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Autore: Prinzesschen    30/06/2014    2 recensioni
Niente è mai come sembra ed Hannah Kane lo avrebbe imparato a sue spese. Tutto comincia con un curioso incontro sotto la pioggia, un cagnolone dal pelo nero ed arruffato sconvolgerà la vita della giovane avvocatessa colmando la solitudine di una casa sempre vuota e riscaldandole il cuore con un pizzico di inaspettata magia.
Un latitante, un evaso in cerca di redenzione per una colpa che non ha mai commesso e che gli brucia l'anima graffiando il suo cuore dall'interno e procurandogli ferite che solo una giovane ed insolita donna in carriera saprà curare.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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furry love 9

Furry Love

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9. Yeah I've been feeling everything
From hate to love
From love to lust
From lust to truth
I guess that's how I know you
So I hold you close to help you give it up

Quando mi svegliai, la mattina successiva, la sensazione di aver il cuore in gola non costituì di certo un buon modo per cominciare la giornata e per un solo istante, quando notai che Sirius si era già alzato, ne fui sollevata.
Il sollievo lasciò ben presto il posto alla preoccupazione che quel bacio avesse rovinato tutto. Come poteva, un mago, provare davvero qualcosa per una come me, che non aveva alcun potere se non quello di combinare guai ad ogni passo?
Mi strofinai gli occhi e prima di alzarmi per andare alla ricerca del mio coinquilino alitai contro il palmo della mano, per verificare il grado di sopportabilità del mio respiro, e storsi il naso, infastidita.
Sgambettai fino al bagno cercando di non far rumore e cominciai a strofinare i denti con lo spazzolino. Nonostante fosse ufficialmente un eccezionale baciatore, Sirius non era altrettanto sveglio e aveva preso dall’armadietto il vecchio spazzolino che avevo dimenticato di gettare quando avevo comprato quello nuovo e lo maledii mentalmente mentre le setole storte e usurate mi graffiavano selvaggiamente le gengive.
Quando alzai lo sguardo verso lo specchio, l’immagine che mi restituì fu ancor più traumatizzante dell’alito di qualche minuto prima. Ogni ciocca dei miei capelli aveva preso una direzione diversa dalle altre, sembrava quasi che in cima alla mia testa troneggiasse un  corno biondo, mentre gli occhi, struccati ormai da giorni, sembravano quelli di un tale deceduto in seguito ad una gran paura e le labbra erano tutte screpolate.
Aveva davvero baciato le mie labbra in quelle condizioni? Dov’era il mio cervello quando quegli strani eventi avevano avuto luogo? Probabilmente si era perso insieme al mio amor proprio. Innervosita per l’assenza di un qualsiasi surrogato di burrocacao a disposizione, lanciai un’occhiata inviperita al mio riflesso e mi recai di malavoglia in cucina dove trovai Sirius intento a versare del caffè mentre un cucchiaino animato di vita propria mescolava il contenuto di un’altra tazza.
-Buongiorno!- mi accolse, di buon umore, per poi rivolgermi un’occhiata quasi preoccupata.-Che è quella faccia?-
-Questa sistemazione è davvero poco funzionale, Sirius, davvero poco funzionale.-
-Ancora per la storia dello spazzolino? Sei troppo esigente, Hannah, uno vale l’altro!-
-Dillo alle mie gengive, Merlino!-
A giudicare da quello scambio di dolci paroline le cose tra di noi non erano poi così cambiate e questo, invece di rassicurarmi, mi allarmò. Mi resi conto che era proprio vero quel che gli uomini andavano continuamente farneticando riguardo il mondo femminile: mi sentivo una contraddizione ambulante e brontolona, una parte di me voleva sfuggire l’imbarazzo di un confronto mentre l’altra, quella romantica e ancora notevolmente emozionata per i baci della sera prima, aveva preso davvero male il modo in cui l’argomento era stato efficacemente glissato.
Non che gliene avessi dato occasione, a dirla tutta. Chi intavolerebbe una conversazione a sfondo sentimentale con una che aveva l’espressione di un barbagianni con le scatole rivoltate a trecentosessanta gradi?
-Hai.. dormito bene?- chiesi per poi mordermi la lingua sentendo la mia voce come fosse totalmente estranea, stridula e innaturale com’era venuta fuori.
