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Half a heart without you
26 settembre 2018
«Non posso più farlo. Non posso. Capisci?»
La voce di Louis si ruppe sull'ultima parola. Sapevo che si stava maledicendo per non essere riuscito a finire la frase senza farmi capire che stava soffrendo. Ma io l'avrei capito comunque. Le nostre anime erano legate da tempo; era come se, ormai, si fossero fuse in una sola. Nel mio corpo c'era una metà di quell'anima, e solo stando insieme a Louis riuscivo ad essere completo, perché l'altra metà era in lui.
Louis aveva gli occhi incollati al pavimento. I capelli gli ricadevano sul viso in modo che io non potessi vedere la sua espressione. Sapevo che l'aveva fatto apposta: non voleva che leggessi qualunque sentimento si stesse agitando nei suoi occhi, così trasparenti da lasciar trapelare ogni emozione.
«C-cosa, non puoi fare?» chiesi esitante. Sapevo la risposta. Sapevo che quel momento sarebbe arrivato.
Lo sapevo da tempo, e avevo cercato di prepararmi emotivamente. Ma ogni mio sforzo è vano, quando si tratta di Louis. Non riesco a comportarmi come vorrei, o come pianifico, con lui.
Volevo solo scappare, in quel momento. Non volevo sentire quello che sapevo avrebbe detto.
E poi, lo disse. «Non posso più stare con te.»
Fu un colpo al petto. Fisicamente. Come se qualcuno mi avesse trafitto il cuore con un pugnale.
Sentii la mia voce uscire come in un sogno. Era tardi, forse era passata la mezzanotte, e non potevo concentrarmi. Soprattutto non dopo le parole che avevo sempre saputo sarei stato terrorizzato a sentire, le parole che mi aveva appena detto. «Cosa stai dicendo?» balbettai.
Louis finalmente alzò gli occhi e incrociò i miei. Esprimevano dolore, tristezza, ma, soprattutto e sorprendentemente, determinazione… erabbia. Non avevo mai visto così tanta rabbia in quegli occhi blu.
«Harry.» La sua voce decisa mi fece sobbalzare, spaventato.
La mia voce cercò di supplicarlo. «Louis.» Quel sussurro stentato era ciò a cui mi aggrappavo, sperando che avrebbe capito.
Capito che lo amavo.
Che non avrei mai potuto allontanarmi da lui.
Quando lui non c'era, un dolore fisico mi scavava il petto.
Un muscolo della sua mascella contratta guizzò, ma quella fu l'unica reazione che ottenni.
«No, Harry.» Scosse lentamente, quasi impercettibilmente, la testa.
Stava per piangere. Lo sapevo io, e lo sapeva lui. Per questo si girò, senza una parola, e se ne andò senza guardarsi indietro.
Apro gli occhi di scatto e mi metto a sedere sul letto.
Mi passo le mani tra i capelli: sono bagnati di sudore e appiccicati alla testa. Li lego in un codino e scendo dal letto, scappando dal groviglio di lenzuola e di ricordi dolorosi.
Quel sogno, quel ricordo, mi perseguita da mesi. Dal momento in cui avvenne: dal momento in cui Louis uscì dalla mia vita. O almeno fisicamente. Perché, dentro di me, nella mia pelle, nel mio cuore, lui è ancora lì. E non ha intenzione di andarsene.
Mentre mi faccio una doccia per schiarirmi i pensieri e lasciare che l'acqua sciacqui il dolore e lo spavento che quel sogno ha sempre portato con sé, mi rendo conto che oggi è il 26 settembre.
Che domani è il 27. Che domani inizia il tour.
Che domani rivedrò Louis.