Il
Dio Della Pioggia
2
Mana
«… lei, è Mystery.»
In quel momento avrebbe dato il suo regno per una telecamera.
L’espressione di Seth… Dei, perché non aveva almeno una macchina fotografica a portata di mano???
Mantenne a stento la sua
solita espressione.
Mystery, come si era imposto di pensare a lei per non rischiare di
tradirsi, guardava i presenti con la flemma che aveva anche da ragazzina,
quando era entrata nel loro liceo che loro erano al quarto anno; quando gli
altri le scoppiavano a ridere in faccia sentendo il suo nome per la prima volta;
quando la prendevano in giro perché era a malapena un metro e sessanta; quando
le altre ragazze la deridevano perché non aveva seno; quando ascoltavano quella
voce già profonda e adulta che in bocca ad una ragazzina stonava…
quando si chetavano scoprendola figlia di uno degli uomini più ricchi della
città.
Non era cresciuta di altezza, si chiamava sempre Ame Kurisutaru Sasakawa,
anche da sempre si voltava solo se chiamata Rain.
«Ma
perché Rain?» aveva chiesto Seiji.
«Rain
è decisamente più musicale di Ame» aveva azzardato lui cercando la risposta ad
alta voce.
«Mia
madre mi ha dato il nome della cosa che odia di più al mondo, devo anche
facilitarla nella pronuncia?»
Forse la prima volta, a sua memoria, che quella ragazza li aveva
azzerati. L’inizio di una bella abitudine.
Era sempre figlia di uno degli uomini più ricchi della loro città di
origine… ma quella voce si era ampiamente perfezionata e il suo corpo si era adeguato
agli standards. Superandoli, se proprio la si voleva dire tutta.
Gli era preso quasi un colpo quando l’aveva rivista un paio di settimane
prima. Era stato improvvisamente scaraventato indietro nel tempo di oltre
quindici anni. Quasi venti.
L’aveva riconosciuta per gli occhi. Quel taglio affilato, nero come
l’ossidiana e duro come un diamante.
Quando l’aveva chiamata Rain,
si era voltata pronta ad affrontare chissà quale nemico.
Non lo aveva riconosciuto.
Solo quando si era tolto gli occhiali da sole gli aveva sorriso
incredula. Manabu? Sei veramente tu?
Ricordava anche il suo sorriso, quanto suonasse divinamente il pianoforte… in un lampo, la soluzione si era delineata
nella sua mente.
Certo, era una musicista eccezionale, quindi avrebbe potuto aiutarlo
con l’album, la scusa per passare tempo insieme, farla incontrare di nuovo con Seiji… ecco, la soluzione
si era arrestata a questo punto, trasformandosi in un qualcosa a metà fra un
percorso ad ostacoli e un potenziale suicidio.
Li aveva sempre visti attratti come il ferro e la calamita, si era stupito
non poco quando aveva capito che l’amico aveva lasciato la città lasciandoci
anche lei.
Non era pronto a metterli una davanti all’altro senza…
era proprio il caso di dirlo, senza
maschere, c’era il rischio reale che entrambi si barricassero di nuovo dietro
le rispettive ironie taglienti.
Forse era follia… no, era follia…
ma… perché no?
♠ † ♠ † ÷ † ♠
† ♠
Rain
Eccolo lì.
Solita faccia da schiaffi, solito sguardo che ti passava da parte a
parte… concentrato in un solo occhio, visto che nel frattempo doveva essersi
dato alla pirateria.
Il secchione più anomalo che avesse mai incontrato in vita sua, quel
giorno indossava pantaloni di pelle, anfibi, una camicia e una benda da pirata… il tutto rigorosamente nero. I lunghi capelli neri
e rossi scendevano lisci dietro la schiena.
Mana (perché doveva assolutamente entrare nell’ordine di idee che quello fosse il suo nome e che Seiji non fosse mai esistito nella sua mente
perché si chiamava Seth, punto… un nome a
caso, fra l’altro) l’aveva convinta e ancora non aveva capito come.
Fare una sorpresa a Seiji, era il piano. E già
che ci sei mi aiuti a non farmi scaricare da Kaede, aveva aggiunto a parte.
Nascondergli che lei era lei.
Tanto lo scoprirà da solo… prima o poi.
Come se quell’uomo potesse ricordarselo a
distanza di oltre quindici anni.
Mana se lo era fatto promettere, che per
niente al mondo avrebbe detto a Seth chi era.
Il tizio accanto a Seth, quello che stando
alle foto che aveva visto quando era truccato assomigliava in maniera
preoccupate a Marilyn Manson, la fissava sbalordito.
Come accidente aveva fatto ad arrivare lassù?
Seth aveva un notevole rialzo agli anfibi e
gli arrivava a malapena alle clavicole.
