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Autore: Ayame Chan    28/06/2014    2 recensioni
I primi 3 capitoli di Double thoughts si trovano in Drag me to your world!
Fa parte della serie Doubles.
Qui si continua la storia d'amore tra il Re dei vampiri Noire (che ha abdicato in Drag me to your world!) e Nicolas.
Il respiro quasi mi si mozzò in gola e mi fermai terrorizzato, incapace di scordarmi quei occhi penetranti che in solo due secondi erano riusciti a farmi battere il cuore come un tamburo.
Girai la testa di scatto alla sua ricerca, stringendo con le mani tremanti il cappotto lungo i fianchi. Alla fine mi girai del tutto ma non vidi proprio nessuno dietro di noi che poteva assomigliare alla persona che era appena passata.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doubles- Quando due cuori si incontrano'
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Ciao a tutti!
Prima che iniziate a leggere, dovete sapere che i primi 3 capitoli
di Double thoughts si trovano qui [
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2045441 cap.6-15-16]
perchè è collegato cronologicamente a Double face. [D: che casino che sto facendo con queste storie]
Comunque... se vi interessa potete leggere solo queli 3 e venire qui a leggere il 4. U-U

Vi avviso che è mpreg ^_^

 

"Non sapevo nulla di Nicola, quella era la verità."



Anche se era solo l'inizio dell'autunno, io ero l'unico vestito come se fosse l'era glaciale.

Sospirai annoiato dai soliti sguardi dei paesani, stringendo di più le borse che avevo in mano.

-Ignorali Noire. Ti aiuto con quelle borse? Sembrano pesanti.- sentii una voce alle mie spalle e mi fermai notando il mio vicino di casa, Fergus. Era un uomo sulla trentina, corti capelli castani e occhi neri, che ti guardano sempre con gentilezza.

-Fergus, sono incinto, non disabile, dannazione.- sussurrai iniziando a camminare di nuovo, questa volta con lui accanto.

Lui era l'unico che sapeva della mia situazione.

Tre mesi fa, quando ero appena arrivato qui,lui e suo figlio di 6 anni mi accolsero con le braccia aperte e cercò subito di farmi abituare e integrarmi nella nuova città.

Putroppo però, lui era un dottore e notando che avevo spesso vertigini o nausea iniziò a farmi sempre più domande. Lui era uno di quei che sapevano dell'esistenza dei vampiri e in un momento di depressione gli raccontai perchè ero venuto qui.

Inizialmente ovviamente non ci credette, e arrivò persino a ignorarmi finchè non fui d'accordo di fare una radiografia in totale segreto nella sua clinica.

-Mi togli una curiosità?- chiese e io annui già sapendo che me ne avrei pentito. -So che qui fa più freddo, ma davvero devi indossare sempre questo cappotto quando esci?-

Sospirai per l'ennesima volta e mordendomi un labbro gli risposi sussurrando:

-Sta iniziando a notarsi troppo.-

-Notarsi? Che cos... Ah...- rispose mentre iniziò a fissarmi l'addome quasi cercando di esaminarmi.

-La smetti? Mi stai facendo un buco nella pancia con quello sguardo.- gli dissi e lui iniziò a ridacchiare.

Dopo qualche minuto di camminata iniziammo a scorrere le nostre case e il figlio di Fergus, Denis, correrci incontro.

Aveva gli stessi occhi di suo padre ma i capelli rossi, presi dalla madre, la quale purtroppo se n'era andata qualche mese dopo aver dato vita a lui.

-Ciao, papà!- urlò correndo verso di noi e mi sorpresi quando si fermò proprio davanti a me con le mani tese. -Ciao Noire, posso aiutarti?- cercai subito di ripostare ma appena aprii la bocca disse qualcosa che mi lascio di sasso. -Portare molto perso farà male sia a te che al bebè.-

Lanciai uno sguardo furente a Fergus, non riuscendo a credere a cosa aveva detto suo figlio.

Era solo un bambino, certe cose ancora non le capiva, si doveva sempre stare attenti a cosa gli si insegnava.

Lo guardai e quando notai il suo sorriso a trentadue denti e le mani tese gli detti una delle mie borse e ridacchiai quando Denis si mise acanto a noi, cercando ti tenere il passo con la nostra camminata.

-E quando te l'ho chiesto io mi hai subito rifiutato...- borbottò il più grande ma non gli prestai attenzione, lo fulminai soltanto con lo sguardo.

