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Autore: The_Grace_of_Undomiel    26/06/2014    2 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Non sapeva con precisione il motivo, ma quel tipo aveva qualcosa che non gli piaceva. Sam era arrivato a quella conclusione non appena l’uomo era entrato in classe. Aveva una strana luce negli occhi, fin troppo allegra e il suo sorriso non lo convinceva affatto, sembrava finto, come quei sorrisi delle pubblicità della Mentadet.
Dal momento in cui il professore di Arte era entrato in classe, Sam non faceva altro che studiarlo di sottecchi, semi nascosto dal libro di Storia dell’Arte.
Sì, quello lì aveva un so che di artificioso, ecco. Non era normale che un’insegnante entrasse in classe tutto allegro e sorridente, con un sorriso bianchissimo a trentadue denti stampato in volto, come se il luogo in cui aveva messo piede non fosse una classe piena di studenti interessati a tutto tranne alle ore di lezione, ma in una specie  di Paese lieto e spensierato, da cui proveniva una sorta di luce di saggezza dorata.
Il ragazzo assottigliò lo sguardo, mentre il prof sistemava le sue scartoffie, sempre con quel sorrisetto soddisfatto. Aveva l’aria di un tipo accomodante, gentile e simpatico. Ma Sam sapeva con certezza che la fregatura doveva esserci da qualche parte. Eccome.
-Ohi, Totaly Spies, che fissi con quell’aria tutta concentrata?- scherzò Daniel, richiamandolo alla realtà.
Sam sobbalzò, colto in fragrante. –Osservo quello- rispose, continuando a studiare l’insegnante, che ora impilava fotocopie, mentre il resto della classe faceva un gran caos.
Daniel inarcò un sopracciglio.
-Chi? Il prof Conway?- domandò a voce evidentemente troppo alta, in quanto l’uomo in questione si voltò verso di loro, sorridente.
-Sssh! Non urlare! Comunque sì, lui!- rispose il ragazzo.
-Ah e perché?- continuò l’altro, un po’ sorpreso.
-Non so...Ha qualcosa che non mi convince...Sorride troppo...-commentò Sam, pensieroso.
-E con ciò, non può sorridere? Sarebbe peggio se stesse spruzzando veleno dalle orecchie, no?- rispose Daniel, stiracchiandosi sulla sedia come se si trovasse a casa sua e non a scuola.
Sam guardò un po’ stranito il compagno di banco, non capacitandosi dell’assurdità della battuta che aveva appena fatto, poi si riscosse e riprese la sua osservazione.
-Dico solo che mi sembra un po’ strano...Di solito i professori sono o diabolici come la Symons o anonimi o ordinari. Questo invece pare proprio uno di quei prof da film, capisci cosa intendo-
-Eeeeh...No- 
-Ma sì, qui prof che sono diversi da tutti gli altri, che alla fine sono un’ispirazione per il protagonista, quelli che sono i leader della classe, i miti degli studenti- spiegò Sam come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Daniel schioccò le dita, capendo ciò che il ragazzo intendeva –Ah...Boh, non saprei dirti. A me sembra uno a posto, non mi è mai capitato di vederlo in veste di guida spirituale o robe simili. Credo che sia solo contento per la vita che fa o semplicemente oggi è più felice del solito perché ha vinto al Superenalotto, cacchio ne so?- esclamò ridendo.
Sam non disse nulla e vide che Conway si era messo a compilare il registro, con tutta calma, quando finalmente si decise a riportare l’ordine nell’aula.
Una volta che ci fu silenzio disse allegro –Allora, ragazzi...Come ve la passate?-
-Prof, siamo a scuola! Secondo lei come stiamo?- rispose uno dalla seconda fila, con a seguito delle risatine.
-Giusto, domanda superflua, Pears, te lo concedo- commentò l’insegnante,  facendo l’occhiolino.
