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Autore: Manny_chan    28/06/2014    2 recensioni
Amastra, città oscura colma di magia e di creature misteriose.
Ci sono persone che sognano di abitarci, persone che desiderano scappare da essa e persone che vorrebbero solamente poterla visitare per una volta.
Raven è uno di loro. Quando l'occasione di coronare il suo sogno è a portata di mano la coglie al volo.
Ciò che non sa però è che non tutte le creature che popolano Amastra sono degne di fiducia e quello che sembra un sogno potrebbe presto assumere tinte ben più cupe...
Tra fate, naga e un grosso inganno, l'avventura di Raven rischia di trasformarsi in un incubo... o forse no?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ah! Basta…”, Raven mugolò, stiracchiandosi. Era da prima dell’alba che Yaksha era in riunione con…

Ah, rabbrividiva solo al pensarlo.

Mashe, stanca di vederselo ronzare intorno gli aveva dato da fare ogni lavoro possibile ed immaginabile per tenerlo fuori dai piedi, ma ormai era quasi ora di pranzo e ancora non aveva notizie, iniziava a trascendere l’ansia ormai.

Oltre ad essere stanco morto.

Raggiunse la nagini, di guardia fuori dalla sala riunioni. “Allora?”, chiese.

Mashe lo guardò, “Se ne sono andati”, disse poi indicò la porta con un cenno del capo. “Dorme. E’ crollato poco dopo che quelle creature se ne sono andate. Prova a portarlo in camera sua… sempre che tu riesca a svegliarlo.”

Cautamente Raven sbirciò nella sala; vi aleggiava un odore dolciastro e nauseante che gli chiuse lo stomaco. Lasciò aperta la porta per far entrare un po’ d’aria e si guardò attorno. Non vi erano tavoli o sedie – anche perché, si disse, non aveva mai visto un naga seduto. Doveva essere impossibile per loro -  ma un largo tappeto di pelliccia bianco su cui erano deposti grandi cuscini ricamati. Su uno di questi Yaksha dormiva profondamente.

Raven accennò un sorriso, sedendosi accanto a lui e scostandogli un ricciolo al viso. “Yaksha?”, lo chiamò a bassa voce, appoggiandogli una mano alla spalla.

Il naga mugolò con una smorfia e voltò la testa dall’altra parte. Era evidente che non aveva intenzione di svegliarsi…

Raven lasciò scivolare la mano lungo la colonna vertebrale del giovane principe, lievemente, fermandosi poco al disopra del punto in cui le squame bluastre iniziavano a farsi in rilievo. Non era più ribrezzo che provava… anzi. Spinto da un’irrefrenabile curiosità lasciò scivolare la mano ancora più in basso, incontrando non delle fredde e viscide squame da rettile, ma una consistenza quasi setosa, e tiepida.

“Io mi fermerei dove sei, a meno che tu non stia tentando di cominciare un rituale di corteggiamento”

Raven sobbalzò, ritirando la mano. Gli occhi colo ametista di Yaksha erano due gemme brillanti seminascoste dai capelli. “Chiedo scusa”, mugugnò, temendo di aver fatto la figura del maniaco.

Yaksha però gli afferrò il polso, fermandolo. “Aspetta”, sussurrò mellifluo, “Non ho detto che mi dispiacerebbe se fosse così”. Gli sorrise enigmatico, stiracchiandosi ed inarcando la schiena.

Raven sentì la bocca improvvisamente secca , deglutì a vuoto mentre si rendeva conto che le parole del naga sembravano aver risvegliato in lui i più bassi desideri carnali.

Persino Yaksha sembrò rendersene conto. “E’ forse così?” chiese,  inclinando la testa di lato. “Vorresti… avermi, Raven?”

“Non ne sono sicuro”.

Raven deglutì nuovamente, con scarsi risultati. Sapeva però per certo che quel senso iniziale di repulsione che lo portava a scostarsi ogni volta che il naga gli stava vicino sembrava scomparso.  

“Cosa stai facnendo… Ipnotizzi la tua preda prima di divorarla?” mormorò, confuso.

Yaksha ridacchiò, divertito. “No, nessun trucchetto, sei completamente padrone dei tuoi istinti”, sussurrò, sfiorandogli uno zigomo con le labbra. “Ma non è detto che non voglia mangiarti… più tardi.”

