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Autore: Black Swan    28/06/2014    1 recensioni
[Dedicata a GurenSuzuki, vedi note interne]
Dal cap. 5: Quella donna […] gli aveva fatto vibrare il cuore in una tonalità che non aveva riconosciuto fino a quella sera.
Il pensiero unico è: questa le batte tutte. Tutte, indistintamente.
Mana è riuscito nell’impossibile prima dei quarant’anni: superare se stesso.
Non solo ha aperto i Moi Dix Mois ad una donna… non solo è la tastierista, sollevando il chitarrista da una caterva impressionante di lavoro… non solo l’identità della donna in questione è un mistero… non solo, tanto per gradire, la donna che risponde al nome di (massimo dell’originalità) Mystery gira per il mondo con una maschera che le copre quasi completamente il volto… l’apoteosi è che neanche al resto del gruppo è permesso vederla in viso!
Solo Mana conosce la reale identità di Mystery.
Ma K è più curioso di un gatto, Sugiya e Hayato si divertono troppo a dar mano al chitarrista ritmico e anche se Seth sembra non interessarsene, rompendo quasi le uova nel paniere a Mana (il quale, ovviamente, ha un piano ben preciso in mente)… anche per Mystery non è facile reggere il gioco all’amico di vecchia data.
Alla fine sarà proprio Mana a cedere…
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Dio della Pioggia - Capitolo 2

Il Dio Della Pioggia

2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mana

«… lei, è Mystery.»

In quel momento avrebbe dato il suo regno per una telecamera.

L’espressione di Seth… Dei, perché non aveva almeno una macchina fotografica a portata di mano???

Mantenne a stento la sua solita espressione.

Mystery, come si era imposto di pensare a lei per non rischiare di tradirsi, guardava i presenti con la flemma che aveva anche da ragazzina, quando era entrata nel loro liceo che loro erano al quarto anno; quando gli altri le scoppiavano a ridere in faccia sentendo il suo nome per la prima volta; quando la prendevano in giro perché era a malapena un metro e sessanta; quando le altre ragazze la deridevano perché non aveva seno; quando ascoltavano quella voce già profonda e adulta che in bocca ad una ragazzina stonava… quando si chetavano scoprendola figlia di uno degli uomini più ricchi della città.

Non era cresciuta di altezza, si chiamava sempre Ame Kurisutaru Sasakawa, anche da sempre si voltava solo se chiamata Rain.

«Ma perché Rain?» aveva chiesto Seiji.

«Rain è decisamente più musicale di Ame» aveva azzardato lui cercando la risposta ad alta voce.

«Mia madre mi ha dato il nome della cosa che odia di più al mondo, devo anche facilitarla nella pronuncia?»

Forse la prima volta, a sua memoria, che quella ragazza li aveva azzerati. L’inizio di una bella abitudine.

Era sempre figlia di uno degli uomini più ricchi della loro città di origine… ma quella voce si era ampiamente perfezionata e il suo corpo si era adeguato agli standards. Superandoli, se proprio la si voleva dire tutta.

Gli era preso quasi un colpo quando l’aveva rivista un paio di settimane prima. Era stato improvvisamente scaraventato indietro nel tempo di oltre quindici anni. Quasi venti.

L’aveva riconosciuta per gli occhi. Quel taglio affilato, nero come l’ossidiana e duro come un diamante.

Quando l’aveva chiamata Rain, si era voltata pronta ad affrontare chissà quale nemico.

Non lo aveva riconosciuto.

Solo quando si era tolto gli occhiali da sole gli aveva sorriso incredula. Manabu? Sei veramente tu?

Ricordava anche il suo sorriso, quanto suonasse divinamente il pianoforte… in un lampo, la soluzione si era delineata nella sua mente.

Certo, era una musicista eccezionale, quindi avrebbe potuto aiutarlo con l’album, la scusa per passare tempo insieme, farla incontrare di nuovo con Seiji… ecco, la soluzione si era arrestata a questo punto, trasformandosi in un qualcosa a metà fra un percorso ad ostacoli e un potenziale suicidio.

Li aveva sempre visti attratti come il ferro e la calamita, si era stupito non poco quando aveva capito che l’amico aveva lasciato la città lasciandoci anche lei.

Non era pronto a metterli una davanti all’altro senza… era proprio il caso di dirlo, senza maschere, c’era il rischio reale che entrambi si barricassero di nuovo dietro le rispettive ironie taglienti.

Forse era follia… no, era follia ma… perché no?

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

Rain

Eccolo lì.

Solita faccia da schiaffi, solito sguardo che ti passava da parte a parte… concentrato in un solo occhio, visto che nel frattempo doveva essersi dato alla pirateria.

