Dean non era esattamente un santo, ma amava definirsi equilibrato, avendo ciò che voleva, quando voleva. Eppure quando qualcosa era fuori dalla sua portata, di certo lui non si abbatteva.
E anche dopo tutti quegli anni, anche dopo aver detto di no a Michele, l’uomo che era diventato da quel ragazzino che non rispettava le regole desiderava ancora ciò che fosse per lui irraggiungibile. E non erano certo le donne, le anfetamine, l’alcool. Di quelle cose ce n’erano già abbastanza, nel loro campo. Certe volte avrebbe semplicemente voluto smettere di essere il comandante di una squadra di superstiti, certe volte avrebbe semplicemente voluto comportarsi come i suoi seguaci: vivere la vita come meglio credeva, attendendo ordini e sperando di non morire. Ma era lui quello che dava ordini, e che sapeva il rischio di ogni missione, e che mandava lo stesso a combattere loro, tutti loro, ma soprattutto lui. Il suo vero e unico desiderio proibito, che ormai era solo la copia spezzata di quello che un tempo era l’angelo per cui era caduto. E certe volte avrebbe solo voluto entrare in quel capannone, dove l’odore di sesso e droga e alcool si amplificava, e avrebbe solo voluto baciare con foga quell’angelo che si era ribellato, ribellato per lui, che si era sacrificato per lui e che aveva abbandonato la sua fede per lui. Ma nonostante tutto continuava a mandarlo in missioni suicide. Come potesse ancora essere vivo, era un mistero per la sua mente. Ma quella era la sua ultima possibilità: il giorno dopo Castiel non ci sarebbe più stato, così come lui stesso. Perciò lo avvolse semplicemente tra le sue braccia e lo baciò, con tutto l’amore che aveva alimentato per lui in quegli anni. E anche mentre sussurrava la sua ultima bugia, noi domani ce la faremo, in fondo in fondo si sentiva felice per aver esaudito quell’ultimo suo desiderio, prima di morire in battaglia.