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Autore: ___Page    27/06/2014    3 recensioni
Adorava fare tutto con lentezza, assecondando la natura di quel piatto così prelibato, che richiedeva una lunga fase preparatoria e una cottura lenta e prolungata per riuscire alla perfezione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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A FUEGO LENTO

 

 

 

Sanji adorava cucinare lo spezzatino.
Di tutte le ricette che conosceva, quella aveva un che di rilassante per lui.
Adorava fare tutto con lentezza, assecondando  la natura di quel piatto così prelibato, che richiedeva una lunga fase preparatoria e una cottura lenta e prolungata per riuscire alla perfezione.
Triturava le spezie, pelava i pomodori, affettava le verdure con mani esperte e gesti ormai conosciuti a memoria, dando l’impressione di stare svolgendo un rituale sacro e catartico.
Di tanto in tanto sollevava il coperchio della pentola, nella quale la carne cuoceva a fuoco basso, per girarla e aggiungere altro brodo, inspirando a pieni polmoni il profumo che si sprigionava sotto forma di vaporosa nuvola nell’ambiente chiuso della cucina.
Si perdeva in quelle operazioni, meccaniche per qualsiasi altro cuoco, ma sempre nuove per lui, che ci metteva ogni volta una cura maggiore nella speranza di ottenere, un giorno, il piatto perfetto sotto ogni punto di vista.
Non si sarebbe reso conto neppure di una bordata sul ponte, in quei momenti. Era come se la sua stessa arte lo assorbisse, rendendolo cieco e sordo al mondo esteriore.
Aveva finito di pelare l’ultimo pomodoro e già si apprestava a triturare le carote che un rumore alle sue spalle lo risvegliò dalla sua trance culinaria. Non era tipo da farsi distrarre quando cucinava, ma i passi che sentiva erano chiaramente diretti verso di lui e, soprattutto, era certo che si trattasse di una donna.
-Che fai?!- gli chiese con voce melodiosa, così diversa da quella che aveva usato fino alla sera precedente, finché non aveva lasciato cadere la maschera di cinismo dietro la quale si trincerava ormai da anni.
Era genuinamente curiosa, lo sentiva.
-Preparo lo spezzatino per cena…- rispose continuando ad affettare le carote, senza voltarsi verso di lei e fermandosi di tanto in tanto solo per togliersi la sigaretta dalle labbra e soffiare una piccola nuvola di tabacco.
Nessuna stupida moina o volteggio, nessuna schiera di cuoricini riversata senza ritegno, nessun getto di sangue spruzzato dalle narici. Con lei tutto quello non serviva. Con lei tutto quello sarebbe stato un oltraggio.
Non l’avrebbe mai trattata come una qualsiasi altra donna perché lei, ai suoi occhi, nel suo cuore, era diversa da tutte le altre, era speciale, era unica e così meritava di essere trattata. Con un comportamento speciale e unico che Sanji non aveva mai riservato a nessuna.
-Sei in cucina da parecchio…- gli fece notare, avvicinandosi ancora.
Riusciva a percepirla dietro di sé, la immaginava, con l’occhio della mente, appoggiata al bancone della cucina, i capelli sciolti sulle spalle, le gambe sensualmente incrociate.
Lo squadrò in tutta la sua aitante figura, le guance imporporate al pensiero di come quello stesso corpo, ora impeccabilmente fasciato da pantaloni neri e camicia, l’aveva sovrastata, nudo, solo fino a poche ore prima.
 -È un piatto che richiede molto tempo…- spiegò prendendo una boccata dalla sigaretta -…sia nella fase di preparazione che in quella di cottura… la carne va cotta lentamente, a fuoco basso, e tutti gli ingredienti devono essere dosati alla perfezioni, le spezie, le verdure, la mela che esalta il sapore del coriandolo e, naturalmente, l’amore che ci si mette a cucinarlo…- concluse, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Era felice che lei fosse lì.
Aveva deciso di nascondersi in cucina per fuggire alla tentazione di ammirarla e riempirsi gli occhi di lei finché non si fosse svegliata dal suo sonno ristoratore, un rischio troppo grande da correre, vista la situazione in cui si trovavano. Ma era felice, suo malgrado, che lei fosse andata a cercarlo.
Evidentemente, non era l’unico a dover convivere con delle forti tentazioni in quei giorni. Il che aveva del ridicolo, se si pensava che a quella che veniva normalmente considerata la tentazione più grande avevano già ceduto e più di una volta.
Un profumo conosciuto lo investì, segno inequivocabile che si era avvicinata ancora di più.