-Si, non hai scalciato tanto. Te l’avessi detto qualche giorno prima mi sarei risparmiato un po’ di lividi.-
Se io ero un barbagianni lui era decisamente una scimmia dispettosa e con un sospiro rassegnato lasciai perdere ogni tentativo di sollevare la questione “bacio”.
-Quando pensi che potremo tornare?-
-Dovresti chiederlo al tuo avvocato preferito, Hannah. Non è lui che si sta occupando del fronte secondario?-
Se le parole fossero state acide com’erano suonate avrebbero corroso il tavolo della cucina e la già citata parte di me, quella romantica, stava già gongolando della sua gelosia.
-Pensi che dovrei chiamarlo?-
Forse stavo forzando un po’ la mano ma per quanto inopportuna potesse essere sembrata la mia domanda, non era per suscitare il suo fastidio che l’avevo posta, volevo davvero sapere cosa fare.
Erano anni che prendevo le mie decisioni da sola, non amavo chiedere aiuto né farmi influenzare in alcun modo, ma di solito non c’erano di mezzo maghi psicopatici dalla maledizione facile e Jason, nonostante tutto, era uno di loro.
Rispose con un’alzata di spalle ed io affondai il viso nella tazza che mi aveva appena passato.-Grazie.-
-Non dirgli dove ci troviamo, ovviamente.-
-Se lo sapessi io, ad esempio, sarebbe un inizio. E per chi mi hai presa, comunque?-sbottai innervosita dalla sua puntualizzazione.-Beh effettivamente pensavo proprio di invitarlo a prendere un the per le cinque e mi sarebbe sembrato scortese non estendere l’invito ai suoi compagni di giochi.-
-Ho messo del latte nel tuo caffè, se continui così diventerà acido e imbevibile.-
-Mi adeguo alla compagnia.- mi giustificai, tagliente, bevendo un sorso.-E poi tu hai bloccato la tua vita per fare da balia a me e non mi va affatto, non sono mai stata un peso per nessuno e non vorrei cominciare ad esserlo adesso.-
-Dopo ieri sera speravo fosse chiaro che non è perché mi sento in dovere, che resto.-rispose, stizzito, corrugando la fronte e stringendo le mani sul bordo del piano cottura. –Devo dedurre che il tuo fosse solo un modo per sdebitarti, altrimenti.-
Posai la tazza e mi alzai, fronteggiandolo e rivolgendogli uno sguardo incredulo.
-Dimmi che stai scherzando.-
-Tu stavi scherzando, forse?-
Boccheggiai per qualche istante, furiosa, per poi voltargli le spalle e tornare di gran carriera in camera da letto.
Guardai il cellulare e notai che la spia lampeggiava informandomi che avevo un nuovo messaggio da leggere.
Lasciami il tempo di definire i dettagli dell’accordo con la controparte, ti riferirò i termini della transazione quando tornerai allo studio. Spero che tua zia stia bene, Jason.
Era ovviamente un messaggio in codice e la controparte erano i suoi compari con grossi problemi nella gestione della rabbia. Stava negoziando la mia sicurezza e sperava che stessi bene.
Mi lasciai cadere sul letto, il telefono stretto in mano, mentre un’ondata di angoscia mi investiva in pieno.
Il bip del telefono attirò nuovamente la mia attenzione e lessi: Ps: mi manchi.
Nonostante fosse uno dei cattivi, non potevo fare a meno di pensare che il Jason che avevo sempre conosciuto non poteva essere solo una costruzione.
Era solo una parte di lui, probabilmente, solo un aspetto della sua multiforme personalità, il mago e l’uomo, il difensore della giustizia e il criminale.
Ci vediamo presto, ci sono alcune informazioni di cui ho bisogno.
Digitai quelle parole dopo aver provato numerose combinazioni che sembravano tutte troppo rischiose ed infine inviai.
-Tutto bene?- chiese Sirius facendo capolino oltre la soglia dopo aver bussato piano.
Aveva un ‘espressione un po’ colpevole e un sorriso insolitamente timido.-Credo di averne fin sopra i capelli di pizze surgelate, pensi che potremmo cucinare qualcosa di più sano?-
Sorrisi, rassegnata alla mia totale incapacità di tenergli il broncio per più di qualche ora e notando che, in quell’occasione, il nuovo record era di soli dieci minuti.
-Che hai preso da casa mia, ieri?-
Ci pensò su strizzando gli occhi e scrocchiandosi le dita delle mani.
-Vediamo.. un pacco di pasta, una confezione di uova, della pancetta e qualche verdura.- elencò enumerando sulle dita.
-Qualcosa mi inventerò, vieni.- ordinai facendo strada verso la cucina.
-Agli ordini, chef.-

