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Autore: rebus_mistery    26/06/2014    4 recensioni
Questa è la prima fanfict che scriviamo a quattro mani.
Sarà sorprendente e imprevedibile, dato che abbiamo deciso di non accordarci sulla trama, e scriveremo un capitolo ciascuna per vedere cosa inventerà l’altra. Può succedere di tutto, anche perché la coppia in questione è una scottante Draco/Ginny . Questo è quanto, non potendo raccontare una trama inesistente, buona lettura a tutti
rebus_mistery e violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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POV GINNY

Non era possibile che fosse successo davvero. Non poteva essere così. Tutte le cose terribili intorno a Ginny scomparvero –le luci verdi delle maledizioni senza perdono, i morti coperti di polvere e macerie dalle pupille come di vetro, i Dissennatori che vagavano rabbiosi e schiumanti, la figura scomposta del Signore Oscuro a terra, le grida di dolore- annullate dall’immagine del corpo di Draco che si afflosciava sul terreno, dalle sue parole che sembravano troppo un addio acerbo e prematuro. Gli occhi di Ginny, che avevano capito subito, che avevano registrato il pallore mortale del viso tanto amato e le labbra bluastre, scrutavano a fondo la pelle per cercare anche solo un fremito, un segno di vita e le mani cercavano a tutti i costi di convincerla che se il corpo era caldo allora voleva dire che stava bene. Era così sereno che sembrava addormentato. Ginny provò ad urlare, stretta in una morsa d’angoscia, ma dalla sua bocca contratta non uscì alcun suono e dalla sua gola solo un rantolo roco: -Aiuto! Vi prego aiutatemi! Sta male! Aiuto, aiuto…. Vi prego, qualcuno mi aiuti…- Posizionò la testa di Draco sulle sue ginocchia, senza badare alle lacrime che bagnavano copiose il ragazzo senza vita. Gridò ancora ed ancora, urla che non avevano nulla di umano, che sembravano più il richiamo di dolore di un animale lacerato da una trappola o colpito da una freccia. Gli accarezzò i capelli, lo strinse al petto e lo cullò, tolse la terra dai vestiti, gli baciò la fronte e gli sussurrò che sarebbe andato tutto bene, che non avrebbe più sofferto. Appoggiò la fronte sulla sua e disse, baciandogli gli occhi: -Ti amo anche io, Draco. Mi senti? Ti amo anche io-

Per quale motivo il mondo non era ancora caduto dal suo asse? Perché il sole non era esploso nel cielo? Perché le persone intorno a lei continuavano a vivere, a combattere, se Draco era morto? E soprattutto, che cos’era ora il suo futuro e per cosa valeva la pena di soffrire ancora? Alzò il viso, fissando per la prima volta insensibile e apatica l’orrore che la circondava, desiderando solo di riavere indietro Draco. Alla sua destra c’era Blaise con gli occhi fissi sul corpo dell’amico come se non riuscisse a crederci.

-E’ morto, Blaise. Non c’è più e non ritornerà- pronunciò la prima parte della frase guardandolo stupita, poi si accorse che la voce era rotta, che vedeva il mondo attraverso a una cortina di lacrime, che Draco era andato da un’altra parte, un luogo dove lei non poteva raggiungerlo. Allora lo posò a terra, lo guardò con amore e abbracciò Blaise piangendo disperatamente: -Se ne è andato senza di me…. Non mi ha aspettato-

L’amico pianse con lei, sopportando quel dolore che li stava distruggendo da dentro, che sembrava non avere fine, ma le prese il viso fra le mani e le disse nel modo più dolce e risoluto possibile: -Non è vero, Ginevra. E’ proprio qui, dietro l’angolo e ti sta aspettando. Ora dobbiamo andare-

