1.
Berna, 18 luglio 2008
Dimenticare è facile, almeno fino a quando non
accade qualcosa che ti costringe a ricordare ciò di cui stavi tentando di
sbarazzarti. Era una delle ultime date dei festival estivi, dopo saremmo tornati
a casa per l’Ankkarock. Liberi di morire di noia fino all’ingresso in studio per
registrare il nuovo album.
Fu durante Right here in my arms che la notai per la prima volta.
“She'll be right here in my arms...” ero voltato verso Migè, e il mio sguardo si
abbassò, fino a posarsi casualmente su una ragazza in prima fila. Aveva i
capelli lunghi oltre le spalle, scuri e mossi e....un sorriso che le andava da
un orecchio all’altro: l’immagine della felicità perfetta. Ad una seconda
occhiata mi resi conto che ...era lei! Era la stessa ragazza che avevo sognato
solo un mese prima. Rabbrividii. Sicuramente era solo uno scherzo
dell’immaginazione. Forse ero davvero pazzo, come i miei amici sostenevano da
anni.
It’s all tears. E lei era ancora lì, con gli occhi luccicanti (non potevo
vederne il colore ma sapevo di conoscerlo perfettamente) e il sorriso dolce.
C’era davvero, non la stavo immaginando. Non esisteva solo nei miei sogni,
allora.
“Lei è qui” dissi a Migè durante uno degli assoli di Linde, indicandogli la
ragazza in prima fila.
Il mio amico mi guardò di nuovo come si guarda un povero pazzo.
“Lei chi?”
“La ragazza del sogno” precisai, mentre tornavo accanto al microfono per
attaccare ‘The Funeral of Hearts’. Sapevo perfettamente, anche senza vederlo,
che Migè stava scuotendo la testa.
E in quel momento, accadde qualcosa. Non sapevo neanche il motivo, ma non
riuscii a staccare gli occhi da lei. Io, che di solito cantavo ad occhi chiusi
per un intero concerto, non chiusi gli occhi neanche per un attimo, pur di
continuare a guardarla. La vidi di nuovo sorridere, un sorriso che le arrivava
agli occhi, mentre cantava, occhi fissi su di me, ogni parola della canzone. Il
suo sorriso si allargò ancora di più quando, forse incredula, si accorse che
stavo guardando proprio lei, e le sorrisi in risposta. Un dialogo silenzioso,
fatto di sguardi e sorrisi, con una perfetta sconosciuta che mi sembrava di
conoscere da sempre.
Stava ...stava davvero guardando me, sorridendo a me?? Continuai a tenere gli
occhi fissi nei suoi, decisamente incredula. Il mio corpo se ne era reso conto
molto prima del mio cervello: avevo lo stomaco attorcigliato, la pelle d’oca e
una stranissima sensazione mai provata prima. Nonostante sapessi di essere
circondata da migliaia di persone, era come se attorno a me si fosse creato il
vuoto. C’era Ville, sul palco, che guardava me e sorrideva. E c’ero io, che
cantavo con lui, cantavo per lui, ogni singola parola di quella canzone che
amavo. Non ero riuscita a staccare lo sguardo da lui, anche se inconsciamente
pregavo che fosse lui a distogliere gli occhi da me, permettendomi di tornare a
respirare normalmente. Quattro minuti e trenta secondi in apnea: decisamente il
mio record personale!
E il dopo concerto non andò meglio: mi dovetti appoggiare a un muro perché le
gambe non mi reggevano...ma brava Viola, quando la smetterai di fare la fangirl
idiota alla tua età? E’ stato un caso, solo un caso, che Ville guardasse nella
tua direzione....per mezzo concerto! Ora smettila. A queste parole, dettate da
quel briciolo di razionalità che ancora mi restava, si contrapponeva una vocina,
che urlava nella mia testa per farsi sentire: canta sempre ad occhi chiusi!
Perché stavolta? E perché guardava me? E perchè mi sorrideva in quel modo
così.... dolce?
E il peggio doveva ancora arrivare: passai i giorni successivi, non so quanti,
in realtà, con un sorriso idiota stampato in faccia ogni volta che (e capitava
spesso) mi tornava in mente quel concerto, cercando di capire se era successo
davvero o se era stato solo un’illusione, il frutto della mia mente bacata, del
desiderio di essere davvero, anche solo per un attimo, parte di un sogno troppo
bello perfino per essere raccontato.
Korso, 2 agosto 2008
Dimenticare, certo, ovvio. Peccato che, dal
Gurten in poi, avevo passato i festival a cercarla nel pubblico mentre cantavo.
L’avevo cercata a Lumnezia, inutilmente. ‘ Se è svizzera, ci sarà’ mi ero detto.
Ma a quanto pare non lo era.
L’avevo cercata anche all’Ankkarock, ma dopo le prime due canzoni passate a
guardare la prima fila per cercare il suo sguardo, avevo rinunciato, tornando a
cantare come sempre, ad occhi chiusi, perso nei miei pensieri e nella mia
musica. Forse non era nemmeno finlandese, e forse non l’avrei più rivista. Non
era stato altro che un sogno, un’illusione. Lei non esisteva se non nel mio
desiderio di trovare qualcuno da amare, Migè aveva ragione.
The heretic seal beyond divine
A prayer to a God who’s deaf and blind
The last rites for souls on fire
Three little words and a question: why?
HIM- The Funeral of Hearts
Grazieeee alla sisko e alla piccola Mossi per i commenti!! *____*
Moss: ah, non mi meraviglierei affatto se la mia storia continuasse come la tua....in fondo ormai sappiamo che le menti delle Angels funzionano nello stesso modo XD Me è curiosissima di leggere, comunque!!!
Siskoo: aspetto la recensione delirante allora...uhm... no, forse è meglio di no, continuiamo a delirare su msn, non voglio finirci subito nella cella imbottita XD grazie per i complimenti sigh...me si commuove ç____ç