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Autore: Stilistire    30/06/2014    2 recensioni
Dopo un sabato sera di sballo, Arianna Villa si risveglia ubriaca e non ricorda più nulla della serata precedente. E' sudata, accaldata e seminuda sul suo letto. Questo significa solo una cosa: SESSO. Ma con chi?
"...- Quindi tu ti sei approfittato di me quando ero in uno stato di convalescenza! Non ci posso credere!- sbotto arrabbiata dandogli un pugno sul torace - peccato non aver mai fatto boxe - che afferra con la sua mano potente, al contrario della mia. - Villa non ti conviene giocare con il fuoco - ."
-Tratto dal capitolo 1
Una storia tutta da gustare!
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Capitolo 2. 



Sono ancora scossa da quel gesto che mi ha fatto venire la pelle d'oca in qualsiasi parte del corpo. Un gesto intimo, troppo intimo, molte offese e molte provocazioni. Mi stava forse offrendo di fare altro sesso così? Con lui, da sobria? Proprio lui, il mio nemico? Quello che ho sempre considerato un coglione appena ha scoperto l'esistenza del sesso e del suo amichetto dei piani inferiori? Il mio compagno di classe che non fa altro che correre dietro alla prima che passa solo per spassarsela?

Io non ero la prima che passa! Io non sono la prima che passa!

Cerco di rimanere tranquilla, anche se le dita picchiettano con frequenza il tavolino del bar. Cosa dovrei fare? Forse dovrei semplicemente far finta di nulla! Sarà stata solo una sbandata.

Fare finta di niente. Solo una sbandata.


Il mattino seguente, stessa routine e cerco di uscire di casa più in fretta possibile per avere più tempo per ripassare. Quasi sicuramente mi interrogherà e l'ultimo argomento non l'ho studiato abbastanza. Prendo l'ascensore per accorciare i tempi - e le fatiche - visto le tre rampe di scale del condominio. Mentre sto per premere 0 per arrivare al piano terra, una voce mi ferma. -Aspettaaaaa- e a mala voglia mi fermo.

Mi fermo ancora più contrariata dopo aver capito che quella era la sua voce. E lui era proprio Davide Costa, forse in ritardo. Ma in ritardo per cosa? Non sono nemmeno le 7.30! Entra, come sempre non saluta e premo 0. Rimango girata verso la porta e rileggo sempre le stesse cose: 'massimo 11 persone, in caso di calamità non usufruirne e bla bla bla'. Appena la porta si apre e io faccio per uscire, mi chiama. Prima di tutto perdo un battito, poi lo riprendo, respiro e mi volto. - Bei pantaloni Villa, ti fanno un sedere delizioso -. Mi giro di scatto e avvampo. Chiaramente se ne accorge, visto le mie guance che diventano rosse come pomodori. Cavolo!

Ma il coraggio - come le tette - non mi manca. Mamma da piccola mi diceva sempre: "Quanto coraggio in un metro e venti e di altezza!". E sono rimasta così. Allora alzo la testa e ribatto. - Non posso dire altrettanto dei tuoi...ti fanno anche più vuoto di quanto forse realmente sei- ammicco vittoriosa posando il mio sguardo proprio lì, nel suo cavallo dei jeans, per fargli capire che il vuoto da riempire sarebbe proprio quello lì davanti.

Cattiveria mod. ON!

- Villa, io non parlerei così...sabato sembra esserti piaciuto tanto! - e le nostre vicinanze si accorciano. - Non riuscivo a zittirti. Temevo facessi salire gli inquilini del piano inferiore- dice posando la sua mano sulla mia guancia e iniziando a disegnare dei cerchietti. Rimango immobile, i miei occhi si incontrano avvertitamente con i suoi ma li distolgo subito. - Non mi sembra giusto che tu non ricordi. Dovremmo rifarlo -. Brividi.

O mio Dio!

- Cos'è la tua, una proposta di scopamicizia? - dico con arroganza scostando la sua mano dalla mia pelle. - Potrebbe essere - risponde spavaldo con quel suo sorrisino sornione, ammiccante e terribilmente sexy, purtroppo. - Ma non hai nessun rispetto per gli altri? -. Sbuffa e risponde - Immaginavo Villa. Va bene, non ti disturbo più, puoi tornartene a giocare con le Barbie. Ma non innamorarti troppo di Ken, ok? - peccato che Ken assomigli terribilmente a lui.

Ma che credeva fossi una stupida bambina? Vuoi un'altra scopata con me? Ti devo dimostrare che non sono una bambina? Ok, facciamo sesso. Togliamoci questo sfizio - per la seconda volta - e poi chiuso.

- Va bene. Facciamolo. -. La sua faccia in quell'istante diventò un misto di stupore ed eccitazione (e credo anche ammirazione). - Mi stai prendendo per il culo? Non ci scherzare su queste cose - mi ammonisce. - Sono seria- dico alzando le mani come si fa davanti ai carabinieri. - Beh..allora stasera ho casa libera. Almeno fino alle tre di notte - dice con ancora lo stupore sul tono della voce.

Arianna fermati finchè sei in tempo! - Mhh ok - cerco di fare l'indifferente. - A stasera - continuo.

Ma poi come mi era uscito 'a stasera'? Avremmo dovuto passare tête-à-tête (o forse lui avrebbe notato solo le mie tette) tutte e cinque le ore di lezione. Ma  non sembrava averci fatto caso.
Quello era sicuramente un casino più grande di quanto mi potessi immaginare. Più grande di qualsiasi altro casino combinato in vita mia. Sapevo che mi avrebbe usata e basta, una stupida e illusa 'usa e getta'. È vero, tra noi c'era attrazione, l'ho capito quando ci siamo avvicinati la prima volta. Quando mi ha portato in braccio un anno fa fino a casa con la caviglia fratturata. Quando venni catapultata a terra da lui in palestra mentre facevamo pallavolo, rimanendo avvinghiati, tanto che la prof ci richiamò e i nostri compagni ci lanciarono frecciatine per più di un mese. 
Ma i nostri erano mondi diversi. Eravamo due persone uguali provenienti da mondi diversi. Un alieno potrà mai innamorarsi di un umano? In un pianeta senza vita, può esserci amore?

