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Autore: Yume94    27/06/2014    1 recensioni
Embry Call ha una sorella, Alyson. Se n'è andata in Canada per studiare e per farsi una vita nuova. Ma tornerà nella riserva perché è accaduto un fatto spiacevole. Farà conoscenza con il branco dei Quileute ed in particolare, con il burbero Paul.....
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Embry Call, Jacob Black, Nuovo personaggio, Paul Lahote, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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nella terra dei Quileute

Capitolo I - Alyson

Era una bella mattina di maggio. Dalla cucina proveniva un buon odore di caffè e di croissant appena sfornati. Un ragazzo di circa ventisette anni, inebriato da questi profumi, si alzò dal letto.
Appena sveglio, si ricordò che quello era un giorno importante: sua sorella Alyson gli avrebbe fatto visita. Così, felice di essersi risvegliato con quel bel pensiero in testa, si drizzò in piedi e si diresse verso l'armadio, lo aprì e optò per una paio di jeans e una maglietta a maniche corte; scelse l'azzurro, il colore preferito di sua sorella. Uscì quindi dalla sua camera, scese le scale e arrivò in cucina, dove trovò una piacevole sorpresa: Alyson era lì, in carne ed ossa, che preparava la colazione. Indossava dei jeans aderenti, a sigaretta, una camicetta a quadri blu e bianchi e portava i suoi soliti scarponcini Timberland da maschiaccio. Teneva legati in un'alta coda di cavallo i suoi lunghi capelli castani, che, aveva notato, essersi scuriti rispetto alla volta precedente. Decise di farle uno scherzo di benvenuto: le si avvicinò furtivo, ma lei, scaltra come una volpe, che lo aveva sentito scendere le scale, disse:
"Embry, a cuccia, cosa credevi? Che non avessi sentito i tuoi enormi piedoni scendere le scale? Ti sbagliavi di grosso, mio caro!" Pronunciate quelle parole, si girò con un sorriso smagliante e lo abbracciò, ma non resistette più di mezzo secondo. E aggiunse: "Dimenticavo che eri una stufetta portatile, fratellone! Ti trovo in forma!" continuò, sempre sorridendo.
Lui rispose: "Sorella malefica ,non ti si può nemmeno fare uno scherzo che tu subito lo smonti sul nascere! Ho sempre odiato questo tuo lato da professorina, fin da piccola eri così! E comunque, anche tu non scherzi! Stai facendo una dieta? Sei in formissima!".
Alyson non esitò a rispondergli: "Ma ovvio! Credevi davvero che sarei venuta qui a conoscere i tuoi amici sbranavampiri con tutti quei chili addosso che avevo l'anno scorso? Certo che no!” e gli strizzò l'occhio. “Vieni lupo, ti ho preparato la colazione. Ti ho portato i croissant con il cioccolato fondente e con la marmellata di more e lamponi, come piacciono a te. La signora McConnery mi ha detto di salutarti. Ha detto di dirti di passarla a trovare quando puoi! In effetti sono parecchi mesi che non vieni a trovarmi, più di un anno. Però, come vedi, mi ricordo ancora i tuoi gusti" e gli fece una linguaccia.

Alyson infatti, aveva lasciato la riserva per trasferirsi in Canada, dove stava frequentando le lezioni per concretizzare il suo sogno di diventare giornalista.
Embry, felice come una pasqua per la sorpresa, ma soprattutto per la colazione, si sedette al tavolo della cucina, dove la sorella aveva già apparecchiato.
Doveva ammettere, con dispiacere, che sua sorella ci sapeva fare in cucina.
Aveva sempre sofferto questa sua bravura assurda in tutto quello che faceva, mentre lui era la pecora nera della famiglia, anzi il lupo nero.
Fin da piccoli, Alyson risultava più brava rispetto a lui, in qualsiasi campo.
Ma ora si rendeva conto che, in effetti, lei era riuscita a farsi una vita tutta sua. Oltre allo studio infatti, riusciva a trovare anche il tempo di procurarsi da vivere, lavorando come babysitter da due buone famiglie. Certo, non aveva lo stipendio di un direttore di banca, ma quello che riusciva a fare con quei bambini, gli aveva raccontato al telefono, era davvero straordinario. Era speciale, Alyson. E se ne accorgevano presto tutti, appena la conoscevano un po'.
Quello che gli spiaceva un po', era il fatto che c
on sua sorella affianco, il bel licantropo, passava sempre in secondo piano, nonostante fosse il più grande. Era un po' la sua ombra, ma voleva talmente bene alla sua sorellina, che sarebbe stato pronto a difenderla da qualsiasi pericolo.
Alyson vide nei suoi occhi un vuoto che non aveva mai visto prima, così chiese al fratello cosa lo turbasse, ma lui schivo e orgoglioso com'era, scrollò le spalle e continuò a mangiare. La ragazza scrollò le spalle, ma avrebbe preferito che Embry si fosse confidato con lei.
Ripensò, mentre sorseggiava il suo caffè, a quando erano bambini: suo fratello la evitava, la odiava anche un po', secondo lei. Forse perché, essendo il maschio e comunque il fratello maggiore, i loro genitori si preoccupavano meno di lui, poiché era già abbastanza maturo da poter badare a sé stesso al meglio, mentre lei, la femmina piccola e indifesa, aveva bisogno di essere portata su un piedistallo, per evitarle un ruolo da controfigura, rispetto a lui. Lei, invece, aveva sempre provato una forte ammirazione per il suo fratellone. Era uno dei più belli del loro quartiere, al contrario suo, che era considerata una pezza da piedi e presa in giro da tutti per il suo aspetto da brutto anatroccolo. Però, quello non era il momento per pensare al passato: ora erano di nuovo insieme, questo era l'importante.