Raven si morse il labbro inferiore. Era sconvolgente l’erotismo che il naga era riuscito a mettere in una manciata di parole. E lo desiderava. Dea, quanto lo desiderava!

“Ah…” balbettò come un idiota. “Quindi vorresti…”

Yaksha inarcò un sopracciglio, malizioso, poi sospirò. "Ne riparliamo dopo che mi sarò fatto un riposino", disse. "Sono esausto... e anche un poco nauseato..."

“E’ stato tanto brutto?”

“Nah, tutto a posto”, la sua voce tremava appena,

“Yaksha”, Raven allungò una mano, sfiorandogli il viso “Ti ricordi quello che hai detto ieri? Non devi per forza mostrarti inscalfibile, quando sei solo con me” sussurrò, dolcemente,

Yaksha sollevò lo sguardo, cercando il suo. Poi allungò le braccia, afferrandogli il bavero della giacca e tirandolo verso di sé, affondando il viso contro il suo petto, rannicchiandosi su di esso, come un ragazzino spaventato.

“Dea, Raven….” Sussurrò. “Non puoi nemmeno immaginare quanto è stato terribile…” mormorò.

Raven lo circondò con le braccia, sentendolo cedere docilmente a quell'abbraccio.

Non si era reso conto di aver iniziato a sentire per il naga quel profondo affetto finché non si era trovato in quella situazione.

“Dai, forza, ti accompagno in camera”, disse, a bassa voce.

Yaksha annuì, rimanendo aggrappato a lui, fino alla porta del salone, poi si staccò. “So rimanere dritto da solo”, disse. “Grazie…”, aggiunse poi, prima di uscire. Salutò Mashe con un cenno del capo, regalandole pure un sorriso.

Raven lo seguiva a pochi passi, capiva quanto fosse importante per il naga mostrarsi forte, anche quando era a pezzi.

Una volta in camera Yaksha si  raggomitolò sul letto. “Hai la giornata libera, Raven, va dove ti pare”, sopirò.

Poi il suo sguardo ebbe un guizzo malizioso. “Ma dopo cena, ricordati che sei mio…”

Raven scosse la testa, divertito, chiudendosi la porta alle spalle, per lasciarlo riposare.

Non appena la vaga eccitazione che gli avevano provocato le parole del naga, svanì, si rese però conto di non avere la minima idea di come si accoppiassero i naga. Insomma, non avevano… Oppure si?

Era una cosa che non si era mai chiesto, iniziava a capire la curiosità morbosa che Yaksha aveva all’inizio…

Visto che aveva la giornata libera si diresse in biblioteca. Chissamai che riuscisse a trovarvi qualche risposta.

 

                                                                      *   *   *

 

Raven chiuse di scatto il libro che aveva avanti. Aveva trovato un tomo molto esauriente sui rituali di corteggiamento e accoppiamento e ora stava maledicendo la sua curiosità. Girando una delle ultime pagine si era trovato davanti una miniatura molto dettagliata di quello che era un organo riproduttivo dotato di qualcosa simile a degli uncini, retrattile e situato all’estremità della coda. No. Una cosa di quel genere non era mai apparsa nemmeno nei suoi incubi peggiori. E ora Yaksha si aspettava forse di… Dea,solo l’ipotesi lo riempiva di terrore. Certo, Yaksha gli piaceva, e anche parecchio. E se fosse stato umano non ci avrebbe pensato due volte a portarselo a letto…

Ma così…

Deglutì, riponendo il libro e guardando fuori dalla finestra della biblioteca. Il sole iniziava a calare, presumibilmente, Yaksha doveva essersi destato dal suo riposo –aveva dormito all’incirca sei ore, ad occhio- e recato a cena. Quindi con tutta probabilità si aspettava di trovarlo, al suo ritorno, per terminare quello che avevano accennato quella mattina…

Poteva sperare che fosse ancora troppo sconvolto per indugiare in passatempi del genere, si disse, cercano di auto convincersi.

Anzi, anche se non fosse stato così gli avrebbe semplicemente detto di no. Non poteva certo costringerlo… Vero?

