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Autore: Python    30/06/2014    2 recensioni
Il mondo non si muove grazie a destini già scritti o casualità. Il mondo ti offre tante vie, diramazioni e labirinti. Ogni passo che farai ti porterà ad un risultato e ciò che diverrai sarà una tua scelta.
La storia si ambienta nel continente di Eshdar, in un epoca buia e in attesa di guerra. Astryn e Jade si muoveranno in questa terra e sceglieranno la loro via.
_Questa è la mia prima storia, spero che la leggerete e criticherete a morte.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo era bloccato.
Da un tempo che pareva infinito ripeteva lo stesso scenario: un fiume di gocce che cadeva sopra la chioma degli alberi, navigava nei solchi dei tronchi , raggiungeva le radici e infine si accasciava stanco al terreno.
L’unica nota sbagliata nell’ orchestra d’acqua era formata dagli urli dei vyrsiani. Erano lontani. Qualcuno diceva di tornare a Rinwood, altri rispondevano che non volevano lasciar viva la dannata dagli occhi gialli. Ma la maggior parte era formata da parole rese incomprensibili dalla pioggia. I Cavalieri invece pattugliavano in silenzio, ben consci che il rumore avrebbe fatto fuggire le loro prede. Le armature argentee però non erano adatte alla caccia furtiva, li tradivano lanciando luminosi bagliori in mezzo al verde. Anche loro erano lontani.
Uscì un lieve lamento di dolore da una piccola grotta. Astryn piantò le unghie nella propria coscia mentre la fasciatura sulla ferita veniva stretta. Ogni contrazione di dolore la scagliavano dentro i più angoscianti ricordi. Sangue,fuoco, il suo Maestro Ejnar, le persone care del villaggio. Uccisi sotto i suoi occhi. Non riusciva ancora a realizzare che erano tutti spariti da questa terra. 
Era per loro che lei doveva resistere e continuare ad andare avanti, ma era sola e vivere era una tortura peggiore della morte. Era arrivata a Rinwood in pessime condizioni, quasi sulla soglia di abbandonare tutto e sdraiarsi a terra.
Astryn riaprì gli occhi quando le dita si allontanarono dalla sua spalla. Vide la ragazza dai capelli castani che si strinse nel suo mantello rosso e guardò fuori dalla grotta.
Jade aveva camminato velocemente fino al nascondiglio dopo che erano riuscite a sfuggire ai vyrsiani. Il taglio si era parzialmente riaperto e lei lo aveva pulito.
Non aveva aperto le labbra né aveva pianto.
Quel vuoto rendeva ancor più opprimente il senso di colpa. Astryn voleva che la ragazza vicino a lei si sfogasse, che le tirasse un pugno, il bisogno di sentirsi dire che la odiava per quello che aveva fatto. Ma Jade restava immobile, persa in chissà quali pensieri.
Forse sentiva di aver smarrito per sempre la propria casa. Era come trovarsi in mezzo ad un vorticoso mare senza una barca o un’ ancora, avere addosso i flutti dell'oceano che ti sospingono senza meta. Anche se Astryn sapeva cosa si provasse non aveva alcuna scusa per aver rovinato la vita dell’unica persona che avesse avuto il coraggio di aiutarla.
«Mi dispiace... » sussurrò a bassa voce senza trovare le parole per proseguire. Dirle che tutto si sarebbe aggiustato era semplicemente una promessa impossibile da mantenere.
Si voltò lentamente, gli occhi azzurri nascosti nell’ ombra. La fissò per un attimo «Non è colpa tua» disse infine ritornando alla pioggia.
«Come fa a non essere colpa mia?» un velo di triste ironia trasparì nella voce. L’elfa attese una risposta che non arrivò «Jade, io... »
«Lo sapevi che io e mia madre venivamo sempre in questo bosco per raccogliere le erbe e spesso, quando pioveva ci nascondevamo in questa grotta. Avevo davvero molta paura dei fulmini» un leggero sorriso sulle labbra. Jade tirò fuori due mele dalla piccola sacca in cui aveva portato le medicine. « È regola mangiare una mela quando ti trovi in questa grotta» disse cacciando uno dei frutti tra le dita dell’ elfa. Poi Jade prese un bel morso dal suo, un suono fresco e croccante.
