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Autore: 3lkom    27/06/2014    2 recensioni
Angelica ha 19 anni, un passato burrascoso alle spalle e un futuro incerto davanti a sé.
E' bella, a vederla sembra quasi una bambola, ma il suo carattere è schivo, aggressivo, opportunista. Nessuno la conosce per com'è veramente, perché nessuno lo merita, almeno così crede lei. Non crede nell' amicizia, e tanto meno nel vero amore. Non nasconde le sue dipendenze, non si sforza di apparire migliore di com'è veramente, perché non le interessa l'opinione degli altri: solo iniettandosi un liquido ambrato dritto in vena, con la mente annebbiata di piacere, riesce a non impazzire..
La sua vita cambierà radicalmente quando, in un famoso pub di Los Angeles, conoscerà cinque ragazzi folli e autodistruttivi; con i quali, per la prima volta nella sua vita, instaurerà un legame.
E forse, proprio grazie a loro, riuscirà anche ad aprire il suo cuore e ad affrontare la vita a testa alta, senza doversi più nascondere dietro al paradiso artificiale donatole dall'eroina.
Quella droga maledetta, e così dolce..
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SLASH
 
 
Alcune volte mi sento così felice
Altre così triste
Alcune volte mi sento così felice
Ma per la maggior parte delle volte tu mi mandi fuori di testa
Baby, tu mi fai diventare pazzo…
 

Ah, tutte quelle volte … Magari a qualcuno è capitato: sei in macchina coi tuoi amici, in un furgoncino del cazzo dalla dubbia provenienza, bevi una birra e ti guardi intorno e ti chiedi cosa hai fatto -di male o di buono- per finire lì, se è solo il caso o se invece tutto dipende da qualcosa di più grande, magari perfino da qualcuno... Ti annoi, guardi fuori, provi a non sentire il baccano e le voci che si sovrappongono a dismisura, l’autostrada scivola veloce…

Non riesci a non pensare, anche se ti sforzi di farlo… Poi quasi per caso ti viene in mente una canzone famosa, e magari ci pensi con sollievo sperando che distolga la tua attenzione da argomenti più spinosi e delicati.

Già l’hai conosci, già l’hai sentita, ti è piaciuta ma nemmeno tanto; però è come se fosse la prima volta, quando ti ci ritrovi così tanto nelle parole che è come se l’avessi scritta tu di tuo pugno. Come se l’autore, chiunque esso sia, ti abbia letto la mente copiando ogni singolo fottuto pensiero che l’ha attraversata, perfino quelli più segreti e nascosti… anche se è un’ipotesi inverosimile, lo ammetto.

Soprattutto se la canzone in questione è uscita nel ’69, diciotto anni fa, e quindi io avevo solo quattro o cinque anni: a quei tempi, il massimo amore al quale potevo dedicarmi era quello per il mio triciclo, anche se con le femmine già rimorchiavo alla grande, all’asilo…

Oh, cazzo. Ho davvero appena parlato di amore? Io?!

Parola grossa. Enorme. E temo che sia proprio ‘sta roba ad attanagliarmi la gola e ad impedirmi di comportarmi come al solito. Se avessi Duff accanto non riuscirei nemmeno a guardarlo negli occhi: potrebbe capire tutto, leggendo il mio sguardo colpevole… O peggio, potrebbe non accorgersi di un cazzo e continuare a trattarmi come il suo migliore amico, come un fratello, come al solito.

Duff è più grande di me, è alto quasi due metri e come noialtri non disdegna affatto la droga e le belle ragazze, ma certe volte mi pare ancora così innocente… Sarà anche che -a differenza nostra- è aichmofobico, cioè che ha paura degli aghi? Io la considero una fortuna e un sollievo, questa paura, perché vuol dire che non si ridurrà mai a farsi di roba o ketch endovena… Menomale che per oggi la scampo e non lo vedo. Cioè, arriva stanotte alle tre e mezza, ha detto.

24 ore precise da quando io e Sele… No.