Il secchione più anomalo che avesse mai incontrato in vita sua, quel giorno indossava pantaloni di pelle, anfibi, una camicia e una benda da pirata… il tutto rigorosamente nero. I lunghi capelli neri e rossi scendevano lisci dietro la schiena.

Mana (perché doveva assolutamente entrare nell’ordine di idee che quello fosse il suo nome e che Seiji non fosse mai esistito nella sua mente perché si chiamava Seth, punto… un nome a caso, fra l’altro) l’aveva convinta e ancora non aveva capito come.

Fare una sorpresa a Seiji, era il piano. E già che ci sei mi aiuti a non farmi scaricare da Kaede, aveva aggiunto a parte.

Nascondergli che lei era lei.

Tanto lo scoprirà da solo… prima o poi.

Come se quell’uomo potesse ricordarselo a distanza di oltre quindici anni.

Mana se lo era fatto promettere, che per niente al mondo avrebbe detto a Seth chi era.

Il tizio accanto a Seth, quello che stando alle foto che aveva visto quando era truccato assomigliava in maniera preoccupate a Marilyn Manson, la fissava sbalordito.

Come accidente aveva fatto ad arrivare lassù?

Seth aveva un notevole rialzo agli anfibi e gli arrivava a malapena alle clavicole.

Quindi sovrastava lei ottimisticamente di almeno una ventina di centimetri, forse anche trenta.

Dei, non c’era fine al peggio.

Sarebbe andata avanti a telegrammi con lui, o cervicali.

O segnali di fumo, come diceva Seiji a scuola.

Seth, Rain, maledizione: Seth. Non è neanche difficile da ricordare, dai.

Anche lui aveva capelli neri e rossi… ma a differenza di Seth che aveva mèches rosse, i suoi erano divisi esattamente in due parti… e i rossi erano raccolti in strette treccine.

Spostò l’attenzione sui due tizi rimasti, la sezione ritmica, che si tenevano in disparte… e sgranò gli occhi guardandoli con più attenzione.

In quel momento fu grata a Mana per l’idea della maschera, perché doveva avere un’espressione da fotografia utile al ricatto a vita.

Cosa aveva in faccia quello con i capelli neri? Un taglio che sanguinava??

Lanciò un’occhiata a Mana che fissava qualcosa davanti a sé… presumibilmente nella direzione di Seth, ma non si poteva mai dire con quell’uomo.

Anche a scuola sembrava che ti fissasse e invece pensava allegramente agli affaracci suoi.

Un modo come un altro per scatenare risse.

Era entrata nella storia la scena quando…

La mensa era sempre un casino.

Chi parlava, chi gridava, chi rideva.

Senza contare che il cibo non era niente di che.

«Manabu, se proprio devi fissarti su qualcuno per far funzionare il cervello, guarda me che ti conosco. Il tizio due tavoli più giù fra poco o ti fa una dichiarazione d’amore o ti prende a cazzotti.»

Si era voltata verso Seiji, che aveva pronunciato quelle parole come se stesse commentando il cielo nuvoloso.

Poi aveva capito e si era messa a ridere.

«Fanculo Seiji, era un pensiero profondo.»

«Ripeto: concentrati su di me… o su Rain, se proprio non sono il tuo tipo, e puoi sprofondare nei tuoi pensieri quanto vuoi.»

«Sei insopportabile, te lo dico.»

«Mh, quando me lo dirai senza sorridere, ci crederò.»

Tornò di botto dentro quella stanza rendendosi conto di avere il sorriso stampato in faccia, tornò seria e riprese l’analisi degli elementi che la circondavano.

Un altro aveva lunghi capelli color rosso fuoco… ed era più o meno alla sua altezza.

Menomale.

Tornò a guardare Seth, il cui unico sopracciglio visibile svettava in un arco perfetto. Aveva sempre avuto degli occhi bellissimi.

«Mana… a parole tue.»

Stessa faccia da schiaffi, stessa voce profonda e stessa ironia.

Se era davvero lo stesso che ricordava, come si era premurato di informarla Mana, poteva portarti ad un passo dall’omicidio o farti piangere dal ridere con la stessa, disarmante facilità.

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

Seth

E’ uno scherzo, vero? Non esiste che facciano sul serio. Cosa ci fa quella maschera sul suo viso? Qualcuno svegli Mana, per cortesia.

L’amico lo stava fissando con la sua usuale espressione vuota.

La perfetta miniatura che aveva accanto invece faceva vagare lo sguardo su di loro, come studiandoli.

Allora svegliate me.

Il silenzio si prolungò per qualche altro secondo.

Quando un sorriso piegò le labbra di quella donna, decise che ne aveva già abbastanza.

Ok, adesso basta, ma che si è auto ipnotizzato come a scuola??

«Mana… a parole tue.»

