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Autore: ParalyzedArtwork    27/06/2014    1 recensioni
”Cosa volete?”
“Quello che continua a dividerci e continua a tenerci uniti. L’odio verso di voi, quello che continua a gettarci nel caos ed ha farci risorgere.”
Genere: Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La fortezza dei Gaunt era un imponente edificio, con una cupola cupola centrale a vetrata ed edicole color blu cielo, sulla cima  di delle torrette di differente altezza, in stile arabo. L’edificio era fatto di marmo e si sviluppava per lo più in altezza. Era un ammasso si torrette slanciante, che presentavano sul loro fusto due finestrelle con delle mensole, non molto grandi, unite ad un corpo di fabbrica modestamente più piccolo. Erano circa tre per ogni lato, poste in modo irregolare, con quella centrale più alta delle due laterali. Probabilmente la pianta del corpo di fabbrica non era neanche un parallelepipedo regolare nella forma.
Era completamente di marmo, finemente decorato con intarsi d’oro, alla base delle finestrelle e delle edicole, come anche dello stesso materiale era fatto il reticolato della cupola.
Erano intarsi di foglie, di fiori, di forme leggere che sembravano librarsi nel vuoto. Quasi non appartenessero a quella struttura del tutto.
Tutto l’edificio era immerso nel cielo, poggiante su un ammasso di nuvole che lo sorreggevano tra tante altre poste intorno. Un edificio semplice, che lasciava nel cuore di chi lo vedeva un sentimento di tranquillità.
Cassidy fu portata attraverso le nuvole da Marì, che la teneva stretta tra le sue braccia, mentre spezzava le nuvole sul suo peso, dirigendosi velocemente alla Fortezza.
La ragazza la stava fissando fissava i suoi lineamenti delicati, i suoi occhi color sangue che nonostante tutto la facevano sentire al sicuro, protetta. Marì stava fissando il suo obiettivo quasi con voracità, segno che un tempo faceva parte dei Gaunt di Esecuzione.
Era splendida e con quel ricordo Cassidy chiuse gli occhi. Cercando di non pensare a cosa era successo e forse evitando di pensar a cosa sarebbe successo. Forse non si era ancora resa conto di nulla.



Il cancello era inframmezzato da due torrette regolare, accostato ad altri due portoni laterali più piccoli, terminanti tutti e tre con una punta d’ora, entrambi delimitati da due torrette più piccole.
Appena arrivarono il cancello centrale, il più grande si spalancò, quasi qualcuno avesse già predetto il loro arrivo e furono portate immediatamente dentro.


Furono condotte immediatamente al Tribunale nero.  In un ala del palazzo, alla fine di un lungo corridoio, percorso, da dipinti e busti, si trovava una porta di legno scuro ed antecedentemente ad essa delle sedie. Cassidy fu lasciata lì insieme a qualche altro confratello di Marì, che le avevano aperto alla Fortezza. Non si scambiarono occhiate calorose, rimasero immobili, rimasero freddi l’uno con l’altro. Non era come i Mastini, anche in servizio loro riuscivano ad essere una famiglia, per loro non era così. Cassandra, fissava i loro gesti attentamente, la postura, il modo di rivolgersi e vide, alla luce della fresca descrizione di questi esseri, tante piccole sfumature del loro comportamento che non aveva mai notato. Non le avevano legato le mani o cosa, l’avevano lasciata lì ad aspettare, insieme ad un paio di uomini, con lance acuminate. Anche se avesse voluto scappare, non sarebbe andata molto lontana. Ogni fine o inizio corridoio o centro era controllato da guardie. Una per lato. Anche se a suo parere non ce n’era bisogno. Un castello così piccolo, aveva molte più porte segrete di quanto mai nessuno potesse sapere. Era così che funzionava al tempo ed in quel luogo credo che le cose non fossero tanto diverse.
Si grattò la testa, cercando di riflettere su i loro comportamento così rigidi, riflettendo più tosto a ciò che avrebbe dovuto affrontare. Il Gaunt era via da una ventina di minuti e Cassidy si sentiva smarrita. Non sapeva spiegare cosa le fosse passato per la testa, perché l’avesse fatto, neanche a se stessa o almeno non riusciva a ricordarlo. Era confusa o forse solamente stanca, come se un uccellino le continuasse a beccare in testa e quel maledetto silenzio, così perfetto, era insopportabile. Buttò la testa all’indietro cercando di non pensare, quando le porte si spalancarono di nuovo. Dall’interno uscirono il Gaunt della Notte seguito da altri tre, molto più vecchi di lei , dalle lunghe barbe bianche. Quello al centro era il più basso, era pelato e portava due lunghi baffetti fini, mentre gli altri due, che non lasciavano intuire un età inferiore al centrale erano uno più altro dell’altro. Il sinistro aveva dei lunghi capelli bianchi, con qualche accenno di barba, mentre il destro solo una lunga folta barba, con dei capelli decisamente corti. Non sembrava che le rughe stessero divorando le loro pelli, sembrava fossero dei sessantenni; anche se secondo i Gaunt quell’età voleva dire molto di più. Come per i Ghoul, la loro età era qualcosa di diverso dal tempo e dai giorni che passano, la loro vita era diversa dal tempo che scorreva. Indossavano tutti e tre una tonaca azzurrina, dalle grandi maniche. Probabilmente la loro tunica era molto simile a quella dei Frati dei Mastini. Era molto semplice rispetto al vestito che portava Marì.
I tre vecchi non parlarono, si limitarono a porgerle un bastone per poter camminare al meglio.
La ragazza fissò il bastone, quasi fosse una presa in giro e poi fissò il volto tranquillo e sorridente dei tre Saggi, predicendo nulla di buono. Lo accettò e dandosi il cambio con Marì, entrò al seguito dei tre vecchi nel Tribunale.
Appena varcata la porta la possente porta si richiuse silenziosamente alle sue spalle.
Il tribunale era parecchio spazioso, una sedia posta al centro della stanza, con di fronte un bancone con circa sette sedie e ai lati due filari di panche, le quali adesso erano vuote. Il tutto era fatto di un legno color ambra. Sulle pareti grandi finestre adornavano la stanza, circa cinque laterali. Erano grandi, terminanti a punta, divise in due da degli intarsi d’oro.
Non smetteva di guardarsi in giro o guardare il cielo. Guardare il posto da cui era arrivata.
In quel momento la sua mente, la sua nostalgia fu interrottà.

