odio per i Mezzosangue.
Dove erano nati? Nah, troppo indietro. Non c’entrava nulla.
Tornare sui propri passi.
“Magari…” – tentò con un brivido di eccitazione per l’intuizione improvvisa – “…nella Foresta, dove ci ha beccati.”
Hermione si rimproverò per non esserci arrivata per prima.
“Ma certo! Lo ritroveremo dov’era! C’è un solo problema, suppongo… Come torniamo in quel posto?”
Prima di tutto avrebbero dovuto uscire di nascosto e intrufolarsi nella Foresta Proibita. E poi avrebbero dovuto ritracciare i propri passi fino a quella piccola vallata muschiosa dove per l’ultima volta erano stati una Grifondoro e un Serpeverde. Ma come? Quella sera avevano vagato quasi a caso, litigando ogni due metri, prendendo i primi sentieri che capitavano a tiro, solo per dimostrarsi a vicenda che non avevano paura di proseguire.
Draco sghignazzò e chiuse il libro con un tonfo.
“Frego il mantello dell’invisibilità a quel coglione di Potter e poi il posto lo ritrovo io,” – snocciolò con uno sguardo sicuro – “noi Malfoy abbiamo un senso dell’orientamento eccezionale.”
 
 
Due ore dopo, Draco e Hermione erano immersi fino alle caviglie nello spesso fango di una radura della Foresta in cui non avevano mai messo piede prima e nessuno dei due aveva la minima idea di dove fossero, sebbene solo Hermione fosse disposta da ammetterlo.
“Senso dell’orientamento eccezionale i miei stivali…” – borbottava Hermione.
Si aggrappò ad un grosso albero coperto liane per fare forza sulle braccia e districarsi dal fango.
Ogni passo era una fatica immane.
Il ragazzo accanto a lei parve sul punto di piangere quando tirò su dalla melma un piede fasciato solo da un calzino vuoto. La Foresta si era risucchiata la sua preziosa scarpa fatta su misura.
“Io so dove siamo!” – urlò, nondimeno.
Mentiva, e gli si leggeva in faccia.
Aveva avuto il mantello dell’invisibilità che avevano usato per arrivare fino a là, ma non per averlo sgraffignato come un vero Serpeverde. Potter lo aveva beccato con le mani tra i suoi calzini e gli aveva semplicemente detto “Cerchi il mantello? È nell’ultimo cassetto, te l’ho detto un milione di volte, prendilo pure, ma vedi di non farci niente di zozzo sotto se stai andando dalla Granger, ok?”.
Potter gli aveva tolto la soddisfazione di fregarlo con la sua galanteria. E ora il buio totale di quella notte illune lo umiliava nuovamente facendolo passare per un idiota.
Hermione staccò con un gesto bruto un ramo secco da una pianta coperta di lucide foglie viola e grandi come mani. Lo ficcò in terra avanti a sé e lo usò come leva per uscire dalla fanghiglia e arrivare sana e salva su un intrico di radici dall’aspetto meravigliosamente asciutto.
“Secondo me dobbiamo andare a sinistra.”
In risposta Draco sbuffò solamente.
“Mi hai sentita?”
“Ti ho sentita, Mezzosangue! È da ore che ti sento andare avanti come una radio rotta! E comunque è a destra che dobbiamo andare! E passami quel bastone che altrimenti non esco mai più da questo posto infernale.”
Lei gli lanciò addosso il ramo secco. Il legno lo colpì alla spalla, facendo un piccolo crack contro la sua scapola ossuta, per poi cadergli accanto.
“Ahi, dannazione, stai diventando violenta?!”
Hermione si tolse il fango dalle scarpe con estrema calma.
“No, te l’ho solamente passato. Per un cercatore hai dei riflessi piuttosto lenti.”
Il ragazzo parve diventare più viola delle foglie alle sue spalle. Uscì dalla melma con tre falcate rabbiose e spinse Hermione contro il tronco alle sue spalle prima ancora che lei potesse rendersi conto di quello stava facendo.
“Hey, Malfoy, che cosa…”
“Questa è la goccia che fa traboccare il calderone! Io sono un ottimo cercatore!” – sbraitò lui.
Le sue mani, puntellate ai lati del volto di Hermione sbatterono contro la corteccia e piccoli trucioli scuri caddero a terra. Un uccello nero, da qualche parte sopra le loro teste, spiccò il volo.
Hermione si rese conto con stupore che per qualche assurda ragione non aveva paura.
Probabilmente avrebbe dovuto. Malfoy le pareva sempre più fuori di testa ed era sola con lui nella Foresta Proibita.
Eppure…
C’era qualcosa di eccitante nel modo in cui le braccia sottili ai lati del suo volto si tendevano vicino a lei. C’era qualcosa di voglioso nel modo in cui il bacino del ragazzo la inchiodava contro il tronco alle sue spalle. E c’era qualche cosa che sapeva di desiderio negli occhi grigi di Draco.
Era come essere in un abbraccio. Un abbraccio alla Malfoy.
Hermione incrociò le proprie mani dietro al suo collo. Un abbraccio alla Granger.
Lo sentì irrigidirsi, ma non perdere la posizione.
“E va bene,” – cedette lei – “sei un bravo cercatore, ma non venirmi a dire ancora che hai un ottimo senso dell’orientamento perché per come ti sei orientato finora se usciamo vivi di qui entro domani mattina sarà già stato un miracolo.”
Lui fece scivolare le mani sui suoi fianchi. Le dita carezzarono la gonna della stoffa, poi la pelle della coscia. Non dava segno di averla ascoltata minimamente, ma Hermione, forse per una conoscenza subdola che quel corpo Serpeverde aveva, era certa di aver trovato il trucco per calmarlo e ammansirlo. Lei aveva dato l’impressione di cedere almeno su un punto e questo gli permetteva di calmarsi mantenendo intatto l’orgoglio.
“Forse non usciremo vivi di qui, no, Granger e soprattutto forse non ritroveremo mai quella bestiaccia dannata che ci ha mescolato le vite…”
La sua voce era una carezza rude che le sfiorava il collo, puntinato dalla pelle d’oca che il freddo della foresta e quelle parole roche le scatenavano.
Stava dicendo la verità, forse erano davvero alla fine dei giochi.
La Grifondoro in lei le diceva di non mollare, mandarlo a quel paese e continuare a cercare.
La Serpeverde in lei le sussurrava lascivamente di godersi quelle ultime ore sulla terra e fregarsene di tutto, mollare ogni senso della relatà.
E per una volta Hermione si lasciò andare.
Chiuse gli occhi, si aggrappò al collo di Draco e unì le proprie labbra alle sue.
Fu un bacio lento, dapprima, umido di una lacrima sfuggita a chissà chi dei due, sofferto come un addio, carico di speranza come un benvenuto.
Draco sollevò Hermione tra le braccia, con le mani aperte a ventaglio sulla sua schiena nuda al di sotto della camicetta.
Sentiva il sangue scorrere verso il bacino, vedeva le labbra gonfie di baci di quella ragazza pazzesca che lo mandava in bestia e in estasi nello stesso istante e secondo dopo secondo dimenticava perché mai erano in quella foresta, perso e felice mentre tutto il suo essere si beava di lei.



***
Nda: Scusate il ritardo! Prometto che il prossimo (e ultimo) capitolo arriva!
MmeBovary.
  
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