Conway scese dalla cattedra e si mise a fare qualche passo avanti e indietro, dicendo –Bene, con vostra somma gioia oggi non spiegherò, ma ho intenzione di farvi disegnare!-
Un mugolio annoiato e un coretto di “Nooo” fece da colonna sonora all’affermazione del prof.
Sam li guardò tutti esterrefatto. Cosa c’era di più bello se non prendere in mano una matita e scarabocchiare qualcosa? Lui amava disegnare, passava addirittura intere giornate a fare bozzetti di ogni tipo e poi, ad ogni modo, l’ora di pratica era senz’altro meglio che ascoltare per un’ora buona il professore blaterare. Si faceva qualcosa di attivo! Ma nessuno sembrava entusiasta del programma,  persino Daniel si era accasciato sul banco, per nulla predisposto all’idea.
Sam sorrise radioso.
Che bello, finalmente si faceva qualcosa  di interessante e in cui, tra l’altro, era anche abbastanza bravo. Le cose non potevano andare meglio, forse quel Conway non era così male dopotutto!
-Mi dispiace ragazzi, ma così ho deciso e non mi farete cambiare idea! Comunque...vedo che laggiù in ultima fila c’è uno entusiasta della cosa!- esclamò l’uomo additando Sam, il quale si gelò sul posto -Sei il nuovo studente, non è così? Forza, presentati alla classe, dicci qualcosa di te!-
Il ragazzo incassò la testa nelle spalle, intimidito, e percepì di nuovo quell’orribile sensazione di disagio, in quanto gli occhi era nuovamente tutti puntati su di lui.
-Ma non è necessario prof- commentò uno dei maschi Alfa seduto proprio davanti a loro, annoiato, poggiando il capo su una mano e parlando con fare disinvolto –Si è già presentato durante l’ora della Symons, ha detto che si chiama Seth White o giù di lì-
Quelle parole  fecero rimanere Sam un po’ male, ma dopotutto non più di tanto: in fondo, era abituato al fatto che storpiassero il suo nome, non era la prima volta che gli capitava. Nella scuola precedente lo avevano chiamato “Red” per due mesi, nonostante sapessero benissimo come si chiamasse realmente.
-Sam Wild. Il suo nome è Sam Wild, idiota-
Il ragazzo si voltò si scatto alla sua sinistra. A parlare era stato Daniel, che al momento stava fissando irritato l’energumeno che avevano davanti.
Questi si girò lentamente verso di loro e piantò un paio di occhi incattiviti in quelli di Daniel.
-Qualche problema, Lipton?- ringhiò, con l’espressione più incarognita che Sam avesse mai visto.
-Io no e tu, Astor?- rispose l’altro, per nulla intimorito.
I due continuarono a fissarsi con aria di sfida, pronti a saltarsi addosso da un momento all’altro.
In tutta la classe regnava il silenzio, a parte qualcuno che bisbigliava facendo scommesse. Persino il professore non diceva niente. Sam si chiese perché quell’imbecille non intervenisse, la situazione aveva l’aria di poter degenerare da un momento all’altro.
Infine, distendendo un po’ i nervi, Astor grugnì –Per questa volta lascio correre, Lipton. Solo per questa volta-
-Sì, anch’io ho deciso di far correre- rispose Daniel, altrettanto velenoso e aggiunse con un sorrisetto –Per tua fortuna...-
Conway si mise a ridere e batté le mani, esclamando –Bravi ragazzi, sono contento che siate riusciti a mantenere il controllo, senza venire alle mani e senza bisogno che intervenissi!-
Sam lo guardò scandalizzato. Quello era pazzo, matto da legare. Sarebbe dovuto intervenire immediatamente e non lasciare la possibilità che le cose degenerassero. Anzi, lui contava di intervenire, ma magari quando il suo amico aveva già il naso spappolato in due. Daniel aveva fatto il duro, ma restava pur sempre un mingherlino e in uno scontro contro quell’Astor sarebbe finito a gambe all’aria in meno di un nanosecondo.