Un altro punto dolente della questione? Lei con Duff ci va a letto insieme, cosa abbastanza scontata dato che sono fidanzati: ma il più delle volte ciò avviene in quella casa che per metà è anche mia. Così dice il contratto. Ma perché, perché, non sono andato a coabitare con Axl o Steve? Non sarebbe stato tutto più facile? Magari non sarebbe nemmeno successo niente, tra noi…

Io non sono assolutamente uno a cui piacciono le cose sdolcinate, sia ben chiaro: ci sono quelle coppiette del cazzo, sempre appiccicate, che si scambiano paroline dolci mentre fanno l’amore.. Io faccio sesso. Io sono per un’intensa sessione di attività fisica, stancante, che ti fa sudare, di quelle che ti lasciano distrutto ma anche totalmente soddisfatto… Sono per le urla e per le unghie nella schiena, i lividi, mica per la delicatezza.

Ieri notte, io e Sel, più che aver fatto sesso abbiamo… Che ne so, ideato e sperimentato un nuovo tipo di combattimento a mani nude. Con questo non sto dicendo che ci siamo menati e che le ho alzato le mani, eh! ‘Ste cose io mica le faccio. Però, si, forse presi dalla frenesia del momento abbiamo dato il meglio –o il peggio- di noi stessi: entrambi volevamo imporci, sfogarci, entrambi sapevamo che era sbagliato e da sconsiderati,  e poi in quelle condizioni… sapevamo già che a mente lucida non avremmo mai fatto un gesto così idiota…

Tralascio i dettagli, menzionando solamente il luogo fortuito dove tutto ciò è avvenuto: un cesso, anzi, non uno qualsiasi, il cesso di casa di Jeff e Angie, a luci spente e chiusi dentro mentre gli altri erano a pochi metri di distanza e non sospettavano niente. Ciò ha reso tutto ancora più eccitante, un’esperienza da ricordare… e non aggiungo altro, o poi torno a pensarci…

Ma è inutile, sono un coglione!
Ormai l’ho nominata –anche se solo nella mia testa, ovvio- e non riuscirò a distogliermela dalla mente per un bel po’…

Maledizione, tra quanto cazzo arriviamo?
 
Dico, magari ‘sto fottuto nodo alla gola non è mica amore, o stronzate del genere, magari è solo nausea… Magari?!...
 
 
 
 
A.
 
 
Ho provato a smettere con la roba. Sono durata 15 ore, cazzo. Non ce la faccio. La mia testardaggine non supera la paura di affrontare un'altra notte come questa, una notte piena di incubi terribili che non mi tormentavano più da mesi, ormai. Ieri mi son detta: “Tentar non nuoce, e magari l’astinenza non è nemmeno così pesante, se sono determinata”. Ma la verità è che ho paura…
 

Jo stanotte mi ha abbracciato, rassicurandomi senza convinzione che sarebbe andato tutto bene. E poi l’ho visto in una pozza di sangue. Era morto ma mi guardava, non interrompeva il contatto d’occhi e nemmeno io, non ci riuscivo, ero come congelata. Poi sorridendo mi diceva di seguirlo, che insieme saremmo stati felici, che mi amava, e il suo sorriso diventava il ghigno del primo schifoso che ha abusato di me…

Mi sono svegliata urlando.
 

Jeff è partito e non c’era al mio risveglio, a consolarmi ed a stringermi tra le sue braccia come faceva di solito quando avevo le mie crisi. Mi sono sentita immensamente sola, anche Selene non c’era, la sentivo canticchiare sotto la doccia…

Mi sono arresa all’evidenza e ho preparato una spada. Piccola, solo per farmi passare gli incubi, mi son detta. Sentire l’ago conficcarsi in vena mi ha riempito il cuore di tristezza.

Ancora. Non riesco a non cedere. Ma non ci voglio pensare, ora… Forse quando tornerà Jeff, allora si che sarò determinata e magari riuscirò a far smettere anche lui. Forse.

Sono fin troppo masochista per smettere di farmi, e ricominciare così a soffrire, ma lo sono abbastanza per continuare e ammazzarmi a piccole dosi. Piccole, più o meno…
 

«Selene?!» Urlo. «Usciamo, ho voglia di bere»

E di distrarmi. Necessità per me diventata primaria, già, un po’ come l’eroina.
 
 
 
 
 
Il ragazzo alto e biondo è alla stazione e aspetta il treno.

