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Autore: carol96    29/06/2014    7 recensioni
Vi ricordate quando Luffy, ad Amazon Lily, andò letteralmente fuori di testa perchè Margaret gli aveva dato un gilè con pizzi e fiori troppo femminili?
Per quanto Luffy possa essere fiero della sua virilità, la sua reazione sembra davvero esagerata, a meno che lui non abbia subito una specie di "trauma" da farlo reagire così. E chi può averglielo causato se non il caro nonno Garp?
In questa storia esporrò anche la mia ipotesi; spero che leggiate e la troviate divertente!
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Margaret, Monkey D. Garp, Monkey D. Rufy, Mugiwara, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 3

Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma quando Luffy si svegliò, era sdraiato e solo. Ci mise un po’ a ricordarsi perché mai fosse finito lì ed era ancora un po’ intontito per la botta ricevuta. Con molta fatica si mise a sedere e dopodiché si massaggiò la testa.

Si guardò intorno e vide solo la fitta vegetazione di quella foresta sconosciuta, non c’era traccia della spiaggia da cui era arrivato.

-E adesso cosa faccio?- il giovane Monkey D. non si sentiva molto a suo agio in quel momento, ma poi vide la sportina di carta e si ricordò delle parole del nonno: -Se supero questa prova, diventerò più forte, forse anche più di Ace. Non mi tiro indietro proprio adesso, io devo diventare il re dei pirati! Ho attraversato milioni di volte la foresta di Monte Corvo, non c’è nulla che mi può fare paura qui!-

Prese la sportina e cominciò a correre verso a quella che lui sembrava la parte più interna della foresta, sperando che il villaggio di cui aveva parlato il nonno si trovasse in quella direzione.

Con agilità evitava tranquillamente arbusti e ostacoli vari, come sassi e radici che uscivano dal terreno, in più si arrampicava e scendeva dagli alberi come una scimmia. (Non a caso di cognome fa Monkey!
D’accordo, era la battuta più scontata del ventunesimo secolo) Luffy era davvero felice di fare tutto ciò senza difficoltà, merito del suo costante allenamento:- Di questo passo la cosa più complicata sarà trovare il villaggio!- Disse sorridendo.

Mentre correva, sentiva il vento soffiare più forte e provare un freddo che in primavera non sentiva mai.

Frenò la sua incessante corsa che ormai durava da almeno un paio d’ore e cercò un punto soleggiato, ma la foresta era fin troppo fitta. Così si abbracciò e cominciò a sfregarsi le braccia, tremando. Quando con quelle si toccò il petto, notò di non avere niente sopra, cosa che trovò molto strana:- Ehi dov’è finita la mia magliet… EHI! COME MAI NON HO I VESTITI???????-

Alla buon’ora, mio caro Luffy! Solo allora il giovanotto, dopo ore che correva di qua e di là nella foresta si era accorto di essere completamente nudo!

-Ecco perché faceva così freddo!- disse e subito dopo si toccò la testa, a cui mancava qualcosa che lui considerava molto più importante: il cappello di Shanks. Stavolta Luffy era davvero sull’orlo della disperazione, il solo pensiero di aver perso l’adorato regalo e il simbolo della sua promessa, faceva sentire lui ancora più smarrito di quanto già non fosse. Tutto intorno a lui all’improvviso divenne più grande, più buio e ogni rumore più sinistro, presagio di pericoli; ma c’era qualcosa che lui sentiva di più di ogni altra, la solitudine: con lui non c’era il suo fratellone Ace, né Makino, né il nonno, né Shanks, che comunque sarebbe stato molto arrabbiato. Sperava quasi che da dietro un albero comparisse Sabo, ma sapeva che era impossibile.

Le lacrime scivolavano nel suo viso e non volevano fermarsi, per lui essere soli faceva più male di qualsiasi altra cosa. Ripensava a quando i suoi due fratelli l’avevano salvato da morte certa dal pirata Polchemy: Ace lo aveva rimproverato perché piagnucolava come una femminuccia e lui aveva replicato che quando avrebbe avuto 10 anni non avrebbe più pianto, ma a quanto pare non era cambiato molto da allora e la cosa non lo incoraggiò di più.