-Fergus, sei davvero così stupido? Perchè gli hai detto che sono incinto? E contro natura, quando sarà più grande e se ne renderà conto, rimarrà traumatizzato! Pensa di più prima di...-

-Noire.- la dolce voce di Denis mi fermò le parole in gola e spostando lo sguardo verso di lui, notai che il suo sorriso non era ancora sparito. -Ormai so come si fanno i bambini, so che solo le femmine possono fare figli, e so pure che tu sei un'eccezione e perciò ho promesso che mi prenderò cura di te e del bambino.-

Ancora con gli occhi sgranati per colpa delle parole di un bambino di 6 anni, vidi il padre poggiargli la mano sulla testa, copiando il sorriso che il figlio aveva stampato sul volto.

Questi erano i miei vicini, e davvero non sapevo come ringraziarli per la compressione e la dolcezza con cui mi trattavano. Sentivo quasi di non meritare di stare accanto a queste persone che mi avevano capito anche se tutto in me sembrava fuori dal normale.

Quando ero giù di morale, cosa che succedeva spesso, erano loro che mi facevano tornare il sorriso, con una torta o una battuta, erano sempre pronti a dissipare ogni mio dubbio e pensiero triste.

Da quando me ne ero andato, non era passato un solo giorno in cui non pensavo al padre del mio bambino. Anche se Croiss mi telefonava e una volta si era persino teletrasportato per verificare lo stato del bambino, non avevo mai avuto il coraggio di chiedergli di Nicolas.

Non sapevo nulla di lui, se lavorava ancora al palazzo o se si fosse scelto una strada nuova, nulla.

Ma mi andava bene così.

Non volevo che si sentisse obbligato a stare con me, volevo che fosse lui stesso a scegliere cosa fare con la sua vita. Lo avevo tenuto fin troppo accanto a me senza che lui abbia mai ribadito.

Era meglio così, era questo che volevo credere.

-Siamo arrivati, dagli la busta, Denis.- disse ad un tratto una voce accanto a me e solo allora realizzai che eravamo davanti al mio portone di casa.

-Grazie piccino.- dissi prendendo la busta dalle sue manine e salutandoli aprii il portone mentre loro andarono nella casa accanto alla mia.

Vivevo nella periferia di Brooks, una piccola città dove mi avevo comprato anche una casa.

Non era molto grande, ma quanto bastava per due persone.

Avevo un piccolo giardino di fiori davanti, che curavo nel mio tempo libero, mentre dietro avevo uno spazio libero dove avevo intenzione di far mettere un'altalena e altri giochi per l'aperto. La casa era a due piani. La cucina, abbastanza piccola dato che non avevo doti culinarie ed ero sicuro che per la maggior parte del tempo sarà intoccata, era al primo piano, insieme al salotto, mentre al secondo c'erano due stanze e un bagno.

Era molto diverso da quello a cui ero abituato ma mai avevo pensato di cambiare quella casetta anche se non assomigliava per niente al palazzo enorme dove abitavo prima. Perchè quella casa l'avevo mobilata io e comprata con i miei soldi, era proprio come sognavo di vivere quando ero adolescente e odiavo tutti quei servi e stanze talmente grandi che anche se c'erano dieci persone dentro sembrava vuota.

Sospirando entrai in casa, andando direttamente in cucina a mettere le buste con la spesa.

Avevo preso perlopiù roba congelata perchè persino quella era migliore delle cose che cucinavo io. Da quando avevo scoperto che il bimbo che portavo in grembo era un umano immortale avevo iniziato a mangiare pasti da umani e bevuto meno sangue, anche perchè ora non avevo da dove e dovevo sempre comprare quello sintetico. Persino ora avevo in bocca quel odioso sapore metallico, molto scadente rispetto al sangue vero, al sangue di...

Scossi la testa accendendo la tv in salotto, tanto per avere un po' di rumore.

Misi tutto al suo posto e prendendo un cappuccino e il cesto di frutta con me, mi misi sul divano davanti alla tv, intenzionato a stare lì per tutto il giorno, ma quando sentii il cellulare vibrare in cucina stavo quasi per iniziare a bestemmiare.

Mi alzai di nuovo, mettendo una mano sotto al, ormai evidente, pancione e andai a prendere il cellulare.

“Noire, tutto bene?” chiese allarmato il mio vicino dall'altro capo del telefono appena risposi.

-Si, ero in salotto.- dissi tornando sul divano iniziando a mangiare l'uva mentre ascoltavo Fergus.

“Senti, mi sono dimenticato di chiederti se ti va di uscire stasera con me e Denis. La domenica è il mio unico giorno libero e siccome tu non esci quasi mai e Denis vuole andare al cinema, possiamo cenare noi due da qualche parte mentre lo aspettiamo.”

Era vero che non uscivo molto ma solo perchè non volevo che la gente si insospettisse.