”Credo lei sappia bene, signorina Cassandra Proprethia quale sia il motivo per cui è qui.”


Era l’uomo al centro a fare le veci. Cassandra aveva un espressione distante, intontita, feroce.

”La prego di sedersi signorina, discuteremmo delle pene e del dafarsi in modo civile. Non siamo certo abituati a trattare con i cani, ma abbiamo mantenuto una pace fittizia per tanto.”

Disse il più alto. Erano tutti e tre poco distanti accanto al bancone, mentre Cassidy era accanto alla sedia giusto di fronte a loro. Si sentiva presa in gira, era tutta una stupida farsa, che le faceva venire la nausea. Ma decise di sedersi senza fare storie.


”Allora, vedo non è ancora in grado di parlare molto bene. Questo potrebbe complicare la  questione del processo, ma siamo abituati a trattare questioni delicate. La prego, non si distragga, posso capire, il panorama da qui è magnifico.”


 
Casandra non aveva intenzioni di tollerarli ancora ma decise di fissarli, con l’aria più ingenua che potesse avere.



”Vedo che non ha avuto molti danni collaterali, il saggio affidatario mi ha riferito le sue condizioni e credo che le sue ferite con un po’ di riposo possano guarire in.. La vostra concezione di anni mi è strana! Mi rimarrà sempre strana! Ah, pochi giorni per voi sono pur sempre anni interi no? Torniamo a noi…”

Il Gaunt al centro aveva iniziato la sua stupida tiritera, raccontando per filo e per segno ciò che era accaduto cercando conferma ogni tanto dall’accusata, che rispondeva, molto distrattamente con qualche cenno di capo a volte, non avendo neanche voglia di contraddirli, anche se oltre a non ascoltarli non ricordava molto.

”Bene, noto che il suo interessa non è dei migliori. Ma come rimanente della sua Stirpe, devo discutere con lei e declinare ciò che accadrà dopo. Lei ha creato un essere che dovrebbe appartenere alla nostra comunità, in termini più specifici, ha purificato un essere. Ha violato i codici del nostro mondo ed anche del suo, a quanto pare, se non anche, quello dei Ghoul. Le purificazioni furono bandite, se non erro, dopo la seconda guerra di Santità, quando lei ancora era una bambina non attiva negli studi del sacerdozio. Eppure in qualche modo l’ha eseguita quasi perfettamente. Dove ha trovato il necessario per eseguire quella tecnica, signorina?”

Cassidy si limitò a fissarli con estrema superficialità.

