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Autore: the_demon    26/06/2014    3 recensioni
Il mondo abitato dai personaggi è perfetto, in superficie. Il 99,9% della popolazione mondiale è convinta di vivere felice, quando in realtà tutto è minacciato dai demoni. Arrivati da un'altra dimensione, erano stati sconfitti, ma sono tornati.
Hikari e la sua squadra, la A-1, sono dei cacciatori di demoni. Nessuno di loro ha dubbi sulla correttezza del loro operato, ma l’incontro di Hikari con un demone che sembra saperne più di lei sull’Organizzazione comincerà a farla ricredere sulle sue azioni. Aiutata da Jasper, il membro più intelligente della squadra, cercherà di svelare i misteri che si celano dietro l’Organizzazione e i demoni. Ma qualcuno, nei ranghi alti, si accorge di tutto questo, e sguinzaglia contro la A-1 una squadra di uomini, per ucciderli.
Avrà nelle mani il destino del mondo, come lo gestirà?
Mi chiamò Hikari, che significa “luce”. Ironico: ho sempre amato il buio.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3 – Segreti
 
La Sede è un edificio letteralmente enorme,  che si staglia gigantesco contro il nulla in mezzo al quale è costruito. Sembra brulicare di vita, dall’esterno: gente che entra ed esce, luci che si accendono e si spengono, trambusto che arriva anche fuori. Ma dentro è un misero spettacolo, rispetto a qualche anno fa. Alla fin fine ci sono solo uomini in giacca e cravatta, e il trambusto è dettato solo dal caos e dalla paura che dilaga ovunque. Ovviamente non c’è nessun cacciatore, e questo rende l’atmosfera piuttosto triste. Un tempo era pieno di uomini, donne e ragazzi armati di tutto punto, con i quali potevi scambiare due chiacchiere, imparare nuove tecniche di combattimento o solo duellare per un po’.
Al banco di accettazione per parlare con il responsabile delle squadre, una signorina in un completo nero troppo stretto per lei ci chiede: -Chi è il capitano?
-Capitano?- ripetiamo tutti in coro.
-Sì.- dice lei come se fosse naturale –Ogni squadra deve avere un capitano.
-Noi no.- risponde Anne –Noi decidiamo tutti insieme e lavoriamo tutti insieme.
-Non avete compilato il modulo per la regolarizzazione del vostro lavoro?
-Quale modulo?- chiede Drake spazientitosi.
Lei, con la puzza sotto il naso, ci consegna una serie di fogli.
-Ci pensiamo noi.- dice Anne prendendo per mano Drake –Andate a fare quello che vi pare.
Nessuno ribatte e ci disperdiamo: Victor raggiunge una sala di informatica, Jasper comincia a studiare delle mappe trovate in un cassetto, io vado nel piano interrato, dove ci sono le stanze per gli addestramenti.
È deserto, ma in perfetto stato: le armi sono tutte lucidate, i manichini sono esattamente dov’erano, i bersagli per il lancio dei coltelli sono nuovi. Tuttavia c’è un’aria di morte, come se le anime dei cacciatori morti siano ancora qui, da qualche parte.
Apro la porta che conduce alla stanza delle armi e le guardo una per una: molte le riconosco, erano di cacciatori che conoscevo.
C’è la balestra di una ragazza sui vent’anni che combatteva da dio.
L’enorme spada di un uomo alto più di due metri, che chiamavamo “Il Gigante Gentile”.
Le due pistole nere di un ragazzo trentenne che aveva un sorriso bellissimo.
E così via all’infinito.
Non eravamo tutti amici, noi cacciatori. Molti erano scontrosi e chiusi, come me, ma in molti vedevo il mio stesso dolore. Era più facile andare avanti, sapendo che tornando a “casa” avrei trovato loro, con le loro avventure, con i loro sorrisi e le loro lacrime.
Alla fine esco e torno da Anne e Drake, dove anche Victor e Jasper mi stanno aspettando.
Drake mi guarda, capendo cosa mi stia succedendo. Era l’unico che con me veniva ad addestrarsi, a conoscere i cacciatori, e anche lui deve esserci passato qualche volta da quella sala e deve aver provato le stesse sensazioni.