Un sorrisino indefinibile curvò la bocca di Mana… e in quel momento capì.

C’era cascato.

Era una guerra del silenzio non annunciata e lui aveva ceduto per primo.

Merda.

«Avete preannunciato la cosa a Hayato e Sugiya?» chiese Mana fissando sempre lui.

I due interessati si guardarono, «Sì, lo hanno fatto» rispose il batterista. «Mystery, lieto di conoscerti. Sono Hayato e suono la batteria» si presentò di nuovo anche se Mana lo aveva già fatto all’inizio.

«Sugiya, al basso.»

«K. Chitarra ritmica.»

«… seconda voce e death voice» aggiunse lui visto che K sembrava averlo dimenticato. «Io sono Seth, canto. Benvenuta» si decise a seguire la folla.

La buona educazione prima di tutto. Mamma, saresti orgogliosa di me, in questo momento.

Lei rimase in religioso silenzio.

Cielo, non era un Mana con le tette, vero??

K sorrise, «Piacere di conoscerti, Mystery. Mana ci ha detto che canterai anche tu e…»

«Cosa?» chiese Mystery.

K si bloccò e guardò Mana, sempre accanto a lei.

Wow che voce.

«Canterai anche tu» ripeté prima di pensarla.

Mystery sbuffò, «Lo avrà detto per fare incazzare te, sa benissimo che non ne ho alcuna intenzione.»

Sentì la sua bocca aprirsi in una O perfetta e l’occhio visibile spalancarsi in proporzione.

A parte il concetto espresso… e non era da escludere che avesse ragione… aveva una voce a dir poco sexy.

Mana scoppiò a ridere. «Dai!»

«No. Suono le tastiere e ti solleverò dalla croce delle programmazioni» sembrò ricordargli. «Se ti va di culo potrei anche portarti il caffè un paio di volte alla settimana…»

«Almeno una?» insistette il chitarrista «Corta corta?» aggiunse.

«Posso sparargli?» chiese riprendendo il controllo della mandibola.

«No Seth, non puoi» rispose rassegnato e divertito K.

«Almeno una fucilata? Piccola piccola?» insistette con lo stesso identico tono che Mana stava usando con lei.

Una risata roca squarciò l’aria, seguita da tutti gli altri, Mana incluso.

Un brivido gli percorse la schiena e non riuscì a trattenere un sussulto.

Si voltò a guardarla incredulo.

Aveva anche una risata molto sexy, ma si conosceva abbastanza da sapere che non era quello il particolare che aveva preso a sberle il suo cervello.

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

K

Aveva bisogno di aiuto.

Decisamente.

Si stava creando una sorta di buco nero a tre angoli, lo sentiva.

Così, a naso, poteva azzardare l’ipotesi che Mana conoscesse bene quella donna.

Parlava, rideva e scherzava… completamente struccato, per giunta.

Se cantava come parlava… e rideva, erano sistemati a vita.

«Solo una!»

Nel frattempo il tono di Mana, come al solito impermeabile alla impietosa ironia di Seth, era passato dall’essere una domanda ad un quasi ordine, sempre ridacchiando.

Quell’uomo era semplicemente irrecuperabile.

«Detesto cantare in pubblico» disse Mystery… con il tono di chi chiude una discussione.

Era un tipino, quella donna!

«Ottimo, Mana non prende neanche in considerazione l’ipotesi di parlare in pubblico» disse Seth improvvisamente serafico. «Direi che sarebbe un equo scambio…»

Si voltò basito verso il vocalist.

Lo aveva davvero detto??

Mana era tornato serio di botto. «Ok bastardo, uno pari» concesse imbronciato.

«Fossi in Mystery ci farei un pensierino» continuò implacabile Seth. «Io arriverei al ricatto, se necessario. Adesso puoi toglierti quella maschera, farà un bell’effetto nell’insieme, ma…»

«Non si toglierà la maschera Seth» lo fermò Mana.

Vide chiaramente Sugiya portarsi una mano sugli occhi e Hayato intrecciarle saldamente poco sotto lo stomaco.

Forse era davvero il caso di mettersi a pregare.

«Fammi capire un attimo…» disse Mystery nel silenzio che seguì «avevo capito che gli avevi almeno… accennato a come stavano le cose.»

«Ti ho anche chiesto se ti andava un caffè prima di conoscerli» fu la risposta di Mana.

Qualcuno mi spiega cosa stanno dicendo? Cosa c’entra il caffè?

«Oooohhhh» ribatté lei falsamente stupita, «perdonami se non ho capito al volo che fosse un cortese invito a non starti fra i piedi mentre sparlavi di me.»

Ah ecco.

Mana sorrise divertito, Seth ancora lo fissava con l’occhio ridotto ad una fessura.

