Capitolo I - Alyson
Era
una bella mattina di maggio. Dalla cucina proveniva un buon odore di
caffè e di croissant appena sfornati. Un ragazzo di circa ventisette
anni, inebriato da questi profumi, si alzò dal letto.
Appena
sveglio, si ricordò che quello era un giorno importante: sua sorella
Alyson gli avrebbe fatto visita. Così, felice di essersi risvegliato
con quel bel pensiero in testa, si drizzò in piedi e si diresse
verso l'armadio, lo aprì e optò per una paio di jeans e una
maglietta a maniche corte; scelse l'azzurro, il colore preferito di
sua sorella. Uscì quindi dalla sua camera, scese le scale e arrivò
in cucina, dove trovò una piacevole sorpresa: Alyson era lì, in
carne ed ossa, che preparava la colazione. Indossava dei jeans
aderenti, a sigaretta, una camicetta a quadri blu e bianchi e portava
i suoi soliti scarponcini Timberland da maschiaccio. Teneva legati in
un'alta coda di cavallo i suoi lunghi capelli castani, che, aveva
notato, essersi scuriti rispetto alla volta precedente. Decise di
farle uno scherzo di benvenuto: le si avvicinò furtivo, ma lei,
scaltra come una volpe, che lo aveva sentito scendere le scale,
disse:
"Embry,
a cuccia, cosa credevi? Che non avessi sentito i tuoi enormi piedoni
scendere le scale? Ti sbagliavi di grosso, mio caro!"
Pronunciate quelle parole, si girò con un sorriso smagliante e lo
abbracciò, ma non resistette più di mezzo secondo. E aggiunse:
"Dimenticavo che eri una stufetta portatile, fratellone! Ti
trovo in forma!" continuò, sempre sorridendo.
Lui
rispose: "Sorella malefica ,non ti si può nemmeno fare uno
scherzo che tu subito lo smonti sul nascere! Ho sempre odiato questo
tuo lato da professorina, fin da piccola eri così! E comunque, anche
tu non scherzi! Stai facendo una dieta? Sei in formissima!".
Alyson
non esitò a rispondergli: "Ma ovvio! Credevi davvero che sarei
venuta qui a conoscere i tuoi amici sbranavampiri con tutti quei
chili addosso che avevo l'anno scorso? Certo che no!” e gli strizzò
l'occhio. “Vieni lupo, ti ho preparato la colazione. Ti ho portato
i croissant con il cioccolato fondente e con la marmellata di more e
lamponi, come piacciono a te. La signora McConnery mi ha detto di
salutarti. Ha detto di dirti di passarla a trovare quando puoi! In
effetti sono parecchi mesi che non vieni a trovarmi, più di un anno.
Però, come vedi, mi ricordo ancora i tuoi gusti" e gli fece una
linguaccia.
Alyson
infatti, aveva lasciato la riserva per trasferirsi in Canada, dove
stava frequentando le lezioni per concretizzare il suo sogno di
diventare giornalista.
Embry,
felice come una pasqua per la sorpresa, ma soprattutto per la
colazione, si sedette al tavolo della cucina, dove la sorella aveva
già apparecchiato.
Doveva
ammettere, con dispiacere, che sua sorella ci sapeva fare in
cucina.
Aveva
sempre sofferto questa sua bravura assurda in tutto quello che
faceva, mentre lui era la pecora nera della famiglia, anzi il lupo
nero.
Fin
da piccoli, Alyson risultava più brava rispetto a lui, in qualsiasi
campo.
Ma
ora si rendeva conto che, in effetti, lei era riuscita a farsi una
vita tutta sua. Oltre allo studio infatti, riusciva a trovare anche
il tempo di procurarsi da vivere, lavorando come babysitter da due
buone famiglie. Certo, non aveva lo stipendio di un direttore di
banca, ma quello che riusciva a fare con quei bambini, gli aveva
raccontato al telefono, era davvero straordinario. Era speciale,
Alyson. E se ne accorgevano presto tutti, appena la conoscevano un
po'.
Quello
che gli spiaceva un po', era il fatto che con
sua sorella affianco, il bel licantropo, passava sempre in secondo
piano, nonostante fosse il più grande. Era un po' la sua ombra, ma
voleva talmente bene alla sua sorellina, che sarebbe stato pronto a
difenderla da qualsiasi pericolo.
