Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Eliatheas    21/08/2008    5 recensioni
«Trentanove e sette» borbottò, contrariata Dominique, tornando a guarda il termometro. 39.7 era indubbiamente febbre. Era ovvio. La cosa meno ovvia era il fatto che fosse pieno Agosto. E che fosse il giorno della sua partenza per il campeggio, insieme a tutta la famiglia Weasley.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Si, lo so. Non ho neanche terminato “Bleeding Love” che già pubblico un’altra storia, ma è stato più forte di me. L’idea per questa storia mi è venuta pensando al mio esame di III media, da poco sostenuto, durante il quale ho parlato con tutta la febbre a trentanove e sette – tornata a casa l’ho misurata e sono rimasta stupita. Spero vi possa piacere questa One Shot, anche se è un po’ lunga.

Febbre

«  ‘on ci posso credere” biascicò Dominique Weasley, guardando con aria a metà tra lo stupito e il rassegnato il termometro che aveva fra le mani.
« Chérie, allora ? » chiese Fleur Delacour, parandosi davanti alla figlia che stava seduta sul divano. Dominique alzò lo sguardo. Fleur Delacour era sempre la stessa di vent’anni fa, con i capelli biondissimi e liscissimi e gli occhi chiarissimi. E ovviamente il fisico d una ventenne. Quel giorno indossava una maglietta gialla a mezze maniche e dei jeans che una donna di quaranta e passa anni normale non avrebbe potuto indossare neanche se avesse avuto il fisico di una ragazzina. Ma quando ci si riferiva a Fleur Delacour, le cose cambiavano eccome.
«Trentanove e sette» borbottò, contrariata Dominique, tornando a guarda il termometro. 39.7 era indubbiamente febbre. Era ovvio. La cosa meno ovvia era il fatto che fosse pieno Agosto. E che fosse il giorno della sua partenza per il campeggio, insieme a tutta la famiglia Weasley.
«Oh,Cielo!» esclamò Victoire, piazzandosi davanti alla sorella come sua madre. Se avete ben presente Fleur Delacour, Victoire Weasley era l’opposto. Aveva un bel caschetto di capelli rossi, un viso perfettamente ovale, degli occhi castani e maliziosi e delle labbra rosee e piene, ma aveva lo stesso fisico slanciato della madre. Nonostante fossero completamente diverse, entrambe erano bellissime.
«Sono d’accordo» mormorò tetra la secondogenita, sistemandosi meglio sul divano e storcendo il naso.
«Allora?» chiese Bill Weasley, entrando nel salotto in compagnia del figlio minore.
Ma cos’è? Una riunione? – si chiedeva Dominique, mentre assumeva un’aria disperata.
Se Fleur e Victoire erano opposte e bellissime, Bill e Louis erano due gocce d’acqua – tranne per il fatto che il ragazzo non aveva nessuna cicatrice sul volto – e avevano un certo , come amava definirlo Fleur, charme.
«Trentanove e sette» ripeté la ragazza, chiudendo gli occhi e posando la testa sul poggiatesta del divano.
«Oh, mi dispiace, piccola!» disse il padre, facendo una faccia dispiaciuta.
Già. Dispiaceva anche a Dominique, soprattutto per il fatto che avrebbero dovuto rimandare la loro vacanza.
«Be’, siete pronte?» continuò poi lui, guardando le altre due con un sopracciglio inarcato e Dominique lo guardò stupita.
Avevano intenzione di partire senza di lei?
«Dominique non ti dispiace, vero?» chiese sua madre, guardandola con un sorriso di scuse.
«No, figuratevi!» esclamò, con ben poca veemenza. Non aveva più forze, ormai. «Sapete come mi divertirò, da sola, qui, con la febbre!»
«Ehm...ci dispiace» Victoire esibì il suo migliore sorriso di scuse, ma Dominique la fulminò con i suoi occhi di ghiaccio e la sorella arretrò, timorosa.
«Dominique, ti prego, capiscici. Non possiamo annullare la prenotazione il giorno dell’arrivo» la fece ragionare Louis, che, come al solito, aveva ragione. Era insopportabile vivere con lui, che era il più calmo, il più posato, il più dolce e il più riflessivo della famiglia. A volte faceva persino venire il diabete.
«Lo so» mormorò la ragazza, ormai sconfitta.
In quel momento la porta dell’ingresso si spalancò e Ted Lupin, con i suoi splendenti capelli azzurri, fece il suo goffo ingresso nel salotto, inciampando nel tappeto che si trovava davanti al divano e finendo in mezzo alla stanza, tra il divano su cui Dominique era abbandonata, senza forze, e il tavolino, accanto al quale si erano schierate Fleur e Victoire.
«Salve» mormorò, infine, con la voce attutita dal tappeto e i capelli divennero improvvisamente rosso fuoco, tanto da fare invidia a Victoire e tutti gli altri abitanti della casa, tranne Fleur e Dominique.
«Ciao, Ted» mormorò Victoire, sorridendo, felice di vedere il suo ragazzo, anche se spiaccicato per terra.
Il ragazzo in questione si alzò, leggermente imbarazzato, mentre i capelli tornavano del loro colore abituale – come se azzurri fossero un colore normale. Ma tanto non si poteva discutere con Ted. Lui amava quel colore – e lui si chinava un po’ per posare un bacio sulle labbra della sua ragazza.
Bill Weasley non era affatto contento di questo e non mancò di esprimere la sua contrarietà con un ringhio alquanto minaccioso, ma Ted sembrò non sentirlo e si scostò da Victoire con un bel sorriso, mentre la ragazza diventava di un rosso imbarazzante.