-Beh, caro il mio Sam, temo che dovremo rimandare le presentazioni a dopo, purtroppo è venuto tardi ed ora di disegnare!- detto questo l’insegnante girò i tacchi e ritornò verso la cattedra, mettendosi a rovistare in una cartellina rosso fuoco.
Sam sospirò sollevato, il pensiero di un’altra presentazione lo terrorizzava. Si voltò verso Daniel, il quale aveva ancora un’espressione rabbiosa, mentre stringeva tra le mani la gomma pane, deformandola tutta.
-Ehy, grazie per quello che hai fatto...- gli sussurrò riconoscente.
Daniel parve rilassarsi e sorrise allegro–Non ho fatto assolutamente nulla, in realtà. Quello lì meritava che qualcuno gli dicesse qualcosa!-
-No, in realtà hai fatto molto. Nessuno prima d’ora ha mai preso le mie difese in questo modo...- commentò Sam.
Daniel gli diede una forte pacca sulla spalla, comprensivo,  e disse –Siamo compagni di banco adesso e i compagni di banco si aiutano a vicenda!-
-Giusto, hai ragione...- rispose lui, annuendo e sorridendo lievemente.
Quando il professore ebbe finito di armeggiare nella sua cartellina, richiamò nuovamente l’attenzione su di se, dopodiché spiegò, ovviamente con il suo solito sorriso, ciò che gli studenti avrebbero dovuto fare: semplicemente dovevano disegnare la prima cosa che gli fosse saltata in mente, anche se stupida e fuori luogo.
Molti commentarono sbalorditi questa bizzarra idea dell’insegnante, ma alla fine si misero tutti al lavoro, sotto il suo sguardo compiaciuto.
Sam preparò con minuziosa attenzione tutto l’occorrente, prese il foglio bianco ruvido F4, la matita 2H, l’HB, i colori, la gomma normale, la gomma pane e per finire un barattolino di china che aveva provveduto a portarsi dietro. Al contrario, Daniel era andato a racimolare i materiali a destra e a manca in quanto non aveva niente con se, a parte la gomma pane ormai ridotta ad una frittella.
Ora che aveva tutto pronto, Sam poté riflettere sulla cosa da rappresentare e il primo nome che gli venne in mente fu “Holly”.
Sorrise e si mise subito all’opera. Avrebbe fatto un ritratto della sua sorellina.
Nel frattempo Daniel era tornato al suo posto e si era messo a ragionare tutto assorto.
-Mh, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata quella di me in versione divo del cinema con a fianco Chanel che mi chiede l’autografo strappandosi i capelli...Può andare secondo te?-
Sam ridacchiò.
-In questo caso credo che tu non debba prendere alla lettera le parole del prof...Pensa a qualcos’altro, va!- rispose, senza distogliere un istante l’attenzione dal suo lavoro. Aveva deciso di iniziare col disegnare gli occhi di Holly ed ora stava finendo di creare quello sinistro.
-Non mi vengono altre idee, tu che stai disegnando?- chiese curioso.
L’altro nemmeno lo sentì, preso com’era. Tutti i rumori intorno a lui erano svaniti, in quel momento c’era solo il foglio, nient’altro. Stava giusto per rifinire l’altro occhio, il sinistro  era venuto perfetto, quando il testone di Daniel gli fece ombra e dopo pochi istanti il foglio gli fu soffiato da sotto il naso.
-Ehy!- protestò Sam –Restituiscimelo!-
Daniel lo ignorò bellamente e alzò il disegno verso l’alto, mettendolo in controluce.
-Oh cazzo...- esclamò, sgranando gli occhi –Bello Zio! È sorprendente! Non ho mai visto una cosa del genere!-
Sam si riappropriò del foglio e mormorò impicciato –Non è niente di speciale e in più non è manco finito, è appena all’inizio!-
-Cosa c’entra se è appena all’inizio!? Si vede lontano un miglio quando qualcosa è un capolavoro o meno e quello caro mio è un’opera d’arte! Quegli occhi da soli...Sono così espressivi, sembra che parlino, che esprimano dei sentimenti! Comunicano qualcosa, ti leggono nell’anima!- continuò tutto esaltato.