Quindi sovrastava lei ottimisticamente
di almeno una ventina di centimetri, forse anche trenta.
Dei, non c’era fine al peggio.
Sarebbe andata avanti a telegrammi con lui,
o cervicali.
O segnali di fumo, come diceva Seiji
a scuola.
Seth, Rain, maledizione: Seth. Non è neanche difficile
da ricordare, dai.
Anche lui aveva capelli neri e rossi… ma a
differenza di Seth che aveva mèches rosse, i suoi erano divisi
esattamente in due parti… e i rossi erano raccolti in strette treccine.
Spostò l’attenzione sui due tizi rimasti, la
sezione ritmica, che si tenevano in disparte… e sgranò gli occhi guardandoli
con più attenzione.
In quel momento fu grata a Mana per l’idea
della maschera, perché doveva avere un’espressione da fotografia utile al
ricatto a vita.
Cosa aveva in faccia quello con i capelli
neri? Un taglio che sanguinava??
Lanciò un’occhiata a Mana che fissava qualcosa
davanti a sé… presumibilmente nella direzione di Seth, ma non si poteva mai dire
con quell’uomo.
Anche a scuola sembrava che ti fissasse e
invece pensava allegramente agli affaracci suoi.
Un modo come un altro per scatenare risse.
Era entrata nella storia la scena quando…
La
mensa era sempre un casino.
Chi
parlava, chi gridava, chi rideva.
Senza
contare che il cibo non era niente di che.
«Manabu,
se proprio devi fissarti su qualcuno per far funzionare il cervello, guarda me
che ti conosco. Il tizio due tavoli più giù fra poco o ti fa una dichiarazione
d’amore o ti prende a cazzotti.»
Si
era voltata verso Seiji, che aveva pronunciato quelle parole come se stesse commentando
il cielo nuvoloso.
Poi
aveva capito e si era messa a ridere.
«Fanculo
Seiji, era un pensiero profondo.»
«Ripeto:
concentrati su di me… o su Rain, se proprio non sono
il tuo tipo, e puoi sprofondare nei tuoi pensieri quanto vuoi.»
«Sei
insopportabile, te lo dico.»
«Mh,
quando me lo dirai senza sorridere, ci crederò.»
Tornò di botto dentro quella stanza
rendendosi conto di avere il sorriso stampato in faccia, tornò seria e riprese
l’analisi degli elementi che la circondavano.
Un altro aveva lunghi capelli color rosso
fuoco… ed era più o meno alla sua altezza.
Menomale.
Tornò a guardare Seth, il cui unico
sopracciglio visibile svettava in un arco perfetto. Aveva sempre avuto degli
occhi bellissimi.
«Mana… a parole
tue.»
Stessa faccia da schiaffi, stessa voce
profonda e stessa ironia.
Se era davvero lo stesso che
ricordava, come si era premurato di informarla Mana, poteva portarti ad un
passo dall’omicidio o farti piangere dal ridere con la stessa, disarmante
facilità.
♠
† ♠ † ÷ † ♠ † ♠
Seth
E’ uno scherzo, vero? Non esiste che
facciano sul serio. Cosa ci fa quella maschera sul suo viso? Qualcuno svegli
Mana, per cortesia.
L’amico lo stava fissando con la sua usuale espressione vuota.
La perfetta miniatura che aveva accanto invece faceva vagare lo sguardo
su di loro, come studiandoli.
Allora svegliate me.
Il silenzio si prolungò per qualche altro secondo.
Quando un sorriso piegò le labbra di quella donna, decise che ne aveva
già abbastanza.
Ok, adesso basta, ma che si è auto ipnotizzato
come a scuola??
«Mana… a parole tue.»
Un sorrisino indefinibile curvò la bocca di Mana… e in quel momento
capì.
C’era cascato.
Era una guerra del silenzio non annunciata e lui aveva ceduto per primo.
Merda.
«Avete preannunciato la cosa a Hayato e Sugiya?» chiese Mana fissando
sempre lui.
I due interessati si guardarono, «Sì, lo hanno fatto» rispose il
batterista. «Mystery, lieto di conoscerti. Sono Hayato e suono la batteria» si
presentò di nuovo anche se Mana lo aveva già fatto all’inizio.
«Sugiya, al basso.»
«K. Chitarra ritmica.»
«… seconda voce e death voice» aggiunse lui visto che K sembrava averlo
dimenticato. «Io sono Seth, canto. Benvenuta» si decise a seguire la folla.
La buona educazione prima di tutto.
Mamma, saresti orgogliosa di me, in questo momento.
Lei rimase in religioso silenzio.
Cielo, non era un Mana con le tette, vero??
