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Autore: xDelilah_Morgan    28/06/2014    1 recensioni
Io ero un ragazzo normale, vivevo una vita normale nel mio normale paesino d'origine. Ma poi è arrivata lei, ha preso il mio bel castello di carte e l'ha distrutto semplicemente rivelandomi chi ero davvero.
E cosa fai quando tutto quello che davi per scontato svanisce come sabbia tra le dita?
Cosa fai se ogni tua certezza viene messa in dubbio da una nottata abbastanza bizzarra?
Cosa fai se sei costretto a scappare via ed abbandonare tutto quello che hai costruito in quasi diciotto anni?
Cosa fai se ti dicono che la tua vita vale molto di più di quello che credi dato che sei l'ultimo sopravvissuto della tua specie e ti vogliono morto?
Cosa fai? Semplice: combatti.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattro - Lutto

PoV Andrea

L'orribile sensazione non se n'era andata nemmeno dopo la notte passata in un Ostello gestito da un Cerchio affiliato a quello di Salice, Bianca era sempre vigile: aveva vegliato su di noi tutta la notte ed ora aveva due spaventose occhiaie violacee sotto agli occhi. Per sfizio li aveva mutati, cambiando il verde con un bel marrone scuro, diceva sempre che era un colore sottovalutato e che lei lo trovava bellissimo.
Si concedeva questi svaghi per non pensare a Gabriele e alla guerra. Non voleva ammetterlo ma ormai la conoscevo bene. Sophia tornò dal cantiere e ci disse che doveva andare al funerale dei tre ragazzi caduti durante la battaglia quindi non ci sarebbero stati per un po'... aveva pianto come gli altri dell'equipaggio, loro avevano le stesse occhiaie di Bia abbinate agli occhi gonfi. Stefano e Cloe dormivano ancora, le ferite di lei avevano richiesto al biondo uno sforzo estremo. Durante la notte l'aveva vegliata uno dei tritoni, Alexey. E Giacomo stava controllando ora il suo amico. Io scesi a mangiare con Bia che affogò i pensieri nel suo amato caffè. Nessuno parlava. Nessuno faceva niente. Era come se tutti stessero tentando di estraniarsi dalla realtà. Li capivo fin troppo bene.
Le fitte allo stomaco non diedero segno di diminuire nemmeno dopo che l'avevo riempito e la cosa stava diventando frustrante quindi provai ad evocare una visione ma non feci in tempo nemmeno a stendermi sul letto che Sophia, interamente vestita di rosso, il loro colore del lutto, tornò dal funerale con al seguito Maestro Salice. Corsi a salutarlo con ritrovato entusiasmo, dopotutto era il compagno di Ginepro quindi era in un certo senso il mio patrigno ed ero molto affezionata all'uomo. Ma l'espressione che aveva in volto e che mi rivolse una volta sciolto l'abbraccio mi gelò il sangue. Portava brutte notizie.
– Crysalide, posso parlare un attimo con il tuo Cerchio?– chiese togliendosi la giacca bordeaux. Io annuii ed andai a raccogliere i ragazzi nella nostra camera condivisa. L'uomo si sedette su un letto e tutti noi lo circondammo. Prese un fazzoletto dal taschino e si tamponò un paio di lacrime sfuggite alle lunghe ciglia bionde.
– Che è successo, Maestro?– chiesi non sopportando più l'ansia dell'attesa. Lui prese un profondo respiro e i suoi occhi si voltarono verso ognuno di noi.
– Torno ora dalla vostra base. C'è stato un attacco ieri notte, un'orda di arpie ha circondato la casa di Ginepro. Non sono arrivato in tempo per aiutarla... lei è...– non riuscì a terminare la frase perché scoppiò a piangere. Ma non ce ne fu bisogno. Era morta. La sensazione allo stomaco svanì. Tutto quanto attorno a me svanì. La vista mi si appannò, i rumori mi arrivavano ovattati, lontani.
Era morta.
Mi stesi nel letto e sentii Bianca ordinare a tutti di lasciarmi spazio. Cloe pianse tra le braccia di Stefano e Giacomo uscì di corsa dalla stanza.
Ginepro, la donna che mi aveva cresciuta. La persona con cui avevo passato tutta la mia vita, quella che mi aveva fatto conoscere Bianca e tutti gli altri. La donna a cui dovevo la mia esistenza, quella che dovevo ringraziare per tutto quello che mi aveva insegnato e donato. Ginepro, la professoressa a tempo perso, la Maestra del mio Cerchio, la potente Incantatrice, la mia mamma.
Ginepro con i suoi occhi così azzurri e i suoi capelli neri, le sue piccole rughe, il suo sorriso complice e dolce.
Ginepro era morta.
Questa volta, non l'avrei trovata al mio ritorno. Questa volta non mi avrebbe aspettato a casa. Non l'avevo nemmeno più una casa.
Lei non c'era più.
E per un momento, lì, non c'ero più nemmeno io.