Alyson
vide nei suoi occhi un vuoto che non aveva mai visto prima, così
chiese al fratello cosa lo turbasse, ma lui schivo e orgoglioso
com'era, scrollò le spalle e continuò a mangiare. La ragazza
scrollò le spalle, ma avrebbe preferito che Embry si fosse confidato
con lei.
Ripensò,
mentre sorseggiava il suo caffè, a quando erano bambini: suo
fratello la evitava, la odiava anche un po', secondo lei. Forse
perché, essendo il maschio e comunque il fratello maggiore, i loro
genitori si preoccupavano meno di lui, poiché era già abbastanza
maturo da poter badare a sé stesso al meglio, mentre lei, la femmina
piccola e indifesa, aveva bisogno di essere portata su un
piedistallo, per evitarle un ruolo da controfigura, rispetto a lui.
Lei, invece, aveva sempre provato una forte ammirazione per il suo
fratellone. Era uno dei più belli del loro quartiere, al contrario
suo, che era considerata una pezza da piedi e presa in giro da tutti
per il suo aspetto da brutto anatroccolo. Però, quello non era il
momento per pensare al passato: ora erano di nuovo insieme, questo
era l'importante.
“Come va con Jason?” chiese improvvisamente Embry. Alyson sbiancò. Jason Harris, compagno di scuola sin dai tempi delle scuole medie, era diventato, quasi tre anni prima, il compagno di vita della sorella.
Un
rumore assordante li distolsero dai loro pensieri. Alzarono lo
sguardo e videro un'enorme quantità di polvere dalla porta-finestra
della cucina, che dava sul cortile. Embry lasciò la mano della
sorella, si alzò di corsa e si diresse verso l'esterno, aprì la
finestra e uscì. Alyson lo sentì ridere di gusto, così si avvicinò
e vide, in mezzo al polverone, un ragazzo seduto affianco ad un
aggeggio che somigliava molto ad una moto.
"Embry,
dove sei? Non ti vedo!” disse lei, tossendo per la terra sollevata
in aria, che le si ficcò dritta in gola. esci fuori!"
"Sono
qua, sorella cieca!" La prese da dietro le spalle e la condusse
fuori dal disastro. "Volevi conoscere i miei compagni, no? Ecco,
te ne presento uno: Jacob Black"
"Molto
piacere. Sono felice di incontrarti, finalmente!” disse lei con un
sorriso, stringendogli la mano.
"Piacere
mio!” rispose il licantropo “Mi spiace di aver creato questo
trambusto, ma dovevo portare a Embry il suo regalo per te. Ho però
dimenticato di frenare, e per evitare di finirvi dentro casa, mi sono
ribaltato con la moto" spiegò il ragazzo, con un tono misto di
imbarazzo e cortesia.
"Grazie
Jacob per avermi rovinato la sorpresa -disse Embry, con tono
scocciato- comunque, ora che l'hai detto, muoviti e dammi il
pacchetto!"
"Non lo so ancora, spero molto!" rispose lei,sorridendo.
"Si si,ora vattene!" sbottò Embry.
Così Jacob accese la moto e partì con un cenno della mano.
"Torna a trovarci!" gli urlò Alyson
Lui rispose con un sorriso.
"Ma cosa hai contro di lui? -chiese poi a suo fratello- a me sembra un bravo ragazzo"
"Niente...dai su, apri la scatola e dimmi che ne pensi" rispose scocciato.
Lei, emozionata, prese la scatola e la aprì: conteneva una collanina con un ciondolo a forma di "A", tutta ricoperta di brillanti.
"Sono senza parole! E' bellissima, grazie fratellone!" e corse ad abbracciarlo.
La indossò immediatamente e corse in casa per guardarsi allo specchio: le donava tantissimo. I suoi occhi castani, truccati leggermente, risaltavano sotto la montatura nera dei suoi occhiali, e la collana era una valore aggiunto.
Era felice. Finalmente felice di essere dove si trovava, di essere con suo fratello.
Si prospettava una bella permanenza per la giovane ragazza trapiantata in Canada.