K sorrise, «Piacere di conoscerti, Mystery. Mana ci ha detto che
canterai anche tu e…»
«Cosa?» chiese Mystery.
K si bloccò e guardò Mana, sempre accanto a lei.
Wow che voce.
«Canterai anche tu» ripeté prima di pensarla.
Mystery sbuffò, «Lo avrà detto per fare incazzare te, sa benissimo che
non ne ho alcuna intenzione.»
Sentì la sua bocca aprirsi in una O perfetta e l’occhio visibile
spalancarsi in proporzione.
A parte il concetto espresso… e non era da
escludere che avesse ragione… aveva una voce a dir
poco sexy.
Mana scoppiò a ridere. «Dai!»
«No. Suono le tastiere e ti solleverò dalla croce delle programmazioni»
sembrò ricordargli. «Se ti va di culo potrei anche portarti il caffè un paio di
volte alla settimana…»
«Almeno una?» insistette il chitarrista «Corta corta?» aggiunse.
«Posso sparargli?» chiese riprendendo il controllo della mandibola.
«No Seth, non puoi» rispose rassegnato e divertito K.
«Almeno una fucilata? Piccola piccola?»
insistette con lo stesso identico tono che Mana stava usando con lei.
Una risata roca squarciò l’aria, seguita da tutti gli altri, Mana
incluso.
Un brivido gli percorse la schiena e non riuscì a trattenere un
sussulto.
Si voltò a guardarla incredulo.
Aveva anche una risata molto sexy, ma si conosceva abbastanza da sapere
che non era quello il particolare che aveva preso a sberle il suo cervello.
♠ † ♠ † ÷ † ♠
† ♠
K
Aveva bisogno di aiuto.
Decisamente.
Si stava creando una sorta di buco nero a tre angoli, lo sentiva.
Così, a naso, poteva azzardare l’ipotesi che Mana conoscesse bene quella donna.
Parlava, rideva e scherzava… completamente struccato, per giunta.
Se cantava come parlava… e rideva, erano
sistemati a vita.
«Solo una!»
Nel frattempo il tono di Mana, come al solito impermeabile alla impietosa
ironia di Seth, era passato dall’essere una domanda ad un quasi ordine, sempre
ridacchiando.
Quell’uomo era semplicemente irrecuperabile.
«Detesto cantare in pubblico» disse Mystery… con il tono di chi chiude
una discussione.
Era un tipino, quella donna!
«Ottimo, Mana non prende neanche in considerazione l’ipotesi di parlare in pubblico» disse Seth improvvisamente
serafico. «Direi che sarebbe un equo scambio…»
Si voltò basito verso il vocalist.
Lo aveva davvero detto??
Mana era tornato serio di botto. «Ok bastardo, uno pari» concesse
imbronciato.
«Fossi in Mystery ci farei un pensierino» continuò implacabile Seth. «Io
arriverei al ricatto, se necessario. Adesso puoi toglierti quella maschera,
farà un bell’effetto nell’insieme, ma…»
«Non si toglierà la maschera Seth» lo fermò Mana.
Vide chiaramente Sugiya portarsi una mano sugli occhi e Hayato intrecciarle
saldamente poco sotto lo stomaco.
Forse era davvero il caso di mettersi a pregare.
«Fammi capire un attimo…» disse Mystery nel silenzio che seguì «avevo
capito che gli avevi almeno… accennato
a come stavano le cose.»
«Ti ho anche chiesto se ti andava un caffè prima di conoscerli» fu la
risposta di Mana.
Qualcuno mi spiega cosa stanno dicendo?
Cosa c’entra il caffè?
«Oooohhhh» ribatté lei falsamente stupita, «perdonami se non ho capito
al volo che fosse un cortese invito a non starti fra i piedi mentre sparlavi di
me.»
Ah ecco.
Mana sorrise divertito, Seth ancora lo fissava con l’occhio ridotto ad
una fessura.
Anche lei ad ironia era messa bene.
In sintesi, neanche loro potevano vederla in faccia?
Mystery a quel punto sbuffò, «Come al solito quando c’è di mezzo un
uomo bisogna fare tutto da sole» stabilì. «In quanti siete, cinque?» chiese
rivolgendosi a loro come se stesse facendo a mente due calcoli di cosa potesse
aspettarla.
Hayato scoppiò a ridere, seguito a ruota da Seth e Sugiya.
«Non mi toglierò la maschera, Seth, sono sfigurata.»
Mana quasi finì in terra per come sussultò.
La sua risata gli si incastrò in gola.
Oh cazzo.
Seth cambiò immediatamente espressione. «Scusami, non immaginavo.
Pensavo che fosse una delle trovate di Mana» ammise. «Anche la benda che porto
io è un prodotto di quel cervello geniale.»