Mi passano il modulo in silenzio.
Leggo per un po’, fino a quando non mi accorgo che mi hanno indicata come capitano.
-Siete matti?- chiedo.
-Sei quella con più esperienza.- mi dice Anne –E poi Drake ha sorteggiato.
Lo guardo assassina e mi rivolgo alla donna ridandole il modulo.
-Sono io il capitano. Possiamo vedere il responsabile?- la guardo di sbieco –Tutti insieme.
-Da questa parte.- si alza e ticchetta il pavimento con dei tacchi a spillo troppo alti per lei. Più di una volta rischia di cadere, quindi mi preparo a prenderla, nel caso succeda.
Bussa a una porta, poi la apre e si mette di lato –Prego.- dice.
Entriamo, io chissà perché in testa al gruppo.
Un uomo in giacca e cravatta, seduto alla scrivania, si alza e mi stringe la mano, poi mi fa cenno di sedermi.
-Buongiorno.- mi dice.
-Buongiorno.- rispondo sedendomi, tesissima.
-Allora, qual è la vostra richiesta?- chiede intrecciando le mani.
Io deglutisco e stringo le spalle.
-Noi vorremmo la possibilità di addestrare nuove squadre.- spiego.
-No.- risponde senza pensarci un secondo.
-Cosa?- chiede Drake, non abituato a sentirsi negato il permesso di fare qualcosa.
-È nostra responsabilità.- ci guarda come dall’alto in basso –Non vostra.
-Ma noi siamo l’ultima squadra che sia mai stata creata!- esclama Jasper, dando in escandescenze –Il nostro mondo sarà distrutto!
-Non è una vostra responsabilità.- ripete lui –Pensate piuttosto a fare il vostro lavoro.
-Ma..- cerco di ribattere io, ma quello mi guarda alzando un sopracciglio.
-Ho molto da fare. Andate via, Taylor vi mostrerà le vostre stanze.
Mi mordo le labbra per non dire niente e mi alzo senza salutare. Andiamo via e ci rintaniamo ognuno in una stanza diversa: nessuno ha voglia di parlare, solo Anne e Drake si scambiano qualche parola mormorata all’orecchio.
-A domani.- dico chiudendo la porta in faccia a Jasper e Victor. Poso le cinghie con le armi accanto all’armadio e apro il piccolo frigo bianco, strapieno. Afferro dei tramezzini al tonno e mi siedo sul letto a gambe incrociate, pensando di aver sprecato un settimana solo per arrivare lì e sentire la nostra richiesta respinta.
Sospiro, dando l’ultimo morso al panino bianco.
Mi stendo sul letto, ripensando ancora una volta alle parole del demone.
“Guarda in alto” mi aveva detto. Cosa significa? È un riferimento all’Organizzazione stessa? Devo controllare quello che sta più in alto di me?
Sospiro, e scendo giù dal letto con un saltello. Ci dev’essere un archivio, da qualche parte, ne sono sicura.
Mi infilo gli scarponcini neri e, a passo felpato, entro nella stanza di Jasper.
-Jasper.- lo chiamo. Lui si sveglia di botto, e sgrana gli occhi.
-Che… Cosa c’è?- si infila gli occhiali avvicinando pericolosamente la stanghetta all’occhio.
-Mi serve la tua chiave universale.- tento di fare un mezzo sorriso.
-Che devi farci?- biascica le parole con voce impastata, per il sonno.
-Ehm…- mormoro –Scassinare l’archivio.
-Cosa?- esclama tirandosi su di scatto.
-Devo vedere se c’è qualcosa che non va fra i documenti.- lui mi guarda di sottecchi: anche se sembra mezzo addormentato, il suo cervello è già sveglio.
-Ti sei fatta condizionare dalle parole del demone.- mi tradisco spalancando gli occhi –Cosa credi? C’ero anch’io, e non sono stupido. Ho capito che significava.
Lui si toglie le coperte di dosso e afferra la maglietta appoggiata sulla sedia accanto al letto: è a torso nudo. Mi imbarazza un po’ guardarlo così, quindi giro la testa.