Sam bofonchiò qualcosa,  imbarazzato ma allo stesso tempo lusingato. Non era abituato a tutti quei complimenti.
Poi si riscosse e disse rivolgendosi a Daniel –E tu invece?-
L’altro corrugò la fronte –Io cosa?-
-Tutte quelle cose dell’esprimere sentimenti, leggere nell’anima...Hai mai pensato di fare il poeta?-
Il ragazzo lo guardò perplesso e si grattò la nuca –Beh, ecco, la poesia mi piace però...io non sarei mai in grado di comporne...Dai, sincero, tu ci vedi uno come me a fare il poeta?- rise –Suvvia, non diciamo cavolate. Ecco. Appunto. Io mi rimetto a disegnare il mio albero, buon lavoro!- e si chinò quatto sul suo foglio.
Anche Sam decise di rimettersi all’opera, ma quell’ accozzaglia di parole che il compagno di banco aveva detto, e soprattutto, il modo in cui l’aveva fatto, lo avevano alquanto confuso. Che nascondesse qualcosa? Beh, in ogni caso, erano cose private di Daniel e non lo riguardavano.
Passò una buona mezz’ora in tutta tranquillità, senza interruzioni, finché la classe non piombò nel casino più totale, dato che il professore si era dovuto assentare per un po’. Qualcuno, oltre che schiamazzare, si era messo a lanciare aereoplanini di carta.
Daniel non aveva perso tempo ed era subito corso nell’altro lato dell’aula per rompere le scatole a Chanel, ricoprendola di lusinghe e belle parole, alle quali la ragazza rispondeva con una smorfia disgustata ed esibendo la sua espressione più schifata.
Al contrario Sam non si era assentato un attimo dal disegno. Aveva finito il viso e stava per iniziare i capelli, la parte per lui più difficile.
Fece per incominciare, quando qualcuno di fronte a lui si schiarì la voce, richiamando l’attenzione su di sé.
Il ragazzo alzò lo sguardo verso l’interlocutore e fu lì che si pietrificò sul posto.
I Dark al completo si trovavano in piedi, proprio di fronte lui, e tutti gli ghignavano malvagi, a parte Kyda, che manteneva uno sguardo piatto.
Sam deglutì rumorosamente e fece finta di niente.
-Tu, Nuovo, parlo con te- disse Travis.
-Oh, ciao...Che posso fare per voi?- domandò con la voce un po’ tremante.
-“Che posso fare voi?”, Dio, ma sentite questo...- sghignazzò Oliver.
-Senti un po’, perdente. Tu sai chi siamo noi?- interloquì nuovamente Travis, fissandolo.
-S..sì lo so. Siete i Dark, dico bene?- balbettò lui, cercando con lo sguardo Daniel, il quale, al momento, era troppo impegnato a fare lo scemo con Chanel per accorgersi di quello che stava accadendo.
-E bravo il Nuovo che è già informato. Dì un po’, ti ha istruito quell’imbecille di Lipton, vero?- chiese Tony sprezzante.
Sam tacque, cercando in ogni modo di sostenere il loro sguardo.
-Certo che è stato lui, l’unico con cui hai parlato. Quel coglione per una volta ha fatto qualcosa di utile, oggi non lo prenderò a botte- commentò Travis più a se stesso che altro, poi disse –Ad ogni modo, hai qualcosa che non mi garba, Nuovo. Forse è il modo in cui ti poni, il fatto che sei un Nuovo  o semplicemente la tua faccia mi urta...-
Il ragazzo tentò di correre ai ripari –Se ho fatto qualcosa che vi ha offeso o urtato non era assolutamente mia intenzione, davvero! Io non...-
-Taci- lo zittì Kay spazientito e Sam ammutolì.