PoV Nicola

Erano tutti in un lutto così profondo che io mi sentii ipocrita a piangere. Per me lei era solo la prof di diritto mentre per loro era una guida, un'amica, una madre. Avevano perso una persona importante mentre io avevo perso solo una delle tante vite che si erano incrociate con la mia. Anche se dopo le ultime rivelazioni, le dovevo molto. Cloe e Stefano erano usciti da poco. Lei aveva bisogno d'aria mentre lui era andato a cercare Giacomo che era fuggito via. Bianca era sparita dai radar ed io ero rimasto solo con Andrea. Lei era stesa sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto e piangeva in silenzio. Mi avvicinai, sedendomi sul materasso e le parlai a bassa voce quasi avessi paura di spaventarla.
– Chiederti se ne vuoi parlare o dirti che mi dispiace sarebbe da idioti quindi mi limiterò a chiederti se hai bisogno di qualcosa...– le appoggiati una mano sulla spalla e lei sbatté le palpebre un paio di volte prima di riprendersi. Mi guardò con le labbra piegate all'ingiù e tirò su col naso.
– Ho un tremendo bisogno di un abbraccio... dov'è Bianca?– chiese puntellandosi su un gomito per guardarsi meglio intorno.
– Non lo so... è scomparsa. Ma spero che un mio abbraccio vada bene lo stesso.– mi sforzai di sorriderle il più dolcemente possibile e lei mi si lanciò addosso.
– Sì, va bene... scusami...– balbettò ed iniziò a singhiozzare. La strinsi ed attesi che la crisi diminuisse. Le carezzai perfino i capelli e la schiena per farla calmare e parve funzionare, perché dopo una decina di minuti si addormentò.
Era spossata. La sistemai sul letto ed andai a cercare gli altri. Vedere la ragazza in lacrime mi aveva stretto lo stomaco. Era così solare e allegra di solito mentre ora era solo il fantasma di se. L'avevo vista tante volte al bar sotto casa... solo in quel momento mi accorsi di come riusciva a catalizzare la mia attenzione quando entrava e a migliorare la mia giornata con i suoi sorrisi e racconti. Si era spenta e la capivo. Era un duro colpo per una ragazza come lei affrontare la morte di una persona così cara...

PoV Cloe

Lasciai andare Stefano da Giacomo e mi sedetti su un ramo basso di un albero. La donna che mi aveva salvato la vita era morta ed io non ero riuscita a sdebitarmi per il grande dono che mi aveva concesso. Forse non ci sarei mai riuscita, nemmeno se avessimo avuto più tempo. Aveva fatto molto per me, più di quanto immaginasse. Mi aveva dato fiducia, mi aveva accolta con sé e mi aveva protetta. Nessuno l'aveva mai fatto prima. Smisi di piangere, ma il dolore sordo che sentivo nello stomaco non se ne andò. Qualcuno si arrampicò sul ramo e mi si sedette accanto.
– Hey.– era Alexey. Mi voltai verso di lui e notai subito la sua felpa rosso fuoco. Il lutto lo elaboravamo così noi spiriti della natura.
– Hey... mi dispiace per i tuoi amici.– mormorai passandomi la manica della maglietta sotto gli occhi.
– E a me dispiace per la tua Maestra... e per averti detto quelle cose ieri.– si mordicchiò il labbro ed io riuscii a sorridere. Era carino da parte sua...
– Sei perdonato. Dopotutto mi hai salvata... Sai, non è da tutti tuffarsi per ripescare una ninfa inetta.– allungò verso di me un fazzoletto di stoffa azzurro ghiaccio ed io lo presi per asciugarmi il viso. Lo ringraziai, e fu lui a rivolgermi un sorriso.
– Beh, ormai per Joseph non c'erano speranze, quindi ho preferito aiutare te.– si strinse nelle spalle, assumendo un'espressione quasi adorabile, piena di innocenza.
– Joseph?– chiesi. Lui spostò lo sguardo verso il mare, tornando all'improvviso alla sua tristezza.
– Il ragazzo che l'arpia ha sgozzato. Era mio fratello... e ora che se n'è andato non mi rimane più nulla della mia famiglia...– sospirò, e la sua innocenza fu sopraffatta da qualcos'altro. Era rassegnazione all'idea di essere rimasto solo al mondo. Ed io la conoscevo bene. E sapevo che nulla poteva consolarlo. Così gli poggiai semplicemente una mano sulla sua e gli sorrisi.
– Ti va di fare una passeggiata?– sviai il discorso e al suo cenno d'assenso mi lasciai cadere a terra; ammortizzai la caduta con le ginocchia e lo aspettai. Iniziammo a camminare in silenzio per il parco, evitando la zona in cui stavano Giacomo e Stefano. Avevano bisogno anche loro della loro privacy... era un momento critico per tutti.