Anche lei ad ironia era messa bene.

In sintesi, neanche loro potevano vederla in faccia?

Mystery a quel punto sbuffò, «Come al solito quando c’è di mezzo un uomo bisogna fare tutto da sole» stabilì. «In quanti siete, cinque?» chiese rivolgendosi a loro come se stesse facendo a mente due calcoli di cosa potesse aspettarla.

Hayato scoppiò a ridere, seguito a ruota da Seth e Sugiya.

«Non mi toglierò la maschera, Seth, sono sfigurata.»

Mana quasi finì in terra per come sussultò.

La sua risata gli si incastrò in gola.

Oh cazzo.

Seth cambiò immediatamente espressione. «Scusami, non immaginavo. Pensavo che fosse una delle trovate di Mana» ammise. «Anche la benda che porto io è un prodotto di quel cervello geniale.»

Nel frattempo Mana si era ripreso. «Se necessario elaborerò una maschera per ogni suo abito» li informò. «Cominciamo a lavorare? Mystery deve anche ascoltare i demo.»

«Quindi…» cominciò Sugiya cauto «le registrazioni finali le faremo con lei, non sovra incidendo le nostre parti ai sintetizzatori.»

«Il piano è questo» rispose Mana.

«Da quello che ho potuto constatare fino ad ora, i tuoi piani lasciano parecchio a desiderare» fu il commento di quella donna, a voce moderata ma abbastanza alta da farsi sentire.

Non riuscì a trattenersi e scoppiò di nuovo a ridere. «Va’ che sei proprio simpatica! Chi ha parlato di caffè?» chiese salottiero avviandosi verso di lei «Mana, prima il caffè e poi il lavoro!»

La prese per mano e la trascinò quasi fuori dalla stanza, «Ti insegnerò uno dei percorsi più importanti di questo posto!» la informò.

«Quello che arriva alla macchinetta del caffè?»

«Esatto.»

«Ti seguo!! Basta che rallenti un attimo perché hai le gambe lunghe quanto me dalla testa ai piedi…»

Ubbidì con una risatina.

«Grazie K.»

Sorrise. «Qualcosa già mi dice che sarà un piacere.»

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

Sugiya

Quando K sparì oltre la soglia con Mystery ebbe l’impulso di precipitarsi per corrergli dietro.

Magari urlando anche non lasciarmi soloooooo.

Ovviamente, non mosse un muscolo.

Mana e Seth erano rimasti a fronteggiarsi.

Aaaarrrrgggggghhh disastro…

«Se volete un caffè è il momento di lasciare la stanza» disse Mana senza guardarli, concentrato su Seth.

Cielo, una via d’uscita.

Il suo fido batterista lo prese per un braccio e lo trascinò verso la salvezza.

Li lasciarono a fronteggiarsi.

«Hayato che cazzo è successo?» chiese in un soffio appena furono ragionevolmente lontani.

«Non ne ho idea. Qualche sospetto. Ma niente di traducibile a parole al momento.»

«Adoro la tua chiarezza.»

Hayato lo guardò divertito, «Sei più confuso di un piccione in una sala di specchi e pretendi che sia proprio io a chiarirti le idee?»

Scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi.

La verità era che nessuno osava dare contro a Mana, fermo restando che poteva tagliarli fuori in qualsiasi momento dal gruppo, restava il leader indiscusso.

L’amicizia di vecchissima data con Seth (al di là dell’affermare entrambi di essere nati nel 1549, era sicuro che avessero frequentato il liceo insieme!) metteva Seth nella posizione di potersi imporre in qualche modo, ma quando succedeva… che fosse per un arrangiamento o il modo di cantare una strofa, il mondo veniva scosso dalle fondamenta.

Nessuno dei due alzava la voce, ma erano chiaramente due uomini testardi, con le idee chiare, che si conoscevano intimamente e si rispettavano altrettanto profondamente.

Quando Seth apriva bocca per dire che qualcosa non gli tornava, Mana si fermava ad ascoltarlo.

Salvo poi sotterrarsi a vicenda di ironia e colpi ben al di sotto della cintura.

K conosceva il chitarrista da molto più tempo di lui e gli aveva detto che all’inizio Mana faceva sempre quell’effetto, ma era un uomo giusto e onesto, che sapeva riconoscere il valore di chi lo circondava.

Avrebbe imparato a trattarlo alla pari, senza perdere il rispetto che sentiva di dovergli.

Quando aveva chiesto a K quanti anni ci erano voluti a lui per imparare a trattarlo alla pari senza perdere il rispetto che sentiva di dovergli… la diplomatica risposta del chitarrista era stata ognuno ha i suoi tempi.