Nel frattempo Mana si era ripreso. «Se necessario elaborerò una
maschera per ogni suo abito» li informò. «Cominciamo a lavorare? Mystery deve
anche ascoltare i demo.»
«Quindi…» cominciò Sugiya cauto «le registrazioni finali le faremo con
lei, non sovra incidendo le nostre parti ai sintetizzatori.»
«Il piano è questo» rispose Mana.
«Da quello che ho potuto constatare fino ad ora, i tuoi piani lasciano parecchio
a desiderare» fu il commento di quella donna, a voce moderata ma abbastanza
alta da farsi sentire.
Non riuscì a trattenersi e scoppiò di nuovo a ridere. «Va’ che sei proprio
simpatica! Chi ha parlato di caffè?» chiese salottiero avviandosi verso di lei
«Mana, prima il caffè e poi il lavoro!»
La prese per mano e la trascinò quasi fuori dalla stanza, «Ti insegnerò
uno dei percorsi più importanti di questo posto!» la informò.
«Quello che arriva alla macchinetta del caffè?»
«Esatto.»
«Ti seguo!! Basta che rallenti un attimo perché hai le gambe lunghe quanto
me dalla testa ai piedi…»
Ubbidì con una risatina.
«Grazie K.»
Sorrise. «Qualcosa già mi dice che sarà un piacere.»
♠ † ♠ † ÷ † ♠
† ♠
Sugiya
Quando K sparì oltre la soglia con Mystery ebbe l’impulso di
precipitarsi per corrergli dietro.
Magari urlando anche non
lasciarmi soloooooo.
Ovviamente, non mosse un muscolo.
Mana e Seth erano rimasti a fronteggiarsi.
Aaaarrrrgggggghhh disastro…
«Se volete un caffè è il momento di lasciare la stanza» disse Mana
senza guardarli, concentrato su Seth.
Cielo, una via d’uscita.
Il suo fido batterista lo prese per un braccio e lo trascinò verso la
salvezza.
Li lasciarono a fronteggiarsi.
«Hayato che cazzo è successo?» chiese in un soffio appena furono
ragionevolmente lontani.
«Non ne ho idea. Qualche sospetto. Ma niente di traducibile a parole al
momento.»
«Adoro la tua chiarezza.»
Hayato lo guardò divertito, «Sei più confuso di un piccione in una sala
di specchi e pretendi che sia proprio io a chiarirti le idee?»
Scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi.
La verità era che nessuno osava dare contro a Mana, fermo restando che
poteva tagliarli fuori in qualsiasi momento dal gruppo, restava il leader indiscusso.
L’amicizia di vecchissima
data con Seth (al di là dell’affermare entrambi di essere nati nel 1549, era sicuro che avessero
frequentato il liceo insieme!) metteva Seth nella posizione di potersi imporre
in qualche modo, ma quando succedeva… che fosse per un arrangiamento o il modo
di cantare una strofa, il mondo veniva scosso dalle fondamenta.
Nessuno dei due alzava la voce, ma erano chiaramente due uomini
testardi, con le idee chiare, che si conoscevano intimamente e si rispettavano
altrettanto profondamente.
Quando Seth apriva bocca per dire che qualcosa non gli tornava, Mana si
fermava ad ascoltarlo.
Salvo poi sotterrarsi a vicenda di ironia e colpi ben al di sotto della
cintura.
K conosceva il chitarrista da molto più tempo di lui e gli aveva detto
che all’inizio Mana faceva sempre quell’effetto, ma era un uomo giusto e
onesto, che sapeva riconoscere il valore di chi lo circondava.
Avrebbe imparato a trattarlo alla pari, senza perdere il rispetto che
sentiva di dovergli.
Quando aveva chiesto a K quanti anni ci erano voluti a lui per imparare
a trattarlo alla pari senza perdere il rispetto che sentiva di dovergli… la
diplomatica risposta del chitarrista era stata ognuno ha i suoi tempi.
Dopo lo scioglimento dei Malice Mizer sotto forma di periodo di stand-by
indeterminato, Mana aveva fondato i Moi Dix Mois che avevano a loro volta già
dovuto affrontare diverse amputazioni prima di arrivare a Seth e a loro due.
Quello era il primo album completo con quella formazione e solo
lavorare ai demos lo aveva elettrizzato. Era circondato da geni puri,
musicalmente parlando.
Che poi potessero essere deficienti fino alle lacrime, perché Seth
riusciva a farti piangere da come ridevi, era un altro discorso.
Quell’uomo era stato prelevato direttamente dalla vita privata di Mana.
Segno più che evidente di quanta fiducia il chitarrista avesse in lui.
Erano amici, prima che colleghi, e Seth non se ne approfittava
assolutamente.