-Fuoco basso e amore hai detto?!-
-Tra le altre cose…- confermò, continuando a darle testardamente le spalle ma sentendo un brivido percorrergli la schiena nel percepire il suo respiro sulla nuca.
-Mmmmh…- mormorò con malizia ma senz’ombra di provocazione -…Conosco un’altra cosa per cui ci vogliono gli stessi accorgimenti…-
Due piccole e candide mani si intrufolarono tra le braccia e il costato del cuoco, posandosi con delicatezza sui suoi pettorali asciutti, coperti solo dal cotone leggero della camicia, lasciata un po’ aperta sul petto, e accarezzandoli dolcemente.
Fremette sotto il suo tocco, senza riuscire a controllarsi. Avrebbe voluto girarsi e prenderla tra le braccia, baciarla fino a perdersi nelle sue morbide labbra che profumavano come un prato fiorito, tra le sue curve sinuose che, solo per lui, erano donate con affetto e non usate come arma per manipolare.
Ma non poteva perché lui era un pirata e lei una principessa. Lui aveva il suo sogno e lei i suoi doveri. Lui aveva la sua ciurma e lei il suo regno.
Non poteva lasciarsi andare, non potevano lasciarsi andare.
-Sai, quando il fuoco è così basso bisogna stare attenti, Violet… si abbassa la guardia ed è più facile scottarsi…- mormorò con voce malferma,  deglutendo a vuoto, sentendo che le carezze della ragazza stavano avendo la meglio sulla sua razionalità, sapendo che quelle erano attenzioni sincere e non un meschino mezzo per farlo capitolare.
Non disse niente per qualche secondo, Violet, continuando a comunicare attraverso il suo corpo, obbligandolo a posare il coltello e lasciar perdere le carote.
La sentì posare la fronte sulla sua schiena prima di sussurrare a mezza voce, quasi spaventata da ciò che stava per dire.
-Per me è troppo tardi Sanji… Mi sono già scottata…-
Sincera, onesta, spaventata. Tutto ciò che mai si era concessa di essere in quegli anni. E solo a lui si stava mostrando così insicura e indifesa, perché solo di lui si fidava fino a quel punto.
E come avrebbe mai potuto lui ignorare una simile dimostrazione di fiducia.
Si maledisse, maledisse il suo destino.
Per tanti anni aveva desiderato essere il cavaliere senza paura e senza macchia di una donna, non importava poi molto chi. Per tanto tempo aveva sperato di incontrare in uno dei sette mari una fanciulla desiderosa  di affidarsi a lui, alle sue cure, alle sue protettive braccia. E ora che finalmente l’aveva trovata, non solo lui per primo era spaventato da quella situazione ma, anche qualora avesse accettato quel ruolo così a lungo agognato, sarebbe diventato l’angelo custode di una donna alla quale non gli era concesso di restare vicino.
Eppure, non poteva essere che lei, lo sentiva in cuor suo. Non sarebbe stata nessun’altra se non lei.
Sollevò il coperchio della pentola, ricoprì la carne di brodo, aggiunse le carote e le spezie e abbassò ancora la fiamma. Poteva finire di cuocere da sola, lui ora doveva occuparsi di altro.
Si girò piano verso di lei, assaporando ogni secondo di attesa che lo divideva dal poter contemplare di nuovo il suo viso.
Ebbe un tuffo al cuore quando incrociò i suoi occhi chiari e si ritrovò a ricambiare il sorriso in cui si erano piegate le labbra rosee e carnose di Violet.
Prese coscienza in quel momento che combattere o resistere era inutile. Anche lui si era scottato e sapeva che i segni di quell’ustione non sarebbero spariti mai.
Lentamente le posò una mano sulla guancia a palmo aperto mentre con l’altra accarezzava il suo fianco.
Inspirò a pieni polmoni il suo profumo, sprofondando nei suo occhi.
Sapeva come sarebbe andata a finire.
Si erano amati tutta la notte e ancora quando il resto della ciurma, dopo la colazione, era scesa a terra.
Ma lo avevano fatto con impeto, fretta e passione. Non si erano concessi di assaporarsi con calma.
Non ancora.
Perché presto lo avrebbero fatto.
Si sarebbero amati come mai si erano concessi di fare, piano, a fuoco basso, con calma e con cura, godendo di ogni carezza, memorizzando ogni istante, perdendosi l’uno nell’altra, lasciando fuori tutto e tutti.
Sì, si sarebbero amati lentamente, la principessa e il pirata, fingendo che quell’attimo rubato alle loro vite non fosse altro che l’inizio dell’eternità.   





Angolo dell’autrice:
Lo so, lo so! Non è granché ma volevo cimentarmi in una Sanji/Violet e, insomma, da qualche parte dovevo pur cominciare! XD
Grazie a chi si è fermato a leggere!
Bacioni.
Piper.


  
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