-Io non lo lascio- erano in mezzo al campo di battaglia, circondati dai morti di entrambe le linee ma anche tra i combattimenti furiosi dei superstiti eppure lei non voleva abbandonarlo un’altra volta. Blaise caricò sulle sue spalle il corpo rigido dell’amico e facendo scudo con il suo corpo a Ginevra urlò: -Al mio tre, corri ed entra nel castello. Là ci sono l’Ordine e la tua famiglia: ti proteggeranno. Uno, due, tr… GINNY! DOVE VAI?!- Non poteva lasciare che l’assassino di Draco rimanesse impunito, non poteva permettere che il suo sforzo andasse perduto, così a testa bassa corse attraverso il campo, giungendo dietro le retrovie nemiche dove  i superstiti combattevano l’ultimo duello ed Harry Potter finiva Voldemort. Anche il preside Silente stava duellando con Bellatrix Lestrange in una lotta all’ultimo sangue. Il Signore Oscuro lanciò un urlo agghiacciante da terra e in un ultimo gesto disperato pronunciò un Avada Kedavra che Harry non fece in tempo a schivare con un controincantesimo. Ginny cercò di avvertirlo, ma fu preceduta da Silente che, interponendo il suo corpo tra l’anatema e Harry, venne colpito in pieno petto e cadde, senza vita, sul terreno. I suoi arti formavano un arco innaturale anche se non c’era traccia di ferita sul suo corpo accartocciato. La rossa si mise le mani davanti agli occhi ed urlò. La professoressa McGranitt prese il posto del preside mentre alcuni membri dell’Ordine della Fenice sconfiggevano i Mangiamorte rimasti a proteggere il loro Signore. Non si capì bene come finì il tutto: una grande esplosione sbalzò tutti i presenti a terra e fece sollevare una nebbia di polvere insanguinata. Ginny dolorante tossì, strappando un pezzo della sua camicia per metterselo davanti alla bocca. Gli occhi bruciavano per la polvere e nelle orecchie rimbombava lo scoppio dell’esplosione. Harry era in piedi davanti al corpo di Lord Voldemort, ma fissava il suo mentore, il professor Silente a pochi passi da lui con le lacrime che scioglievano lo sporco sulle sue guance. Hermione e Ron erano al suo fianco, entrambi commossi e si abbracciavano. Piano piano tutti i sopravvissuti si alzarono, aiutandosi l’un l’altro. Nessuno rideva, gioiva o festeggiava: erano stati così tanti i morti che quella guerra sembrava una sconfitta perfino per i vincitori; a terra, erano troppi i corpi immobili, sanguinanti, irriconoscibili e deformati. Ginevra si alzò e diede un’ultima occhiata alle spoglie di Voldemort che si stavano sgretolando come cenere al vento. Non covava alcun sentimento di vendetta: il suo cuore non c’era più, al suo posto vi era una voragine che non si sarebbe più riempita, o almeno così le sembrava. La voce di Harry arrivò forte e chiara: -Abbiamo combattuto insieme e abbiamo distrutto Voldemort. Adesso occupiamoci dei feriti e dei nostri morti- La Sala Grande divenne un ospedale improvvisato, ma le vittime erano così tante che non ci stavano… La professoressa Sprite girava da un ferito all’altro aiutata da madama Chips che ricuciva tagli e spalmava unguenti, anche per molti non c’era più tanto da fare. Ginny raggiunse la branda dove giaceva Draco e si sdraiò accanto a lui, cercando di riscaldarlo come era solita fare la sera quando dormivano insieme e si addormentò, stretta al suo corpo. Fu una mano a svegliarla, scuotendola piano: -Ginny, vieni, non devi stare qui. Mi dispiace così tanto…- Sua madre la guardava con gli occhi pieni di lacrime, con i tratti addolorati. I suoi fratelli gemelli erano dietro di lei, sporchi e mesti, Harry accanto al letto, il capo abbassato. Blaise stringeva la mano del suo migliore amico. Sembravano tutti in lutto, ma nessuno di loro poteva davvero capire come si sentiva, nessuno di loro si era visto morire tra le braccia l’amore della propria vita.

-Lui mi ha salvato, lo sai? Voldemort mi aveva colpito ed io ero a terra, così lui si è alzato, combattendo per darmi il tempo di rialzarmi. Gli sarò sempre debitore e ti capisco- Harry parlò rispettosamente e con un cenno del capo si allontanò. La rossa seppellì il viso nella spalla di Draco, rifiutandosi di ascoltare. Era uno spettacolo straziante. Alla fine fu Blaise a riuscire a distoglierla dal letto del ragazzo per mangiare qualcosa e riferirle i fatti. Gli Elfi domestici distribuirono ciò che non era andato distrutto in dispensa dall’attacco e i sopravvissuti si radunarono appena fuori da castello per ascoltare la lista dei morti e ricordarli. Una professoressa McGranitt che sembrava aver acquistato il peso di vent’anni in una volta sola lesse con voce stanca e riconoscente le parole di addio. Erano state così tante le vittime: molti studenti, alcuni anche piccoli che erano rimasti indietro per combattere, come Astoria Greengrass, Ernie Macmillan, Lavanda Brown, Lee Jordan, Theodore Nott, Colin e Denis Canon e rappresentanti dell’Ordine, Remus Lupin, Ninfadora Thonks, Alastor Moody, insegnanti, il professor Piton, Sibilla Cooman, il professor Vitious, l’amato preside Silente. La lista sembrava non finire più. Esempi di coraggio… o di idiozia? Ginny rivalutava tutti i valori che aveva appreso dalla sua Casata: l’intraprendenza non è spesso avventatezza? Se il loro antenato Godric Grifondoro si fosse sbagliato nel ritenere l’eroismo la qualità superiore e auspicabile? Le avevano sempre detto che gli Slytherin erano pavidi, vigliacchi, spesso malvagi, eppure Draco era morto per permettere a tutti loro di salvarsi, anteponendo il bene comune prima del suo. Ginny non poteva non provare un minimo di rabbia, di rancore, di acrimonia verso tutti gli altri, che avrebbero ricominciato a vivere e anche verso Draco che l’aveva lasciata da sola, in un mondo che sembrava non avere senso senza di lui, ma sapeva che le sarebbe passata presto: non sarebbe mai riuscita a covargli rancore. Dopotutto, lo amava.