Indubbiamente era un cantante eccezionale, con un timbro di voce da
lirica quasi, e una notevole carriera alle spalle. Aveva i brividi quando
cantava e non vedeva l’ora di sentirlo registrare le nuove canzoni sugli
arrangiamenti definitivi.
Si divertiva come un matto con il vocalist, era dissacrante come poche
persone aveva conosciuto.
Raggiunsero K e Mystery alla macchinetta e il chitarrista fece il caffè
anche a loro.
«Li avete lasciati soli?» chiese Mystery.
Hayato annuì per entrambi.
Da quello che poteva vedere aveva penetranti occhi neri, i capelli
erano neri, lisci e lunghi, era piccolina, ma perfettamente proporzionata.
La forma del viso era un ovale perfetto e la bocca era piena e ben
disegnata di un colore rosa trasparente… la maschera copriva gli occhi salendo
fino all’attaccatura dei capelli e scendeva fino alla punta del naso, aprendosi
in due onde sulle gote.
Mana doveva conoscerla molto bene per comportarsi in quella maniera con
lei… e soprattutto per permetterle di comportarsi in quella maniera con lui.
Il concetto di no, sembrava
totalmente assente nel mondo di quell’uomo… nel senso
che di solito non perdeva tempo a cercare di convincerti.
Era completamente struccato, parlava
e rideva.
Forse la conosceva anche Seth? Per questo Mana aveva voluto rimanere da
solo con lui?
Chissà che tipo di ferite poteva avere in volto per coprirlo così.
«Come funzionano le cose? Se non li vediamo arrivare entro dieci minuti
andiamo a separarli?» chiese improvvisamente Mystery con il tono più tranquillo
del mondo.
K la fissò basito, per poi scoppiare a ridere, prontamente seguito da Hayato…
e da lui, appena riuscì a richiudere la bocca riacquistandone il controllo.
«Quei due si conoscono da oltre metà della loro vita, se fosse dovuta
finire in tragedia non avrei avuto il tempo di conoscere Mana!» rispose K
«Vedi, Mana ci ha parlato di te, ma ha… diciamo omesso qualche particolare e c’è anche lo stress dell’album.
Stavolta Seth ha un’alta percentuale di parti soliste ed è innegabile che con
la tua entrata dovremo praticamente mettere di nuovo mano in tutte le canzoni.
Una cosa è interagire con un computer, tutt’altra con un essere umano… e forse
Mana nell’onda dell’entusiasmo non ci ha pensato.»
«Vi ha almeno avvertiti che non ho mai suonato in un gruppo? Tantomeno
in uno metal gothic?»
La sua bocca si riaprì pari pari.
«Ce lo ha detto» confermò K, poi lanciò un’occhiata a loro due, «ma a
quanto pare io e Seth abbiamo a nostra volta saltato qualche paragrafo della
storia con loro. Lascia passare la scossa iniziale e con Seth morirai dalle
risate.»
«Da… da quanto tempo suoni le tastiere?» chiese Hayato cauto.
«Suono il pianoforte da tutta la vita. Sono approdata alle tastiere una
quindicina di anni fa…»
«Accidenti!» esclamò colpito… per poi accorgersi che l’aveva praticamente
interrotta.
Sotterratemi!!!
«Scusa…» mormorò contrito «non volevo interromperti.»
Gli sorrise.
Che bel sorriso aveva.
«Figurati. Lo prendo come un complimento.»
«Quindi ti occuperai di tutta la programmazione» riprese K.
Mystery annuì, «E non c’è bisogno che tu mi dica che è un suicidio,
visto il culto della perfezione proprio dell’uomo che riconoscete come leader.
Ancora non ho capito come mi ha convinta.»
Scoppiarono a ridere.
Conosceva Mana molto bene.
♠ † ♠ † ÷ † ♠
† ♠
Mana
Seth era confuso.
Chiaramente confuso.
Doveva prepararsi ad
essere sotterrato dalla sua ironia.
Era azzardato
introdurre un nuovo elemento a quel punto, ma Rai… Mystery era nata per suonare il
pianoforte e sapeva che stava facendo la cosa giusta… e non solo per il gruppo.
Il problema,
ovviamente, era cercare di farlo capire a quel testone, senza rivelargli le sue
reali intenzioni e men che mai tutta la verità.
Complimenti Mana, registrare e produrre un album come DIXANADU
non era abbastanza per occuparti le giornate, vero?
«Senti, partiamo da
un paio di punti fermi, ok?» esordì Seth «Tu sai cosa stai facendo.»
Annuì.
«Bene. La sua entrata
nel gruppo faciliterà le cose invece di complicarle.»
Annuì di nuovo…
almeno a livello professionale…
Lo vide accendersi
nervosamente una sigaretta.