Tornando indietro con la memoria, però, si ricordò anche di un altro episodio: stava correndo in mezzo alla giungla con il nonno, quando, senza accorgersene, gli volò via il cappello. Il vice-ammiraglio lo raccolse e gli intimò di stare più attento, dopodiché iniziò a imprecare contro Shanks il Rosso, quel maledetto moccioso (Garp lo vedo come Barbabianca sul fatto di considerare tutti quelli delle generazioni successive alle loro dei ragazzini) che ha deviato la mente del suo nipotino. Luffy ringraziò Garp con un sorriso e poi via che ricominciò il solito battibecco tu-diventerai-un-marine-no-sarò-un-pirata.

Ciò significava che, nonostante al nonno non andasse a genio il pirata che gli aveva salvato la vita, sapeva quanto lui tenesse al cappello e quindi, se non l’aveva in testa da quando era in quella foresta, probabilmente il prezioso oggetto era al sicuro con Garp, insieme ai suoi vestiti.

Questo pensiero donò nuova speranza al piccolo moro, come un raggio di sole illuminò non solo lui, ma anche la foresta intorno a lui, che tornò a sembrare una brutta copia di quella del Monte Corbo, ora che sapeva di poter ancora mantenere la promessa fatta al grande capitano rosso.

Riprese a correre, pensando solo alla prova che doveva superare per dimostrare a tutti quelli cui voleva bene di essere forte come e più di loro.

A furia di tentativi, dopo qualche ora di graffi infertigli da rovi e fughe da animali giganti, Luffy riuscì a trovare la fine di quella foresta, dove cominciava quel famoso villaggio, l’agognato traguardo. Il brontolio del suo stomaco lo stava conducendo verso quella direzione, un pranzo era proprio il premio che meritava dopo la fatica che aveva fatto, ma poi si ricordò di essere senza vestiti. Non poteva certo entrare nel villaggio nudo come un verme, non era una cosa onorevole per un pirata, Shanks non l’avrebbe mai fatto (almeno non da sobrio). In quel momento si accorse di avere ancora in mano la sportina che gli aveva dato Garp:- Nonno ha detto che qui dentro non c’è cibo, cosa ci sarà?.... Ma certo! Ci avrà messo i miei vestiti! Vuol fare di me un marine e i marines non vanno in giro nudi! Per una volta è stato davvero gentile!- disse con un sorriso, parlando della stessa persona che lo aveva abbandonato solo, senza viveri o acqua, nudo in mezzo a una foresta (sul serio, ma che razza di famiglia è questa? Non esiste il Telefono Azzurro in One Piece? Vabbè, tanto li amiamo lo stesso).

Sempre sorridendo, aprì la sportina, tirandone fuori il tessuto piegato. Quando lo prese in mano e lo spiegò, il suo sorriso si trasformò in un’espressione di orrida sorpresa (tipo faccia di Ener, quando scopre che i suoi attacchi su Luffy non fanno effetto). Era sì un indumento, ma non quello che si aspettava: aveva in mano un “grazioso” vestitino estivo azzurro, merlato con del pizzo bianco nel colletto, nelle maniche che coprivano le spalle e in fondo. Come se non bastasse, era decorato da tanti fiorellini stilizzati rosa, belli visibili, e per completare il tutto un nastrino dello stesso colore in legato in vita con dietro un fiocco.

Ancora con una sensazione di disgusto, il ragazzino comprese di avere poche alternative:

1)Non entrare al villaggio, aspettare che il nonno venga a cercarlo, fallendo sicuramente la prova. O sarebbe sopravvissuto etichettato come un debole vigliacco o sarebbe morto prima di fame. Scartata.

 2)Entrare al villaggio nudo, di nascosto, ed entrare alla prima locanda che vedeva. In quel caso però si sarebbe dovuto esporre, coprendosi di ridicolo e soprattutto venendo cacciato a pedate dal proprietario e lasciato a digiuno. Scartata.