 

EPILOGO

Si dice che il tempo non si fermi, che nulla ne trattenga l’inesorabile avanzata e lo si dice sempre con queste parole ormai consunte perché alla fine è sempre questo il succo del discorso. Si potrebbero impiegare ore a filosofeggiare su come sia breve la vita e su quanto velocemente il tempo scorra, ma alla fine si giungerebbe sempre alla stessa conclusione che in tanti prima di noi hanno tratto: nessuno ci permetterà mai di cambiare gli eventi del passato.

Le gioie, i dolori, i fallimenti, i successi, gli errori, i lutti, i momenti più dolci e quelli più amari che costellano il nostro passato ci hanno resi le persone che siamo, nel bene e nel male, e non possiamo dimenticarli.

Erano passati sei anni dalla Battaglia Finale ad Hogwarts e tutti avevano continuato a vivere la propria vita. I gemelli avevano realizzato il loro sogno: il negozio di scherzi magici Tiri Vispi Weasley ad Hogsmeade li teneva occupati dalla mattina alla sera. Tra un esperimento soddisfacente e una detonazione per una prova malriuscita, ricrearono l’ambiente che permetteva loro di fare davvero un lavoro che li soddisfava e per tutto il giorno saltellavano di qua e di là per il negozio con puffole,  Pasticche Vomitose, Crostatine Canarine, Mou Mollelingua e Torroni Sanguinolenti o pensavano nuovi scherzi nel laboratorio. Era da quando il negozio stava per esplodere che Ginny aveva iniziato ad aiutarli e a lavorare da loro, sistemando gli scaffali, tenendo il registro della contabilità e controllando la cassa, insomma, tutti quei lavori che Fred e George ritenevano superflui. Grazie anche al suo aiuto, Tiri Vispi Weasley si era fatto un nome e una clientela abituale che raddoppiava nei giorni di uscita libera di Hogwarts per tutti gli studenti che si rifornivano lì. Demelza invece lavorava al Ministero della Magia come avvocato e in particolare si occupava di mediare tra i babbani e i maghi dei vari stati, occupandosi dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Quando si vedevano, era sempre una festa. Il famoso “Trio Magico” si era apparentemente diviso: con lo sconcerto di tutti, Harry ed Hermione si erano sposati, nonostante si incontrassero giornalmente al lavoro con Ronald, con il quale il Bambino-che-è-Sopravvissuto aveva iniziato la sua carriera di Auror. Hermione invece si dedicava alla Magisprudenza ed in breve tempo era entrata a far parte del Wizengamot, sebbene fosse molto giovane.

Ginny aveva instaurato un legame molto stretto con Blaise, dato che entrambi avevano condiviso le stesse emozioni intense; in breve tempo erano diventati inseparabili, tanto che, dopo che sia lui che lei avevano superato brillantemente gli esami M.A.G.O nonostante gli ostacoli e gli imprevisti, e avevano lasciato la scuola, affittarono insieme un appartamento sopra la gelateria di “Florian Fortebraccio” e divisero le spese. Vivere con lui era come vivere con Draco, lo rivedeva nei suoi modi di fare, nelle sue espressioni aristocratiche, nei loro ricordi, e in un primo tempo era come riaprire una ferita dolorosa che faceva fatica a chiudersi, ma poi si era resa conto che era uno dei pochi modi che aveva per non dimenticarlo e per non smettere di amarlo. Qualche anno dopo era venuto a vivere con loro un ragazzo bellissimo, dai capelli biondi come il miele e gli occhi castani di nome Barthelemy, che aveva un dolce accento francese e profumava sempre di bucato. Bart e Blaise si amavano e avevano deciso di passare il resto della loro vita insieme.

Barthelemy non era il solo nuovo inquilino della casa.