E di nuovo i ricordi
lo investirono come una valanga.
Era
riuscito, ancora non capiva come, a rompere la scatola porta gioielli di sua
madre e aveva chiesto a Seiji di accomodarla. Era l’unico che poteva almeno
provarci, ci sapeva fare con le mani. Lo aveva anche aiutato a rientrare a casa
una volta che si era scordato le chiavi.
Quindi
aveva approfittato di una serata in cui i suoi erano fuori a cena da qualche
parente. Aveva accuratamente imboscato la scatola danneggiata per non farla
trovare a sua madre (che di seguito era stata costretta ad uscire indossando
solo i gioielli che le aveva fatto trovare sopra il comodino…
gioielli che, ovviamente, stavano benissimo con il vestito che aveva deciso di
indossare, in quanto li aveva scelti quando sua madre si stava vestendo) e,
giurando sulla sua testa (perché tanto era esattamente quella la parte del suo
corpo in pericolo) che l’avrebbe ritrovata per il suo rientro, aveva chiamato a
raccolta i suoi amici per ovviare al disastro.
«Mi
prendi le sigarette per favore?» aveva chiesto Seiji.
Rain
si era alzata e si era avvicinata alla sedia dove stavano ammonticchiati i
cappotti. «In quale tasca le hai?»
Seiji
si era guardato le mani, facendo chiaramente mente locale, «La destra.»
Rain
era quindi passata a prendere Seiji a casa e si erano ritrovati lì da lui,
pronti ad aiutarlo.
«Ah,
eccole, e l’accendino?»
«Nell’altra.»
«Ma
non è più comodo tenerli insieme?»
«Non
ci ho mai pensato.»
«La
logica non è femminile per un caso.»
«Ok,
organizzeremo un convegno per stabilire la tasca giusta dove mettere le
sigarette e dove mettere l’accendino, ora me le dai che ho voglia di fumare?»
«Seiji,
saresti così cortese da allontanare le mani da quella scatola per due secondi?»
Seiji
aveva ubbidito senza discutere (strano) e si era sentito arrivare l’accendino
in testa… e, quando aveva alzato lo sguardo per
capire che stesse succedendo, il pacchetto sul naso.
Con
una mira da cecchino.
«Grazie
infinite» aveva ringraziato compita Rain.
Come
al solito la cosa si era chiusa con un coro di risate e con l’intercalare
preferito di Seiji, «Sei una rompiballe Rain‼!»
Alla
fine, Seiji aveva risistemato la scatola così bene che sua madre non si era
neanche accorta del disastro. Anzi, aveva ringraziato gli Dei di averle fatto
trovare i gioielli giusti sul comodino.
Mentalmente
aveva risposto anche “ma figurati mamma, è il minimo”.
«Ottimo. Adesso
spiegami chi dannazione è, perché la conosci bene, è evidente, e io conosco
bene te, quindi…»
Ci mise qualche
attimo a tornare in quella stanza e rimase a fissare l’amico fra il sopreso e l’indispettito.
… accidenti a te e alla tua logica che applichi nei
momenti sbagliati. Perché non me la chiami per nome, già che ci sei?
Scosse la testa, «No.
Non posso. Che la sua identità resti segreta è la condizione che ha imposto per
entrare nel gruppo» mentì. «Appena la sentirai suonare, ti renderai conto che
le avrei dato la Luna se me l’avesse chiesta. Fidati di me.»
E con questa ho toccato il picco massimo del mio bastardometro. Seiji, mi ringrazierai, lo so.
Lo vide respirare
profondamente.
Il silenzio si
protrasse per qualche secondo, poi…
«E così sia.
D’accordo.»
Annuì e gli fece
segno con una mano di precederlo fuori dalla stanza, «Il caffè ci aspetta.»
Seth lo guardò di
traverso passandogli accanto, poi scoppiarono a ridere tutti e due.
Quell’uomo era una
delle poche persone su quel pianeta con il quale poteva essere se stesso.
Qualche settimana
prima, ne aveva ritrovata un’altra.
Si era già premurato
di far incontrare Mystery e Kaede, spiegando alla sua compagna la situazione.
Tutta la situazione.
Meglio non riportare la
versione integrale del commento di Kaede. Bastava sapere che, pur avendo
riconosciuto di aver finalmente
incontrato la matrice originale di tutte le donne che ho visto intorno a Seth,
aveva concluso con un se non stessi con
te da più della metà della mia vita e mi facesse fatica ricominciare tutto da
capo con un altro ti fanculizerei io al posto di quei due…
sei un rompicoglioni. Musicista, produttore e stilista era troppo poco? Aprirai
anche un’agenzia d’incontri?
Sorrise.