Astryn stava ancora aspettando il pugno, poi si arrese e iniziò a mangiare la mela. Era dolcissima.
«Dove sei diretta ?» chiese Jade.
Gli occhi dell’ elfa si fecero un attimo seri «Al Tempio della Luce, sulle Montagne Centrali. Tu invece? Intendo se hai qualcuno...da cui andare»
«Posso andare da un mio vecchio amico. Viveva a Rinwood, ma qualche anno fa si è trasferito nella Provincia di Rapsindo... Ah!» un fulmine molto vicino fece tremare le pareti di roccia. Jade sobbalzò facendo cadere la mela a terra «Ho ancora paura dei fulmini. Comunque stavo pensando che dovrò prendere anch’io le Montagne Centrali per entrare nella Provincia di Rapsindor. Sanno che faccia ho e di sicuro non posso passare vicino ad Ethenrial. Possiamo viaggiare insieme, almeno fino a Skorkesten» ridacchiò «Inoltre ti sarò molto utile. Di sicuro non potrai chiedere informazioni, con quegli occhi ti riconoscerebbero subito»
«Potrei sempre far finta di essere cieca » disse stringendo scherzosamente le palpebre.
Risero entrambe a bassa voce. Fuori l’acqua continuava a scendere violenta.


Tutta la giornata era stata abbastanza calma a parte quando un gruppo di vyrsiani era passato appena fuori dalla grotta. Forse per la pioggia o forse per la stanchezza non avevano notato quel basso buco nella roccia e avevano proseguito.
Jade e Astryn avevano approfittato della tranquillità per dormire e riposarsi sufficientemente da reggere una marcia notturna e allontanarsi il più possibile da Rinwood.
Ora sottili raggi delle due lune passavano tra le fitte foglie. Il bosco flebilmente illuminato aveva un aspetto tenebroso e magico. Le alte querce sembravano aver preso vita, erano i Guardiani di Rinwood. Esisteva una leggenda che diceva che se un giorno il villaggio fosse stato attaccato loro si sarebbero mossi per difenderlo.
Jade fu la prima ad uscire, trovò il terreno soffice sotto i piedi e una fresca brezza, impregnata anche del lieve odore proveniente dai campi coltivati. I suoi occhi azzurri si abituarono presto alla penombra, fece qualche passo. Un gufo, alcuni insetti. Niente vyrsiani.
La ragazza sorrise e respirò a pieni polmoni. In quel momento Astryn uscì dalla grotta, il piede sinistro un pelo sollevato dal terreno. Jade trovò velocemente un ramo abbastanza grande e robusto, lo pulì dalle foglie bagnate e lo porse all'elfa.
«Grazie» gli occhi dorati brillarono colpite da un solitario raggio lunare. Si lasciarono la grotta alle spalle e presero le invisibili vie del bosco che Jade conosceva a memoria. Poco più dietro Astryn teneva il passo nascondendo il dolore.
Marciarono nel più assoluto silenzio e si tennero lontane dalle radure. Ogni minimo fruscio le paralizzava. Per fortuna erano scoiattoli e altri animaletti che saltavano fuori mentre andavano a caccia di insetti.
La caviglia di Astryn cominciò a cedere dopo cinque ore tra le radici e gli alberi. Rischiò di inciampare un paio di volte e la terza volta il suo bastone si spezzò e lei cadde a terra. Jade la aiutò a rialzarsi.
«Ammettilo, ti sto rallentando» disse l’elfa appoggiandosi per un attimo ad un tronco. La ragazza dagli occhi azzurri la fissò senza rispondere. Astryn sospirò e fece cenno di proseguire. Jade sorrise e le tirò qualche scherzoso schiaffetto sulla guancia «Ecco brava. Piuttosto avrei una domanda: come hai fatto a resistere fino a Rinwood con queste ferite?» disse rimettendosi in marcia.