PoV Stefano

Trovai Giacomo seduto ai piedi di un albero. Si stava torturando le labbra coi denti per non piangere ma appena lo abbracciai, crollò. Era come sua cugina: scappava via per non mostrarsi debole. Ma ormai lo conoscevo troppo bene. Pianse silenziosamente sulla mia spalla ed io lo cullai come se fosse un bambino. Volevo baciargli la fronte, il naso, le guance... le labbra. Ma repressi quelle tentazioni e mi accontentai di poterlo stringere a me. Era sensibile, anche se non lo dava mai a vedere, e tutte quelle cattive notizie insieme lo stavano uccidendo. I suoi genitori erano in guerra, Ginepro era morta, uno dei suoi amici d'infanzia stava lottando per la sua libertà ed eravamo costantemente sotto attacco. Era tutto un casino. Nemmeno io ci raccapezzavo più niente. In quel momento, l'unica cosa certa nella mia vita era lui. E dovevo parlargli della mia possibile partenza ma non volevo aggiungere un altro fardello alle sue spalle, già provate dal peso di tutto quello. Io non riuscii a piangere, dovevo essere forte per tutti. Ma sentivo davvero freddo e non era il clima. Era l'assenza di Ginepro. Nonostante tutti i nostri battibecchi lei era come una mamma per me e per gli altri. Ci aveva augurato buona fortuna alla nostra partenza... non poteva sapere, non poteva neanche immaginare quanto bisogno ne avessimo in quel momento. Soprattutto da quando la consapevolezza che al nostro ritorno l'avremmo trovata davanti a sei tazze di the fumante e biscotti al cioccolato se n'era andata.

PoV Bianca

Avevo finito le lacrime. La reazione a quella notizia ne era stata la prova inconfutabile. E avevo terminato lo spazio disponibile per pensare. Anzi, avevo la testa completamente vuota. Tutti quei pensieri si erano autodistrutti lasciando spazio ad una lieve apatia opprimente. Mi sentivo in colpa per essermene andata così senza rimanere con Andy ma non ero riuscita a rimanere in quella stanza, era stato più forte di me l'impulso di scappare. Ma finita la passeggiata intorno al giardino, le mie gambe arrivarono da sole a lei. Era addormentata ma tremava ancora così mi stesi accanto a lei e l'abbracciai. Si mosse appena e i suoi occhi marroni s'intrecciarono ai miei.
– Scusa, non volevo svegliarti...– sussurrai mentre lei ricambiava l'abbraccio.
– Non ti preoccupare, non era un sonno tranquillo...– tirò un sospiro agitato e riprese a parlare. – Ginepro mi aveva lasciato un sacchetto dicendomi che dovevo aprirlo quando sarebbe stato il momento giusto e mostrarlo a Maestro Salice... Ti va di aprirlo con me?– io annuii e la lasciai andare a prendere il fagottino di pelle che teneva nella borsa. Ci sedemmo sul materasso cigolante e lei sfilò la stringa annodata che chiudeva l'involto. Conteneva una manciata di semi e una lettera spiegazzata. Lei tolse la ceralacca ed iniziò a leggerla.