Percorse nervosamente i corridoi, per andare da lui. Gli avrebbe semplicemente detto che aveva cambiato idea. Gli era concesso. O almeno sperava.

Silenzioso entrò nella camera del principe, illuminata soltanto dalle fiamme del camino.

“Yaksha”, chiamò a bassa voce, sperando che dormisse ancora. Un movimento rapido alla sua destra lo fece trasalire.

Non fu abbastanza lesto da spostarsi. Yaksha gli circondò la vita con le braccia. “Ehi… Aspetta.. non correre..”, disse, divincolandosi ed afferrandolo per le spalle, per tenerlo a distanza.

Lo sguardo di Yaksha passò dall’eccitazione alla perplessità, per poi velarsi di dolore. “Cosa ho fatto stavolta?”, domandò, la voce era un lamento rabbioso.

“C-come?”

“Che cosa ho fatto stavolta! Cosa?! Per quale motivo hai ripreso a guardarmi così? Come se fossi un qualcosa di repellente?!”, sbraitò gesticolando.

Oh, ecco…

Raven si diede uno schiaffo mentale, doveva ricordarsi che il naga era piuttosto sensibile su certe cose.

“E’ che… L’accoppiamento, insomma, gli uncini, non credo… non credo che sia il caso. Non voglio, insomma…….”, balbettò come un idiota. Quelle immagini lo avevano traumatizzato.

Era rimato profondamente scosso da quella cosa.

Lo sguardo di Yaksha si fece perplesso. Inarcò un sopracciglio, sconcertato. “Ehi, rallenta!” esclamò. “Non sei una femmina e sono troppo giovane per vere figli, che razza di idee ti sei fatto?!” esclamò. “A meno che… Sono per caso i maschi a procreare tra gli umani?”

“N… No!”, esclamò Raven. “Cosa….”, aggrottò la fronte. “Mi sono perso”, ammise. Non capiva più quale fosse il senso del discorso.

Yaksha sospirò, accondiscendente. “Sta zitto un secondo e fa solo sì o no con la testa”, disse, esasperato.

“Ehi!”

“Shhht! Allora, hai pensato che le mie allusioni di prima fossero il preludio di un accoppiamento?”

Raven roteò gli occhi, esasperato, ed annuì.

“Allora è così che funziona tra gli umani? Qualche allusione, qualche strusciatina e poi accoppiamento?”

Altro cenno di assenso.

“Quindi vi accoppiate spesso?”

“Esatto”

“Vi piace il dolore e avete molti figli?”

“Cosa? No!”, Raven scosse la testa con vigore. “No, anzi, è molto piacevole. E non necessariamente abbiamo figli ogni volta che lo facciamo.”

“Capisco”, concluse Yaksha. “Evidentemente hai erroneamente pensato che volessi accoppiarmi con te e hai fatto un gran caos per niente. Ogni volta che la mia considerazione per te sale trovi il modo di distruggerla.”

Raven aggrottò la fonte. “Ehi! Guarda che sei stato tu a dire..:”

“Ho detto corteggiamento, non accoppiamento”, lo interruppe Yaksha ridendo sommessamente. “C’è un enorme differenza”, disse andando ad accoccolarsi sul letto.

Raven sbuffò, incrociando le braccia. “Beh, non potevo saperlo”. si giustificò.

Yaksha a quel punto sorrise accondiscendente. “ Noi ci accoppiamo una, massimo due volte nella nostra vita”, spiegò. “Non c’è nulla di romantico o piacevole. Vorrei davvero conoscere il motivo per cui siamo stati creati così; senza la possibilità di perpetrare la nostra specie senza far del male, ferire e torturare le nostre compagne.”

Per un attimo i suoi occhi si velarono di tristezza, ma parve riprendersi subito, con un sorriso malizioso. “In compenso il corteggiamento è assai piacevole… Certo, potevi mettermi al corrente prima dei tuoi dubbi ed evitare di irritarmi.”, aggiunse sdegnoso, voltandogli le spalle offeso.

Raven si avvicinò, appoggiandogli le mani sui fianchi. “Quindi sei così arrabbiato che tutta quella storia di corteggiamento e altro è stata messa da parte?”

Yaksha rise sommessamente. “Non ho mai detto questo” disse e, con uno scatto fulmineo, lo afferrò per la giacca, tirandolo sul letto. “Anzi… ho proprio voglia di divertirmi un po’…”, sussurrò.