-Non so, Fergus. La pancia si nota parecchio anche sotto le decine di maglie che indosso, non mi va proprio di stare sulla bocca di tutto il paese.-

“Giuro che è l'ultima volta che ti chiedo di uscire. Voglio che ti stia con me mentre Denis è al cinema. E poi sarà notte, non si vedrà molto.”

Sbuffai ormai sapendo quanto poteva essere testardo quando voleva, quindi alla fine decisi di uscire sperando di non pentirmi.

 

-Noire!- urlò Denis appena mi vide chiudere il portone e venne subito da me ad abbracciarmi, mettendo la testa sulla mia pancia.

Quel bambino riusciva a farti sorridere dal nulla e speravo davvero che sarebbe stato un buon amico per il mio bambino.

-Andiamo, che tuo padre ci aspetta alla macchina.- dissi scompigliandogli i capelli.

-Sapevo che saresti venuto con noi.- disse l'altro mentre mi misi sul sedile posteriore.

Mi passai una mano tra i capelli biondo scuro, ormai un po' troppo lunghi per i miei gusti, quando Fergus accese la macchina andando verso il centro.

-Noire.- mi chiamò il bambino davanti a me e solo allora mi resi conto che ero stato tutto il tempo a fissare fuori dalla finestra.

-Dimmi.- gli risposi con un sorriso e vidi il piccolo torturarsi le manine prima di girarsi verso di me con la testa.

-Hai pensato a un nome per lui?- mi chiese fissandomi la pancia e vidi dallo specchio che anche Fergus stava sorridendo.

-A dire la verità no, ho ancora un po' di tempo.- gli dissi poi mi avvicinai di più a lui. -Vuoi che ne troviamo uno bello insieme?-

-Dici davvero?- chiese e quando annuii quasi quasi iniziava a saltare sulla sedia.

Non sapevo come mai, ma Denis aveva iniziato a essere davvero attaccato al mio piccino, anche se non lo aveva nemmeno visto e questo suo affetto non faceva che rallegrarmi.

Dopo qualche minuto e altre decine di domande da parte del piccolo, Fergus parcheggiò la macchina andando con suo figlio, che si era incontrato con un compagno di scuola, a prendere i biglietti per il film.

Io rimasi fuori, stringendomi nel cappotto, non solo per il freddo ma anche per far si che non si notasse la pancia.

Osservai parecchie persone sovrumane che passavano di là, ma nessuno aveva capito chi ero, in fondo il viso del Re dei vampiri era sconosciuto a molti, dato che di solito lui stava al palazzo o comunque in Europa.

-Andiamo a mangiare anche noi qualcosa.- disse il mio vicino di casa camminando verso di me, ora da solo.

Iniziammo a girare per il centro alla ricerca di qualche ristorante più buio, o che comunque desse più privacy, quando la voce di Fergus mi fece trasalire.

-Va tutto bene?- chiese e quando notò il mio sopracciglio alzato continuò. -Intendo dire che ormai la nausea ti è passata, no? Senti qualche fastidio o ti fa male?-

Sorrisi indicandogli una pizzeria poco più in là, alla quale avevamo deciso di cenare.

Il posto era abbastanza bello, anche se meno frequentato quella sera. Ci eravamo messi in un angolo, lontano dalle finestre e solo dopo che avevamo deciso che tipo di pizza prendere gli risposi.

-Si, ora va tutto bene. Anche se non so cucinare il cibo non mi manca se è per questo che sei preoccupato.- ma proprio mentre finii la frase, sentii qualcosa muoversi nella mia pancia e sorpreso dal movimento del mio bambino iniziai a passare la mano in cerchio sopra l'addome ormai gonfio.

-C'è qualcosa che non va?- sussurrò allarmato Fergus dall'altra parte della tavola.

-Ma no, ho ricevuto un piccolo calcio. Ero solo sorpreso perchè di solito è molto tranquillo.-

Dopo poco erano arrivate anche la nostra pizza e mentre stavamo mangiando sentii gli occhi di Fergus su di me.

Era chiaro che voleva chiedermi qualcosa ma si tratteneva.

Qualcosa di molto personale.

Sospirai ingoiando il pezzo di pizza che avevo in bocca poi lo guardai serio.

-Puoi chiedermi quello che vuoi, Fergus. Ne hai il diritto dopo che hai accettato di essere amico di questa sottospecie di mostro col pancione.-

-Andiamo Noire, non essere così drammatico. Sono un medico e ne ho visto di tutti i colori e sai che non sei il primo vampiro che incontro. Sei una persona davvero forte, e davvero ti stimo per quello che fai, ma a volte mi chiedo... dov'è il padre del bambino?-

A quelle parole sgranai gli occhi, per poi abbassagli subito sulle mie mani che avevano iniziato a sudare solo alla parola “padre” e il dolore che sentivo sempre all'altezza del petto sembrò intensificarsi.