3)Entrare al villaggio e alla locanda con quel vestito, coprendosi di ridicolo, ma comunque essere nutrito dal proprietario, mosso da senso di pietà e soprattutto perché nessun cliente sarebbe fuggito scandalizzato, anzi che c’è di meglio che farsi quattro risate?

La terza sembrava la meno dannosa e quella più desiderata dal suo stomaco che brontolava. Perciò, Luffy fece un bel respiro e a occhi chiusi, concentrandosi sulle motivazioni della sua pancia, s’infilò addosso quel maledetto vestitino. 

Si addentrò nelle stradelle della cittadina con una timidezza di cui non era abituato, perché come Ace diceva “è roba da femminucce, come piangere”, però non lo era arrossire di fronte a Makino, chissà perché: non lo avrebbe mai capito.

Eppure si fece coraggio e corse verso un rustico edificio di pietre e legno, da cui sentiva provenire delle voci. Dalla porta a “saloon del Far West” indovinò che si trattava del posto che cercava e dove il nonno l’avrebbe sicuramente cercato. Fece di nuovo un bel respiro ed entrò, preparandosi psicologicamente alle prese in giro che avrebbe ricevuto e che stranamente non arrivarono. Il locale era pieno di tavoli e di persone e in molte si erano accorte della sua presenza. Alcune avevano una faccia leggermente stupita, ma era più da genitori che si preoccupano nel vedere un bambino da solo, altre invece gli avevano rivolto un sorriso, che il nipote di Garp trovava accogliente e privo di qualsiasi intenzione di scherno.

Rincuorato, si diresse verso il bancone del barista, si arrampicò in uno di quegli altissimi sgabelli, con un po’ di difficoltà per colpa del vestito, e si sedette, raggiungendo l’altezza del bancone. °Chissà perché nessuno si è messo a ridere? Ma certo, anche Ace ha fatto questa prova, così tutti sanno che è colpa del nonno e per non farmi sentire a disagio si comportano come se niente fosse. Sono davvero dei tipi simpatici!° pensò.  Il locandiere, che stava pulendo un bicchiere, si diresse verso Luffy con un sorriso, chiedendogli se fosse solo.

-Sto aspettando mio nonno.- rispose il moretto, quando il brontolio del suo stomaco gli fece fare un adorabile broncio che fu notato subito dal barista a cui scappò una risata:- Mi sembra qui che abbiamo molta fame. Ti porto qualcosa, mentre aspettiamo il nonno. Che cosa vorresti?-
Luffy aveva il viso illuminato:- Sì, grazie mille! Portami dell’acqua e tanta, tanta, tantissima carne!-
-Arriva subito!-
-Che bello! Sei un angelo!!!!!-

Il locandiere mantenne la sua promessa e rimase sconvolto con quanta foga divorasse le bistecche che gli aveva messo sul piatto, che più che mangiate sembrava che sparissero. Anche i clienti assistevano alla scena chi divertito, chi stupito e chi credeva fosse lasciato morire di fame.

Il bambino non ci faceva molto caso, anche se ogni tanto si girava a salutare la gente che gli sorrideva, felice solo di poter mangiare e dopo aver divorato come in un pranzo di Pasqua per una famiglia di venti persone si fermò, anche se adocchiava con interesse un tizio di fianco a lui che mangiava una fetta di torta.

Il proprietario non riusciva a capacitarsi come un bambino così piccolo potesse avere uno stomaco così grande (non è grande, è solo elastico), ma prese coraggio e gli chiese se la voleva anche lui. Il moretto annuì con entusiasmo e l’altro si avvicinò, non potendo resistere nel pizzicare quelle guanciotte:- Te la porto subito, bella bambina!-

Luffy assunse all’improvviso un’espressione indecifrabile e sembrava si fosse pietrificato, cosa che stupì il barista e quelli al bancone con lui.
-B-b-ba-ba-bam-bambi-bambina…- cominciò a balbettare.

