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Autore: Calenzano    28/06/2014    1 recensioni
Keana, intellettuale del distretto 5, introversa e inquieta. Con tanta passione per i grandi ideali quanta sfiducia in sé stessa. E con il tacito desiderio di una sorella minore. Non certo il tributo ideale per i Giochi. Ma quando Capitol City va a colpire nel profondo, non può più permettersi di restare a guardare.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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...sarà la compagnia malvagia e scempia
con la qual tu cadrai in questa valle

che tutta ingrata, tutta matta ed empia
si farà contr' a te; ma, poco appresso,
ella, non tu, n'avrà rossa la tempia.

(Dante, XVII Paradiso)

 

 

Boccheggiando, mi tengo una mano sulla faccia dolorante, mentre recupero poco a poco la vista. Vedo solo il cielo sopra di me, e realizzo di essere a terra, tra la polvere della strada. Sento in bocca uno sgradevole sapore metallico, e le labbra mi pulsano dolorosamente. Poi contro il cielo si staglia un volto ben noto. “Che c'è, non sei buona a correre?” Mi fa il verso, beffarda, Retia.

Un'ondata di adrenalina mi invade, mentre mi tiro indietro strisciando sulle mani, per poi girarmi di lato, cercando a tentoni la spada che ho lasciato andare nella caduta. E' poco più in là, e mi ci tuffo veloce, tentando di non barcollare mentre mi rimetto in piedi. Retia non si è mossa dal suo posto, e mi fissa con il suo sorriso di scherno, palleggiandosi il pugnale da una mano all'altra. Sfodero la katana e la punto verso di lei, ma le mani mi tremano. All'improvviso ogni baldanza è scomparsa, lasciando il posto a una paura gelida, schiacciante, paralizzante. La spada, così rassicurante fino a poco fa, sembra diventata inutilmente ridicola, come un giocattolo in mano a un bambino, e non riesco a formulare un solo pensiero coerente. Retia impugna la sua arma, senza fretta. Pare divertita dal mio tentativo di reazione. Fa un passo in avanti, e io automaticamente due indietro, ma l'aria pungente che promana dalla barriera elettrica mi sbarra la strada. La Favorita abbozza una risatina. “Qualcuno è un po' nervoso, pare...”

Cosa farebbe Torio in una situazione del genere? Non ne ho la più pallida idea. Poi una reminescenza confusa. “Occorre sfruttare la lunghezza della propria arma contro quella dell'avversario. Avvicinarsi se si ha l'arma corta, tenere le distanze se si ha una lunga.” Devo tenerla lontana, evitare in ogni modo che mi entri nella guardia.

Ma non ho neppure finito di pensarlo, che lei scatta. Tento di togliermi dalla sua traettoria, e contemporaneamente di portare il colpo riguadagnando la distanza, ma i riflessi rallentati dalla stanchezza non mi permettono la rapidità necessaria, e la mia lama fende il vuoto fischiando. Non così la sua, che non riesco nemmeno a vedere, tanto è fulminea. Ma sento l'arma saltarmi letteralmente via dalle mani, e la spada inviatami dalla mia mentore finisce con un clangore a un paio di metri di distanza. Non ho neppure il tempo di sentirmi sgomenta, perchè Retia mi arriva contro come un uragano, travolgendomi, e roviniamo entrambe a terra. Nel panico più totale cerco di reagire, colpendo alla cieca, ma la mia avversaria mi sovrasta, e nella caduta ho gettato d'istinto una mano indietro, col risultato che ora ho la destra bloccata sotto di me. Con la sinistra le afferro la mano armata, ma lei si libera con uno strattone, e mi inchioda il polso a terra. In pochi attimi mi ritrovo immobilizzata, come nell'incubo. Stavolta però è tutto vero. Mi dibatto freneticamente, ma Retia è davvero forte, troppo.

“Penoso...” Sussurra. Il suo viso è arrossato per il caldo e lo sforzo, e la voce appena affannata, ma sorride compiaciuta, e mi appare invulnerabile. “Pensavi davvero di vincere? Che sciocca...” Scuote la testa.

Il suo scherno, con mia grande stizza, mi fa sentire davvero stupida. Tutte le mie teorie sulla guerriglia, sul vincere con la strategia e l'inganno, mi sembrano improvvisamente chiacchere vuote, pietose illusioni per nascondere la fine inevitabile che sto per fare, e che era scritta fin dall'inizio. Mi preparo a veder calare il colpo fatale, ma Retia non ha nessuna fretta, ha tutte le intenzioni di godersi il suo trionfo.

“E la tua “sorellina”? Dov'è?”