Fergus aveva capito che era successo qualcosa, dato che vivevo da solo, ma non mi aveva mai chiesto niente e non sapeva quanto gli ero grato.

Volevo ricordarmi di Nicolas il meno possibile anche se non ci riuscivo.

-Lui... non lo so.- risposi sinceramente.

Non sapevo nulla di Nicolas, quella era la verità.

-Noire?-

-Io, come credo che hai capito, sono scappato da lui. Insomma, ha lasciato incinto un uomo, come potevo spiegarglielo? È difficile da accettare e poi mi sa che non mi ama nemmeno. Piuttosto che sentire le sue parole, rimanere col cuore infranto e demoralizzarmi, preferirei crescere mio figlio lontano da lui, anzi, senza che nemmeno sappia che ne ha uno.- risposi dando un morso al pezzo di pizza che avevo nella forchetta.

Il viso dell'umano non mutò, ma abbassò gli occhi sul piatto tagliandosi un pezzo anche lui.

-Noire, sei davvero un pessimista.-

-No, Fergus. Sono realista. Se mi amava lo avrei capito in tutti questi cento anni che è stato con me.-

L'uomo si bloccò a mezz'aria guardandomi sorpreso.

-Cento anni? Cavolo...- disse soltanto poi con un sorriso continuò. -Ah beh, alla fine se hai bisogno di qualcosa ci sono io.-

Gli sorrisi, essendo certo che le mie gote avevo preso un piccolo rossore.

Era da secoli che non mi facevo un amico, da quando avevo ricevuto la carica del Re e ora che finalmente ero libero, mi sentivo più felice, potevo finalmente essere più me stesso e non un Re rigido e calcolatore che doveva pensare al bene di migliaia di vampiri.

Solo verso le dieci e mezza eravamo usciti dalla pizzeria, dirigendoci verso il cinema, dato che il film di Denis sarebbe finito in un paio di minuti e non volevamo farlo attendere.

Mi girai con la testa verso il mio vicino di casa, notando che anche lui si stava stringendo nella giacca, cercando un po' di calore.

-Menomale non sono solo io a sentire freddo.- dissi ridacchiando alla sua vista. -Senti, Fergus...- iniziai a dire ma proprio in quel momento un uomo alto quanto l'umano, ma più muscoloso, con cortissimi capelli neri e occhi dello stesso colore, passò accanto a noi, girando la testa verso di me per due secondi prima di continuare la sua camminata.

Il respiro quasi mi si mozzò in gola e mi fermai terrorizzato, incapace di scordarmi quei occhi penetranti che in solo due secondi erano riusciti a farmi battere il cuore come un tamburo.

Girai la testa di scatto alla sua ricerca, stringendo con le mani tremanti il cappotto lungo i fianchi. Alla fine mi girai del tutto ma non vidi proprio nessuno dietro di noi che poteva assomigliare alla persona che era appena passata.

-Noire? Ti senti bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma.- mi disse Fergus posando una mano sulla mia spalla e notai il suo sconcerto quando si rese conto che stavo tremando. -Noire?- chiese ancora quando vide che continuavo a cercare tra la gente.

-Ora ho anche illusioni.- sussurrai e cercai di rassicurare il mio vicino con un sorriso ma si vedeva che non c'ero riuscito molto. -Scusa Fergus, mi sembrava di aver visto una vecchia conoscenza. Ora andiamo a prendere Denis.- dissi soltanto iniziando a camminare con lui accanto a me.

 

Per tutto il tragitto verso casa fui distratto, non riuscivo proprio a non pensare a lui.

Dire che Fergus iniziava a preoccuparsi era poco, ma cercai di rassicurarlo dicendogli che domani mi passerà tutto, ed era quello che speravo che succedesse.

Dopo averli salutato e ringraziato per la serata, entrai in casa con la sola intenzione di bere un tè, farmi un bel bagno caldo e dormire fino al pomeriggio.

Misi l'acqua a bollire quando udii il campanello suonare. Sapendo che non poteva essere altro che Fergus, mi incamminai verso la porta ma proprio allora il mio piccolo decise di darmi un calcio non proprio leggero.

-Ahi, prima eri tanto tranquillo.- dissi iniziando a massaggiarmi la pancia a aprii la porta a Fergus proprio quando aveva suonato per la seconda volta. -Fergus, potevi anche chia...- ma quando mi scontrai con due paia di occhi neri penetranti il mio cuore smise di battere per un secondo.

-Buonasera.-

-Nicolas?-

   
 
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