Raven si era fatto cogliere alla sprovvista, ma durò meno di un attimo. Afferrò i polsi sottili del naga  e lo spinse con la schiena contro il materasso, salendogli a cavalcioni.

Un guizzo sorpreso nello sguardo del giovane gli rivelò che era la prima volta che si trovava in una posizione così sottomessa. E che non ne era del tutto dispiaciuto…

Yaksha sorrise, “Sei intraprendente”, sussurrò, socchiudendo gli occhi. “Ma ti potrei sbalzare via in un attimo”, aggiunse inarcando la coda contro il suo bassoventre, premendo leggermente, come a volergli dimostrare che non stava scherzando. “Potrei…”

Raven sibilò tra i denti, trattenendo un ansito. Quello strusciare – perché il naga, non intenzionalmente, era andato ad appoggiarsi con la coda proprio là - stava iniziando a suscitare in lui reazioni non del tutto controllabili. Prese il viso del principe con entrambe le manie lo baciò.

“Per la dea, Yaksha,…”, ansimò, sentendolo rispondere con la stessa passione.

“Cosa?”

“Se continui a strusciarti a quel modo finirai per farmi venire…”

Yaksha lo guardò perplesso. “Non credo di aver capito”, ammise.

Raven si morse il labbro inferiore, trattenendo un ansito di frustrazione nel ricordarsi che il principe non sapeva nulla su… beh, sull’accoppiamento degli umani. Gli prese una mano, guidandogliela fino al cavallo dei suoi pantaloni, là dove era spuntato un rigonfiamento anomalo.

“Cosa…”, esclamò il Yaksha, sorpreso, sorpreso, armeggiando poi con l’allacciatura dei jeans.

Ci fu un piccolo ed imbarazzante momento in cui la sua curiosità ebbe la meglio sulla voglia che aveva di strusciarsi addosso a Raven e passò qualche minuto ad osservane l’anatomia.

Raven voleva morire. “Yaksha… ti prego…”, mugugnò, imbarazzato. “Hai finito di studiarmi?”

Il naga rise sommessamente. “Scusa, hai ragione…”, sussurrò, allungando una mano per sfiorarlo. “Fammi vedere”, mormorò

“Fammi vedere cosa?!”.

“Rilassati…”; Yaksha gli sorrise dolcemente. “Fammi vedere cose devo fare…”

Raven  deglutì ed allungò la mano, prendendo quella di Yaksha e facendogli avvolgere le dita attorno alla propria erezione, mostrandogli il movimento che doveva fare “Con le mani… e con la bocca se..”

Il resto delle parole si perse perché il naga, pur non avendo idea di come funzionassero quelle cose, non era un ragazzino timido alla sua prima volta.

Sembrava non essere per nulla imbarazzato, mentre metteva il pratica i suoi insegnamenti, anzi. Si rivelò piuttosto intraprendente…

Ed era molto più eccitante delle ragazze e dei ragazzi con cui era stato in passato, dovette ammetterlo, mentre le ondate di piacere trascinavano via la sua coscienza…

 

                                                                      *   *   *

 

“Sto iniziando ad invidiare gli umani”

Raven aprì gli occhi, stiracchiandosi languidamente e liberandosi delle lenzuola che gli si erano aggrovigliate alle gambe. “Come?”

Yaksha lo osservava, acciambellato si piedi del letto. “Ho detto che inizio ad invidiarti, sembrava davvero piacevole…”, ripeté con un sorriso difficile da decifrare.

Raven si allungò e lo prese per mano. “Lo è”, ammise, baciandogli le dita. “Ma ci sono modi altrettanto piacevoli con cui posso ricambiare”, aggiunse malizioso, depositando una scia di piccoli baci fino all’incavo del gomito dove si soffermò, accarezzandolo con la punta della lingua.

Yaksha mugolò appena, tentando di ritirare istintivamente il braccio, scosso da un brivido piacevole, ma Raven lo trattenne. “”Ehi…  è solo l’inizio”, disse, malizioso, tirando il naga verso di sè e circondandolo con le braccia, mordendogli piano il collo. “E’ solo l’inizio…”
   
 
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