Travis si avvicinò di più a lui e il giovane indietreggiò d’istinto, spaventato –Ascoltami bene. Come ti ho detto, hai qualcosa che ci indispone, perciò mi duole dirtelo, ma sei sulla lista nera, caro il mio Sfigato-
-Inoltre Kyda ci ha raccontato del fatto che questa mattina le hai procurato un bello scontro e per colpa tua ha perso tempo- rincarò Hazel, facendo un cenno verso la ragazza, la quale continuò a fissare Sam senza cambiare espressione.
-In più le hai anche detto che è stata lei a venirti addosso, quando è evidente che la colpa è solo tua visto che non ti sei spostato- commentò Oliver con una smorfia.
Sam aveva perso la facoltà di parlare. Se ne stava muto, completamente fossilizzato sulla sedia. Tutto ciò non stava accadendo, o era un brutto sogno o qualche scherzo di pessimo gusto. Non poteva essersi fin dal suo primo giorno di scuola attirato l’ira dei più temuti bulli della scuola, non riusciva ancora a crederci.
-Non ci piace la gente che ci intralcia, specie quando le suddette persone sono dei microbi come te. Perciò, da questo momento in avanti, vedi di guardati alle spalle...Rimpiangerai la tua scuola, su questo non ci sono dubbi- ghignò Travis.
E fu allora che Kyda si avvicinò e con una mano colpì la boccetta di china, che in quel momento era aperta. Il barattolo si rovesciò, versando tutto il suo contenuto neastro sul disegno di Sam per poi colare sui suoi jeans, macchiandoli.
-Benvenuto all’inferno...- mormorò la ragazza,  sorridendo con sarcasmo, e i Dark si allontanarono così com’erano venuti, ritornando al proprio posto.
Sam rimase immobile, con lo sguardo fisso sul disegno ormai rovinato. Il foglio era completamente zuppo di china e allo stesso modo i suoi pantaloni.
Rimase immobile, mentre le loro parole gli rimbombavano i testa.  Non aveva la forza di fare niente, nemmeno di raddrizzare la boccetta per evitare che l’inchiostro continuasse a gocciolare.
Semplicemente, restò così com’era.
In quel momento ritornò Daniel, che si sedette sulla sedia, tutto divertito.
-Ohi, ormai sono in procinto di conquistarla, sai? Questa volta quando mi ha detto di sparire dalla sua vista mi è parso di sentire un tono leggermente meno velenoso del solito, non è fantastico?-
Il ragazzo non gli rispose e si voltò a guardarlo. Il sorriso di Daniel sparì ed domandò preoccupato–Cielo, perché hai quella faccia? Che è successo??- ma non ebbe bisogno che di nessuna spiegazione, perché gli bastò vedere  in modo era stato ridotto il foglio.
-Il tuo disegno!- esclamò il ragazzo sgranando gli occhi – È ricoperto di china, tutto è ricoperto di china! Ma che hai combinato!? L’hai rovesciata, avresti dovuto fare attenzione, ti avevo detto di chiuderla che poi...- si interrupe all’istante e il suo sguardo si fece triste –No...sono stati loro, non è così?-
Sam si limitò ad annuire, poi sospirò –Va beh, non ha importanza. In fondo mi stava anche venendo male, perciò meglio- richiuse il barattolo di china e piegò in quattro in foglio zuppo.
Daniel si offrì di aiutarlo e i due cercarono di dare una ripulita usando dei fazzoletti di carta.
Il professore ritornò in aula, dicendo agli alunni che avrebbero dovuto finire la tavola a casa e consegnargliela pronta alla prossima lezione, dopodiché la campanella suonò e tutti gli studenti si precipitarono fuori per l’intervallo. Rimasero in classe solo Sam e Daniel. Il biondo si alzò per andare a buttare la boccetta di inchiostro, mentre Sam cercava inutilmente di smacchiarsi i pantaloni.