Dopo lo scioglimento dei Malice Mizer sotto forma di periodo di stand-by indeterminato, Mana aveva fondato i Moi Dix Mois che avevano a loro volta già dovuto affrontare diverse amputazioni prima di arrivare a Seth e a loro due.

Quello era il primo album completo con quella formazione e solo lavorare ai demos lo aveva elettrizzato. Era circondato da geni puri, musicalmente parlando.

Che poi potessero essere deficienti fino alle lacrime, perché Seth riusciva a farti piangere da come ridevi, era un altro discorso.

Quell’uomo era stato prelevato direttamente dalla vita privata di Mana. Segno più che evidente di quanta fiducia il chitarrista avesse in lui.

Erano amici, prima che colleghi, e Seth non se ne approfittava assolutamente.

Indubbiamente era un cantante eccezionale, con un timbro di voce da lirica quasi, e una notevole carriera alle spalle. Aveva i brividi quando cantava e non vedeva l’ora di sentirlo registrare le nuove canzoni sugli arrangiamenti definitivi.

Si divertiva come un matto con il vocalist, era dissacrante come poche persone aveva conosciuto.

Raggiunsero K e Mystery alla macchinetta e il chitarrista fece il caffè anche a loro.

«Li avete lasciati soli?» chiese Mystery.

Hayato annuì per entrambi.

Da quello che poteva vedere aveva penetranti occhi neri, i capelli erano neri, lisci e lunghi, era piccolina, ma perfettamente proporzionata.

La forma del viso era un ovale perfetto e la bocca era piena e ben disegnata di un colore rosa trasparente… la maschera copriva gli occhi salendo fino all’attaccatura dei capelli e scendeva fino alla punta del naso, aprendosi in due onde sulle gote.

Mana doveva conoscerla molto bene per comportarsi in quella maniera con lei… e soprattutto per permetterle di comportarsi in quella maniera con lui.

Il concetto di no, sembrava totalmente assente nel mondo di quell’uomo… nel senso che di solito non perdeva tempo a cercare di convincerti.

Era completamente struccato, parlava e rideva.

Forse la conosceva anche Seth? Per questo Mana aveva voluto rimanere da solo con lui?

Chissà che tipo di ferite poteva avere in volto per coprirlo così.

«Come funzionano le cose? Se non li vediamo arrivare entro dieci minuti andiamo a separarli?» chiese improvvisamente Mystery con il tono più tranquillo del mondo.

K la fissò basito, per poi scoppiare a ridere, prontamente seguito da Hayato… e da lui, appena riuscì a richiudere la bocca riacquistandone il controllo.

«Quei due si conoscono da oltre metà della loro vita, se fosse dovuta finire in tragedia non avrei avuto il tempo di conoscere Mana!» rispose K «Vedi, Mana ci ha parlato di te, ma ha… diciamo omesso qualche particolare e c’è anche lo stress dell’album. Stavolta Seth ha un’alta percentuale di parti soliste ed è innegabile che con la tua entrata dovremo praticamente mettere di nuovo mano in tutte le canzoni. Una cosa è interagire con un computer, tutt’altra con un essere umano… e forse Mana nell’onda dell’entusiasmo non ci ha pensato.»

«Vi ha almeno avvertiti che non ho mai suonato in un gruppo? Tantomeno in uno metal gothic?»

La sua bocca si riaprì pari pari.

«Ce lo ha detto» confermò K, poi lanciò un’occhiata a loro due, «ma a quanto pare io e Seth abbiamo a nostra volta saltato qualche paragrafo della storia con loro. Lascia passare la scossa iniziale e con Seth morirai dalle risate.»

«Da… da quanto tempo suoni le tastiere?» chiese Hayato cauto.

«Suono il pianoforte da tutta la vita. Sono approdata alle tastiere una quindicina di anni fa…»

«Accidenti!» esclamò colpito… per poi accorgersi che l’aveva praticamente interrotta.

Sotterratemi!!!

«Scusa…» mormorò contrito «non volevo interromperti.»

Gli sorrise.

Che bel sorriso aveva.

«Figurati. Lo prendo come un complimento.»

«Quindi ti occuperai di tutta la programmazione» riprese K.

Mystery annuì, «E non c’è bisogno che tu mi dica che è un suicidio, visto il culto della perfezione proprio dell’uomo che riconoscete come leader. Ancora non ho capito come mi ha convinta.»

Scoppiarono a ridere.

Conosceva Mana molto bene.

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

Mana

Seth era confuso.

Chiaramente confuso.

Doveva prepararsi ad essere sotterrato dalla sua ironia.

Era azzardato introdurre un nuovo elemento a quel punto, ma Rai… Mystery era nata per suonare il pianoforte e sapeva che stava facendo la cosa giusta… e non solo per il gruppo.