“Lo vengo a dire a te, dov'è!” Ansimo rabbiosa, ma lei fa un cenno di noncuranza, e prosegue sogghignando. “Tanto è solo questione di tempo. Il mio junior sta andando a prendere qualcosa da mangiare; poi, con il cibo e la tua acqua, avremo tutto il tempo che vogliamo per cercarla. Non può certo essere lontana. Dopo aver fatto fuori te, la scoveremo, e le taglieremo la gola. Oppure la useremo come bersaglio per il tiro a segno, che ne dici?”

Cerco dentro di me le forze che una simile agghiacciante prospettiva dovrebbe darmi, ma la magia della fiamma stavolta non sembra funzionare. Tento furiosamente di divincolarmi, ma Retia mi pianta un ginocchio sul fianco non ancora guarito, mozzandomi il respiro.

“Intanto pensiamo a te. Hai sentito cosa ho promesso alla Cornucopia, vero? Che avrei offerto ai nostri spettatori qualcosa di indimenticabile.” Sorride ancora, mostrando i denti perfetti. Gira il pugnale, traendone un barbaglio argenteo. “Hai qualche preferenza su dove cominciare?”

La rabbia impotente lascia il posto al terrore, e mi agito ancor più disperatamente nel tentativo di togliermela di dosso. Nel farlo avverto qualcosa di duro contro la gamba, e all'improvviso realizzo di avere ancora il coltellino in tasca. Un barlume di speranza. Se solo riuscissi a liberare una mano....

“Intanto però non siete mai riusciti a prenderci. E nella trappola ci sei caduta.” Non ho idea di cosa stia dicendo, ma devo farla parlare in tutti i modi, e non trovo di meglio che punzecchiarla. “Allora, chi sono gli sciocchi?”

Lei accenna una smorfia di stizza. “Avremmo dovuto togliervi di mezzo subito, è vero.” Sibila. Mentre parliamo, io sto lavorando per disincagliare il braccio schiacciato sotto di me. Il guaio è che Retia mi preme addosso con tutto il suo peso, e poi non posso muovermi troppo perchè non si accorga di ciò che sto cercando di fare. “Siete state anche troppo fastidiose per due nullità come voi. Ma non importa. Rimedio adesso.” Un movimento improvviso, sottile, e la guancia mi brucia come il fuoco.

“Potresti non vederlo mai quel cibo!” Esclamo alla disperata.

Lei si blocca, aggrottando le sopracciglia. “Che vuoi dire?”

Raddoppio gli sforzi, ci sono quasi. “Ti fidi del tuo compare? Io farei attenzione, visti i precedenti. Quando ci ho parlato non era granchè contento di farti da schiavetto, altro che amico...” Vedo un lampo di sospetto nei suoi occhi, e proprio in quell'istante sento l'aria sulle dita sudate della mano destra. “E' andato a prendere il cibo, dici: che ne sai che in questo momento invece non sta prendendo la mira?”

Lei solleva di scatto la testa, e per un attimo sembra volersi voltare. Poi però recupera il sorriso, sprezzante più che mai. “E tu avresti tradito così la tua amichetta adorata per allearti con lui? Ma figuriamoci...”

Abbandondando ogni cautela, tuffo la mano nella tasca. Avverto sotto le dita il metallo, ma per un orrendo momento il coltello sembra impigliato. “E' inutile che ci provi.” Retia avvicina il pugnale, lenta, inesorabile. E non resiste a un'ultima frecciata. “Qui i tuoi paroloni non servono proprio a nulla, vero?”

“VAI, CODRI, ORA!” Urlo con tutta la voce che ho, rivolta al nulla dietro di lei. Si volta di scatto, e io tiro fuori la mia arma con uno strattone. Non ho tempo di aprire la lama del coltellino, per cui mi limito a piantarle il punteruolo nella gamba, con tutta la forza che mi è consentita dal poco slancio. Retia ruggisce di rabbia, prima ancora che di dolore, e lascia la presa sul mio polso. Con un veloce movimento deciso riesco a sfilarmi da sotto di lei, e spingerla via. Sono libera, e il terrore provato ora è di nuovo rabbia, e furente determinazione, come mai ho sperimentato nella mia vita. Mi rialzo, e quello che succede dopo è estremamente confuso. So solo che mi lancio contro Retia per colpirla disordinatamente in ogni modo possibile, senza badare al dolore provocato delle sue reazioni, e al suo “Ti ammazzo!” che mi suona distante e quasi irreale. A un certo punto ci troviamo di fronte, entrambe ansanti. Avverto i capelli muoversi leggermente per la vicinanza al muro di elettricità. Lei raccoglie la sua arma, e mi scaglia contro di me ringhiando. Non so come accade, ma so che un attimo dopo l'ho scaraventata con tutte le mie forze verso la barriera, sfruttando il suo slancio, e bloccandole la gamba più avanzata così da costringerla a cadere. Lei compie un'ampia capriola fermandosi a pochissima distanza dall'ostacolo, e si rialza agilmente. Ma per farlo deve portare una mano in avanti, ed è quella con cui tiene il pugnale. Basta un attimo. Un lungo, violentissimo lampo azzurro che sembra partire dal muro invisibile verso la punta della lama, una pioggia di scintille, e Retia resta assurdamente eretta tra le convulsioni per qualche secondo, per poi crollare a terra. Un sottile, penetrante fumo si diffonde nell'aria, ma ancor più un orribile odore di bruciato. Qualche altro spasmo, prima che la senior del 2 resti immobile, un lembo della maglietta che brucia lentamente. Neppure io riesco a muovermi, anche se sto tremando come una foglia. E resto stordita a fissare il cadavere della mia avversaria, il respiro che va pian piano normalizzandosi, combattuta tra una selvaggia euforia e il disgusto per ciò che ho appena fatto; finchè lo sparo del cannone non mi riscuote. Solo allora mi volto, e camminando lenta torno a raccogliere la borraccia e la spada, che rinfodero prima di avviarmi.