Dominique sospirò e distolse lo sguardo con aria indifferente. Nonostante la cotta per Ted le fosse passata da un pezzo, non poteva fare a meno di sentirsi irritata davanti a quella scena zuccherosa da diabete, peggio di Louis.
Per fortuna esisteva qualcuno da lassù che odiava quanto lei quelle scene, perché suo padre intervenne a placare l’animo di Ted con uno schiaffetto amichevole sulla nuca del ragazzo.
Dominique non aveva mai voluto tanto bene a suo padre come in quel momento.
Solo allora, voltando la testa nella direzione della porta, vide che Ted non era giunto da solo, ma era stato scortato da un ragazzo alto e dal fisico allenato, con capelli rossi su cui qualcuno aveva sicuramente lanciato uno Schiantesimo e degli occhi castani che la scrutavano maliziosi – forse, credendo che il rossore sulle sue guance fosse imbarazzo e non febbre. James Potter.
Ed ecco che la giornata di Dominique, da moderatamente sopportabile – in fondo, quando era stata ad Hogwarts, aveva sopportato molto di più -  diventò immediatamente orribile. Perché, se c’era una sola persona che Dominique Weasley non poteva sopportarne la presenza per più di dieci secondi, quella era James Sirius Potter, che , con i suoi scherzi, le sue battutine e i suoi odiosi sorriso maliziosi, le aveva reso la vita impossibile durante i sette anni che aveva trascorso ad Hogwarts assieme a lui, solo per il fatto che lei era un brava studentessa – e perché era stata nominata prima Prefetto, poi Caposcuola dei Corvonero.
James sventolò la mano nella sua direzione, con un sorrisetto sarcastico e lei lo fulminò con una delle sue occhiate di ghiaccio, ma sapeva di non avere un’aria molto minacciosa, con quell’aspetto stravolto. Il difetto di essere così magra, era di non poter sopportare neanche un po’ di febbre. Bastava quella a metterla fuori gioco.
«Salve, ragazzi!» esclamò Potter, allegro, entrando in salotto e svendendo i suoi sorrisi splendenti a tutti i presenti.
«Ciao, Potter» mormorò tetra Dominique, mettendo su la sua migliore faccia imbronciata.«Perché vieni qui a tormentare noi poveri esseri umani con la tua presenza?»
«Sono venuto a dirvi che io non vengo in vacanza con voi» mormorò James, mettendo su un sorriso di scuse e ignorando bellamente la cugina.
«Non vieni?» chiese stupito Louis, spalancando gli occhioni castani di suo padre.
«No. Devo studiare per il corso di Magisprudenza» si scusò il ragazzo, alzando le spalle.
Magisprudenza. Chi l’avrebbe mai detto che quel James Potter, che in sette anni scolastici aveva seguito sì e no quattro lezioni, si sarebbe impegnato davvero in una materia così difficile?
«Oh» disse dispiaciuta Victoire, storcendo il naso.«Be’...in tal caso, non sarai solo. Neanche Dominique viene»
La ragazza in questione fulminò la sorella, che sembrava voler mettere il dito nella piaga, con lo sguardo e lei le sorrise falsa.
«Perché?» chiese James, interessato, posando lo sguardo su sua cugina e inarcando un sopracciglio.
«Per cause di forze maggiori» borbottò lei, sventolando il termometro in risposta. «Trentanove e sette»
«In Agosto?»
«Be’, non lo decido io quando prendere la febbre!»
I presenti alzarono lo sguardo al cielo, in attesta di uno dei famosi battibecchi di James e Dominique, che, da che mondo è mondo, non erano andati d’accordo neanche a pagarli.
Poi, mentre Fleur alzava gli occhi al cielo, l’idea le arrivò, fulminea e i suoi occhi si illuminarono per un breve istante.
«James, perché non rimani qui con Dominique? Tu potrai studiare e lei non sarà sola. Sai, non ha neanche le forze per alzarsi dal divano. Avrà bisogno di una mano» disse, svelta, in un inglese quasi perfetto. Dopo tanti anni, si era abituata a quella lingua, anche se preferiva il francese.
Dominique, intanto, era rimasta senza parole, come era successo solo raramente nella sua vita – Dominique aveva il raro dono di avere sempre la risposta pronta – e James, il loquace, allegro James, era ammutolito come lei.
«Ehm...non so, zia» disse infine James, esitante. «Lo sai che io e Dominique non...abbiamo mai legato molto»
Quello era sicuramente un eufemismo. Lei e James, se fosse stato possibile, si sarebbero presi a morsi. Era una brutta metafora, ma vera.
«Per favore, James» lo incitò Bill, sorridendo. «Dominique non è capace neanche di spostarsi. Non posso lasciarla sola e non possiamo disdire un’intera villa prenotata solo perché lei ha la febbre!»
James guardò prima Bill, poi Dominique – che gli rivolse uno sguardo glaciale – poi di nuovo lo zio.
«Va bene. Il tempo di prendere dei libri e sarò qui» disse, infine, con un sorrisetto forzato.
«Grazie, James» Fleur si esibì in uno dei suoi più bei sorrisi e James arrossì un po’.
Patetico – Pensò Dominique, che, fumava di rabbia, dovuta al fatto che i suoi genitori avevano maledettamente ragione.
«Ma...posso chiamare Leanne! Ti prego! Tutti, ma non James!» esclamò, disperata, ma sua madre scosse la testa.
«Leanne è in vacanza e io mi fido di James»
«Ci vuole coraggio a fidarsi di lui» borbottò tetra la ragazza, ormai sconfitta.