-Non riuscirai mai a farla venir via con dei fazzoletti, mi sa- commentò Daniel, mentre si guardava la mano ricoperta di china. Toccando il barattolo si era sporcato tutto.
-Devo almeno provarci, non posso andare in giro con una macchia di questo calibro!- rispose Sam, strofinando con energia.
Daniel si sfiorò il mento, sporcandosi anche quello, e disse –Proviamo con dell’acqua, magari riusciamo a ridurre il danno. Andiamo in bagno, così nel frattempo mi racconti quello che è successo, ti va?-
Sam si voltò a guardare l’amico, che gli sorrideva. Quel ragazzo era davvero incredibile, era stato fortunato ad incontrare un tipo come lui e, in quel momento, aveva proprio bisogno di parlare con qualcuno che fosse disposto ad ascoltarlo. Così accettò.

-No, stai scherzando non è vero!?- esclamò Daniel, appoggiandosi sconcertato contro le mattonelle blu del bagno maschile.
-Nessuno scherzo, è andata esattamente come ti ho raccontato- disse Sam, sfregando come un ossesso sulla macchia, usando un panno imbevuto d’acqua.
Aveva riferito nei minimi dettagli tutto quello che era successo, senza tralasciare un singolo particolare, e il compagno di banco aveva avuto una reazione più che giustificata, scioccandosi.
-Perciò...Adesso sei sulla lista nera dei temuti Dark??- continuò l’altro, accorgendosi in quel momento del ridicolo sbaffo di inchiostro che aveva sul mento, guardandosi nello specchio.
Sam fece per rispondere, quando un ragazzo dai capelli rossi uscì all’improvviso da uno dei bagni e domandò tutto trafelato –Chi è che si è attirato la collera dei Dark!?-
Daniel indicò Sam.
-Condoglianze amico- esclamò Capelli Rossi e detto questo se ne andò di corsa, probabilmente ad informare la sua compagnia di amici del nuovo sfigato preso di mira, rifletté Sam con una smorfia.
Lanciò con rabbia lo strofinaccio contro il bordo del lavandino e prese a testate il muro. Possibile che le cose gli andassero sempre così male? Quello che aveva desiderato prima di incominciare la scuola non era  poi molto, solo di superare indenne gli ultimi tre anni, invisibile a gli occhi di tutti! Invece no, da quel giorno in poi la scuola sarebbe diventato il suo inferno personale, perseguitato, tormentato ed esasperato  da quei folli.
-L’autolesionismo non ti tirerà fuori dai guai, Wild- commentò Daniel, incrociando le braccia.
Sam appoggiò la fronte al muro freddo –Sì, lo so. Ma non so che cosa fare!-
-Mi spiace dovertelo dire, ma non puoi fare assolutamente niente. Nessuno può ribellarsi ai Dark, perciò dovrai sopportare quello che ti faranno e cercare di essere forte. Prima o poi si troveranno un vittima più interessante e ti lasceranno in pace- annuì il ragazzo.
-Ma questo quando? Chi mi assicura che prima o poi si stuferanno di tormentarmi?- chiese esasperato Sam. Guardò Lipton negli occhi, sperando che gli desse una risposta soddisfacente, ma egli sfuggì il suo sguardo. Ecco confermati i suoi dubbi. Era fregato, indissolubilmente fregato.
Infine uscirono dal bagno e iniziarono a farsi qualche giretto nei corridoi, avevano ancora cinque minuti prima che l’intervallo finisse.
Daniel gli raccontò di come andassero le cose lì, tutti pettegolezzi più interessanti, gli indicò gli studenti più popolari dell’intero istituto, narrò le mitiche imprese che qualche alunno aveva compiuto, come la famosa avventura di Jason Rox, colui che, non si sa come, riuscì ad arrampicarsi sulla torretta più alta della scuola, dopo aver urlato “Sono il re del mondo!”. Ne era seguita una sospensione di tre settimane.