 

 

Sono salva. Sono salva, mi ripeto, ma questo non mi dà alcuna gioia. Perchè mi ci è voluto poco per rendermi conto dell'errore madornale che ho commesso. Io sono in salvo, ora che Retia, l'ultima senior oltre a me, è morta; ma Codrina no. E adesso mi allontaneranno dall'arena, e lei resterà sola, contro quel serpente velenoso del junior del 2. Strano che ancora non si sia sentito nulla. Ma non posso preoccuparmene ora, Codrina sta aspettando l'acqua. Scendo le scale del seminterrato. Il cuore mi dà un tuffo quando la vedo sdraiata nello stesso luogo dove l'ho lasciata, con gli occhi chiusi. Ma quando mi avvicino percepisco il suo respiro sommesso, sta semplicemente dormendo. Con i tratti rilassati sembra più piccola di quel che è, ma già si intravede la bella ragazza che diventerà. La sveglio con delicatezza. Sbatte le palpebre e sembra confusa, ma poi gli occhi le brillano di gioia. Le mostro la borraccia sollevandola, trionfante. “Brindisi?” Cerco di sorridere, ma le labbra tirano sgradevolmente.

“Ce l'hai fatta!” Mormora contenta.

“Perchè, ne dubitavi?” Chiedo con tono finto risentito, svitando il tappo, e porgendole il recipiente.

Ma lei mi sta fissando in volto. “Che ti è successo?”

Mi rendo conto che devo assomigliare a un punching ball dopo un allenamento di Wolwerine. “Niente di grave. Bevi. Stavolta sul serio, eh!”

Si tira su, e la aiuto a sorreggersi mentre beve avidamente. Le faccio fare delle pause perchè non rischi una congestione, ma alla fine ha un aspetto decisamente migliore. “Ma quindi quel colpo di cannone....? Credevo di stare sognando...” Chiede tornando a distendersi.

“Retia.” Mi limito a dire. Lei non chiede, e io non aggiungo altro.

“Avrei voluto aiutarti...” Dice quasi fra sé, e io la rassicuro.

“L'hai fatto, anche se non c'eri.”

Ma Codrina viene colta da un altro pensiero. Si puntella sui gomiti, ed esclama: “Ma allora... Tu hai vinto! Devi andare alla Cornucopia.”

Io però scuoto la testa. “Io non ho vinto. Avrò vinto solo quando anche tu potrai uscire di qua.”

Lei fa per dire qualcosa, quando dall'esterno arriva un cupo ronzio, seguito da una forte folata di vento che smuove l'aria bollente. Ho un sobbalzo, come temevo gli Strateghi non ammettono cambiamenti di programma. Ma io neppure. Balzo su e mi metto a raccogliere rapidamente le nostre cose. “Forza, andiamo via di qua.”

Poi però un pensiero mi fa esitare. Finché ho questo dannato localizzatore inserito nel braccio, mi rintracceranno ovunque vada. Mi viene la nausea al pensiero, ma bisogna che me ne liberi. “Codri,” dico “ho di nuovo bisogno di te.”

 


------
E.N.P.

Tutto questo rumore per avere la spada, e poi.... Il Ser mi verrà a cercare, se non spiego il perchè di questa figura cacina della Nostra. Keana, ormai si è capito, è una secchiona sostanzialmente imbranata nelle cose pratiche. E soprattutto normale. Potrebbe essere la vicina di pianerottolo di uno dei lettori (?). Per quanto mi stuzzicasse, trasformarla nella Sposa di Kill Bill avrebbe mandato in vaccata l'intera faccenda. E allora tocca fare quel che si può. Comunque gli amanti del crudité si rassicurino: prossimo capitolo (e gran finale) in arrivo...



 

  
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