«Allora, secchia, chiariamoci: io non piaccio a te e tu non piaci a me, ma se sono in questa situazione è solo per fare un favore alla tua bellissima madre chiaro?»
«Cristallino» mormorò Dominique, con una vocina debole e le guance arrossate. «Ti posso chiedere solo un favore?»
«Quale?» chiese James, fulminandola con lo sguardo, mentre si sedeva il più lontano possibile da lei – non era di certo dovuto alla febbre, lui le stava alla larga come se puzzasse.
«Puoi evitare di fare apprezzamenti su mia madre in mia presenza? Sai, tendono a disgustarmi» La ragazza provò a fare un sorrisetto sarcastico, ma le uscì solo una smorfia. Proprio senza forze.
«Se ti fa sentire amata, posso fare apprezzamenti su di te» ribatté lui, con un vero sorriso sarcastico e lei lo fulminò con i suoi occhi azzurri.
«Maniaco» borbottò Dominique, disgustata. «Sono tua cugina»
«Ti stavo dicendo che sei bella» osservò con noncuranza il ragazzo e lei arrossì un po’, ma lo fissò comunque con gelido distacco. «E poi io ho la ragazza»
Dominique, che stava bevendo la tazza di the che suo padre le aveva preparato prima di andarsene – sua madre odiava il the e non lo sapeva neanche preparare -  si fece andare di traverso l’intero contenuto e tossì, per poi riprendersi sotto lo sguardo distaccato di suo cugino, che non era neanche intervenuto per salvarla dalla sua morte imminente.
«Hai la ragazza? Cioè...sei fidanzato?» chiese lei, dopo aver ripreso a respirare, con il perfetto sopracciglio biondo inarcato. James annuì con un sogghigno.
«Da quanto tempo?»
«Da quando ci siamo diplomati ad Hogwarts» ammise candidamente, con un sorriso radioso.
«Un anno e due mesi? James, che fine ha fatto Mister Dieci Ragazze in Due Mesi?»
«Andato via» sospirò e mise su una faccia sognante. Dominique rabbrividì, disgustata. Quella non era una faccia da James. Quella era più una faccia da Louis. «Sai, credo di essermi innamorato di Scarlett»
«Scarlett Baston? Quella Corvonero che stava un anno indietro a noi?» chiese la ragazza, interessata suo malgrado. Non si era neanche accorta che lei e suo cugino stavano parlando più o meno civilmente.
«Sì» James era cotto. Lesso. Marcio. E Dominique storse il naso. «E’ carina. Certo, in confronto a te e al tuo sangue Veela non è niente, ma io la amo così...»
«James...» lo rimproverò.
«Sì, lo so. Ma mica è colpa mia se sei così...» E lasciò la frase in sospeso, indicandola, un po’ rosso in viso. Dominique sorrise a stento – certo che era una noia avere la febbre – e iniziò a torturare una ciocca di capelli liscissimi e biondissimi ereditati da sua madre.
«Sono felice per te» ammise, infine, mentre James la fissava con un sopracciglio inarcato. «No, davvero. Certo, non sei nelle mie amicizie, ma sei mio cugino e io non ti posso odiare»
«Lo stai dicendo solo perché ora stai male e stai delirando?» chiese il ragazzo, con un sorrisetto ironico sul volto.
«Probabile»