-Vieni.- gli dico quando si è cambiato, uscendo e facendogli strada fino alla porta che conduce all’archivio. L’unica guardia che c’è dorme profondamente, e per noi non è facile aggirarla. Jasper cammina un po’ troppo lentamente, ma riusciamo ad entrare senza destare sospetti.
-Cosa devo cercare?- mi chiede avvicinandosi ad uno scaffale, e mi rendo conto di non averci ancora pensato.
-Ehm… qualunque cosa riguardi il portale, gli scienziati, o i demoni.- lui mi guarda e annuisce, poi comincia a scorrere i cartellini affissi su ogni scaffale. Io mi avvicino al primo registro che mi capita e lo sfoglio a caso: un registro degli acquisti di carta del reparto comunicazioni. Lo rimetto a posto, passando allo scaffale successivo. Non ha molta logica, ma quantomeno mi sto avvicinando a quello che cerco, ora ho per le mani un rapporto sull’addestramento delle squadre.
-Ho trovato qualcosa.- urla Jasper sottovoce. Non so come si faccia a urlare sottovoce, ma lui lo fece.
-Demoni?- chiedo speranzosa avvicinandomi. Lui mi porge una cartella piuttosto grossa.
-No, ma è altrettanto interessante.- la afferro e leggo la scritta sul dorso:  Squadra A-1.
-Cosa?- mormoro. La apro di scatto. Dentro ci sono file su ognuno di noi. Drake, Anne, Jasper, Victor… e per ultimo il mio.
Lo apro, per quanto sappia di rischiare molto facendolo. Ci sono dati su tutta la mia vita, da quando sono arrivata in Giappone. Ancora oscuri, quei miei primi cinque anni. Noto un numero, annotato a fine pagina a mano.
01-2995
Mi tiro fuori un pezzo di carta e una matita dalla mano, poi comincio a ricopiare tutto ciò che mi può sembrare utile da tutte i file. Jasper mi guarda, accigliato, senza dire una parola.
Sento dei passi, e una voce, alla fine della stanza. Poso la cartella al suo posto, e stringo il foglietto fra le dita. Jasper mi afferra il polso e mi trascina in una corsa frenetica fino alle nostre camere.
-Grazie…- mormoro, e lui mi sorride debolmente.
-Vedi di non metterti nei guai.- si rintana nella sua stanza senza dire più nulla, e io chiudo la porta a chiave. Poso il foglio di appunti sulla scrivania e mi avvicino al letto, accanto alla finestra.
-Mi hai ascoltato, quindi.- riconosco quella voce. Tiro fuori Koware Tsuki dal suo fodero appoggiato all’armadio e gliela punto addosso. Senza quel sorriso maligno sul volto sembra umano, un umano maledettamente bello. La mia mano, stretta sull’elsa cremisi, trema.
-Cosa ci fai qui?- dico cercando di sembrare meno spaventata di quanto non sia in realtà.
-Controllavo.- sta leggendo il foglietto, ma poi alza lo sguardo su di me –Spero che tu e il damerino non vi mettiate nei guai.
-Jasper?- non so perché la tensione sta calando.
-Sì, quello o come si chiama.- fa una faccia infastidita. Si guarda il polso, e noto che porta un orologio –Devo andare.- dice.
Mi passa accanto, arrampicandosi sulla finestra, lasciandosi sfiorare la guancia dalla lama nera della mia katana, che non lo ferisce, ma lo graffia e basta.
-Alla prossima, Hikari.- fa un sorriso di scherno e salta giù. Mollo la spada a terra e mi affaccio, ma lui è già sparito.
Sconvolta, e terrorizzata, riesco ad agire con sorprendente lucidità. Poso la spada nel fodero, nascondo il foglio in una tasca interna delle due cinghie nere, con precisione sollevo la coperta e mi ci avvolgo.
Chiudo gli occhi, senza riuscire a prendere sonno. Mi copro il viso con la mano e mi maledico per essere stata tanto debole, al confronto di Kaden.
Kaden.
Kaden.
Si chiama davvero così? È stato solo un sogno.
Perché mi sembra così dannatamente vero?
   
 
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