«Mia piccola Crysalide,
Sapevo di non riuscire a vederti tornare questa volta già da molto tempo, quindi mi sono preparata. Pensavano di smembrare il mio Cerchio ma non hanno ben capito con chi hanno a che fare... Non mi coglieranno mai di sorpresa e non minacceranno mai la mia famiglia. Perché, come dicevo sempre, è questo che siamo.
Non essere triste per me, piccola mia, abbiamo passato abbastanza tempo insieme, c'è gente che pagherebbe oro per poter avere l'opportunità di costruire anche solo un decimo dei nostri ricordi. Li custodirò gelosamente con me fino alla fine. Soprattutto quello della prima volta che ti ho incontrata... eri davvero giovane al tempo e piena di entusiasmo. Eri uscita da poco dall'addestramento militare e stavi cercando un cerchio a cui affiliarti ed incontrasti me per caso. Io avevo appena avuto l'autorizzazione a diventare un Maestra e con te ho dato inizio a questo progetto, “arruolando” l'eroico Giacomo, la combattiva Bianca, accaparrandoci l'unico Guaritore sulla piazza e salvando una Ninfa da morte certa. E ora prendendoci il compito di salvare un'intera specie.
So che ce la farete, vi ho visto crescere e conosco le vostre capacità... sarà difficile, ma sotto la tua guida li porterai alla vittoria. So di aver fatto la scelta giusta quando ho deciso di adottarti, mi hai insegnato moltissime cose e spero di aver fatto altrettanto con te. Ed ora voglio che tu porti avanti il nostro progetto. Ti ho lasciato quei semi perché contengono la mia anima, noi Maestri ci reincarniamo così, e sono anche una specie di testimone. Donandoteli ti cedo il mio Cerchio perché so che tu saprai ricostruirlo e portarlo al massimo splendore finito questo incarico.
Cerca il tuo posto nel mondo, piccola mia, e lasciami lì. Sarà il punto di riferimento per tutti voi. Non potendo più esserlo io, ti lascio in dono una grande famiglia. Conservala con cura e con tutto l'amore che sono certa saprai dare loro. Spero tu possa perdonarmi se ti ho abbandonata così... Ma ti ho lasciato la mia eredità. Ho combattuto fino all'ultimo per poterlo fare: il Consiglio non era entusiasta della mia proposta ma alla fine li ho convinti con un po' della mia vecchia capacità di persuasione. Come potevo non insistere? E come potevano loro non capire che sei la persona più adatta? Poveri stolti...
Comunque ti auguro di trovare la felicità, te lo meriti. Io ci sarò, ci sono sempre con te anche se non mi vedi. E tu sei sempre nei miei pensieri. Buona fortuna, piccola mia. Ginepro.»
Ripose la lettera e fissò i semini con le lacrime agli occhi. Non sapevo davvero cosa dirle così, semplicemente, l'abbracciai di nuovo. Sarebbe stata la Maestra perfetta. Sarebbe stata la mia Maestra e la mia famiglia. Non lo dissi a voce alta perché ero più che sicura che lei sapesse già ogni cosa e la strinsi più forte. Ora eravamo io e lei contro tutti ma sapevo di essere al sicuro. Con Crysalide ne avevo superate tante, anche troppe, e l'avrei fatto anche quella volta.


**Angoletto dell'Autrice**
Sono molto produttiva questi giorni quindi preparatevi per una sfilza di aggiornamenti u.u
Vi consiglio di leggere il capitolo ascoltando All I want dei Kordaline perché è la canzone perfetta per la situazione :'3
Mi sento una persona orribile ad aver ucciso la mia amata Ginepro... davvero tanto orribile ma era necessario per la trama ç-ç Potete pure tirarmi qualsiasi cosa, me lo merito.
Ringrazio tutte le slendide personcine che l'hanno inserita tra le seguite e DarkViolet perché è davverop una gioia sapere che c'è qualcuno che spende un minuto per recensire *sparge amore e biscotti*
Ringrazio anche la mia Consorte che rotola felice con me nei momenti di isteria e autocommiserazione, il mio Beta/Figlio perchè continua a sopportarmi senza mandarmi un killer sotto casa e tute le altre Donne della mia vita. Amo anche voi immensamente.
Ci vediamo al prossimo capitolo! Dede♥
  
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