Con mia madre sono rimasta sul vago, dicendo che sarei andata da Mariam perché dovevamo 'urgentemente' finire un lavoro per la scuola e che quindi sarei ritornata a casa tardi. Per fortuna che io e Miriam abitiamo vicine! 
Cercai a fondo nel mio cassetto per trovare un reggiseno e un paio di mutandine che si abbinassero almeno un po', ma alla fine optai per un completo spezzato nero. Reggiseno con il pizzo e slip normali. Io non gli dovevo dimostrare niente. Non dovevo andare lì per farlo impazzire. Non dovevo vestirmi e acconciarmi per lui. Di lui non mi sarebbe dovuto importare niente. Tra noi era solo una notte, una notte di svago. 
Sfuggii da casa sotto gli occhi di mia madre che stava sparecchiando e mi catapultai fuori dalla porta. Mi attaccai al suo campanello finché non mi venne ad aprire. Sembrava sorpreso di vedermi lì. Forse dovevo assicurargli che rispetto sempre le promesse.
Io mi sentivo tremendamente a disagio, anche perché non avevamo mai comunicato e non si sa cosa stavamo aspettando. Insomma, volevo finire quella storia il prima possibile!
All'inizio eravamo impacciati, tanto che credevo che il Playboy facesse anche cilecca prima di iniziare, anche se questo non glielo dissi. Lui mi afferrò per i fianchi e mi portò vicinissima al suo corpo, appoggiandomi al muro del salotto. Le sue labbra vagavano prima con delicatezza ma poi con passione e sicurezza sul mio corpo. Dalle mie labbra che mordicchiava mentre riprendeva fiato fino al collo che in pochi minuti era dolorante per la sua insistenza. E io mi sentivo morire dentro! Ansimavo, gemevo di piacere ed eravamo solo all'inizio di quella disfatta. Le sue mani vagavano con le mie, le afferrava, le stringeva, poi le lasciava andare e lui continuava la sua corsa per tutto il mio corpo. Dei brividi mi scossero le schiena appena mi tolse la maglietta ed i pantaloni e rimasi in intimo davanti a lui. Lo so che non era la prima volta, ma da ubriaca persa non mi rendevo conto di quelle attenzioni. 
Ora le sue mani non avevano più barriere. Correvano sul mio corpo seminudo e io mi stavo decisamente sciogliendo sotto quei tocchi. Ero davvero da rinchiudere. 
Presi coraggio anche io e gli sollevai la maglietta. Venni irradiata dalla bellezza del suo corpo, il suo petto era tonico e muscoloso, anche se non troppo. Il fisico che avevo sempre desiderato toccare. E ora toccarlo era un sogno, anche se mi sentivo a disagio nel pensare a quello che stavamo facendo, ma in fondo non era stata la prima volta, no? Dovrebbe essere un sollievo (in teoria).
Mi prese in braccio, circondata dalla sue forti braccia, e mai smettendo di baciarci, mi portò in camera sua. Dedussi che fosse la sua perché era chiaramente da maschio, anche se aveva un fratello più piccolo di 14 anni. La Play regnava sulla camera, il suo grande amore. Poi la sciarpa della sua squadra del cuore appesa sul muro, un paio di vestiti sparsi qua e la', e dei libri - sicuramente non usati un granché - sopra la scrivania. E molti altri particolari probabilmente, ma in quel momento non ero molto lucida per osservare tutto ciò che mi circondava. 
Rimasi sorpresa nel vedere che non mi aveva ancora catapultata a letto per fare le sue cosine, ma continuavamo a baciarci appassionatamente. Lui appoggiato alla scrivania della camera e io davanti a lui, le sue mani che scorrevano da tutta la schiena fino al mio sedere, a goderci quei momenti.
Ci staccammo per un micro-secondo a riprendere fiato e mi fece quella fatidica domanda. - Ne sei sicura? - 
Non potevo dirgli di no, eccitazione a parte. Mi avrebbe continuato a chiamare Barbie verginella solo perché non ero andata a letto con lui. Ma io non andavo di certo a letto con chi mi capitasse, visto che era solo il secondo con qui avevo fatto queste cose. Anche se io l'ho sempre considerato il primo, visto quel carciofo ambulante che pensava solo a se stesso. 
Non risposi con nulla di concreto. Annuii e feci un suono che doveva risultare come un sì, ma che in realtà uscì molto più strozzato e vibrante di quanto pensassi. 
Aveva avuto il via libera. Mi fece stendere sul suo letto, io sotto il suo corpo che però non mi schiacciò o mi fece male nemmeno per un secondo. Con le sue mani appoggiate al materasso si sorreggeva, ora capisco da dove viene tutto quel fisico. Che lui sia un playboy non lo negherebbe nessuno, per questo durante la notte mi ero chiesta come mai avesse scelto anche me, che di particolare o particolarmente eccitante non avevo nulla. 
Poi vabbé, almeno per questa volta, vi risparmio i dettagli. 
Non me lo aspettavo così. Così delicato e quasi...dolce? Così dolce nel suo passatempo preferito? Così dolce con me? Oh suvvia, sappiamo tutti che non gli sono mai andata a genio un granché, anche se non so il motivo visto che non l'ho mai attaccato o considerato nella mia vita. A parte ora, ovviamente. 
  
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