«Ho usato un po’ di magia, ma non sono molto brava nelle arti curative»
«Se non fossi stata brava saresti già morta Astryn»
Il bosco iniziò a diradarsi andando verso ovest, Reth era oltre il fiume Lether. Dal villaggio si prendeva poi la strada percorsa dai pellegrini in passato per arrivare al Tempio della Luce attraverso le montagne. Ma erano secoli che non veniva usata.
Le lune si vedevano chiare fuori dal fitto della foresta.
Jade si fermò soltanto un secondo e guardò dietro di se. Chiuse gli occhi e proseguì.

*


Soreeyah era seduta fuori dalla finestra della sua stanza con una gamba a penzoloni nel vuoto. A un centinaio di piedi sotto di lei c’era un piccolo boschetto rischiarato dalle prime luci dell’alba. La ragazza fece scorrere tra le sue dita la lama di forma ondulata, scendendo fino all’ elsa. Era finemente lavorata e anche attraverso il panno si sentiva l’intaglio al centro: un triangolo con un teschio in mezzo. Soreeyah indossava una camicia scura con le maniche larghe e strofinava con una stoffa rossastra il pugnale. Le iridi verde intenso erano celate tra ciocche bionde che scendevano ribelli sopra il viso. Non si curava molto dei suoi capelli e di solito li teneva legati in una lunga coda durante le missioni.
Sfregò ancora la lama argentea già perfettamente pulita guardando oltre le nuvole tempestose a nord.
Qualche uccello tornava frettolosamente nel nido per fuggire alla temporale in arrivo. Soreeyah invece voleva trovarsi proprio nel mezzo di essa: donava una sensazione indescrivibile essere sotto la pioggia battente e sentire i lampi sopra la testa.
Portò anche l’altra gamba fuori a penzoloni nel vuoto.
Alla fine abbandonò il pugnale e gettò la stoffa rossa verso gli alberi. Il panno volteggiò in aria. Girò su se stesso, si piegò e si spiegò, compì movimenti così armoniosi da sembrare dotato di mente propria. Una folata di vento lo fece salire un po’ ma subito il panno ricominciò nella sua lenta caduta. Scese ancora, infine si perse tra le fronde verdeggianti.
Lo sguardo della ragazza si spostò verso il blu dell’orizzonte. Se non ne fosse stata a conoscenza avrebbe pensato che fosse il mare, in realtà era un campo di Perle di Kisaya, fiori dall' odore pungente e spesso fastidioso. Soprattutto ora che erano cominciati i mesi primaverili e il loro polline vagava per tutta Eshdar.
Soreeyah sentì i passi silenziosi che si avvicinavano. Prese il pugnale e lo lanciò contro la porta. La lama si conficcò nel legno di un dito creando un tintinnio metallico.
La porta si aprì lentamente e una persona entrò nella stanza. Nella penombra erano visibili solo la pietra luminosa della collana e i denti di un irritante sorriso.
«Potevi almeno aspettare che bussassi. Sii un po’ più educata» disse lui avvicinandosi. Aveva un tono di voce acuto anche se aveva quasi ventotto anni.
«Che vuoi?» ringhiò lei voltandosi di nuovo verso le nuvole.
Il ragazzo si bloccò «Calmati. Ero solo venuto per farti sapere che il capo ha trovato un nuovo lavoro» chiuse con una risatina che faceva venire i nervi.
«Esci»
Il ragazzo sembrava volesse rispondere qualcosa, ma si limitò a sbuffare. Uscì sbattendo forte la porta dietro di se.
La giovane dagli occhi verdi abbandonò il davanzale e camminò fino alla porta. Estrasse il pugnale conficcato in essa e la guardò per qualche istante.