D’altra parte, era
vero.
… che musicista,
produttore e stilista era troppo poco, ovviamente.
♠ † ♠ † ÷ † ♠
† ♠
Rain
Arrivarono uno di
fianco all’altro.
Mana con un sorrisino
indefinibile, segno che l’aveva avuta vinta su tutta la linea, e Seth, con
l’eterna sigaretta in bocca, sembrava un po’ più tranquillo… ma la fissava come
se volesse farle una radiografia.
Veramente c’era da
chiedersi come Mana l’avesse convinta, dovevano bere un caffè insieme e non
solo si era trovata a casa sua, a tu per tu con la sua compagna, se non altro
alla fine si erano conosciute, ma…
Sospirò afflitta.
Fu Mana a fare il
caffè per sé e per Seth.
«Allora, che facciamo
oggi?» chiese K.
Seth ridacchiò,
«Proprio colui che ha sviato le intenzioni lavorative del capo…»
K lo sotterrò con
un’occhiataccia, «Grazie per averlo sottolineato, gnomo.»
Lo fissò basita.
Pure. Se lui era uno gnomo, lei doveva iniziare ad organizzarsi con un campanellino
al collo per non essere calpestata più o meno accidentalmente.
Seth si piegò in due
a ridere, «Di niente, giraffa!»
Mana scuoteva la
testa, «Ma cosa avevo in testa quando li ho messi insieme?»
«Tutto tranne che il
senso della misura» rispose solerte Seth.
«Allora, Mystery»
esordì K con un sottofondo di risatine ignorando alla grande il chitarrista e
il vocalist, «cosa puoi dirci di te?»
«Allora non ci siamo
capiti…» disse Mana.
«K ti ha capito benissimo» lo informò Seth serafico,
«qui sei tu ad esserti scordato che è più curioso di un gatto.»
Mana si bloccò come
interdetto, «E’ forte di questo che
hai mollato il colpo così facilmente?» s’informò fra il guardingo e l’incredulo
«Aspetti che sia K a fare il lavoro sporco
per te?»
Seth scosse le
spalle, «Sono sempre dell’idea che se la conosci tu, devo conoscerla anche io…»
A posto!!!
Mana lo gratificò di
uno sbuffo.
«… al momento non
riesco assolutamente a capire chi possa essere… ma
prima o poi…»
Scoppiò a ridere.
Proprio non riuscì a
trattenersi.
Mana dovette capire
cosa le passava per la testa, visto che Seth aveva ripetuto esattamente le sue
stesse parole, e sorrise.
«Che ho detto?»
chiese Seth perplesso.
«Niente» rispose Mana
con un tono che voleva chiudere il discorso. «Bevi il caffè e poi andiamo a
lavorare. E già che ci siamo, dammi anche una sigaretta.»
♠ † ♠ † ÷ † ♠
† ♠
Hayato
Lui era già convinto dopo
averla vista montare in tempo record un intero universo elettronico.
La sua strumentazione
era già in sala prove, cosa che
lasciò, se possibile, anche Seth senza parole.
Mana si era mosso ad
una velocità impressionante.
Si erano precipitati in cinque quando l’avevano vista
iniziare il gesto di sollevare le tastiere dalla custodia, ma li aveva
bloccati: c’era abituata ed erano meno pesanti di quello che apparivano.
La osservarono in
silenzio costruire un’intera zona di tastiere, sintetizzatori, levette e
bottoni.
Con tanto di
cacciavite.
Davvero si ricordava
a cosa servisse ogni singolo bottone o levetta?
Collegò il tutto alle
uscite libere degli amplificatori di Mana, particolare che, potenzialmente, la
posizionava già sul palco alle spalle del chitarrista, di fianco alla
postazione della batteria.
Quando diede
elettricità all’impianto sentì distintamente il rumore della corrente invadere la strumentazione.
Doveva essere
un’apparecchiatura costosissima, avrebbe fatto un figurone su un palcoscenico.
A prescindere che fosse bella a vedersi, un trionfo di nero, bianco e blu scuro
con strani disegni argentei, bianchi o viola, dipendeva dal colore dello sfondo,
appariva solida ed elegante.
Sfiorò qualche tasto
che rispose.
Poteva essere
assurdo, ma gli sembrò diverso da qualsiasi altro suono di tastiera che avesse
mai ascoltato.
«Ok, sono pronta»
disse a Mana.
«Ti ho preparato gli
spartiti, le copie dei programmi e adesso ascolterai i demos con noi. Di solito
ascoltiamo sempre cosa abbiamo fatto la volta precedente. Ovviamente, dovrai
sapere tutto a memoria.»
Annuì e si spostò
aggirando le tastiere… che fra l’altro le arrivavano appena sotto il seno, ed
erano reclinate in obliquo.