Il problema, ovviamente, era cercare di farlo capire a quel testone, senza rivelargli le sue reali intenzioni e men che mai tutta la verità.

Complimenti Mana, registrare e produrre un album come DIXANADU non era abbastanza per occuparti le giornate, vero?

«Senti, partiamo da un paio di punti fermi, ok?» esordì Seth «Tu sai cosa stai facendo.»

Annuì.

«Bene. La sua entrata nel gruppo faciliterà le cose invece di complicarle.»

Annuì di nuovo… almeno a livello professionale…

Lo vide accendersi nervosamente una sigaretta.

E di nuovo i ricordi lo investirono come una valanga.

Era riuscito, ancora non capiva come, a rompere la scatola porta gioielli di sua madre e aveva chiesto a Seiji di accomodarla. Era l’unico che poteva almeno provarci, ci sapeva fare con le mani. Lo aveva anche aiutato a rientrare a casa una volta che si era scordato le chiavi.

Quindi aveva approfittato di una serata in cui i suoi erano fuori a cena da qualche parente. Aveva accuratamente imboscato la scatola danneggiata per non farla trovare a sua madre (che di seguito era stata costretta ad uscire indossando solo i gioielli che le aveva fatto trovare sopra il comodino… gioielli che, ovviamente, stavano benissimo con il vestito che aveva deciso di indossare, in quanto li aveva scelti quando sua madre si stava vestendo) e, giurando sulla sua testa (perché tanto era esattamente quella la parte del suo corpo in pericolo) che l’avrebbe ritrovata per il suo rientro, aveva chiamato a raccolta i suoi amici per ovviare al disastro.

«Mi prendi le sigarette per favore?» aveva chiesto Seiji.

Rain si era alzata e si era avvicinata alla sedia dove stavano ammonticchiati i cappotti. «In quale tasca le hai?»

Seiji si era guardato le mani, facendo chiaramente mente locale, «La destra.»

Rain era quindi passata a prendere Seiji a casa e si erano ritrovati lì da lui, pronti ad aiutarlo.

«Ah, eccole, e l’accendino?»

«Nell’altra.»

«Ma non è più comodo tenerli insieme?»

«Non ci ho mai pensato.»

«La logica non è femminile per un caso.»

«Ok, organizzeremo un convegno per stabilire la tasca giusta dove mettere le sigarette e dove mettere l’accendino, ora me le dai che ho voglia di fumare?»

«Seiji, saresti così cortese da allontanare le mani da quella scatola per due secondi?»

Seiji aveva ubbidito senza discutere (strano) e si era sentito arrivare l’accendino in testa… e, quando aveva alzato lo sguardo per capire che stesse succedendo, il pacchetto sul naso.

Con una mira da cecchino.

«Grazie infinite» aveva ringraziato compita Rain.

Come al solito la cosa si era chiusa con un coro di risate e con l’intercalare preferito di Seiji, «Sei una rompiballe Rain‼!»

Alla fine, Seiji aveva risistemato la scatola così bene che sua madre non si era neanche accorta del disastro. Anzi, aveva ringraziato gli Dei di averle fatto trovare i gioielli giusti sul comodino.

Mentalmente aveva risposto anche “ma figurati mamma, è il minimo”.

«Ottimo. Adesso spiegami chi dannazione è, perché la conosci bene, è evidente, e io conosco bene te, quindi…»

Ci mise qualche attimo a tornare in quella stanza e rimase a fissare l’amico fra il sopreso e l’indispettito.

… accidenti a te e alla tua logica che applichi nei momenti sbagliati. Perché non me la chiami per nome, già che ci sei?

Scosse la testa, «No. Non posso. Che la sua identità resti segreta è la condizione che ha imposto per entrare nel gruppo» mentì. «Appena la sentirai suonare, ti renderai conto che le avrei dato la Luna se me l’avesse chiesta. Fidati di me.»

E con questa ho toccato il picco massimo del mio bastardometro. Seiji, mi ringrazierai, lo so.

Lo vide respirare profondamente.

Il silenzio si protrasse per qualche secondo, poi…

«E così sia. D’accordo.»

Annuì e gli fece segno con una mano di precederlo fuori dalla stanza, «Il caffè ci aspetta.»

Seth lo guardò di traverso passandogli accanto, poi scoppiarono a ridere tutti e due.

Quell’uomo era una delle poche persone su quel pianeta con il quale poteva essere se stesso.

Qualche settimana prima, ne aveva ritrovata un’altra.

Si era già premurato di far incontrare Mystery e Kaede, spiegando alla sua compagna la situazione.

Tutta la situazione.