*


Uno spettacolare campo fiorito che si estendeva fino alla riva del fiume Lether. Le bellissime Perle di Kisaya accompagnate da fiorellini di colori vivaci e baciati dal distante sole. In mezzo a quella meraviglia naturale si stagliava una minuscola costruzione artificiale di grigia pietra. Era il ponte che collegava le due sponde opposte del fiume, seguendo poi la stradina che scorreva tra le colline si arrivava al villaggio di Reth, solo un piccolo puntino in confronto alle maestose Montagne Centrali.
Ma ormai era quasi notte e, anche se Astryn voleva raggiungere al più presto Reth, troppo tardi per proseguire. Jade buttò la sua sacca e il suo mantello ai piedi di un enorme platano. L’albero aveva una forma stranissima: sembrava composto da tanti tronchi diversi che si contorcevano tra di loro e salivano verso il cielo sparando i loro rami in tutte le direzioni. Era come avere un tetto sopra la testa da quanto era fitto il fogliame.
Astryn si sedette e si tolse gli stivali, intanto Jade andò a raccogliere qualche ramoscello secco. L’ elfa slegò la fasciatura e iniziò a massaggiare la caviglia che stava lentamente tornando a funzionare in modo regolare.
Erano passati quattro giorni, sarebbero arrivate a Reth molto prima se Jade non l’avesse costretta a fermarsi almeno due volte ogni singolo giorno. Diceva che doveva controllare la ferita alla spalla e che serviva per non affaticare la caviglia. Sembrava la vecchia guaritrice del villaggio di Astryn che sgridava chiunque osasse andare in giro quando era ferito, anche un ginocchio sbucciato era gravissimo.
Per fortuna Jade era meno petulante, chissà se si comportava così anche con quelli che venivano da lei a Rinwood.
La ragazza ritornò con un mucchio di ramoscelli tra le sue braccia e lo appoggiò a terra. I suoi capelli castani assumevano un aspetto magico durante il tramonto.
Astryn sfregò rapidamente le mani chiudendo gli occhi, poi li aprì di colpo facendo partire una piccola palla di fuoco verso i rami. Jade sorrise e le si sedette accanto.  Le fiamme crebbero lentamente e iniziarono a danzare sotto il vento notturno. Ogni volta era sempre più facile fare quella magia e l’elfa era contenta di vedere che l’energia aveva ripreso a scorrere fluida attraverso il corpo, anche se non in modo perfetto.
Si voltò a guardare la compagna di viaggio. Indossava un abito arancione, con maniche lunghe e la gonna che scendeva fino a terra. Pareva la ragazza del villaggio che era venuta sotto quell’ albero per passare una tranquilla serata. Invece era una fuggiasca cercata da una squadra di vyrsiani e in compagnia di una Dannata di Bluewind. Eppure era serena, con gli occhi persi nelle stelle.
Era inspiegabile tutto il suo interesse verso il cielo. In quei giorni spesso si era messa ad indicare alcuni lontani puntini luminosi e a dire i loro nomi. Aveva conoscenza e memoria a dir poco fenomenali.
Oggi però non parlava, semplicemente ammirava la notte con le iridi azzurre.
Era completamente rapita. Jade con la mano iniziò a giocherellare con una delle sue ciocche castane, lo arrotolò intorno alle dita e poi lo lasciò andare. Ripeté quel semplice gesto infinite volte. L'unico suono era il crepitio del fuoco.
«Astryn, perché mi stai fissando?»
«N-non ti stavo fissando! Ero solo distratta da te che maneggi i tuoi capelli»
Jade si portò la mano alla bocca e scoppiò a ridere, Astryn tenne per poco l'espressione offesa, alla fine rise anche lei.
Un fruscio metallico. Lame estratte dal fodero.
Astryn scattò in piedi. L’elfa scrutò tra le ombre lontane. Una si mosse, seguita da altre due.
Le ombre si avvicinarono a passo sicuro e si rivelarono alla flebile luce delle fiamme.  Erano tre ragazzi, vestiti con abiti logori e uno teneva un coniglio in mano.