E’ l’una e qualcosa di notte. Fa un freddo cane, e lui si stringe nella sua giacca di pelle nera maledicendo l’inverno e quell’aria gelata. Si accende un’altra sigaretta per potersi illudere che lo scaldi, anche se solo per cinque minuti, o forse lo fa semplicemente perché la sua famiglia non sopporta vederlo fumare e a casa oggi ha resistito per ore, tanto che stava quasi per cedere. Le luci dei lampioni sono fioche, e la notte, al contrario, sembra più nera del solito.

Sbuffa, vapore quasi come fosse lui un treno.

Nemmeno si guarda intorno, tiene lo sguardo fisso davanti a sé in balia del sonno e della sbronza che si è appena preso. Un tizio gli passa davanti, un vecchio con gli occhiali e i capelli bianchi, lo squadra e si va a sedere un po’ più in là. La sua valigia è enorme rispetto alla sacca del ragazzo, che però tiene una custodia in grembo e sembra quasi cullarla con un certo affetto. Il suo basso.

Apre la sacca, tira fuori una lattina di birra, se la scola in mezzo minuto. E’ tiepida ma meglio di niente. Poi sente quella cazzo di voce registrata annunciare l’arrivo del treno, si tira su forse troppo velocemente e per un attimo la testa prende a girargli; ma si riprende subito, e caricandosi i bagagli in spalla si accomoda nel suo vagone –seconda classe- e ordina una vodka liscia. Guarda il panorama cambiare dal finestrino che ha accanto, sbuffa di nuovo, spazientito. Si perde nei suoi pensieri stanchi.

 
Perché beveva?

Perché suo padre beveva e perché suo nonno beveva e perché metà del suo paese beveva.

Gli avevano insegnato che il rispetto delle tradizioni era importante, e lui stava solo onorando la memoria dei suoi antenati. Distruggendosi il fegato ed il pancreas. Vomitando l’anima, a volte. Prima di riempirsi di nuovo la pancia con altro alcol. Altro alcol. Era diventata un’abitudine, oltre che una necessità.

Gli piaceva annebbiarsi la mente e gli piaceva perdere i freni inibitori. La musica diventava più bella. Il sesso più soddisfacente. E poi la vodka era così buona, squisita, mentre gli scorreva giù per la gola. Bruciava. Altro alcol. E così ancora fino alla prossima bottiglia. 

Fino a che lui ne avesse avuto abbastanza dell’alcol, o l’alcol di lui e lo avrebbe fatto fuori...


Beh, vaffanculo. Ordina un’altra vodka liscia.
 
 

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AXL
 
 
Siamo in città da quasi un mese, abbiamo inciso i pezzi, oggi è il nostro ultimo giorno in studio...

E, devo riconoscerglielo, Clink per essere alle prime armi è uno davvero in gamba. Lavora una cosa come diciassette, diciotto ore al giorno e gli rimangono pure le forze per venirsi a prendere una birra con noi quando finiamo, quando fuori è già buio, e anche allora se ne beve solo una perché “deve alzarsi presto, se vuole che tutto funzioni”; ci saluta e poi se ne va a casa a dormire, è irremovibile. E ha aiutato Slash a trovare un amplificatore formidabile per la sua Gibson, è paziente con me quando mi chiudo in studio per registrare –preferisco farlo da solo, e preferisco farlo a notte fonda, mi concentro meglio e posso riprovare finché non è perfetto come lo avevo immaginato-…

Di solito io e Slash ci diamo il cambio, lui in sala di registrazione ci entra la sera e quando esce prendo il suo posto; ma oggi no, dopo aver riascoltato le registrazioni –tutto il duro lavoro di questi giorni confluito in un cazzutissimo disco dalla durata di un’ora… Quasi mi commuovo!-, aver stretto le mani a Mike uno o due centinaia di volte e aver detto addio a quello studio che ci ha ospitati in quello –questo- che probabilmente è il momento più importante della nostra carriera di musicisti, usciamo. L’aria fredda di gennaio non riesce a scalfirmi, sono esaltato!
 
 

«Insomma… Siamo rimasti noi due, i migliori: che si fa, man?» chiedo a Slash con un sorriso. Izzy e Duff sono al telefono con le loro ragazze, come ogni sera, e Steve è già in compagnia di una signorina che ha conosciuto qualche sera fa in un pub, quindi…

«Intendi come vogliamo festeggiare l’ultima notte in città? Ho saputo di un localetto niente male, qui vicino, ragazze belle e mezze nude che fanno la lap dance…» Mi ghigna di rimando, facendomi scoppiare a ridere. Mi capisce al volo, quest’uomo!