Quelle parole lo colpirono come un migliaio di frecce dirette al cuore, dilaniando il suo orgoglio, che se lo sentiva squarciato e frantumato in mille pezzi.

Tutto divenne più chiaro: ecco perché nessuno rideva di lui, nessuno trovava strano che indossasse quell’orribile straccio colorato che sembrava appartenuto a una bambola di pezza. Tutti, tutti, tutti quanti credevano che lui fosse una femmina: non solo perché indossava quel vestito, perché quando un maschio mette un abito da donna la gente se ne accorge. Tutti lo avevano guardato in faccia, il tizio al bancone si era pure avvicinato un sacco di volte, avevano sentito la sua voce e nonostante questo nessuno lo aveva notato.

Davvero bastava un vestitino per scambiarlo per una bambina? Davvero sembrava così poco un uomo?

Tanti anni passati per aumentare e dimostrare il proprio valore, il proprio coraggio, la propria virilità, erano stati vanificati da un indumento con del rosa. Gli veniva da piangere.

A quanto pare oltre al danno, la beffa intorno a lui continuava: le persone sedute ai tavoli dietro di lui non avevano notato il suo stato di shock, per cui continuavano imperterriti a fare commenti tipo “già, è davvero una bimba carina.”, “avete visto visetto adorabile?”, “Ma quando arriva suo nonno? Non vorrà lasciare quella piccola indifesa tutta sola a lungo, vero?” Quegli aggettivi, piccola, indifesa, carina, adorabile, erano uno più umiliante dell’altro e al femminile erano anche peggio. Si caricò dentro di una rabbia che sentiva solo quando Ace lo insultava pesantemente e alla fine scoppiò:
- IO-NON-SONO-UNA-BAMBINAAAAAAAAAAAAA!!!!!- urlò con quanto più fiato avesse in gola, tanto da ottenere l’attenzione di tutta la locanda.

-Io sono maschio e ho undici anni. Possibile che nessuno l’abbia capito? Indosso questa roba perché mi sono ritrovato senza vestiti in mezzo alla foresta e questo è tutto ciò che ho trovato!- Disse con un volto che trasudava rabbia da tutti i pori.

Tutti i presenti avevano un’aria stupefatta, ma dopo il raggelo iniziale, cominciarono le risate e commenti increduli, della serie “impossibile”, “chi vuoi prendere in giro”, “la foresta è troppo pericolosa”, ecc…

-Non m’importa di quello che pensate, né se mi credete, io ho attraversato quella foresta, sono sopravvissuto a belve feroci e pericoli e sono arrivato fino a qui: questo fa di me un uomo, più di quanto voi possiate sperare di diventare!- Era incredibile come queste parole gli fossero uscite mentre indossava quel vestito, ma ciò gli permise di uscire a testa alta dal locale, con la dignità di un onorevole samurai (ogni riferimento a Zoro è puramente casuale).

Appena fuori dalla porta vide qualcuno che lo stava aspettando, ovvero suo nonno, che lo attendeva con un sorriso, applaudendo le mani con sguardo fiero:- I miei complimenti Luffy, hai superato la prova, ora sei ufficialmente un uomo della famiglia Monkey D.-

-Evviva!!!!- Luffy si prese un breve momento per festeggiare, quando un interrogativo gli occupò la mente:- Ma, alla fine, qual era lo scopo della prova? Non mi sembra di essere diventato molto più forte, non ho imparato nessuna tecnica nuova.-

-Vedi figliolo,- rispose il nonno -essere dei veri uomini significa esserlo in ogni situazione. Non importa ciò che ti dice la gente, tu diventi un vero uomo quando tu stesso te ne convinci fino in fondo e dicendo quelle parole alla locanda, lo hai dimostrato.-

-Quindi io avrei corso nudo in una foresta, indossato un ridicolo vestito da femmina davanti a un mucchio di gente per QUESTO??? Per una “lezione di vita” che avrò imparato una vita fa???- i pugni gli prudevano dalla voglia di picchiare quel sadico vecchietto.