Quello al centro aveva un pugnale ed era robusto e alto, capelli corti. Alla sua destra c’era uno con la balestra malandata e alla sinistra quello con il coniglio brandiva un altro pugnale. Jade si era messa in piedi alle spalle di Astryn.
«Chi siete voi due?» ghignò quello al centro.
«Ehi Gert, guarda gli occhi di quella lì» fece una pausa il ragazzo con la balestra «Si, deve essere quella di Bluewind di cui parlavano i soldati l’altro giorno»
«Andatevene» intervenne Astryn facendo la voce più dura possibile, ma quelli non le prestarono attenzione e continuarono nei loro discorsi.
«Questa qui?»
«Secondo te quanto è la ricompensa?»
Continuarono a farfugliare tra loro. Astryn guardò Jade e cercò di capire se era meglio fuggire o combattere. Questi tre non erano certo difficili da affrontare con la magia, il problema era la ferita alla spalla che ancora faceva male se sottoposta a sforzi.
Non dovette pensarci troppo perché uno dei ragazzi abbracciò la balestra mirando verso la coscia dell’ elfa.  
Astryn fu reattiva: alzò il braccio sinistro e con un colpo di vento fece volare via l’arma dalle sue mani.
«È davvero la Dannata! State attenti!» gridò gettando il coniglio a terra. Quello grosso invece si lanciò con il pugnale alzato. Urlò, ma questo non migliorava le sue tattiche di combattimento. Astryn ebbe tutto il tempo di creare una palla di fuoco nel palmo sinistro e di colpire l’avversario all’ altezza del petto. Non era una magia così potente da ucciderlo, serviva solo per farli spaventare e fuggire via.
Il ragazzo trasformo il suo urlo di battaglia in uno di dolore mentre si accasciava a terra. In mezzo alla sua maglietta sporca era apparso un grosso buco e la pelle sotto era lievemente bruciata. Anche l’altro con il pugnale si lanciò, lui non urlò.
Si avvicinò con l’arma stretta nel pugno e cercò di affondare qualche colpo. L’ elfa riuscì a schivarli facilmente e appena ebbe abbastanza spazio gli bruciò la spalla con un’altra palla di fuoco.
Il ragazzo lasciò cadere il pugnale e si piegò, ma lo fece anche Astryn che aveva sentito un improvviso strappo nella zona del taglio. Sperava non si fosse riaperta.
Alzò di scatto gli occhi quando sentì il rumore della freccia nella balestra. L’altro ragazzo aveva recuperato la sua arma ed ora era a pochi passi. Il suo dito stava per premere il pulsante. Astryn pregò che sbagliasse la mira.
L’istante si ghiacciò.
Poi un grosso ramo del fuoco che aveva acceso prima si spezzò contro il ragazzo. Avvolto da una pioggia di cenere e gocce infiammate il corpo cadde svenuto a terra.
Dietro c’era Jade che ancora stringeva tra le mani un pezzo del ramo.

Ciao!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ancor di più spero che la storia vi stia piacendo. So che non ci sono ancora state grandi colpi d'azione, però abbiate pazienza. E poi se pensate che stia esagerando nelle descrizioni fatemelo sapere, non so mai se sono troppe o troppo poche.
Chiedo a chiunque segua o sia minimamente interessato alla storia di lasciarmi una recensione, invito anche quelli che mi odiano. Fatemi sapere perché mi odiate! Vorrei migliorare e voi siete il mio unico aiuto. Ringrazio moltissimo Vyolet e Scrittrice07 che mi hanno sempre recensito e dato una grossa mano, fatelo anche voi. Si proprio voi lettori silenziosi che sgusciate nel buio come ombra lasciando solo una visita e niente parole. Scusate, sto parlando molto perché sono le due e sono imbottito di Coca e cioccolata.
Sotto c'è la mappa ben fatta. Finalmente!!!
P.S. Fatemi notare tutti gli errori, sapete coca e cioccolata non sono amiche della grammatica. Grazie in anticipo!

CIAO!!!

  
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