Quella sera Ginny tornava a casa esausta dopo un’intensa giornata lavorativa passata a fare e rifare i conti per il negozio dei gemelli. Passeggiò lungo la via illuminata dai lampioni, respirando l’aria frizzante della sera. Si fermò da Florian proprio sotto casa e prese una vaschetta di gelato (rigorosamente cioccolato e crema) sorridendo al vedere le luci accese al piano di sopra e l’ombra di un cuscino che volava per la stanza. Salendo le scale sempre con un sorriso divertito sulle labbra, sentì qualcuno sbellicarsi dalle risate e degli urletti entusiasti; osservò i caratteri eleganti sul campanello che lei stessa aveva fatto dipingere:

“Ginevra Malfoy

Blaise Zabini”

(e Barthelemy!)

L’ultima parte era stata aggiunta su un post-it dal suo effervescente nuovo coinquilino, che era come dire compagno di Blaise. Lo adorava. Aprì la porta pesante ed entrando nell’ingresso, mentre appoggiava le borse a terra disse ad alta voce: -Sono tornata! Tesoro? Dove sei?-

Si sentì uno scalpiccio, o meglio, un rumore di una galoppata a rotta di collo che non aveva nulla da invidiare a quella di un pony appena nato e una risposta gioiosa: -Mamma! Sono qui!- Un bambino di circa cinque anni le si gettò addosso senza il minimo riguardo così lei lo prese in braccio, baciandolo su entrambe le guance. Damon era nato il diciassette gennaio 1998, quando Ginny frequentava il sesto anno di studi, così inaspettato, così simile a suo padre -perché solo di Draco si poteva parlare- da farla oscillare tra l’inferno e il paradiso: ogni volta che lo guardava negli occhioni grigi, come metallo fuso, cenere d’argento, diamante grezzo, sentiva un fitta di dolore per quello che le ricordava e un moto d’amore per quello che rappresentava. Draco non se n’era andato senza lasciare un’impronta di sé nel mondo; le aveva lasciato Damon che ora rappresentava tutta la sua vita. Il settimo anno era stato molto difficile per Ginny; aveva dovuto dividersi tra la scuola, i M.A.G.O., suo figlio e la sua famiglia. Sua madre le era stata molto vicina e lo stesso i gemelli che adoravano il nipotino, ma Ronald non aveva accettato molto facilmente la cosa e per questo i loro rapporti si erano irrimediabilmente guastati. La preside McGranitt le aveva permesso di tenere il bambino ad Hogwarts, in un’ala del castello che era in disuso aveva allestito una camera per loro e aveva perfino tenuto il neonato nel suo ufficio qualche volta. Ginny avrebbe potuto giurare di averle visto una lacrima colare sulla sua guancia quando aveva concluso gli esami. Non poteva dire che fosse stato facile e nemmeno elementare: non sapeva dove iniziare a mettere le mani, tante erano state le volte in cui aveva avuto la voglia di stare un po’ da sola, affrontava un percorso come la gestazione, che la maggior parte delle donne compiva aiutata e amata da un compagno, completamente da sola, aveva perfino pensato di interrompere la gravidanza. Era solo grazie a persone come sua madre, come Blaise, come Demelza che era riuscita ad accettare la sua vita come veniva e senza rimpianti. Comunque, ora non poteva immaginare un mondo senza suo figlio Damon e si vergognava di aver solo pensato di eliminare il frutto dell’amore suo e di Draco.

Blaise e Bart si sporsero dalla cornice della porta del salotto, abbracciati, e li guardarono. Blaise forse non era la figura di padre perfetta che ogni mamma si sarebbe augurata per far crescere suo figlio, ma amava sinceramente Damon come un genitore, tanto che si faceva chiamare “zio Blase”.

Non era stato semplice per Ginny, anzi era stata dura: aveva perso la sua anima gemella ed era stato come tenere perennemente in gola un ferro incandescente. Aveva lasciato un caro amico, vedendolo morire dissanguato sotto i suoi occhi lo stesso giorno. Aveva scoperto scioccata di essere incinta e sua madre aveva fatto di tutto per starle accanto, nonostante suo padre non avesse ancora trovato lavoro dopo la distruzione del ministero e non arrivassero molti soldi. Si era allontanata dolorosamente da suo fratello. Aveva dovuto sudare per superare gli esami. Aveva faticato anche per trovare un lavoro e una casa, e doveva ringraziare Blaise per il pagamento della maggior parte delle bollette della luce. Ma aveva superato tutti gli ostacoli, ed era arrivata a questo punto.

Ora, guardando fisso negli occhi di ghiaccio di suo figlio, che amava tanto quanto il padre, riusciva a vedere non solo Draco con la sua bellezza, il suo fascino, la sua ingenuità di bambino, la sua dolcezza, ma vedeva anche il riflesso di sé stessa che era riuscita a rialzarsi nonostante tutte le cadute, che era cresciuta, che non aveva dimenticato e che mai avrebbe dimenticato.

FINE

  
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