Meglio non riportare la versione integrale del commento di Kaede. Bastava sapere che, pur avendo riconosciuto di aver finalmente incontrato la matrice originale di tutte le donne che ho visto intorno a Seth, aveva concluso con un se non stessi con te da più della metà della mia vita e mi facesse fatica ricominciare tutto da capo con un altro ti fanculizerei io al posto di quei due… sei un rompicoglioni. Musicista, produttore e stilista era troppo poco? Aprirai anche un’agenzia d’incontri?

Sorrise.

D’altra parte, era vero.

… che musicista, produttore e stilista era troppo poco, ovviamente.

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

Rain

Arrivarono uno di fianco all’altro.

Mana con un sorrisino indefinibile, segno che l’aveva avuta vinta su tutta la linea, e Seth, con l’eterna sigaretta in bocca, sembrava un po’ più tranquillo… ma la fissava come se volesse farle una radiografia.

Veramente c’era da chiedersi come Mana l’avesse convinta, dovevano bere un caffè insieme e non solo si era trovata a casa sua, a tu per tu con la sua compagna, se non altro alla fine si erano conosciute, ma…

Sospirò afflitta.

Fu Mana a fare il caffè per sé e per Seth.

«Allora, che facciamo oggi?» chiese K.

Seth ridacchiò, «Proprio colui che ha sviato le intenzioni lavorative del capo…»

K lo sotterrò con un’occhiataccia, «Grazie per averlo sottolineato, gnomo.»

Lo fissò basita. Pure. Se lui era uno gnomo, lei doveva iniziare ad organizzarsi con un campanellino al collo per non essere calpestata più o meno accidentalmente.

Seth si piegò in due a ridere, «Di niente, giraffa!»

Mana scuoteva la testa, «Ma cosa avevo in testa quando li ho messi insieme?»

«Tutto tranne che il senso della misura» rispose solerte Seth.

«Allora, Mystery» esordì K con un sottofondo di risatine ignorando alla grande il chitarrista e il vocalist, «cosa puoi dirci di te?»

«Allora non ci siamo capiti…» disse Mana.

«K ti ha capito benissimo» lo informò Seth serafico, «qui sei tu ad esserti scordato che è più curioso di un gatto.»

Mana si bloccò come interdetto, «E’ forte di questo che hai mollato il colpo così facilmente?» s’informò fra il guardingo e l’incredulo «Aspetti che sia K a fare il lavoro sporco per te?»

Seth scosse le spalle, «Sono sempre dell’idea che se la conosci tu, devo conoscerla anche io…»

A posto!!!

Mana lo gratificò di uno sbuffo.

«… al momento non riesco assolutamente a capire chi possa essere… ma prima o poi…»

Scoppiò a ridere.

Proprio non riuscì a trattenersi.

Mana dovette capire cosa le passava per la testa, visto che Seth aveva ripetuto esattamente le sue stesse parole, e sorrise.

«Che ho detto?» chiese Seth perplesso.

«Niente» rispose Mana con un tono che voleva chiudere il discorso. «Bevi il caffè e poi andiamo a lavorare. E già che ci siamo, dammi anche una sigaretta.»

♠ † ♠ † ÷ † ♠ † ♠

Hayato

Lui era già convinto dopo averla vista montare in tempo record un intero universo elettronico.

La sua strumentazione era già in sala prove, cosa che lasciò, se possibile, anche Seth senza parole.

Mana si era mosso ad una velocità impressionante.

Si erano precipitati in cinque quando l’avevano vista iniziare il gesto di sollevare le tastiere dalla custodia, ma li aveva bloccati: c’era abituata ed erano meno pesanti di quello che apparivano.

La osservarono in silenzio costruire un’intera zona di tastiere, sintetizzatori, levette e bottoni.

Con tanto di cacciavite.

Davvero si ricordava a cosa servisse ogni singolo bottone o levetta?

Collegò il tutto alle uscite libere degli amplificatori di Mana, particolare che, potenzialmente, la posizionava già sul palco alle spalle del chitarrista, di fianco alla postazione della batteria.

Quando diede elettricità all’impianto sentì distintamente il rumore della corrente invadere la strumentazione.

Doveva essere un’apparecchiatura costosissima, avrebbe fatto un figurone su un palcoscenico. A prescindere che fosse bella a vedersi, un trionfo di nero, bianco e blu scuro con strani disegni argentei, bianchi o viola, dipendeva dal colore dello sfondo, appariva solida ed elegante.

Sfiorò qualche tasto che rispose.

Poteva essere assurdo, ma gli sembrò diverso da qualsiasi altro suono di tastiera che avesse mai ascoltato.

«Ok, sono pronta» disse a Mana.

«Ti ho preparato gli spartiti, le copie dei programmi e adesso ascolterai i demos con noi. Di solito ascoltiamo sempre cosa abbiamo fatto la volta precedente. Ovviamente, dovrai sapere tutto a memoria.»