-Inoltre, devi sapere che il quoziente intellettivo della maggior parte della gente qui è alquanto basso- affermò il biondo convinto –Ti faccio un esempio...-
Passarono davanti a un gruppo di ragazzotti intenti  a bersi una lattina di Pepsi ed esclamò disinvolto –Hi guys! –
Quelli lo guardarono in cagnesco e borbottarono –Ehy, ma ci ha dato dei gay?- 
Daniel proseguì alzando gli occhi al cielo e a Sam sfuggì una risata. Arrivarono davanti al distributore delle bibite e videro che di fronte vi era ammassata un po’ di gente in coda. Si misero in fila.
Sam notò proprio in quel momento che poco d’istante c’era un ragazza, che se ne stava in disparte. Era abbastanza alta, aveva i capelli castano scuro raccolti in una coda e portava un paio di occhiali molto grandi, con la montatura blu. Indossava un semplice felpa grigia e un paio di pantaloni larghi.
-Chi è quella ragazza?- domandò piano a Daniel, che si era preso una lattina di Estathe.
-Ah, quella? Si chiama Hetty. È una tipa un po’ strana, non parla mai con nessuno, inoltre è una secchiona doc, passa la maggior parte del tempo sui libri- rispose Daniel con una scrollatina di spalle.
Sam annuì –Oh, capisco. Comunque sta guardando da questa parte- lo informò.
Il biondo si voltò verso la giovane e le fece un enorme sorriso, salutandola con una mano.  Lei sussultò, spostando lo sguardo, e sparì immediatamente tra la folla.
-Le sto antipatico, ogni volta che la saluto non mi risponde, vai a capire...- borbottò scolandosi il the in un colpo.
-Forse è solo timida...- ragionò Sam e lui, in quanto a timidezza, ne sapeva più di chiunque altro.
A fine intervallo ritornarono in classe per iniziare l’ora di matematica. L’insegnante era una donna sui trent’anni di nome Ines Ellist, una tipa un tantino isterica che non era in grado di tenere una classe come la loro.
Stava giusto tentando di spiegare il passaggio di un’equazione di secondo grado quando Sam sentì una goccia d’acqua cadergli sul banco, bagnandogli il quaderno, e poi un’altra che gli arrivò sul naso.
Si guardò attorno molto perplesso, non capendo cosa diamine stesse succedendo, quando gli idranti posti nel soffitto dell’aula iniziarono a spruzzare acqua, come se dentro ci fosse un incendio, infradiciando gli alunni e la professoressa.
Tutti iniziarono a urlare come impazziti, specialmente Chanel e la sua combriccola, che si erano messe a strillare come aquile, mettendosi le borse sulla testa per evitare che l’acqua rovinasse la loro piega perfetta.
Sam aveva stampata in volto un’espressione da cartone animato e si voltò esterrefatto verso Daniel, che rideva come un pazzo –Figo, doccia party genteeee!- gridò entusiasta.
A Sam venne poi naturale girarsi verso i Dark, colto da un presentimento, i quali infatti parevano i più entusiasti dell’accaduto. Senza farsi notare, tutti diedero il cinque a Kyda. Lei abbozzò appena un sorriso.
Ecco allora di che cosa parlavano prima dell’inizio delle lezioni, quello doveva essere uno dei loro scherzetti. Evidentemente Kyda aveva, Sam non riuscì a capacitarsi di come avesse fatto, manomesso l’impianto, con risultato una doccia fuori programma per tutti.
La Ellist strillava a tutti di mantenere la calma, quando era lei la prima ed essere uscita fuori dai gangheri.
Fecero irruzione in aula anche la Symons, completamente fradicia, e gli alunni della classe a fianco. Allora il loro brutto tiro aveva coinvolto tutto l’istituto!
Sam si affrettò a mettere via i quaderni e i libri, mentre Daniel si era messo a ballare la danza della pioggia assieme a qualche altro squinternato.
“Decisamente. Questa giornata è da dimenticare” pensò il ragazzo, arrabattando gli ultimi fogli.

  
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