«Inutile avvertire gli altri, non trovi?»

«Trovo che sia inutile e pure dannoso, ho proprio voglia di vedere se il posto è carino e accogliente come dicono, vorrei uscire il prima possibile e non mi va di aspettare mezz’ora di paroline smielate sussurrate al telefono, sai…»

«Allora siamo d’accordo! Prendi la giacca, amico, prendi il portafogli e mettiti le scarpe… Oh, Duff, Jeff, noi usciamo!» Urlo dopo aver afferrato al volo le chiavi della camera, e un secondo dopo siamo fuori.
 
 

«E bravo Slash, ti hanno detto il vero…» Mormoro guardando le gambe della ballerina/cameriera che ci ha appena portato da bere, mentre serve un altro tavolo –di uomini vecchi e arrapati, scontato-, poi alzando la voce richiamo la sua attenzione: «Ehi, tu! Vieni un attimo qui!»

«Cosa c’è? L’ordinazione è giusta, si?» Mi guarda perplessa, corrugando le labbra, con una vocetta acuta, da ochetta... E’ truccata e svestita come una qualunque prostituta, come ogni ragazza qui dentro, ma è talmente sexy e all’apparenza abbastanza stupida da poter benissimo essere la mia punta della serata.

«Si, e sembra deliziosa, anche… Questo ci porta a te, come ti chiami?» Le domando, ammiccandole palesemente, e proprio come avevo previsto lei se ne esce con una risatina stridula e soddisfatta.

«Thais, è il mio nome d’arte, tesorino…»

Slash intanto sembra incantato da una moretta che gli balla davanti… Cioè, sarà la pasticchetta che ci siamo calati prima unita alla sbronza e all’euforia del momento, ma l’eccitazione schizza alle stelle…

«Posso offrirti da bere? I soldi non sono un problema, per me, sai, sono un musicista famoso..» Le ghigno, atteggiandomi come una vera star. E lei ci casca in pieno!

Si china verso di me con quella faccia sexy e stupida e mi sussurra appena all’orecchio «Perfetto, tesorino: per una cifra decente, sarei anche disposta a farti un balletto in privato…»
 
 
 
 

SAVANNAH
 
 
Sono nel letto di questo bel ragazzo qui, Slash... Anzi, non nel letto, sul. E non stiamo affatto scopando, sia chiaro. Per qualche strana ragione che ancora non conosco. Non mi era mai capitato prima, quasi mi offendo…

Slash mi ha invitato da lui, o meglio, lo ha fatto l’amico suo coi capelli rossi e Thais ci ha messo ben poco a convincermi a seguirla: dopotutto, anche io ho i miei bisogni da soddisfare, e la serata si prospettava estremamente piacevole… Ma niente. Anche dopo una spada, niente. Questo se ne sta immobile a fissare il soffitto, che cazzo. E dire che di solito sono io a dover respingere gli uomini che mi si vogliono portare a letto, sia i frequentatori del night, sia fuori da lì…
E’ sorprendentemente frustrante essere nella situazione opposta, non l’avrei mai detto!
 
«Ehi, a che pensi? Cosa ti rende così distratto?» Mormoro appena, decidendo di farmi avanti ed avvicinando le mie gambe alle sue.

«…Eh? In che senso, scusa?» Mi chiede il riccio, girandosi verso di me.

«Nel senso che, che ne so, dato che siamo nel tuo letto e che mi hai anche offerto la roba, pensavo, magari, che l'avremmo fatto…» Gli sorrido maliziosa, portando una mano sul suo ginocchio e facendola lentamente scivolare verso l’alto…

La sua risposta mi spiazza talmente tanto che arresto ogni movimento equivoco ed ogni pensiero lussurioso... «Perché, davvero vorresti?»

«Certo che vorrei, o non sarei qui!...» Metto il broncio, per circa un minuto faccio l’incazzata; poi tanto mi passa, come a mio solito, e con ironia puntualizzo «Quindi come minimo esigo un chiarimento, bello, come risarcimento di una scopata mancata!»

«Lascia stare... »

«No, dai, dimmi!»

«Penso… ad una ragazza, va bene?»