Non parlammo più di quella sera, probabilmente eravamo entrambi troppo confusi e decisamente troppo irascibili per non rischiare di azzannarci alla prima parola sbagliata.
Il giorno successivo trascorse tra le telefonate quasi minatorie dei miei clienti che lamentavano la mia scomparsa e che puntualmente dirottavo a Jason.
Il figlio della signora Pattinson disse persino che sua madre aveva quasi avuto una crisi di nervi, non avendo avuto più mie notizie, e non servì nessuno dei miei tentativi di rassicurarli del buon esito assicurato della divisione giudiziale che stava loro tanto a cuore.
“Mia madre è anziana, avvocato, cerchi di capire. Vorrebbe avere la certezza di poterci assicurare la quota che le spetta, questa storia le sta togliendo il sonno”
Come se non fosse abbastanza evidente che l’unico a non dormirci la notte era proprio lui che, squattrinato e inaffidabile, era corso ad attaccarsi alla gonnella della vecchia mamma dopo essere stato scaricato dalla moglie ed aver perso al gioco anche le mutande.
Avevo chiesto a Sirius di procurarmi il mio portatile e grazie ad una connessione dati usb avevo la possibilità di collegarmi alla mia casella di posta elettronica; stavo rispondendo ad alcune email di lavoro, già in pigiama da un pezzo, quando un noto muso nero mi picchettò sulla mano, il naso umido e nero dietro cui brillavano due occhi grigi che, cane o uomo che fosse, restavano qualcosa di meraviglioso.
-Rain, mi sei mancato da morire!- lo accarezzai e poi spostai un po’ il computer mentre lui saliva sul letto.
-Mi hai lasciata in compagnia di quel balordo, tu si che sei bello e dolce.- soffiai, ruffiana, accarezzandolo dietro le orecchie e facendogli strizzare gli occhi, appagato.
Si sistemò accovacciato dietro di me così che potessi appoggiarmi a lui mentre riprendevo a picchettare con le dita sulla tastiera.
Doveva essere il suo modo di farsi perdonare per la discussione avuta il giorno prima e in qualche modo, quando terminai il mio lavoro e chiusi il portatile, mi sentii in dovere di dire qualcosa.
Mi voltai a pancia in giù e ricominciai ad affondare le mani nel pelo nero, guardandolo intenerita.
Aveva la lingua penzoloni e l’aria pacifica di un vero cagnolone di casa, tutto soddisfatto della sua posizione e delle attenzioni che riceveva.
-Non l’ho fatto per sdebitarmi, Sirius.- mormorai, non sapendo bene se volevo che mi sentisse o meno. Sollevò le orecchie e inclinò il capo emettendo un suono strano, come a chiedermi di continuare.
-E sono felice di non essere un peso per te, non lo insinuerò più.- gli strapazzai un po’ il muso e gli schioccai un bacio sul capoccione peloso.-Certo, se tu restassi sempre così sarebbe proprio il massimo..b
uonanotte.-
Lo spinsi un po’ di lato liberando il mio posto sul letto e mi sdraiai dandogli le spalle, senza smettere di sorridere neanche per un attimo.
Dopo qualche istante sentii un braccio circondarmi la vita e il suo fiato tra i capelli; la mia schiena premeva sul suo petto e aveva posato il capo sulla mia spalla.
-Stronza.-

Song: Kiss me - Ed Sheeran

Artwork: JeyCholties 

Okay, lo so, il capitolo è cortino ma con il prossimo mi farò perdonare, purtroppo non potevo dividerlo in alcun modo senza perdere l'effetto e così questo è rimasto più come una specie di ponte tra una parte e l'altra della storia. Perdonatemi. :P Alla prossima! A.

  
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