”Capisco. Bene, sarò breve. Lei è accusata di aver violato le sacre leggi di questi tre mondi, aver interferito con un mondo non appartenente al suo, e Mastino, macchiatosi di tradimento ancor più grande di quello avvenuto poche ore, giorni, mesi or sono. Ha violato una legge di un’alleanza ancor più grande della nostra. Non vorrà forse dire che ha aiutato il nemico? Probabilmente sarà stata persuasa dal giovan uomo, non me ne stupirei. Sta forse legando con il nemico per farci cadere?! Non accetteremmo MAI un essere così nocivo, siamo tutti in pericolo non se ne rende conto?! Sta esponendo un’intera popolazione alla morte?!”

Il Ghoul continuava il suo chiacchiericcio, quando, un colpo di tosse ruppe il suo parlottare.

”Mi dispiace tanto, non può capire quanto io stia soffrendo per questa.. sua, vostra.. perdita? Io ho violato, io, noi, e tutta la Sacra Congrega, abbiamo violato un patto che persino voi avete tradito in precedenza. Lo sa bene no? Non è un gioco di colpe.”

”Come osa?!”


Cassidy si alzò e gettò di fronte a loro il bastone, accennando ad un inchino.

”Costernata. Per me questo processo non ha senso. Condannarmi? Ridicolo. Ho salvato un uomo, un essere, qualunque cosa per voi sia è sempre un individuo che ha mostrato redenzione e a quanto pare disposto ad aiutarci o meglio aiutarmi in questa guerra. Giusto voi non avete idea di cosa possa essere la bontà.”

”Che impertinenza! Questo è un processo sacro e lo sta macchiando con il veleno delle sue parole. Noi che abbiamo combattuto al vostro fianco per anni!”

”Non siete forse voi i peccatori in questa sede? Anni!”


Il Gaunt non riuscì a rispondere. Cassidy si incamminò verso il portone del tribunale, digrignando i denti aguzzi.



“Stiamo cadendo a pezzi e riusciamo ancora a mangiare la nostra carne, a mangiarci l’uno con l’altro. Non so dove avessi imparato quelle tecniche, se è questo che vi preme, forse da un antico libro. Io sono un Mastino  e farò tutto ciò che è in mio potere per salvare il mio popolo, fosse anche uccidere molti di voi. Qualunque sia il prezzo, non lascerò la mia gente soffrire. Nessuno di voi mi ostacolerà.”

”Patetica”

”Patetica è un termine che mi si addice. Ma si ricordi che io ho in mano le vostre vite, ho in mano ogni cosa in questo luogo. E voi avete bisogno di me più di ogni altra cosa.”

”Maledetta!”

Cassidy girò il viso quanto bastava per guardare il volto del Gaunt con la coda dell’occhio.

”Shh. Divertente quando la paura, quanto più piccola, possa piegare ogni uomo al suo volere.”

”Non permettete che esca! Il processo è ancora in corso.”

” Non volevo arrivare fino a questo punto… Il processo è finito. Che ne dice invece di preparare le carte per una nuova alleanza?”

Mostrò uno sguardo impotente ai Saggi e scotendo via i capelli dl volto, si avviò verso l’uscita.

Quando il portone si richiuse si sentirono solo imprecazioni lontane sbiadire. Fuori c’erano il giovane Gaunt e Marì, che alla sua vista, rimasero strabiliati di vederla così, sicura. Una sicurezza forse troppo finta anche per la stessa Cassandra.
Si incamminò per il corridoio.

”Abbiamo vinto.”



“Cos’è successo.”

Prima che Casidy potesse rispondere alla giovane donna, le porte del Tribunale si spalancarono di botto, provocando un tonfo che risuonò per tutta la Fortezza. I tre Saggi stavano camminando più in fretta che poterono per raggiungere la ragazza,  sorreggendo, anche di poco la loro tunica, mostrando i sandali neri e i piedi ossuti, per non inciampare.

”Aspetti!”


Cassidy si bloccò. Infondo non aveva fatto molta strada, era arrivata alla fine delle panchine d’aspetto e dandogli le spalle non riuscì a trattenere un sorrisetto beffardo. Si voltò con estrema eleganza, lasciando svolazzare i graziosi capelli.

”Si?”

Chiese con estrema malizia.
I tre Saggi si fermarono affaticati per respirare, a netta distanza dal altro trio.

”Deve essere purificato, dai suoi peccati e solo il Mastino che ha concesso il perdono può farlo.”
”In cosa consiste questa purificazione?”
”E’ un rituale antico! Ogni esponente di un peccato deve essere interpellato, bisogna padroneggiare le rune ed avere molto controllo..”

I tre si davano il cambio per parlare ma presto furono interrotti dalla ragazza.

”Allora iniziamo i preparati.”


Marì rimaste abbastanza sconcertata dalla lucidità della ragazza, era fin troppo diversa. 
   
 
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