Effettivamente era
una posizione comoda per le braccia.
«Hai studiato al
conservatorio?» chiese K.
«Sì.»
«Quanti anni ci
vogliono per il pianoforte?»
«Dieci. Ma sono stata
brava e mi sono diplomata in nove.»
«Ah, quindi hai fatto
in tempo a conoscere la scuola normale.»
«Dal liceo.»
«K, dimmelo subito:
devo imbavagliarti?» esordì calmo, ma anche no, Mana «E tu» aggiunse
rivolgendosi a Mystery, «conta fino a dieci prima di rispondere, o nel giro di
un’ora gli consegni il documento di identità!»
Mystery sorrise appena,
K ridacchiò senza vergogna.
«E’ più forte di me!»
cercò poi di giustificarsi il chitarrista.
«So con chi non devo lasciarla sola…»
commentò Mana.
K alzò gli occhi al
cielo, «Come la fai lunga…»
«Ok, cominciamo ad
ascoltare i demos?» chiuse la cosa Mana.
Dopo un’altra
mezz’ora, durante la quale ascoltarono il tutto commentandolo, e Mystery seguì sugli
spartiti con Mana al fianco… «Se scegliessi una sola canzone e non la cantassi
neanche tutta?» propose di punto in bianco il chitarrista.
Mystery respirò
profondamente, «Sei snervante esattamente come ti ricordavo. Anzi, forse
invecchiando sei anche peggiorato. Cosa non ti è chiaro di non voglio cantare?»
Sugiya sgranò tanto
d’occhi.
Oh sì… quella donna
conosceva molto bene Mana.
«Non è neanche cantare» riprese Mana come se niente
fosse uscito dalla bocca della sua interlocutrice. «Seth, K, ho in mente Dispell bound. Se
lei aggiungesse la sua voce alla fine, mentre viene ripetuto il ritornello,
magari nel punto in cui le tastiere si alzano di intensità…»
accompagnò la spiegazione con il gesto della mano socchiusa ad artiglio che si
alza verso l’alto, le dita leggermente piegate rivolte verso il cielo.
Come al solito si
trovò a fissarlo incantato. Anche quando non era nei panni di Mana, aveva sempre le movenze di Mana.
K stava già annuendo,
Seth… «Se ascoltassimo la sua voce almeno una volta,
prima di parlarne seriamente?»
«E’ intonatissima» lo
informò Mana seccato.
«Ci manca solo che tu
chieda di cantare ad una stonata come una campana…» fu il commento intriso di
ovvietà di Seth.
«La mia voce potrebbe
non essere adatta a quella di Seth e di K» aggiunse quasi speranzosa Mystery.
«Da quello che sento
mi sembra improbabile» ribatté Seth, «ma…»
Mana scoppiò a
ridere, «Seth, almeno tu hai chiaro da che parte stai??» chiese compiaciuto.
K per poco cappottò
giù dalla poltroncina per come cominciò a ridere.
Seth sbuffò dopo un
attimo di smarrimento totale. «Mystery, mi permetti un francesismo al
contrario?» chiese tranquillo.
«Certo.»
Si rivolse a Mana,
«Fottiti.»
La risata di Mana acquistò
nuovo slancio, portandolo a piegarsi a panino.
Tempo due secondi, lo
seguirono tutti.
Anche Seth.
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NOTE:
Ame Kurisutaru = Pioggia Cristallo.
OK, ormai le carte sono più che scoperte, è chiaro dove andrò a parare
vero?
Distress_And_Coma: Mana non parla in pubblico, è vero, ma qui non è “in
pubblico”. E’ inverosimile che lontano dalle telecamere, durante la lavorazione
di un album, continui a sussurrare all’orecchio di qualcuno per poi far riferire.
Diciamo che perderebbe buona parte della stima che ho di lui, se così
fosse.
Al di là di questo, sicuramente Seth lo ha sentito parlare a scuola. Ho
da qualche parte la certezza che sia vero che si conoscono dai tempi del liceo.
Seth ha in casa la bellezza di 2 pitoni, di cui uno davvero alpino, ma
qui me ne bastava uno. Non ho voluto neanche dargli un nome perché tanto
sarebbe stato inventato e qui di nomi potenzialmente inventati ce ne sono già a
paccate (vedi quello di Mana e Seth! XDDD)
Mmmmhhh
no, gli altri Malice Mizer non appariranno nella ff, il nuovo personaggio
(Rain) me lo sono inventato. Che io sappia poi Seth non ha mai fatto parte di
quel gruppo e se conosce gli altri elementi è perché quelli del Visual Kei sono
una specie di circolo dove tutti conoscono tutti XDDDDDD
Al prossimo capitolo!