-Beh, non puoi dirla di averla imparata fino a che non ti trovi in una situazione critica.-

-BRUTTO VECCHIACCIO DI MERDA DI UN NONNO PSICOPATICO, HAI LA MINIMA IDEA DI QUANTO SIA STATO IMBARAZZANTE???- urlò il ragazzino, picchiando Garp con tutta la forza che aveva, mentre il nonno lo teneva sollevato per il colletto, ridendosela per quei pugni che dal suo punto di vista erano solletico.

-Oh, andiamo, quante storie! Se non ti calmi subito, racconto tutto ad Ace.-

Il solo pensiero di continuare quell’orribile giornata con le prese in giro di suo fratello, di cui era il campione indiscusso e quello era materiale per sfotterlo a vita, fece calmare l’ira di Luffy contro il nonno.

-Ok, però ridammi i miei vestiti!- Non fece in tempo a finire la frase che l’Eroe della Marina gli infilò in testa il famoso cappello di paglia, guarendo Luffy dal suo malumore.
 ***FINE FLASHBACK***

I presenti avevano un’aria a dir poco stupefatta, anche se il capitano poteva già vedere alcune facce sull’orlo di scoppiare a ridere.

La prima a parlare fu Margaret:- Chi l’avrebbe mai detto che un gilè a fiori potesse risvegliare dei ricordi tanto brutti.-

Usopp:- Certo che tuo nonno è uno psicopatico!- disse tremando.

Robin:- Non ti corrucciare Luffy, scommetto che stavi benissimo con quel vestito.-

Cappello di paglia cominciò a sudare freddo.

Nami:- Un amore, ti devo accompagnare a fare shopping uno di questi giorni.- detto questo scoppiò a ridere insieme a quasi tutti gli altri che non riuscirono a resistere a lungo.

Ma le risa, fortunatamente per Luffy, che stava scivolando nella depressione post-traumatica, vennero interrotte da Zoro: era rimasto sempre impassibile, ma ora sfoggiava un’aurea oscura che fece tacere tutti:- SILENZIO! Non c’è nulla di divertente! La virilità di un uomo non è una cosa su cui scherzare! Vorrei vedere voi al suo posto, scommetto che nessuno avrebbe avuto lo stesso coraggio.- Questo fu abbastanza per fare venire i sensi di colpa un po’ a tutti. -A proposito, non ho ancora sentito il cuoco biondino dire qualcosa di stupido.-

Tutti si voltarono verso il cuoco che aveva avuto una reazione davvero inaspettata: stava piangendo! E in quel momento si buttò addosso al capitano, più sorpreso che mai, in un abbraccio:- Oh Luffy, quanto mi dispiace, come potevo solo immaginare che tu avessi provato il mio stesso immenso dolore!-

Luffy:°Il suo dolore?°

Sanji:- Io che t’invidiavo per essere stato spedito nell’Isola delle donne e invece hai subito una tortura ben peggiore della mia, in così giovane età, come ho potuto non capire? Perdonami, ti preparerò tutta la carne che vorrai!-

Mentre il resto della ciurma aveva un mega-gocciolone in testa, il viso del diciannovenne s’illuminò di un
sorriso enorme:- Grazie mille Sanjiiiiiii!!!!! Shishishishi!-

Così tutti insieme fecero festa brindando alla salute del capitano, che aveva ritrovato il suo sorriso.

 


Ed eccoci giunti alla fine della storia, meglio tardi che mai!
Vorrei ringraziare tutti voi che l’avete letta e tutti i recensori che mi hanno fatto sapere la loro opinione, che ringrazio di cuore per le recensioni positive:

runami_ luny99
Iro_Keito_Chan
alessia_2000
John Spangler
Portgas D SaRa
Lacrima_00
Spero che questo capitolo vi piaccia,ciò messo tutto il cuore per scriverlo, e spero che mi lascerete qualche recensione, per sapere cosa ne pensate.
Arrivederci alla prossima storia,
Carol96

 
  
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