Annuì e si spostò aggirando le tastiere… che fra l’altro le arrivavano appena sotto il seno, ed erano reclinate in obliquo.

Effettivamente era una posizione comoda per le braccia.

«Hai studiato al conservatorio?» chiese K.

«Sì.»

«Quanti anni ci vogliono per il pianoforte?»

«Dieci. Ma sono stata brava e mi sono diplomata in nove.»

«Ah, quindi hai fatto in tempo a conoscere la scuola normale

«Dal liceo.»

«K, dimmelo subito: devo imbavagliarti?» esordì calmo, ma anche no, Mana «E tu» aggiunse rivolgendosi a Mystery, «conta fino a dieci prima di rispondere, o nel giro di un’ora gli consegni il documento di identità!»

Mystery sorrise appena, K ridacchiò senza vergogna.

«E’ più forte di me!» cercò poi di giustificarsi il chitarrista.

«So con chi non devo lasciarla sola…» commentò Mana.

K alzò gli occhi al cielo, «Come la fai lunga…»

«Ok, cominciamo ad ascoltare i demos?» chiuse la cosa Mana.

Dopo un’altra mezz’ora, durante la quale ascoltarono il tutto commentandolo, e Mystery seguì sugli spartiti con Mana al fianco… «Se scegliessi una sola canzone e non la cantassi neanche tutta?» propose di punto in bianco il chitarrista.

Mystery respirò profondamente, «Sei snervante esattamente come ti ricordavo. Anzi, forse invecchiando sei anche peggiorato. Cosa non ti è chiaro di non voglio cantare

Sugiya sgranò tanto d’occhi.

Oh sì… quella donna conosceva molto bene Mana.

«Non è neanche cantare» riprese Mana come se niente fosse uscito dalla bocca della sua interlocutrice. «Seth, K, ho in mente Dispell bound. Se lei aggiungesse la sua voce alla fine, mentre viene ripetuto il ritornello, magari nel punto in cui le tastiere si alzano di intensità…» accompagnò la spiegazione con il gesto della mano socchiusa ad artiglio che si alza verso l’alto, le dita leggermente piegate rivolte verso il cielo.

Come al solito si trovò a fissarlo incantato. Anche quando non era nei panni di Mana, aveva sempre le movenze di Mana.

K stava già annuendo, Seth… «Se ascoltassimo la sua voce almeno una volta, prima di parlarne seriamente?»

«E’ intonatissima» lo informò Mana seccato.

«Ci manca solo che tu chieda di cantare ad una stonata come una campana…» fu il commento intriso di ovvietà di Seth.

«La mia voce potrebbe non essere adatta a quella di Seth e di K» aggiunse quasi speranzosa Mystery.

«Da quello che sento mi sembra improbabile» ribatté Seth, «ma…»

Mana scoppiò a ridere, «Seth, almeno tu hai chiaro da che parte stai??» chiese compiaciuto.

K per poco cappottò giù dalla poltroncina per come cominciò a ridere.

Seth sbuffò dopo un attimo di smarrimento totale. «Mystery, mi permetti un francesismo al contrario?» chiese tranquillo.

«Certo.»

Si rivolse a Mana, «Fottiti.»

La risata di Mana acquistò nuovo slancio, portandolo a piegarsi a panino.

Tempo due secondi, lo seguirono tutti.

Anche Seth.

 

 

 

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NOTE:

 

Ame Kurisutaru = Pioggia Cristallo.

OK, ormai le carte sono più che scoperte, è chiaro dove andrò a parare vero?

 

 

Distress_And_Coma: Mana non parla in pubblico, è vero, ma qui non è “in pubblico”. E’ inverosimile che lontano dalle telecamere, durante la lavorazione di un album, continui a sussurrare all’orecchio di qualcuno per poi far riferire.

Diciamo che perderebbe buona parte della stima che ho di lui, se così fosse.

Al di là di questo, sicuramente Seth lo ha sentito parlare a scuola. Ho da qualche parte la certezza che sia vero che si conoscono dai tempi del liceo.

Seth ha in casa la bellezza di 2 pitoni, di cui uno davvero alpino, ma qui me ne bastava uno. Non ho voluto neanche dargli un nome perché tanto sarebbe stato inventato e qui di nomi potenzialmente inventati ce ne sono già a paccate (vedi quello di Mana e Seth! XDDD)

Mmmmhhh no, gli altri Malice Mizer non appariranno nella ff, il nuovo personaggio (Rain) me lo sono inventato. Che io sappia poi Seth non ha mai fatto parte di quel gruppo e se conosce gli altri elementi è perché quelli del Visual Kei sono una specie di circolo dove tutti conoscono tutti XDDDDDD

 

Al prossimo capitolo!

   
 
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