Come va con Jason?” chiese improvvisamente Embry. Alyson sbiancò. Jason Harris, compagno di scuola sin dai tempi delle scuole medie, era diventato, quasi tre anni prima, il compagno di vita della sorella.

Ecco...diciamo che il mio ritorno qui non è casuale...non va per niente, Embry. Ogni minima cosa è diventata un pretesto per un litigio. Non andiamo più d'accordo come prima. Si è pure licenziato, ormai pensa che io possa permettermi di mantenere sia io che lui...” e scoppiò quasi a piangere. Il bel licantropo si sentiva decisamente in colpa. Non voleva farla stare male. Così, per rimediare disse: “Non preoccuparti. Verrò con te in Canada quando vorrai ripartire e sistemeremo le cose insieme”. Le poggiò la sua calda mano su quella fredda di lei, che alzò di scatto la testa. Il mascara era colato un pochino sulla guancia sinistra, ma dopo quel contatto così fraterno, il cuore sembrò ritrovare un po' pace. Non era il tipo da scappare dai problemi, ma una pausa doveva concedersela persino una persona così determinata e così orgogliosa. Era stanca. E solo quei luoghi così famigliari avrebbero potuto mettere una pezza a tutto quel dolore.

Un rumore assordante li distolsero dai loro pensieri. Alzarono lo sguardo e videro un'enorme quantità di polvere dalla porta-finestra della cucina, che dava sul cortile. Embry lasciò la mano della sorella, si alzò di corsa e si diresse verso l'esterno, aprì la finestra e uscì. Alyson lo sentì ridere di gusto, così si avvicinò e vide, in mezzo al polverone, un ragazzo seduto affianco ad un aggeggio che somigliava molto ad una moto.
"Embry, dove sei? Non ti vedo!” disse lei, tossendo per la terra sollevata in aria, che le si ficcò dritta in gola. esci fuori!"
"Sono qua, sorella cieca!" La prese da dietro le spalle e la condusse fuori dal disastro. "Volevi conoscere i miei compagni, no? Ecco, te ne presento uno: Jacob Black"

"Molto piacere. Sono felice di incontrarti, finalmente!” disse lei con un sorriso, stringendogli la mano.
"Piacere mio!” rispose il licantropo “Mi spiace di aver creato questo trambusto, ma dovevo portare a Embry il suo regalo per te. Ho però dimenticato di frenare, e per evitare di finirvi dentro casa, mi sono ribaltato con la moto" spiegò il ragazzo, con un tono misto di imbarazzo e cortesia.
"Grazie Jacob per avermi rovinato la sorpresa -disse Embry, con tono scocciato- comunque, ora che l'hai detto, muoviti e dammi il pacchetto!"

Jacob gli porse la scatolina rossa e disse: "Scusami, ora devo andare. Ciao Alyson! Piacere di averti conosciuta, quanto ti fermerai?"
"Non lo so ancora, spero molto!" rispose lei,sorridendo.
"Si si,ora vattene!" sbottò Embry.
Così Jacob accese la moto e partì con un cenno della mano.
"Torna a trovarci!" gli urlò Alyson
Lui rispose con un sorriso.
"Ma cosa hai contro di lui? -chiese poi a suo fratello- a me sembra un bravo ragazzo"
"Niente...dai su, apri la scatola e dimmi che ne pensi" rispose scocciato.
Lei, emozionata, prese la scatola e la aprì: conteneva una collanina con un ciondolo a forma di "A", tutta ricoperta di brillanti.
"Sono senza parole! E' bellissima, grazie fratellone!" e corse ad abbracciarlo.
La indossò immediatamente e corse in casa per guardarsi allo specchio: le donava tantissimo. I suoi occhi castani, truccati leggermente, risaltavano sotto la montatura nera dei suoi occhiali, e la collana era una valore aggiunto.
Era felice. Finalmente felice di essere dove si trovava, di essere con suo fratello.
Si prospettava una bella permanenza per la giovane ragazza trapiantata in Canada.

   
 
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