«James?»
Il ragazzo si voltò verso Dominique e la fulminò con lo sguardo. Possibile che quella incantevole quanto diabolica creatura avesse intenzione di rendergli la vita – oltre lo studio – impossibile? Certo che sì. Se James non dava fastidio a Dominique, Dominique dava fastidio a James ed ora – quando James aveva appena finito di punzecchiarla sul fatto che non sarebbe potuta andare in vacanza – toccava alla ragazza.
«Cosa c’è?» chiese, spazientito, mentre lei si lamentava ancora un po’ e cambiava per l’ennesima volta posizione sul divano. Al ragazzo iniziavano a girare gli occhi.
«Prendi piuma e pergamena. Ti detto le mie ultime volontà» mormorò tetramente lei, con gli occhi chiusi e un’espressione sofferente in viso.
James la guardò per un minuto buono, poi sbuffò, irritato.
«E’ solo febbre, Dominique» borbottò, brusco, tornando al suo tomo di ottocento e passa pagine. Certo, non che lo trovasse migliore della cugina – quanto a noia e irritazione, il tomo e Dominique andavano di pari passo – ma voleva superare l’esame con un buon voto. Non proprio il massimo, ma almeno andarci vicino.
«Non dire sciocchezze, James!» protestò la ragazza con una debole vocina e James per un attimo si sentì intenerito da quella fragile ragazza, così magra che bastava una febbre per ucciderla, dai capelli biondi sparpagliati disordinatamente sul cuscino e gli occhi di ghiaccio lucidi per la febbre. Gli fece tenerezza. Ma per un solo attimo, poi tornò al suo tomo. «Io sento che sto per morire, Jamie»
«Vorrà dire che, se muori, spedirò per via gufo le condoglianze ai tuoi, contenta?» chiese il ragazzo, sarcastico, prima di sbuffare esasperato.
«No! James, se dovessi morire...»
«E non succederà»
«Se dovessi morire, voglio che tutta la mia roba la tenga tu» continuo imperterrita lei, guardandolo intensamente con gli occhi sbarrati. «Sei la persona che sento più cara, Jamie. Nonostante io e te litighiamo di continuo, ti voglio bene»
«Mi fa piacere sentirtelo dire, Dominique, ma potrai dirmelo meglio quando starai bene»
«Io non starò mai bene! Morirò!» pigolò lei, con una voce da far stringere il cuore. «E’ febbre!»
«Appunto, è febbre!» esclamò James, esasperato. «Hai la febbre e stai delirando! Perché non dormi un po’?»
Dominique lo guardò. Era leggermente furioso e lei si sentì piccola piccola.
«Scusa» mormorò, dispiaciuta, mentre il viso di lui, prima teso, ora si scioglieva in un sorriso.
«Non fa niente»
La ragazza chiuse gli occhi e cercò di mettere su un’espressione rilassata, mentre James tornava a leggere il suo tomo.
Silenzio.
«James?»
«Che altro c’è?”»
«Vorrei dormire in camera mia»
«E vacci»
Silenzio.
«James?»
Un ringhio.
«Non ho forze»
James si alzò, disperato, dalla poltrona e si avvicinò al divano di sua cugina. Dominique lo guardava implorante, con gli occhi azzurri che lo pregavano di aiutarla.
Il ragazzo sospirò, poi si chinò e la prese fra le braccia, mentre lei si lamentava un pochino e portava le sue braccia dietro al collo del cugino, posando la testa sul petto allenato.
James le scostò le coperte e la lasciò dolcemente nel letto, coprendola con le lenzuola fresche di bucato.
Stava proprio per andarsene, quando Dominique lo chiamò di nuovo  e lui la guardò infuriato. Lei ridacchiò debolmente.
«Grazie»
Il ragazzo rimase stupito, ma sorrise e le si avvicinò. Si chinò su di lei e le posò un bacio sulla fronte rovente, mentre Dominique diventava un po’ più rossa e non certo per la febbre.
«Figurati»

Cari zii, cugini e nonni,
non vi preoccupate per la vostra nipotina prediletta. Ha ancora qualche linea di febbre, ma le passerà presto, visto la foga con cui mi rompe le scatole mentre studio.
Non temete, ancora non ci siamo uccisi a vicenda, ma non dubito che succederà quando lei starà bene.

Vi voglio bene e anche Dominique ve ne vuole,
James.

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eliatheas