«Ah, è la tua?» Mormoro, risentita. Se è così, non posso proprio andarci a letto insieme, non sarebbe giusto nei confronti della sua fidanzata… Non demordo mica, io.

«No, dannazione, è la ragazza del mio dannatissimo migliore amico, e la odio, non la sopporto, non immagini quanto!»

« E com'è? Bella?»

«Altroché se lo è, la più bella che io abbia mai visto…» Sospira, e mi scappa un sorriso complice.

Io l’ho già capito, questo…«Ci sei andato a letto, non è vero? Ci stavi ripensando, ammettilo…»

«Ma che sei, telepatica? Esci dalla mia mente, cazzo!» Sbuffa, infastidito, facendomi ridacchiare.

«Sai che l’amore e l’odio spesso vanno a braccetto, si? Del resto sono entrambi sentimenti fortissimi e spontanei… Si vede che ti piace, lo sai? Si vede da come ti brillano gli occhi!»

«Perfetto…» Sbuffa di nuovo. «Il punto è che per la prima volta nella mia vita sento di aver trovato  quell’affinità, quella tensione e quell’attrazione di cui fino ad ora avevo solo visto e sentito parlare, sai, come i due poli di una calamita; e non poterla avere mi fa impazzire... Ma forse dovrei solo levarmela dalla testa… sarebbe meglio, dato che la rivedrò entro 24 ore!»

«Ti dico una cosa, forse ti chiarirà un po’ le idee… Alla fine a me piace il mio lavoro, mi diverto, ma certe volte sogno un uomo in carne ed ossa che venga a salvarmi e mi porti via con lui… Non potresti essere proprio tu, il destinato a sconvolgerle la vita –in senso buono-? Certi sentimenti non si provano mica col primo che capita»

 «E se lei stesse con un bravo ragazzo che la rispetta, e la ama, davvero, io cosa dovrei fare? Non potrei prometterle niente, io, sono solo uno sbandato… Non so nemmeno se domani sarò ancora qui, se tra un anno, o se sarò già crepato e già cibo per i vermi, se la smetterò con la roba…»

«Pensa a questo: non hai molte scelte, e quindi o ti fai avanti, se senti che è quella giusta, prima che sia troppo tardi... Sennò la lasci stare, anche se potrebbe non essere facile: e magari prima o poi ne troverai un'altra, ugualmente bella, e senza un fidanzato…» Tipo me, mi viene da dire. Ma conservando un minimo di dignità mi trattengo.

« Ma io non voglio una qualunque, io voglio lei, lei e basta… E sento che la mia stupida vita acquista un senso solo quando guardo dentro i suoi occhi e ci vedo il mio riflesso, e mille cose che ancora non mi so spiegare, e il mondo si blocca per un istante, e non ci capisco più un cazzo, ed è bellissimo e spaventoso…»

«Le vie dell’amore sono misteriose, bello, devi solo trovare la tua…»

«Ehi, ma non era un qualcosa di religioso quello che hai appena detto?, L’hai riadattato apposta per me?»

«Già, dovresti sentirti onorato… Senti, Slash, ma se rimandassimo il sesso a dopo?... Ho un po’ di sonno… Posso comunque rimanere comunque qui, stanotte?»

«Certo che puoi» Mi sorride sghembo, prima di stiracchiarsi e ributtarsi giù steso, sbadigliando come un leone.

«Sai, dopotutto mi sarebbe piaciuto, se fossi stato tu quello destinato a salvarmi… Posso fingere che tu lo sia, solo per stanotte?» Ad un suo cenno di assenso mi avvicino fino a toccarlo, timida come non sono mai stata prima d'ora, e lui mi cinge con le sue braccia facendomi poggiare la testa sul suo petto, i suoi capelli ricci mi fanno il solletico. «Allora buonanotte, Slash: non l'avrei mai detto, ma sei davvero un bravo ragazzo... Spero di trovare un uomo così, un giorno…»

«Beh, uno più figo di me non lo trovi, questo è sicuro!» Ride, e io con lui. Chiudo gli occhi col sorriso sulle labbra, ed in pochi secondi mi addormento.

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«Buonanotte anche a te, Selene… non vedo l’ora di venire a salvarti»
 
 

Parla, chiedimi l'impossibile e io lo farò: per te sarei capace di sollevare il mondo e precipitarlo attraverso gli spazi del cielo.
  
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